A volte capita di riscoprire qualche vecchio anime dimenticato e di rimanerne sorpresi. È il caso di Sasurai no taiyo, ovvero Sole Vagabondo, noto in Italia anche come Jane e Micci e Che Segreto!. Realizzato dalla Mushi Production su di un soggetto originale di Keisuke Fujikawa, è un anime da raccomandare al pubblico interessato alla storia del disegno animato giapponese. Con Sasurai no Taiyou si viaggia nel passato, visto che si tratta di un anime addirittura arretrato rispetto ai suoi anni, pensato per spettatori familiari con i classici degli anni sessanta, quali Ashita no Joe e Attack No. 1 che costituiscono evidentemente i suoi modelli ispiratori. Per apprezzarlo nel suo contesto storico non fa neppure male conoscere l'Uomo Tigre, l'Ape Magà, Bem il mostro umano, Sasuke il piccolo ninja e i pochi altri anime di quell'epoca giunti in Italia. Si tratta di opere di cui si è perso il gusto presso il grande pubblico. È difficile al giorno d'oggi rendersi conto delle atmosfere tipiche di quegli anni, che hanno prodotto anime diversissimi non solo da quelli cui siamo abituati adesso, ma anche da quelli degli anni ottanta. Sasurai è soprattutto il ritratto di un Giappone che non c'è più.
GLI ADATTAMENTI ITALIANI
Preferisco usare il titolo giapponese perché in Italia Sasurai no Taiyou è stato adattato per ben due volte con diversi doppiaggi e diversi titoli: originariamente è andato in onda sulla TV locali come Jane e Micci, successivamente è stato ridoppiato e andato in onda su Italia Teen Television nel 2004 sotto il titolo di Che segreto!; infine è andato in onda anche su Junior TV come Sasurai. Nella seconda versione i nomi delle protagoniste sono stati cambiati da Jane e Micci a Nicoletta e Michela mentre in originale sono Nozomi e Miki. Purtroppo io sono riuscito a reperire soltanto la seconda versione. Inutile dire che si tratta di un adattamento opinabile, realizzato quando si credeva che i nomi giapponesi potessero far male alla psiche dei nostri bambini, motivo per cui tutti i nomi propri sono stati italianizzati. D'altra parte i cognomi giapponesi non sono stati ritenuti dannosi e quindi abbiamo l'assurdità di nomi come Nicoletta Mine, Michela Koda, Edgardo Egawa, Giancarlo Nohara. Tuttavia gli orrori dell'adattamento sono in qualche modo in tema con lo stile dell'anime, che presenta alcuni tra i peggiori disegni e animazioni della storia, inferiori a quelle delle serie anni sessanta che ho citato in precedenza. Paradossalmente ad un anime "brutto" si addice un adattamento "brutto".
Non giudico la qualità delle canzoni ma devo dire che sono appropriate, perché realizzate con lo stile italiano anni sessanta sulle musiche originali e quindi riescono a dare l'impressione di canzoni datate, che è essenziale vista la tipologia di anime. È poi indispensabile che siano state tradotte in italiano, perché i testi delle canzoni sono importanti, specialmente la canzone del pescatore che si sente in una delle ultime puntate ("mare, mare, donaci da mangiare! abbiamo tanta tanta fame!"). Queste canzoni sono lo specchio di un Giappone poverissimo, paragonabile all'Italia del dopoguerra, in cui la caratteristica considerata fondamentale per una canzone era quella di fare piangere. Non a caso la canzone ricorrente della protagonista, che sentiamo in quasi tutte le puntate, si chiama la Canzone del Cuore (Kokoro no Uta). Se l'adattamento è criticabile, non critico invece le voci, che nel doppiaggio moderno sono quella di Debora Magnaghi, nella parte della protagonista Nozomi, e Nadia Biondini nella parte della coprotagonista Miki. Entrambe sono doppiatrici professioniste competenti e amate dal pubblico italiano che anche in questo caso forniscono una prestazione più che dignitosa. LA PRODUZIONE
