Secondo tali stime, nel 2024 la vendita di libri di varia per adulti e ragazzi è stata di 103,987 milioni di copie, in calo del 2,3% rispetto all’anno precedente, pari a 2,458 milioni di copie comprate in meno. A valore la flessione è dell’1,5%, pari a 23,2 milioni di euro di minori vendite rispetto a un mercato complessivo di 1.533,8 milioni di euro.
A dare una parziale spiegazione a questo calo interviene la stessa AIE: "La sostituzione della 18app con le Carte Cultura e del Merito e il mancato finanziamento alle biblioteche per 30 milioni di euro sono alla radice della flessione del mercato dei libri di varia adulti e ragazzi nei canali trade nel 2024 (narrativa e saggistica a stampa venduta nelle librerie fisiche e online e nei supermercati): in assenza di queste due decisioni, il mercato sarebbe cresciuto a valore del 2,5% anziché calare dell’1,5%."
Abbiamo però voluto far maggiore chiarezza sulla situazione e, non essendo noi certamente degli esperti del settore ma dei semplici appassionati, abbiamo voluto chiedere un parere a una persona che sicuramente ne sa, ovvero Renato Franchi.
Renato oggi è il direttore di Sandstorm Publishing, la prima casa editrice di fumetti degli Emirati Arabi Uniti, primo italiano a dirigere una casa editrice di fumetti al di fuori dell’Europa, ma soprattutto siamo di fronte a una carriera di eccellenza nel settore dell’entertainment e una profonda passione per la narrazione transmediale. Durante la sua permanenza in Panini Comics, infatti, ha collaborato con i principali licenziatari globali, gestendo icone internazionali come gli eroi Marvel e DC Comics, Naruto, Asterix o il celebre Rat-Man di Leo Ortolani.
Il percorso lavorativo di Franchi vanta ruoli di leadership in altre realtà importanti come CMON Inc. e Edizioni Star Comics, dove ha sempre mostrato con passione l’impegno e la perseveranza nei confronti dell’innovazione per il settore globale dell’intrattenimento. Andando oltre la sua esperienza professionale, Renato è anche un attento studioso e un prode divulgatore del rapporto tra media, storie e personaggi. Tutto ciò lo ha portato a scoprire come le narrazioni possano estendersi tra fumetti, serie TV, videogiochi e altre piattaforme, ampliando di gran lunga i confini del racconto tradizionale.
Non potevamo quindi non "approfittare" della sua esperienza per fare il punto della situazione sul fumetto in Italia!
Ciao Space Cowboys!
I ragazzi di Animeclick mi hanno chiesto un commento sull’ultimo report AIE sulle vendite di fumetti nel nostro paese, sperando probabilmente che la mia permanenza nelle dune mi permetta di essere un pelo più obbiettivo di chi ancora lavora ed è immerso nel nostro mercato.
Vi chiedo scusa in anticipo perché sono certo che suonerò abbastanza tranchant e manicheo a molti di voi, sono conscio che i concetti che vi passo non sono assoluti, che ci sono eccezioni alle cose che dico e che pare abbia una tendenza alla iper-semplificazione.
Vi chiedo solo di ricordare una cosa: ho in testa, anche se non posso dirveli per ovvie motivazioni etiche, i numeri di un buon 80% del mercato fumetto in Italia fino al 2022, e gli altri sono facilmente desumibili da bilanci pubblici ergo… fidatevi di papà Castoro, e perdonate se taglio qualche angolo.
Altro caveat: non voglio e non mi sento la persona adatta per parlare di qualità, o di visione filosofica. Vi parlo di gretti e freddi numeri, che sono quelli con cui ho lavorato per quasi 15 anni.
Prima riflessione: nei dati che leggete, sempre, sul fumetto in Italia, mancano, e sono sempre mancate, le Fumetterie. Gli e-commerce (non si può dire Amazon, sennò sembra di trovarsi di fronte a un monopolio) sono stati prima stimati e poi interamente integrati (ad eccezione di quelli “proprietari” degli editori). Questo perché il nostro è un mercato che si basa per grande e crescente percentuale su licenze estere, che sono aggiudicate tramite asta, e nessuno degli editori maggiori ha interesse a darvi tutti i suoi dati di vendita.
