Le storie sui pirati hanno sempre saputo esercitare un certo fascino su milioni di persone. D'altronde ci sono centinaia di esempi che potremmo farvi tra libri, fumetti, film, serie e videogiochi di successo, ma in questo caso vi citiamo un romanzo in particolare, cioè L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, una delle opere più celebri sui pirati. Non è una casualità se citiamo quest'opera dal momento che Flint: Treasure of Oblivion, il titolo che prenderemo in esame oggi, si pone proprio come prequel delle vicende narrate nel romanzo di Stevenson. Si tratta di un GDR tattico sviluppato dal team francese Savage Level e pubblicato da Microids. Fatte le dovute premesse molliamo gli ormeggi e partiamo miei cari filibustieri.
Come detto in apertura il gioco si pone quindi come prequel dell'isola del tesoro, difatti i protagonisti delle vicende raccontate sono il leggendario capitano James Flint e la sua fidata ciurma di pirati, prima che la loro leggenda riecheggiasse per i sette mari. Il titolo si apre dopo un naufragio in cui Flint si ritrova insieme al suo amico e nostromo Billy Bones su ciò che presumibilmente rimane di una nave. In qualche modo giungono sulla terraferma, nella vicina cittadina marittima di Saint-Malo. Qui dopo svariate peripezie i due entrano in possesso di una mappa del tesoro e per questo motivo decidono di mettere insieme una ciurma per partire alla volta del tesoro segnato su di essa. Dal punto di vista narrativo ci sono tutti gli elementi imprescindibili che ci si aspetterebbe in una storia di pirati: una ciurma di fuorilegge cinica e senza scrupoli, nonché ben caratterizzata, scontri continui con la marina e un avventura verso l'ignoto in luoghi evocativi alla ricerca di un tesoro. Magari potrebbero suonarvi cliché abusati, ma funzionano bene e senza fare ulteriori spoiler vi possiamo rassicurare sulla bontà del racconto. Insomma se cercate un avventura piratesca interessante e ben confezionata Flint: Treasure of Oblivion vi saprà sicuramente accontentare.
Come già accennato in precedenza Flint: Treasure of Oblivion è un GDR tattico che segue la falsariga di serie più blasonate come ad esempio Baldur's Gate o la serie Divinity, chiaramente con le dovute differenze. In fase esplorativa il titolo è caratterizzato come di consueto da una visuale isometrica. L'esplorazione risulta nella maggior parte dei casi abbastanza lineare, ma non mancano percorsi secondari dove è possibile trovare carte oggetto utili e scrigni contenti armi o altre carte. Nel corso del gioco ci sono inoltre diverse scelte da compiere per far proseguire la storia o reclutare nuovi membri per la nostra ciurma. Ci sono anche diversi eventi che per essere attivati richiedono di affidarsi al lancio dei dadi, come avviene tipicamente nei giochi di ruolo occidentali. Tuttavia non aspettatevi la stessa mole di contenuti di altri titoli del genere, infatti per stessa ammissione degli sviluppatori il gioco è stato pensato come una specie di entry level per i neofiti che vogliono avvicinarsi ai giochi di ruolo e che non sono abituati a esperienze troppo lunghe e dispendiose. Scelta lodevole, ma che forse potrebbe non accontentare i giocatori più esperti.
Passando invece al sistema di combattimento, il titolo presenta un impostazione da strategico a turni, in cui il lancio dei dadi assume la propria centralità. Tutte le unità hanno un numero minimo di due azioni da poter compiere ed ogni azione è preceduta dal lancio di dadi, da cui ne dipenderà l'esito. In base al numero che uscirà sui dadi dipenderà la riuscita dell'attacco o meno, il danneggiamento o meno dell'arma se ne utilizziamo una, il conseguente danno che subirà il nemico e persino il possibile effetto del colpo. Tra le altre possibili azione c'è anche la possibilità di spingere i nemici e anche in questo caso bisognerà lanciare i dadi, con possibili conseguenti vantaggi e svantaggi del caso. Insomma per ogni azione ci sono diverse variabili da tenere in considerazione, ma non tutto è lasciato al caso. Difatti abbiamo diversi elementi da poter sfruttare a nostro vantaggio. A cominciare dal posizionamento delle unità e dallo sfruttamento dell'ambiente circostante, come dislivelli, zone sopraelevate, coperture e barili da poter usare a proprio vantaggio. Senza dimenticare le carte oggetto e le carte abilità delle unità, che se sfruttate a dovere possono rappresentare un vero game changer per riuscire a volgere lo scontro a nostro favore.