Sasurai no Taiyou è stato realizzato in un anno di grande crisi per la Mushi Production, quel 1971 in cui Osamu Tezuka abbandona la società che ha fondato, anche se sarebbe più corretto dire che viene estromesso a causa dei gravissimi problemi finanziari imputabili alla sua gestione. Proprio per questi conflitti Sasurai no Taiyou è uno dei pochi anime della Mushi non tratto da un manga di Tezuka. Si tratta invece di un'opera di Keisuke Fujigawa e Miyumi Suzuki. La delicata situazione finanziaria giustifica gli evidentissimi problemi di budget di Sasurai, realizzato davvero al risparmio anche per quei tempi. La regia è di Katsui Chikao, un professionista che ha lavorato in decine di anime storici, qui alla sua prima prova di direzione, che giudicherei senza infamia e senza lode. Purtroppo vista la situazione finanziaria c'era poco che gli autori potessero fare per salvare l'anime, anche se si tratta di autori di prima classe. Fujigawa oltre che autore è anche un apprezzato musicista che ha lavorato alle colonne sonore di decine di serie anime, tra cui X-Bomber, Dancougar, Windaria, Transformers, God Mars e altre. Al character design vediamo la prima prova di Yasuhiko Yoshikazu e agli script vediamo un giovane Yoshiyuki Tomino: è qui che i due si incontrano per la prima volta e iniziano una collaborazione che porterà molti anni dopo a Gundam. Questo per rendere chiaro che la pochezza percepita in Sasurai non è dovuta all'incapacità degli autori. Sia come sia, non si tratta di un anime in grado di salvare la società dal fallimento, che avverrà nel 1973. È rimasto comunque nella memoria dei giapponesi e non solo, essendo poi stato venduto in tutto il mondo: oltre alle versioni italiane si trovano versioni francesi (Nathalie et ses Amis), olandesi, arabe e sicuramente molte altre.
LA STORIA
Sasurai no Taiyou è il primo anime musicale della storia e lo si può vedere come il nonno del famoso Nana di Ai Yazawa. Narra la vicenda di una ragazza di diciassette anni, Nozomi, che vuole diventare una cantante professionista, in mezzo a mille difficoltà. Nozomi ha un segreto, che viene rivelato allo spettatore nel primo minuto della prima puntata: ella è in realtà la figlia dei ricchissimi coniugi Koda, ma è stata scambiata nella culla con Miki, la figlia della poverissima famiglia Mine. Tutto l'anime si gioca nell'attesa della rivelazione del segreto, cosa che puntualmente avviene nelle ultime puntate con conseguenze drammatiche sulle due famiglie.
Ma non dico di più. Segnalo invece che il target di pubblico di Sasurai non è solo infantile: si rivolge evidentemente anche a ragazzi abbastanza grandi, adolescenti in età tale da dover decidere che direzione dare alla propria vita. Lo stesso target di Rocky Joe, e questo permette la discussione di tematiche relativamente adulte, specialmente sociali. Le tematiche sentimentali invece sono tenute al minimo: Nozomi ha un fidanzato, ma il loro amore è subordinato al raggiungimento del successo da parte di entrambi.
Sasurai è sia un'opera di formazione che un melodramma strappalacrime con chiari intenti pedagogici e morali: abbondano cattiverie, umiliazioni e torture psicologiche, così come non mancano sfortune, malattie e disgrazie, truffe e imbrogli. C'è stato un periodo in Italia alla fine degli anni settanta in cui il disegno animato giapponese veniva identificato con tristezza, morte e disperazione: Sasurai aderisce allo stereotipo e tanto vale essere preparati.
Gli stereotipi di quei tempi però dovrebbero far riflettere sugli stereotipi dei nostri tempi, di cui è meno facile accorgersi. Per esempio, in virtualmente tutte le produzione popolari moderne, il successo è il fine ultimo dell'opera: sembra che il raggiungimento dello stesso non comporti nessun lato negativo e raggiunto questo, l'opera si conclude. In Sasurai invece Nozomi invece si pone domande molto serie, in particolare quale sia il prezzo del successo. Vale la pena di raggiungere un successo effimero, che le costi l'anima, che la porti a seguire la cinica strada di Miki, che la porti addirittura ad abbandonare il capezzale di un padre morente? C'è tutta una problematicità in gioco che è totalmente assente negli anime moderni. Val la pena di rifletterci.