I manga nel nostro paese non sono esplosi durante la pandemia, sono cresciuti moltissimo. Gli USA li hanno e li stanno ancora scoprendo, noi li conoscevamo già, ne abbiamo comprati molti di più, ma soprattutto li abbiamo comprati per la prima volta in canali “tracciati”, e quindi il fenomeno è emerso nella sua forza.
E sì. I manga dell’esplosione “pandemica” recente hanno un 95% del merito, almeno in termini numerici (copie vendute + fatturato). Non è un caso se la seconda casa editrice del comparto è stata acquisita proprio allora.
Ciò detto, e assodato che un rallentamento del mercato c’è ed è evidente, e con la ferrea volontà di non tediarvi all'inverosimile, andiamo a riflettere su qual è lo stato del fumetto nel nostro Paese, e quale può essere lo sviluppo futuro.
Un medium reattivo.
Il nostro paese legge da sempre molto fumetto ma ne produce poco, E, soprattutto, ne produce poco di originale. Abbiamo una grande, soprattutto in termini di numero di pagine, produzione bonelliana, ma l’ultimo grande personaggio Bonelli è Dragonero, che ormai ha 18 anni. Abbiamo un’ottima produzione Disneyana, da sempre, ma di nuovo quei personaggi che abbiamo fatto nostri, nostri non sono. Vi siete mai chiesti perché, e come mai non abbiamo mai sviluppato un mercato più simile a quello francese, per citare quello assolutamente più paragonabile al nostro?
Molto semplicemente, Bonelli ha sempre pagato molto bene la sua grande scuderia di autori, con il risultato che lavorare per Tex e soci era l’Eldorado per una buona fetta di quelli che nel fumetto lavoravano, a parte una sparuta pattuglia di autori che voleva con tutte le sue forze lavorare altrove (USA e, appunto, Francia). Viceversa, le altre case editrici si tenevano ben lontane dalle autoproduzioni, e anche i limitati tentativi sono sempre restati locali e “chiusi” all’interno del fumetto mondo, anche se con dati di vendita notevoli (Rat-maniani, vi sentivo da qui). Insomma, pensate agli anni ’90 americani, ma senza l’IMAGE revolution.
D'altronde, se pensate che Tex in un paese di 60 milioni di persone ha venduto stabilmente più di Batman, pubblicato in un paese più ricco e diverse volte più popoloso, avrete un’idea delle dimensioni del fenomeno.
E quindi le altre cosa hanno fatto? Invece di scontrarsi sul terreno dell’autoprodotto hanno pubblicato materiale estero, soprattutto americano e giapponese.
E perché? Banalmente perché è molto meno rischioso, molto più veloce e molto, molto, molto e, nel caso non si fosse capito, molto più redditizio, soprattutto sul breve lungo termine.
Se pubblicate il manga giusto e l’anime corrispondente esplode, vi trovate tra le mani qualcosa che vende a numero qualche decina di migliaia di copie, con margini ottimi e senza praticamente spendere in marketing.
Qualcosa è cambiato con Zerocalcare e Sio intorno agli anni ’10, ma entrambi sono fenomeni che erano nati e si erano sviluppati entrambi Online, in un momento in cui il panorama era ancora relativamente sotto-affollato e la loro innegabile qualità spiccava ancora di più.
Insomma, il problema fondamentale è che mentre altri mercati (Giappone, Corea, Usa, Francia) hanno usato e usano il fumetto come una sorta di “cantera” per le IP e i personaggi, il nostro paese o si limita a pubblicare o tiene i personaggi “su carta”, senza svilupparli in ottica transmediale.
È colpa, questa, non solo dell’editoria, ma di tutta la filiera dell’intrattenimento, che in Italia è stata storicamente afflitta da una forma di pessimo tempismo: quando avevamo il grande cinema, non avevamo i fumetti, quando abbiamo avuto i fumetti, non c’era più il cinema, e quando avremo grandi videogiochi, probabilmente, non ci sarà più la Terra.
Morale della favola: quando leggete di numeri, variazioni e fluttuazioni del mercato, state assistendo a qualcosa in cui il nostro paese è TOTALMENTE (se preferite dico al 95% ?? ) in balia del mercato dell’intrattenimento mondiale.
