Il Romanzo dei Tre Regni è uno dei quattro grandi classici della letteratura cinese, un libro di importanza pari al celeberrimo Viaggio in Occidente che ha ispirato innumerevoli serie e personaggi famosi, da Dragon Ball fino al recente Black Myth: Wukong. La pubblicazione originale del Romanzo dei Tre Regni è stimata tra il 1330 e il 1400 e vede come suo autore lo scrittore Luo Guanzhong. Il libro narra eventi, guerre e dispute politiche avvenute in Cina dal 184 D.C. fino al 280 D.C. aggiungendo drama e un poco di magia ai fatti storici registrati nelle Cronache dei Tre Regni per quello che ad oggi rimane uno dei più mastodontici ed epici racconti storici della letteratura mondiale.
 
Dynasty Warriors Origins recensione

Come molti classici, il Romanzo dei Tre Regni ha ispirato personaggi, serie e giochi, in particolare l'omonima serie di strategia ha permesso ai giocatori di vivere in prima persona le spinose situazioni belliche e politiche presentate nel libro e, forte del successo e dell'interesse, Koei Tecmo e Omega Force si sono lanciate con una serie di spin-off action che portassero il giocatore al fronte, combattendo direttamente in prima linea vestendo i panni dei condottieri. Dynasty Warriors nasce così, prima come picchiaduro 3D e dopo come un nuovo tipo di action, stupendo con un numero elevatissimo di nemici a schermo per un'esperienza d'azione inedita che potesse trasmettere l'epicità delle guerre dei Tre Regni e delle battaglie su larga scala.

L'idea del 1vs1000 piace e diventa un genere, i musou, che nel tempo si trasformano diventando quasi una formula da applicare a qualsivoglia serie più o meno famosa. Se Samurai Warriors è una declinazione più che comprensibile del genere, basandosi sui generali giapponesi del periodo Sengoku con eserciti e fazioni in guerra, forse Persona 5 Strikers non è altrettanto coerente ma la scelta di avere un titolo del genere per una serie così popolare è la prova che i musou abbiano riscosso un più che discreto successo e che il pubblico apprezzi questo tipo di titoli. I tanti musou usciti negli ultimi anni hanno aggiunto features e meccaniche particolari, ma è Dynasty Warriors la serie principale che spesso e volentieri si occupa di sperimentare nuove direzioni per il genere, questo nonostante il fatto che la storia raccontata sia sempre la stessa.
 
Dynasty Warriors Origins recensione

Dopo un nono capitolo non particolamente apprezzato da critica e pubblico che ha tentato di svecchiare il genere unendo la libertà offerta dal mondo aperto, il team di sviluppo è tornato sui suoi passi per aggiustare il tiro e la soluzione a cui sono giunti è davanti ai nostri occhi con un titolo perfettamente in linea con la scelta adottata: Dynasty Warriors: Origins.

Nei panni di un eroe originale che interagisce con i condottieri storici, Dynasty Warriors: Origins narra gli eventi del libro da un punto di vista inedito conducendo il giocatore non più nella intrigante ricostruzione di un classico della letteratura (da sempre romanzato secondo i gusti dei videogiocatori) bensì enfatizzando sul drama e sulle relazioni tra personaggi, concentrandosi più a fondo sugli eventi stessi e su come questi vengono realizzati che non sulla sequenza cronologica di scontri, cambi fazione e battaglie. Ecco così che il leader dei Turbanti Gialli viene investito di una carica drammatica che lo rende un eroe tragico e non più un ciarlatano che abbindola le masse, come rappresentato nell'ultimo capitolo. L'infido Dhong Zhuo non è più un avido politicante senza scrupoli interessato solo al potere e al piacere, come nel libro, ma viene reso uno spietato generale con una sua logica estremamente spartana, certo, ma a suo modo condivisibile... Se non da noi, quanto meno da rispettabili e apprezzatissimi villain di altre serie.
 
Dynasty Warriors Origins Zhang Jiao

La maggiore attenzione sui singoli eventi e personaggi rendono la narrazione di Dynasty Warriors: Origins decisamente più efficace: che si conoscano o meno i condottieri o gli eventi, Origins aiuta il giocatore a conoscere gli attori principali così da apprezzare meglio gli sviluppi, aspetto che si stava dando un po' per scontato negli ultimi capitoli della serie e che penalizzava i neofiti. Se quindi la storia fa un passo avanti non tanto per la sua qualità, tematiche e atmosfere di fatto restano le stesse di sempre, quanto piuttosto per il come viene narrata - si potrebbe dire qualcosa di simile anche per il gameplay. Sulla base dell'eroe che sconfigge migliaia di nemici, vengono aggiunte una serie di meccaniche che donano un senso di strategia tale da far sentire il giocatore immerso in un campo di battaglia che coinvolge numerosi condottieri senza più farlo sentire una divinità scesa in terra per falciare inermi omuncoli.