LA DIFFICOLTÀ DI SASURAI
Ci sono due motivi principali per cui è difficile vedere Sasurai no Taiyou per lo spettatore moderno: l'aspetto tecnico e la mentalità dell'epoca. L'aspetto tecnico è sicuramente quello meno problematico, ma è comunque scoraggiante. Non ho mai visto delle scene di corsa peggio animate pur nella mia conoscenza di anime anni sessanta: non solo Nozomi corre in maniera totalmente scomposta, ma è anche disegnata in maniera del tutto sproporzionata, con le braccia troppo lunghe rispetto alle gambe, sembrando quasi uno scimmione! I disegni sproporzionati abbondano nell'anime, coesistendo con immagini di qualità molto migliore.
Il volto di Nozomi è comunque sempre molto grazioso, come si conviene alla protagonista, mentre i comprimari sono spesso e volentieri disegnati in maniera caricaturale, come in particolare lo zio "Toni", che sembra uscito da un manga di Go Nagai, visto il mascellone volitivo.
Per fortuna all'aspetto tecnico ci si abitua facilmente: la vera difficoltà di Sasurai sta nel comprendere la mentalità del periodo. All'epoca della prima messa in onda di Sasurai sia Attack No. 1 che Rocky Joe venivano ancora trasmessi. Erano tempi in cui andavano per la maggiore storie in cui un giovane riusciva a superare terribili disgrazie sottoponendosi ad allenamenti durissimi. Non è certo un caso che il fidanzato di Nozomi sia un pugile (nell'adattamento italiano assurdamente chiamato Fanny) e che l'abbigliamento di Nozomi - impermeabile più cappello - sia praticamente identico a quello di Rocky Joe. Del resto l'anime di Rocky Joe era prodotto dalla stessa Mushi Production. Erano anche gli anni in cui gli allenamenti spietati di Hirofumi Daimatsu (l'allenatore-demone) avevano permesso alla nazionale di pallavolo di vincere le Olimpiadi e i Giapponesi vivevano nell'idea (illusione?) che la sofferenza fosse la chiave per il riscatto. Tempi diversissimi da quelli moderni; certo anche al giorno d'oggi gli allenamenti costituiscono una parte essenziale di una grande parte degli shonen ma adesso gli allenamenti non sono più connessi all'umiliazione.
All'epoca invece veniva considerato educativo essere maltrattati da un allenatore sadico (in questo caso caso il maestro di canto Egawa) che sottoponeva il suo protetto a pratiche durissime senza nessuna spiegazione, con lo scopo di insegnare al giovane a ubbidire all'anziano senza fiatare, specialmente agli ordini che apparivano più assurdi. Evidentemente il frutto di una mentalità militaresca fondato sull'ubbidienza assoluta che ha permeato il Giappone per secoli. Il messaggio trasmesso era che chi sopportava tutte le umiliazioni avrebbe vinto e alla fine si sarebbe scoperto che l'allenamento era per il meglio. Questo atteggiamento è assai difficile da digerire per lo spettatore occidentale e deve esserlo anche per lo spettatore giapponese contemporaneo, tanto è vero che scene del genere si vedono soltanto negli anime storici, adesso sarebbero impensabili anche in Giappone.
DISGRAZIE E UMILIAZIONI
Le umiliazioni a fin di bene non sono certo le uniche in queste tipologie di anime: oltre a queste ci sono i soprusi sofferti dagli avversari. Nel caso di opere per un pubblico femminile gli avversari sono quasi sempre donne o compagne di classe e così è per Sasurai. Nozomi vuole diventare una famosa cantante per portare la felicità nei cuori degli altri (motivazione al giorno d'oggi improponibile in anime per adulti). Dall'altra parte l'odiosa Miki, di famiglia ricchissima, vuole diventare famosa per vanagloria e superbia. Naturalmente Nozomi ha molto più talento di Miki, la quale per invidia cerca in tutti i modi di metterle i bastoni tra le ruote. In una sequenza di puntate Nozomi è costretta a fare la cameriera di Miki e le cattiverie e le umiliazioni non si risparmiamo. Addirittura Miki arriva a calpestare letteralmente Nozomi!