Perché oggi i fumetti vengono letti molto spesso non come primo punto di incontro con una IP (sebbene cronologicamente vengano prima), ma soltanto dopo aver visto un’altra incarnazione transmediale, sia un anime, un videogioco o un film.
Se gli adattamenti non fossero come i cartoni di Martyn Mystere o Dragonero (per tacere del film di Dylan Dog), allora forse i fumetti italiani sarebbero più famosi.
Grazie Animeclick.
Non ho capito questo passaggio.
Praticamente parecchi cose in calo, è triste, ma non è neppure una cosa nuova, certe voci sono in calo da anni in Italia.
Per i fumetti Italiani volendo potrebbero sfruttarli per fare serie animate lunghe anni e anni e da fare concorrenza agli anime, ovviamente fatte bene(non spendendo quattro soldi).
Già con i soli Dyland Dog, Zagor, Tex, Diabolik, ect potrebbero farci serie animate belle lunghe e interessanti.
Non capisco perchè nessuno ci pensi qui da noi.
L'ho capito dopo, ci sta una congiunzione di troppo che mi mandava in pappa il cervello. Comunque mi sembra strano, vorrei sapere come stilano le classifiche dei manga più venduti allora. Non dico che non è vero, ma che dati leggiamo ogni volta? Ci sono sempre mille asterischi da considerare. Ti credo che Vannacci è top seller. Non centra nulla coi fumetti, ma è una riflessione che mi viene spontanea.
Di Diabolik è stata fatta una serie animata tutt'altro che disprezzabile, che però è stata sfruttata poco e male da Mediaset (mandata in onda poche volte a orari infelici).
Sono classifiche parziali per farsi un'idea ma si basa su lettori da store on line e da libreria di varia
Comunque ci sono dei passaggi scritti in un modo contorto o sbagliato.
"I manga nel nostro paese non sono esplosi nel nostro paese durante la pandemia, sono cresciuti moltissimi." "anno pubblicato"
Perché servono vagonate di soldi e autori straordinari... In Italia negli anni d'oro del fumetto nostrano mancavano studi d'animazione e investimenti all'altezza per fare cartoni animati tratti dai fumetti più in voga...
Al massimo hanno fatto SuperGulp! Fumetti in TV.
Per questo in Giappone sono stati eccezionali ma si parte da una popolazione che ha sempre letto tantissimo... Il modello giapponese è unico nel mondo per quantità e qualità per me una singolarità più che un evento raro.
Il paragone con la Francia per me non regge... I cugini d'oltralpe assieme ai belgi hanno sempre letto più di noi e amato il fumetto come una rispettabile forma d'arte... In Francia e Belgio sono nate icone mondiali come Asterix, Tintin, Puffi ma anche il cartone animato de L'ispettore Gadget con la collaborazione di TMS e Toei Animation.
Fare in Italia all'apice del successo nei primi anni Novanta cartoni animati tratti da Dylan Dog e Nathan Never sarebbe stato impossibile sia per mancanza di studi d'animazione sia perché in TV non ci sarebbe potuto essere spazio.
Con queste premesse quale affidabilità si può dare a tutto il resto ?
Ovviamente è una cavolata. Il problema sono i prezzi. Tralasciando i manga, di cui ogni giorno discutiano dei prezzi assurdi, anche i libri normali hanno subito rialzi considerevoli. Libri che 2 anni fa costavano 12 euro oggi costano 14 euro (libri della stessa collana dello stesso editore). Se guardi i libri che escono in questi giorni, ormai i prezzi partono da 20 euro anche se a volte hanno a malapena un centinaio di pagine.
Poi di base c'è mancanza generale di interesse alla lettura. A livello personale, per me è stata la scuola a darmi una cattiva reputazione ai libri. Quando frequentavo, mi obbligavano a leggere libri pesanti e non interessanti per un ragazzo e alla fine nel tempo libero non leggevo mai libri anche se ce ne fossero stati di interessanti. Qualche anno dopo la fine delle scuole, ho iniziato a prendere in mano alcuni libri. Ho iniziato con un libro di Stephen King di mio fratello. Poi ho preso il mattone (per dimensioni non per contenuto) del Conte di Montecristo e ne sono rimasto affascinato. Ho letto persino il Decamerone rivisitato da Aldo Busi e contiene diverse storie interessanti. A scuola ti fanno leggere alcuni racconti scritti nell'italiano dell'epoca e ovviamente non ci si capisce niente (bisogna usare le note ogni 5 parole per capire cosa dicono).