Per quel che riguarda la progressione delle unità c'è invece un elemento inedito rispetto al solito, difatti l'aumento di livello non dipende dall'esperienza acquisita dall'unità singola, ma bensi dal bottino raccolto, che ha quindi la duplice funzione di valuta da spendere e di punti esperienza da distribuire a tutta la ciurma. Salendo di livello sarà possibile potenziare loro le statistiche, sbloccare diverse carte abilità o migliorare quelle che già possiedono e potenziare il dado personale dell'unità, in modo da poter sbloccare nuovi effetti in battaglia. In generale siamo rimasti soddisfatti della profondità strategica e ruolistica del titolo, anche se purtroppo la manovrabilità dei menù non è sempre delle migliori, ma ci si fa presto l'abitudine.
Dal punto di vista tecnico/artistico Flint: Treasure of Oblivion si dimostra un titolo tutto sommato ben realizzato, con un attenzione ai dettagli non indifferente nel ricreare gli ambienti dell'epoca, nonostante appare piuttosto evidente che ci siano stati limiti dettati probabilmente dal budget non troppo elevato della produzione. Per sopperire a questi limiti il team ha deciso quindi di adottare delle illustrazioni in stile fumetto al posto di filmati fatti in engine, scelta che risulta in ogni caso azzeccata e che si adatta bene ai toni da romanzo per ragazzi che si respirano nel corso dell'avventura. Mentre la colonna sonora del gioco risulta parecchio derivativa, con sonorità già sentite in altre produzioni con setting piratesco, ma che comunque svolgono adeguatamente il proprio compito.
Gioco testato su PlayStation 5.
Come detto in apertura il gioco si pone quindi come prequel dell'isola del tesoro, difatti i protagonisti delle vicende raccontate sono il leggendario capitano James Flint e la sua fidata ciurma di pirati, prima che la loro leggenda riecheggiasse per i sette mari. Il titolo si apre dopo un naufragio in cui Flint si ritrova insieme al suo amico e nostromo Billy Bones su ciò che presumibilmente rimane di una nave. In qualche modo giungono sulla terraferma, nella vicina cittadina marittima di Saint-Malo. Qui dopo svariate peripezie i due entrano in possesso di una mappa del tesoro e per questo motivo decidono di mettere insieme una ciurma per partire alla volta del tesoro segnato su di essa. Dal punto di vista narrativo ci sono tutti gli elementi imprescindibili che ci si aspetterebbe in una storia di pirati: una ciurma di fuorilegge cinica e senza scrupoli, nonché ben caratterizzata, scontri continui con la marina e un avventura verso l'ignoto in luoghi evocativi alla ricerca di un tesoro. Magari potrebbero suonarvi cliché abusati, ma funzionano bene e senza fare ulteriori spoiler vi possiamo rassicurare sulla bontà del racconto. Insomma se cercate un avventura piratesca interessante e ben confezionata Flint: Treasure of Oblivion vi saprà sicuramente accontentare.
Come già accennato in precedenza Flint: Treasure of Oblivion è un GDR tattico che segue la falsariga di serie più blasonate come ad esempio Baldur's Gate o la serie Divinity, chiaramente con le dovute differenze. In fase esplorativa il titolo è caratterizzato come di consueto da una visuale isometrica. L'esplorazione risulta nella maggior parte dei casi abbastanza lineare, ma non mancano percorsi secondari dove è possibile trovare carte oggetto utili e scrigni contenti armi o altre carte. Nel corso del gioco ci sono inoltre diverse scelte da compiere per far proseguire la storia o reclutare nuovi membri per la nostra ciurma. Ci sono anche diversi eventi che per essere attivati richiedono di affidarsi al lancio dei dadi, come avviene tipicamente nei giochi di ruolo occidentali. Tuttavia non aspettatevi la stessa mole di contenuti di altri titoli del genere, infatti per stessa ammissione degli sviluppatori il gioco è stato pensato come una specie di entry level per i neofiti che vogliono avvicinarsi ai giochi di ruolo e che non sono abituati a esperienze troppo lunghe e dispendiose. Scelta lodevole, ma che forse potrebbe non accontentare i giocatori più esperti.