Consistentemente con l'epoca la situazione di Nozomi è tristissima: il padre, ristoratore ambulante, viene aggredito da dei malviventi e finisce in ospedale, in pericolo di vita; la madre sta diventando cieca e i fratelli molto piccoli sono costretti a lavorare; inoltre il padre rischia di essere cacciato dall'ospedale perché non può pagare la retta. Si noti che tutti questi drammi causano partecipazione nello spettatore: mentre lo spettatore smaliziato di anime contemporanei può sempre mantenere un atteggiamento distaccato e ignorare le peggiori disgrazie perché è sicuro del lieto fine obbligatorio, non può fare altrettando per gli anime di quegli anni. Certo, si può immaginare che Nozomi riesca a raggiungere il successo come cantante, ma quale prezzo dovrà pagare? Nel 1971 il padre, la madre, perfino i fratelli potevano andare incontro alle peggiore sfortune e la morte era cosa normale per anime di questo tipo, quindi non lo si può guardare con la stessa tranquillità di spirito degli anime moderni. Incidentalmente è proprio questo il punto di forza principale degli anime storici rispetto a quelli moderni, la non certezza del lieto fine.
Questo rende Sasurai interessante anche per il semplice appassionato; d'altra parte la visione di Sasurai è interessantissima per il sociologo perché illustra con chiarezza disarmante il cambiamento nella società giapponese negli ultimi quarant'anni. Paragonare Sasurai con Nana - tanto per fare un paragone con un anime dello stesso genere e che tratta tematiche non così diverse - è estremamente istruttivo, specialmente se lo si vede come uno specchio di quello che erano considerati i problemi degli adolescenti giapponesi dalle rispettive società di appartenenza. Sasurai presenta un certo impegno sociale e morale, senza dubbio mutuato da Rocky Joe e riporta la classica dicotomia poveri=bene e ricchi=male. Il messaggio di Sasurai è che è l'ambiente a fare la persona, più che la genetica; anzi più specificatamente è la madre a fare la figlia, visto che la madre non biologica di Nozomi è una santa per abnegazione e amore verso il prossimo, mentre la madre non biologica di Miki è un mostro di egoismo e ambizione e le figlie sono riflessi delle madri.
Il nemico principale di Nozomi comunque non è Miki, ma la povertà che la obbliga a scendere a compromessi, a tradire il suo maestro per seguire la speranza di pagare il conto d'ospedale del padre, speranza poi amaramente disattesa. La povertà è il vero motore di tutta la vicenda. Sorprende per esempio nel primo episodio incontrare Nozomi a scuola senza uniforme: si capisce allora che frequenta una scuola serale dopo il lavoro. Successivamente, in seguito all'opera di un misterioso "benefattore" - che è in realtà tutto fuorché tale - Nozomi comincia a seguire una vera scuola diurna, con l'obbligo di uniforme. Non si tratta comunque di un anime scolastico, si capisce bene che le scuole superiori all'epoca erano un lusso per la classe privilegiata.
INGENUITÀ E CINISMO
Sorprende in Sasurai la coesistenza di ingenuità e cinismo. La rappresentazione della società giapponese è assolutamente disillusa: Nozomi vive nei bassofondi, la criminalità quasi le ammazza il padre, viene aggredita; il mondo della musica e in generale tutto il mondo viene raffigurato come basato soltanto sulle bustarelle e la corruzione, un mondo dove il denaro può tutto. Sorprende anche la figura del maestro Egawa, che a parole disprezza il denaro ma in realtà scende a compromessi con i suoi ideali e accetta ben volentieri di diventare il maestro di Miki attirato dal suo denaro, anche se non sopporta la ragazza e sua madre. Queste due figure femminili sono la personificazioni del cinismo: conoscendo a perfezione le vie del mondo sono disposte a sfruttare a loro vantaggio tutte le tecniche possibili per raggiungere il loro sogno di gloria.