Per me, per incentivare la lettura, dovrebbero consigliare libri che rientrino nei gusti dei lettori, anche se sono libri di non grande rilievo. Se si legge qualcosa che piace, si è spinti a continuare. Se ti obbligano a leggere i grandi classici che sono pesanti, viene fatta passare la voglia a continuare.
Siamo sicuri che il target dei lettori (bonelli e diabolik) sarebbe interessato ai cartoni animati, e viceversa?
Io non ne sono molto convinto, anzi.
Sia perchè in genere le produzioni animate italiane si rivolgono ad un pubblico molto giovane che non so quanto apprezzi lo stile narrativo "bonelliano".
Sia perchè produrre titoli per un mercato più adulto e vicino ai lettori del fumetto rischierebbe di incontrare poco interesse verso il medium animato.
Ma attenzione questo è un problema non solo italiano, anche in Francia tolte alcune IP che sono di livello INTERNAZIONALE la grande produzione fumettistica ha ben pochi adattamenti in altri formati.
Anche IP conosciute come Michele Vaillant ad esempio o i vari Buck Danny e compagni, titoli che mi sembrano poter incontrare un target più vasto dei bonelli.
Ma anche da loro a parte 2 film su MV e Tanguy evidentemente l'interesse è basso.
concordo. Se a scuola invece di inculcarti i promessi sposi si passasse a qualcosa di più interessante, attuale e scritto meglio (esempio il nome della rosa) ci sarebbero più persone interessate alla lettura.
Nessuno ti impone di leggere SOLO i libri "imposti" dal programma scolastico.
Nè ai miei tempi (e divoravo decine di fantasy ogni anno) nè oggi.
Se già si parte col principio del "devo leggere UN libro, e mi tocca quello imposto" direi che l'interesse è scarso a prescindere.
'Sta roba la può dire solo chi non legge, e infatti i numeri non mentono.
Poi tra cinquant'anni capirò, perche in "Italia" tutti gli operatori del settore sanno i dati, ma non si possono assolutamente dire. giammai!
Per le altre cose scritte, francamente io le conoscevo tutte e le condivido, ma non sono un editore, "solo" un lettore di lunga data. E' chiaro che il problema sono i prezzi che continuano ad aumentare, non è che tutti sono ZeldaFunn88!!! Eh Dai!!
Dici? Eppure ne abbiamo prodotti tanti di cartoni animati, pur se facendoceli fare dal Giappone (Calimero o Topo Gigio) o dalla Corea del Nord (tutti i cartoni della Mondo TV).
Gli studi non mancano, quello che manca è proprio la mentalità di realizzare un prodotto animato in Italia che non punti ai bambini.
E siccome i fumetti italiani sono praticamente tutti per adulti o giovani adulti, allora è ovvio che esista questo problema.
Eppure negli anni 90 venne fatta una serie su Diabolik, ed era pure bella dal punto di vista grafico. Il problema è che, appunto, era una serie adatta ai bambini. Così come la serie animata di Martyn Mystere, graficamente uno spettacolo (ho sempre adorato lo stile di disegno e animazione di quello studio, responsabile anche di Totally Spies e Team Galaxy) ma, di nuovo, non c'entrava proprio niente col fumetto.
Come ho detto, la manodopera c'era anche, quello che mancava era la volontà di investire in una serie animata rivolta ad un pubblico che non fossero bambini. Purtroppo, probabilmente, anche a ragione.
Certo mette tristezza pensare che esistevano produttori capaci di dire di sì a progetti come Tentacolino piuttosto che a una serie animata su Dylan Dog...
Su questo sono d'accordissimo. I francesi e i giapponesi hanno proprio tutta una cultura del fumetto che noi semplicemente non abbiamo mai avuto.
Chiaro che nessuno ti impone determinate cose, ma ci sono tanti fattori esterni che ci portano ad associare determinati modi di pensare o sensazioni a certe attività, invogliandoci o meno a perseguirle.