Passando invece al sistema di combattimento, il titolo presenta un impostazione da strategico a turni, in cui il lancio dei dadi assume la propria centralità. Tutte le unità hanno un numero minimo di due azioni da poter compiere ed ogni azione è preceduta dal lancio di dadi, da cui ne dipenderà l'esito. In base al numero che uscirà sui dadi dipenderà la riuscita dell'attacco o meno, il danneggiamento o meno dell'arma se ne utilizziamo una, il conseguente danno che subirà il nemico e persino il possibile effetto del colpo. Tra le altre possibili azione c'è anche la possibilità di spingere i nemici e anche in questo caso bisognerà lanciare i dadi, con possibili conseguenti vantaggi e svantaggi del caso. Insomma per ogni azione ci sono diverse variabili da tenere in considerazione, ma non tutto è lasciato al caso. Difatti abbiamo diversi elementi da poter sfruttare a nostro vantaggio. A cominciare dal posizionamento delle unità e dallo sfruttamento dell'ambiente circostante, come dislivelli, zone sopraelevate, coperture e barili da poter usare a proprio vantaggio. Senza dimenticare le carte oggetto e le carte abilità delle unità, che se sfruttate a dovere possono rappresentare un vero game changer per riuscire a volgere lo scontro a nostro favore.
Per quel che riguarda la progressione delle unità c'è invece un elemento inedito rispetto al solito, difatti l'aumento di livello non dipende dall'esperienza acquisita dall'unità singola, ma bensi dal bottino raccolto, che ha quindi la duplice funzione di valuta da spendere e di punti esperienza da distribuire a tutta la ciurma. Salendo di livello sarà possibile potenziare loro le statistiche, sbloccare diverse carte abilità o migliorare quelle che già possiedono e potenziare il dado personale dell'unità, in modo da poter sbloccare nuovi effetti in battaglia. In generale siamo rimasti soddisfatti della profondità strategica e ruolistica del titolo, anche se purtroppo la manovrabilità dei menù non è sempre delle migliori, ma ci si fa presto l'abitudine.
Dal punto di vista tecnico/artistico Flint: Treasure of Oblivion si dimostra un titolo tutto sommato ben realizzato, con un attenzione ai dettagli non indifferente nel ricreare gli ambienti dell'epoca, nonostante appare piuttosto evidente che ci siano stati limiti dettati probabilmente dal budget non troppo elevato della produzione. Per sopperire a questi limiti il team ha deciso quindi di adottare delle illustrazioni in stile fumetto al posto di filmati fatti in engine, scelta che risulta in ogni caso azzeccata e che si adatta bene ai toni da romanzo per ragazzi che si respirano nel corso dell'avventura. Mentre la colonna sonora del gioco risulta parecchio derivativa, con sonorità già sentite in altre produzioni con setting piratesco, ma che comunque svolgono adeguatamente il proprio compito.
GIUDIZIO FINALE
Flint: Treasure of Oblivion è un titolo nel complesso solido, che ci fa vivere un avventura piratesca interessante e ben confezionata. Un titolo che si pone come un ottimo entry level per i neofiti dei giochi di ruolo, anche se potrebbe non accontentare i giocatori più esperti. Discorso differente per quanto riguarda il sistema di combattimento, che dimostra una buona profondità strategica e ruolistica. L'unico difetto da questo punto di vista che abbiamo riscontrato riguarda la manovrabilità dei menù non sempre delle migliori, ma ci si fa presto l'abitudine. Il tutto poi è accompagnato da un comparto tecnico/artistico azzeccato e fedele agli ambienti dell'epoca. In breve si tratta di un titolo che vi consigliamo di giocare.
Gioco testato su PlayStation 5.
Pro
- Un avventura piratesca interessante e ben confezionata
- Un ottimo entry level per i neofiti dei giochi di ruolo...
- Una buona profondità strategica e ruolistica
- Comparto tecnico/artistico azzeccato e fedele agli ambienti dell'epoca
Contro
- ...ma potrebbe non accontentare i giocatori più esperti
- La manovrabilità dei menù non è sempre delle migliori
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