Dall'altra parte i poveri riescono a tirare avanti grazie ai forti legami familiari; emblematico è lo zio di Nozomi, disposto ad ogni sacrificio pur di aiutarla; Nozomi stessa fa di tutto per la propria famiglia che però a sua volta si sacrifica per il successo della figlia. Oltre ai legami familiari sono presenti forti legami di classe, c'è un forte senso di unione tra poveri. Un capobanda della Yakuza entra nel fanclub di Nozomi, anche i mafiosi sono infine "amici del popolo". Nozomi viene apprezzata dai poveri pescatori, dai montanari, dagli abitanti degli slum. Anche i cantanti fanno parte del popolo a tutti gli effetti e la prima tournée di Nozomi è in montagna, viaggiando sul retro di un camion scoperto; gli artisti lavorano in prima persona per montare il palcoscenico. È il mito del cantante di umili origini, molto presente anche in Italia nei primi anni sessanta, si pensi alle biografie di artisti quali Gianni Morandi, Iva Zanicchi, Adriano Celentano, Al Bano e molti altri.
L'anime si caratterizza anche per delle notevoli ingenuità. Per esempio, Nozomi parla per pochi minuti con un trombettista alcolizzato e disilluso, che dice di suonare ormai solo per i soldi, e immediatamente questi si redime, smette di bere e decide di tornare ad essere un trombettista di prima classe. Successivamente Nozomi canta in un night club frequentato da un ex-pianista di colore alcolizzato, che ha abbandonato la musica da dieci anni, e il suono della sua voce è sufficiente a risvegliare l'anima del musicista che immediatamente riprende a suonare. Tra l'altro, non si capisce cosa ci facciano tanti neri americani nei bassofondi di Tokyo, ma probabilmente è meglio sorvolare.
Sasurai presenta tutte le esagerazioni tipiche di quegli anni: Nozomi ha capacità a dir poco sovrumane. Per esempio in un episodio dopo un'intera giornata di durissima pesca subacquea nuota per chilometri e chilometri nell'acqua gelida, arriva sfiancata dalla fatica, ma in pochissimi minuti recupera le forza e canta meglio della rivale che ha speso mesi e mesi ad allernarsi nel canto mentre lei non canta da settimane. Ma in fondo questa capacità miracolose si perdonano volentieri, la sospensione dell'incredulità è una tecnica con cui tutti i fruitori di manga e anime sono ben familiari.
È poi chiaro un certo intento morale, motivo per cui la canzone popolare - che include la canzone tradizionale dei pescatori giapponesi ma anche il jazz americano - viene posta su un livello ben diverso rispetto alla canzonetta moderna costruita a tavolino per vendere i dischi. Miki è l'espressione del sound "moderno", rappresentato dalle canzoni occidentali in voga alla fine degli anni sessanta. È anche notevole l'attenzione prestata all'abbigliamento e agli abiti di scena di Miki, espressione massima del consumismo dell'epoca. Nozomi invece ha praticamente sempre lo stesso abbigliamento da brava ragazza povera.
LA TECNICA
Negli anni sessanta la Mushi Production di Tezuka fu la prima compagnia a codificare le tecniche di animazione tipiche dell'anime: quello che sorprende, guardando Sasurai, è come fossero già completamente sviluppate e compiute già nel 1971. Per esempio penso all'uso del fermo immagine nei momenti più drammatici, all'uso della musica, ad una quantità di tecniche che si sono trasmesse pari pari nei decenni senza modifiche di sorta. Pensate alle goccie di sudore usate per indicare la paura, agli occhi dai colori più improbabili: tutto questo era già ampiamente usato e collaudato ai tempi di Sasurai.
Inoltre, si usavano allora altre tecniche che adesso sono cadute i disuso ma che erano di grande effetto. Per esempio un personaggio negativo poteva essere disegnato di blu per indicare la sua cattiveria (blu dalla rabbia). I personaggi secondari potevano essere in certe scene monocromatici per accentuare l'attenzione sul personaggio principale, una tecnica tipica dell'epoca e usatissima in Sasuke il piccolo Ninja. Val la pena notare che un trucco simile l'ho visto di recente anche in Mawaru Penguindrum, anime del 2011, in cui tutti i personaggi secondari sono rappresentati stilizzati e monocromatici, proprio per non distrarre l'attenzione dai personaggi che contano. All'epoca la tecnica era utilizzata per risparmiare tempo e budget, ma aveva anche un forte impatto sullo spettatore ed è sicuramente degna di essere recuperata, come ha capito l'intelligente Ikuhara, un autore attentissimo alle lezioni della storia dell'animazione. Sasurai non delude neppure nell'uso della voce narrante, tecnica ormai desueta usata solo a fini parodistici: mi vengono in mente Samurai Champloo e Katanagatari che si pongono come presa in giro degli anime di vecchio stampo.