Non esiste interesse "a prescindere", magari si può avere un'indole che ci porta a essere più inclini a certi tipi di attività rispetto ad altri, ma non si nasce mica con la voglia di leggere libri.
L'interesse per la lettura è una cosa che si genera attraverso gli input esterni, soprattutto nei più giovani, e il metodo scolastico dell'imposizione dei classici palesemente non funziona. La cultura in cui siamo immersi, il modo con cui parliamo della lettura, le storie che produciamo e promuoviamo, le abitudini di chi ci circonda e anche quel che si fa a scuola sono tutti fattori che giocano un ruolo importante nello sviluppare questo interesse.
Poi sicuramente il libero arbitrio, la possibilità di scegliere da sé come si preferisce spendere il proprio tempo e fattori simili giocano un altro importante ruolo, però la responsabilità su determinate questioni non è solo individuale ma è anche collettiva ed ha a che fare con i fattori di cui sopra. Altrimenti non si spiegherebbe come mai ci siano nazioni in cui si legge poco e altre in cui invece si legge molto di più.
È un problema relativo, in Giappone realizzano anime di ogni fascia d'età e di ogni tipo, anche anime che non escono mai fuori dal Giappone. Dovrebbero provare anche in Italia.
Tra l'altro il materiale di partenza per il fumetto Ita è ottimo, potrebbero provarci a realizzare delle serie animate, ovviamente fatte bene non con 4 soldi, realizzate con una grafica di buon livello e tutto il resto.
C'è per esempio mio padre che colleziona Tex, io non lo leggo, però mi è capitato di leggere qualche numero di Tex prendendolo dalla sua libreria, è caspita se erano scritti bene. Io di manga ne leggo, è quei Tex erano scritti meglio dì tanti manga che ho letto. C'era per esempio una storia che mi è rimasta in mente, dove si trattava in maniera molto curata e interessante i temi dell'omicidio e delle suicidio. Con una scrittura eccellente.
Il materia di base c'è, ed è ottimo in certi casi. Devono solo aver coraggio e svilupparlo.
Domanda, seria e NON polemica (non vorrei fosse scambiata per qualcosa del genere).
Dopo che hai scoperto quei Tex perchè non hai approfittato della collezione di tuo padre e hai continuato a leggerne e non solo "qualche numero"?
Non lo leggo, cioè è un qualcosa che non seguo, perché ho poco tempo e di solito leggo o manga o libri.
Non sono convinto, indubbiamente ogni influenza può portare a degli effetti e dare "totale" libertà di lettura stimolerà maggiormente qualcuno.
Ma un lettore di libri, e intendo uno che continuerà a leggere libri anche al di fuori dell'ambito scolastico, nasce e si sviluppa per interessi molto più variegati.
E, per come la vedo io, conta più l'ambito familiare come stimolo a coltivare un interesse e poi una passione.
La scuola nella gran parte dei casi rimane vista come un'imposizione, che sia la tal materia da studiare o la sola lettura, e un'imposizione resta un'imposizione con o meno flessibilità che le si voglia dare.
Chiaro.
Il mio dubbio è che anche davanti a buone opere non scatti comunque l'interesse nel pubblico che giustifichi l'investimento economico a produrre una serie.
Perchè molto spesso le risorse economiche e di tempo (limitate per forza di cose) sono già occupate e qualcosa di nuovo deve così tanto interessare da rubare spazio ad altro.
D'altronde io leggevo già i fumetti: a sei anni o iniziato con il Giornalino e ogni tanto Topolino, Geppo e gli eroi marvel... certo in casa sono arrivati anche Tex o Zagor ma non sono mai riuscito ad apprezzarli. Il problema spesso è avere ciò che può piacerti nel momento giusto.
Ci sono manga che trent'anni fa non avrei letto ed ora divoro ma come si dice"un lettore è un sognatore che non ha mai smesso di rubare i sogni degli altri"
Da non sottovalutare l'apporto della 18app. Anni fa c'erano centinaia di migliaia di ragazzi che avevano in mano 500 da spendere in cultura.