Come da tradizione, l'enorme disparità di forze tra soldati semplici e ufficiali è abissale e le azioni del nostro eroe senza nome ribalteranno le sorti della guerra, tuttavia il peso del morale, la disparità numerica e l'essere o meno circondati dai nemici vanno ad impattare sullo scontro: dove nei precedenti capitoli si andava a cercare l'area più popolosa per falciare in minor tempo il più alto numero di soldati, ora buttarsi frontalmente nel fiume di nemici porta a subire ingenti danni, soprattutto se il morale dell'esercito avversario è alto. I nemici semplici possono formare un muro che non si supera semplicemente correndoci contro così come non è facile sbalzare via tutti, completare le sequenze di attacchi contro un gruppo potrebbe non essere scontato perché altri avversari potrebbero colpire alle spalle. In aggiunta a questo, quando più unità dello stesso tipo si uniscono possono dare vita a degli attacchi speciali in formazione come dei cariconi inarrestabili o un'ondata di frecce concentrate in un punto. Tali attacchi sono importanti elementi di disturbo che rendono gli scontri con gli ufficiali più difficili e dinamici, costringendo magari il giocatore a deviare dal suo obiettivo per sistemare prima le unità minori.
 
Dynasty Warriors Origins rece ps5

Da notare che torna la meccanica del Duello, ovvero gli scontri con gli ufficiali hanno meccaniche leggermente più sofisticate rispetto ai normali scambi di colpi con le unità. Gli ufficiali possono eseguire colpi inarrestabili che vanno bloccati con attacchi speciali eseguiti con il giusto tempismo, così come è possibile eseguire parate precise o schivate perfette per contrattacchi e boost legati anche al proprio equipaggiamento. Nel caos del campo di battaglia, queste semplici ma precise meccaniche rendono le fasi di gioco molto più coinvolgenti, portando il giocatore a concentrasi sul qui e ora piuttosto che sul quadro generale, aspetto che rimane comunque importante da gestire e così non più scontato. Detto questo, il livello di difficoltà testando a Normale non è comunque mai troppo alto, complice anche il fatto di poter portare con sé diversi ravioli recupera-vita, gli stessi che talvolta gli ufficiali rilasciano dopo essere stati sconfitti.

Completare tutte le richieste non è una passeggiata, il tempo stringe e sarà importante capire quando ritirarsi per andare dove richiesto o dove può avere senso fermarsi per conquistare una base o sfoltire le truppe nemiche. Quella offerta su Dynasty Warriors: Origins è una forma di strategia diversa da quanto cercato di offrire nei precedenti capitoli: dove prima si voleva dare al giocatore la possibilità di approcciare la guerra fornendogli vari strumenti da usare a piacere, ora le battaglie si fanno più guidate ma dalle sfide più diversificate e meglio equilibrate per un'esperienza globale più drammatica e divertente, ma soprattutto che non porta ad un senso di deja-vu già dopo le prime ore.
 
Dynasty Warriors Origins rece ps5

Nel passaggio qualità davanti a quantità vediamo anche un rivisitazione importante delle armi, ora solo nove ma caratterizzate da moveset unici e piuttosto caratteristici. Per fare alcuni esempi, la lancia offre degli ottimi attacchi base per colpire grandi gruppi di nemici mentre gli artigli con il colpo potente portano il personaggio ad assumere determinate forme marziali a seconda delle quali si può scegliere di eseguire uno dei due potenti colpi.

Per concludere è importante spendere due parole sul discorso ripetitività: il musou è un genere dove l'eroe travolge innumerevoli nemici, Dynasty Warriors: Origins questo offre e per quanto le missioni secondarie siano rapide e le battaglie della storia siano più intriganti perché meglio contestualizzate all'interno di un percorso di vita di un personaggio ed arricchite da situazioni particolari, ciò che si fa resta sempre combattere. Dynasty Warriors: Origins è uno dei più validi musou in circolazione perché arricchisce la formula con elementi di contorno intriganti e originali, come ad esempio la world map che richiama i vecchi Jrpg, portando su schermo l'emozione di una grande guerra che ruota intorno ad un pugno di eroi. Se tale formula non piace, per quanto divertente Origins possa essere, forse conviene cercare un altro tipo di action più che un altro capitolo.

GIUDIZIO FINALE

Dynasty Warriors: Origins è un capitolo di svolta per la serie, un capitolo che invece che avazanzare nella direzione tracciata dai predecessori decide di prenderne una nuova strada per raggiungere il medesimo obiettivo: immergere il giocatore nel turbolento contesto dei Tre Regni. Pur procedendo in una nuova direzione, Origins non dimentica le sue radici, anzi, viene ripresa tutta l'esperienza maturata nei capitoli precedenti, scartando le idee meno efficaci (ciao ciao open world) e recuperando le migliori (si pensi ai duelli di Dynasty Warriors 4 e alle strategie speciali di Dynasty Warriors 9) per un'esperienza globale che immerge il giocatore in un vasto campo di battaglia, facendolo sentire l'ago della bilancia tra vittoria e sconfitta e non più il macigno che da solo ribalta la guerra.

Dynasty Warriors: Origins, pur non essendo il più sofisticato degli action, potrebbe conquistare i fan dell'azione e far ricredere buona parte dei detrattori dei musou grazie ad un mix di situazioni e meccaniche tali da svecchiare la formula e non farla apparire monotona, ma il più grande pregio di questo capitolo rimane la voglia del team di trovare soluzioni nuove per tenere alta la bandiera di una serie iconica, adattandola e facendola evolvere ascoltando il pubblico e non seguendo mode. Un approccio da cui tante case dovrebbero imparare, soprattutto in questo periodo di brand iconici in caduta libera.

Gioco testato su PlayStation 5.