Sasurai si distingue anche per un uso del colore particolarmente avanzato, specialmente se si tiene conto che i televisori a colori nel Giappone del 1971 erano rarissimi. Ciò nonostante esistono scene in Sasurai - che pure per la maggior parte del tempo ha i colori opachi tipici della sua epoca - coloratissime e di grande impatto, che sicuramente hanno influenzato gli anime successivi. In particolare sono convinto che Marmalade Boy abbia dei forti debiti da Sasurai, a livello anche puramente tecnico, specialmente nell'uso del colore in sfondi e tramonti.
Il debito più grande è comunque a livello tramistico: più che ispirarsi a Sasurai, in certe parti Marmalade Boy lo copia. Mi riferisco ad eventi che appaiono nelle puntate di Marmalade Boy mai apparse in Italia a causa della censura. Per evitare spoiler a chi non ha visto quelle puntate e non ha letto il manga non posso essere chiaro, ma si parla di incesto potenziale e non solo gli eventi, ma anche i personaggi, le loro reazioni e la soluzione finale sono identici tra Sasurai e Marmalade Boy. Nel manga il fidanzato della protagonista per un periodo se ne va a Kyoto, nell'anime se ne va in America, rendendo anche la destinazione identica a Sasurai.
CONCLUSIONE
In conclusione Sasurai no Taiyou è un anime di notevole interesse e in grado di appassionare lo spettatore che sappia accettare culture e scale di valori ben diversi da quelli contemporanei. Non si tratta un capolavoro e non regge il confronto con i classici a cui si ispira; ciò nonostante se si è in grado di passare sopra le differenze superficiali, diventa facile riconoscere la continuità tra Sasurai e lo shojo anche di molto posteriore.
Va notato che Sasurai non è un anime puramente sentimentale come molte opere più moderne, si tratta piuttosto di un racconto di formazione in cui l'aspetto sentimentale ha una parte secondaria. La cosa importante è raccontare come la protagonista riesca a realizzare il suo sogno di successo, come in Rocky Joe, Attack No 1, Candy Candy. Sono anime molto più femministi di un Marmalade Boy in l'unico sogno di Miki è quello di vivere per il suo Yuu. Sono anche più socialmente impegnati. E soprattutto non hanno il lieto fine scontato: degli anime che ho citato alcuni hanno finale tragico, altri finale agro-dolce e altri lieto, ma è impossibile saperlo a priori. Sono anime in cui i personaggi principali (ma anche il protagonista!) possono facilmente morire. A vedere la penultima puntata di Sasurai mi è venuto il patema d'animo: questo per dire che vale la pena di dargli una possibilità. Buona visione!
GLI ADATTAMENTI ITALIANI
Preferisco usare il titolo giapponese perché in Italia Sasurai no Taiyou è stato adattato per ben due volte con diversi doppiaggi e diversi titoli: originariamente è andato in onda sulla TV locali come Jane e Micci, successivamente è stato ridoppiato e andato in onda su Italia Teen Television nel 2004 sotto il titolo di Che segreto!; infine è andato in onda anche su Junior TV come Sasurai. Nella seconda versione i nomi delle protagoniste sono stati cambiati da Jane e Micci a Nicoletta e Michela mentre in originale sono Nozomi e Miki. Purtroppo io sono riuscito a reperire soltanto la seconda versione. Inutile dire che si tratta di un adattamento opinabile, realizzato quando si credeva che i nomi giapponesi potessero far male alla psiche dei nostri bambini, motivo per cui tutti i nomi propri sono stati italianizzati. D'altra parte i cognomi giapponesi non sono stati ritenuti dannosi e quindi abbiamo l'assurdità di nomi come Nicoletta Mine, Michela Koda, Edgardo Egawa, Giancarlo Nohara. Tuttavia gli orrori dell'adattamento sono in qualche modo in tema con lo stile dell'anime, che presenta alcuni tra i peggiori disegni e animazioni della storia, inferiori a quelle delle serie anni sessanta che ho citato in precedenza. Paradossalmente ad un anime "brutto" si addice un adattamento "brutto".