Per la questione della transmedialità in Italia non siamo neanche capaci di sfruttare quello che abbiamo già. Ci ritroviamo Società come Fininvest che posseggono editori manga e società specializzate nella distribuzione televisiva che non riescono neanche ad avere una strategia coesa.
Come pensiamo che sia possibile sviluppare progetti italiani se non riusciamo neanche a sfruttare quelli che sono già presenti?
Non che non esistano delle alternative. Alcune opere d'autore vengono pubblicate e ogni tanto qualche perla del passato viene ripescata. Ma quando si fanno queste operazioni si sparano dei prezzi fuori di testa e sono costretto a essere iper selettivo per scegliere cosa comprare. Insomma, secondo me c'è stata un'ascesa dei prezzi generalizzata che però ha anche contribuito a creare un divario enorme tra roba mainstream e di nicchia che prima non era cosi notevole. Per non parlare della scelta di pubblicare edizioni oscene come le due in uno o tre in uno che non hanno alcun motivo di esistere per me.
L'effetto paradossale di questo mercato è che mi ha fatto rileggere un sacco di roba che avevo riposto nelle librerie da anni e mi ha portato ad acquistare molti più libri. Un tascabile oggi costa in media quanto un volume deluxe di una serie che però può durare una decina di volumi. Non sono questi sia ben chiaro i motivi del calo del mercato probabilmente, credo di rappresentare una netta minoranza dei lettori e ne sono consapevole da tanto tempo, solo che fino a qualche hanno fa, anche dalla prospettiva di un lettore di nicchia, mi sentivo un po' più rappresentato e più fiducioso verso il futuro.
Perché probabilmente credono che dare questi numeri possa aiutare la concorrenza e finché non sono obbligati non hanno motivo di farlo.
Perché Topo Gigio e Calimero piacevano tanto ai giapponesi.
Pensa che Calimero '92 era trasmesso su TV Tokyo alle 19:00 durante la fascia Gold Time la più prestigiosa sulla TV giapponese.
Mentre Dylan Dog, Nathan, Never, Magico Vento era impossibile realizzare serie animate... Proprio una cosa inconcepibile partendo da Sergio Bonelli lui che era anche contrario al merchandising.
L'unica cosa che hanno fatto in pseudo-animazione di Tex il fumetto italiano più venduto di sempre durante il programma SuperGulp! Fumetti in TV.
Tex saga di El Muerto
https://youtu.be/_KuEwJG4GYY?si=rZPXuyUIUXd2oIVM
Di più era impossibile fare per mancanza di budget e anche di animatori.
Come ho scritto prima il modello giapponese è stata una singolarità nella storia dell'umanità.
@DoctorDoomIII
Dopo i nati nei primi anni '80 i personaggi dei fumetti italiani sono via via scomparsi nell'interesse dei giovani... Forse con l'unica eccezione di Diabolik.
Ho conosciuto i fumetti di Sergio Bonelli Editore per caso in edicola perché mai ne avevo sentito parlare dai miei coetanei... Ho vissuto in un'epoca dove oltre alle fiammanti novità era normale alle medie parlare di opere antiche da L'esorcista, Arancia Meccanica, i film e telefilm di Alfred Hitchcook, i capolavori di Stanley Kubrick ma i fumetti i italiani eccetto Diabolik e cose come Lupo Alberto mai sentiti nominare.
Prima che qualcuno equivochi mi riferisco al fatto che nessuno dei miei compagni di classe aspettava il texone, maxi Zagor, almanacco della paura ecc. ecc.
Mentre tutti conoscevano One Piece, Lupin, Slam Dunk.
E aggiungiamoci anche il fatto che molte serie non fanno vendite clamorose e questo peggiorerebbe le cose in termini di vendite.
Se uno vede che un titolo non vende molto tenderà a non considerarne l' acquisto. Attenzione non sto dicendo che tutti farebbero così ...però è un po' come l' indice dei più visti sulle piattaforme, lo spettatore mainstream tende a considerarli nelle proprie scelte
Non vorrei equivocare quel nati, io l'ho capito come "nati nuovi personaggi bonelli", se è così beh no.
Dylan Dog nacque a fine 1986 ed il suo boom, all'epoca clamoroso, partì mi pare un annetto dopo circa.
Smosse un mondo, quello del fumetto soprattutto popolare, che all'epoca con la crisi della Corno (supereroi USA) e l'aumento continuo e terribile dei prezzi causa inflazione anni 70-80, nessuno si aspettava.
Se invece parli di persone nate a partire dagli anni 80 beh indubbiamente per loro le cose furono diverse, una volta raggiunta l'età adolescenziale il boom bonelli stava iniziando a scemare, e i manga erano effettivamente alle porte.
Comunque per conoscere One Piece dobbiamo pensare a persone nate dal 90 in su.
OP in Italia arriva nel 2001.
Ti ricordi però la prima volta che un numero di One piece ha vinto la classifica dei libri. Erano sempre i dati delle librerie
E su quel fronte bene o male la morale è sempre la stessa: quando abbiamo il pane non abbiamo i denti e viceversa.
Ed è un problema strutturale qui da noi, da sempre. Io posso anche avere un Zavattini ma su breve e lungo termine non raggiungerò mai un pilastro pop come Flash Gordon.
Credo che si tratti proprio di un problema legato al fattore culturale, che vede il mezzo animato come una cosa destinata automaticamente e solamente ai bambini.
Ma non si tratta di un problema solo italiano perché riguarda tutto l'occidente.
Comunque le eccezioni non mancano.
Mi vengono in mente ad esempio alcuni film animati di Batman della DC Comics che hanno un target decisamente adulto oppure una produzione italiana di casa Bonelli come Orfani che ha ricevuto un adattamento animato in motion comic che è stato trasmesso qualche anno fa su Rai 4.
Intendevo proprio che le persone nate circa dal 1985 in poi hanno una scarsa conoscenza del fumetto italiano.
Dopo un iniziale periodo difficile Dylan Dog nel 1987-1989 vendeva bene si parla già di oltre 100.000 copie per poi prendere il volo dal 1990 celebri sono i numeri 43 e 45 con la scritta una "tiratura da far paura 185.000", "una tiratura da far paura 200.000" iniziarono le stampe di copie contraffate per l'altissima richiesta di arretrati con il picco massimo di 500.000 copie gli inediti e 500.000 gli arretrati con un 1.000.000 al mese e varie polemiche sui fumetti horror che non toccarono mai l'indagatore dell'incubo ma che lasciarono un segno... Infatti poi DyD divenne meno splatter e più mistery con ottime storie almeno fino al 1999/2000.
Eh, meglio? Povero Manzoni...
Allora I promessi sposi fu pubblicato tra il 1825 e il 1840. Il nome della rosa fu pubblicato invece nel 1980. Direi che di decenni ne sono passati tra il 1840 e il 1980. Non è una questione di scrivere meglio o peggio. Piuttosto è la lingua italiana che si è evoluta tantissimo nel corso dei secoli.
Questo discorso me ne ricorda uno molto simile con un ragazzo trentenne mio parente. Io sono una fan sfegatata di Tolkien e del Signore degli anelli in particolare. Ebbene questo ragazzo provò a leggerlo con il vecchio adattamento (l'Adelphi se non erro) e, poiché l'italiano in uso era tipo ottocentesco, l'aveva droppato subito. E mi diceva che se lo svecchiavano con un italiano più recente, poteva provare a riprenderne la lettura. Si dia il caso che è stato ripubblicato, mi pare nel 2022, con un nuovo adattamento, ma un adattamento che ha provocato polemiche tra lo zoccolo duro dei fan italiani (soprattutto il riadattamento dei nomi propri). Ma dubito lo rileggerà visto che ha guardato la trilogia e ha criticato pure questa (troppo lenta nello svolgimento).
Altra cosa. Ai miei tempi, durante le superiori, i romanzi da programma erano sempre I promessi sposi e La divina commedia (e per quest'ultima sì che ci voleva il traduttore XD). Da aggiungere anche I malavoglia e Mastro Don Gesualdo. Vi posso assicurare che ho appreso la grammatica e la sintassi in particolare più dai romanzi che ho letto che dalle ore di italiano durante le lezioni (oltre ad aver ampliato in maniera considerevole il mio vocabolario personale). E andavo ancora alle elementari quando ho letto in pochi giorni Delitto e castigo e Il gattopardo. Post superiori ci fu un periodo che mi fissai con i libri di mafia (uno trattava delle indagini di Falcone del traffico di droga tra Sicilia e Usa e un altro di brigantaggio). Bei tempi quelli, quando ero in vacanza e avevo tempo a volontà per leggere. Per ora ho dovuto smettere per mancanza di tempo. Spero di non dover attendere la vecchiaia per poter riprendere XD
Track of the Panther invece a me ha sempre fatto pena, a cominciare da come ringiovanirono il protagonista. E sì, bisogna essere imbecilli a livelli stratosferici per pensare di vendere Diabolik ai bambini LOL
Un buon adattamento animato di un fumetto italiano? Corto Maltese
Adesso alle medie non solo ci sono i manga nella biblioteca della scuola (in realtà presenti un po' a casaccio e non in maniera sistematica e pensando a quelli più adatti per l'età degli studenti e a una biblioteca scolastica, ma è già qualcosa), ma gli insegnanti, finite le lezioni, il pomeriggio tornano a casa e traducono manga, oltre a parlarne con gli studenti durante le lezioni. I tempi sono cambiati.
No! E' proprio una cosa culturale, nessuno in Italia, libero professionista o dipendente ti dirà mai pubblicamente quanto guadagna esattamente (naturalmente se non obbligato...).
Sempre su questo tema, è un peccato che la produzione fumettistica di Disney Italia (di qualità veramente alta), non possa godere di adattamento multimediali, per via della casa madre (quanto sarebbe bella una serie su PK...)
E parlando sempre di occasioni mancate nel mercato dei libri per l'infanzia... tutt'ora non mi spiego come sia possibile che si sia investito così poco su cartoni e altri progetti multimediali di Geronimo Stilton (che ricordo è pure la serie di libri italiana più esportata in China), che avrebbero potuto attirare ancora più lettori, perfettamente in target per cartoni animati.
Non lo so, a questo proposito la mia prof del liceo aveva adottato un metodo interessante. Ogni estate ci dava 2 classici da leggere obbligatoriamente e poi una lista di 10 libri (sempre classici o pezzi teatrali, non per forza italiani, ma rilevanti per l'anno scolastico successivo) da cui sceglierne altri 2. Devo dire che il fatto di poter scegliere i due libri aggiuntivi in base ai propri interessi ha aiutato molto, nessuno dei miei compagni ha mai saltato i compiti estivi di letteratura. Probabilmente anche perché evitava il peso di dover forzosamente leggere un libro che non piaceva.
Già, me ne ero del tutto dimenticato! Secondo me un altro prodotto di qualità nonostante le differenze con il fumetto (una cosa però mi era piaciuta: il fatto che Cornelia e Caleb restassero insieme).
Pazzesco quanto successo (meritato) fecero le W.I.T.C.H. E' un peccato che altri prodotti lanciati nella stessa epoca (Kylion, Mad Sonja etc) non ebbero altrettanta fortuna.
Prima che Ducktales venisse realizzato, Romano Scarpa ci provò a far produrre una serie animata basata sui fumetti Disney italiani (ricordo che arrivarono a realizzare una specie di teaser trailer) ma il progetto fallì purtroppo.
Riguardo una serie di PK, eh già, sarebbe fantastico. Ma è già tanto se a suo tempo autorizzarono il videogioco.
Non sapevo che il buon Geronimo fosse popolare in Cina.
Beh ma non sto parlando dei cambiamenti a livello di storia e contenuti, sto parlando di come era disegnato e animato. Rispetto ad altri cartoni italiani dello stesso periodo (Sandokan, la Principessa Sissi o Fantaghirò) era una spanna sopra. Non aveva nulla da invidiare alle produzioni americane dello stesso periodo, anche perché lo studio d'animazione era la Saban se non sbaglio che appunto produceva gran parte dei cartoni del sabato mattina (e pure i Power Rangers).
Per il resto, concordo che una versione kid-friendly di Diabolik non ha senso... come non ce l'aveva quella di Martyn Mystere o la più recente di Dragonero.
Oh sì! Assolutamente! Tra l'altro, quando leggo i suoi fumetti sento ancora la voce di Luca Ward nella testa...
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