Non giudico la qualità delle canzoni ma devo dire che sono appropriate, perché realizzate con lo stile italiano anni sessanta sulle musiche originali e quindi riescono a dare l'impressione di canzoni datate, che è essenziale vista la tipologia di anime. È poi indispensabile che siano state tradotte in italiano, perché i testi delle canzoni sono importanti, specialmente la canzone del pescatore che si sente in una delle ultime puntate ("mare, mare, donaci da mangiare! abbiamo tanta tanta fame!"). Queste canzoni sono lo specchio di un Giappone poverissimo, paragonabile all'Italia del dopoguerra, in cui la caratteristica considerata fondamentale per una canzone era quella di fare piangere. Non a caso la canzone ricorrente della protagonista, che sentiamo in quasi tutte le puntate, si chiama la Canzone del Cuore (Kokoro no Uta). Se l'adattamento è criticabile, non critico invece le voci, che nel doppiaggio moderno sono quella di Debora Magnaghi, nella parte della protagonista Nozomi, e Nadia Biondini nella parte della coprotagonista Miki. Entrambe sono doppiatrici professioniste competenti e amate dal pubblico italiano che anche in questo caso forniscono una prestazione più che dignitosa.
Sasurai no Taiyou è stato realizzato in un anno di grande crisi per la Mushi Production, quel 1971 in cui Osamu Tezuka abbandona la società che ha fondato, anche se sarebbe più corretto dire che viene estromesso a causa dei gravissimi problemi finanziari imputabili alla sua gestione. Proprio per questi conflitti Sasurai no Taiyou è uno dei pochi anime della Mushi non tratto da un manga di Tezuka. Si tratta invece di un'opera di Keisuke Fujigawa e Miyumi Suzuki. La delicata situazione finanziaria giustifica gli evidentissimi problemi di budget di Sasurai, realizzato davvero al risparmio anche per quei tempi. La regia è di Katsui Chikao, un professionista che ha lavorato in decine di anime storici, qui alla sua prima prova di direzione, che giudicherei senza infamia e senza lode. Purtroppo vista la situazione finanziaria c'era poco che gli autori potessero fare per salvare l'anime, anche se si tratta di autori di prima classe. Fujigawa oltre che autore è anche un apprezzato musicista che ha lavorato alle colonne sonore di decine di serie anime, tra cui X-Bomber, Dancougar, Windaria, Transformers, God Mars e altre. Al character design vediamo la prima prova di Yasuhiko Yoshikazu e agli script vediamo un giovane Yoshiyuki Tomino: è qui che i due si incontrano per la prima volta e iniziano una collaborazione che porterà molti anni dopo a Gundam. Questo per rendere chiaro che la pochezza percepita in Sasurai non è dovuta all'incapacità degli autori. Sia come sia, non si tratta di un anime in grado di salvare la società dal fallimento, che avverrà nel 1973. È rimasto comunque nella memoria dei giapponesi e non solo, essendo poi stato venduto in tutto il mondo: oltre alle versioni italiane si trovano versioni francesi (Nathalie et ses Amis), olandesi, arabe e sicuramente molte altre.
LA STORIA
Sasurai no Taiyou è il primo anime musicale della storia e lo si può vedere come il nonno del famoso Nana di Ai Yazawa. Narra la vicenda di una ragazza di diciassette anni, Nozomi, che vuole diventare una cantante professionista, in mezzo a mille difficoltà. Nozomi ha un segreto, che viene rivelato allo spettatore nel primo minuto della prima puntata: ella è in realtà la figlia dei ricchissimi coniugi Koda, ma è stata scambiata nella culla con Miki, la figlia della poverissima famiglia Mine. Tutto l'anime si gioca nell'attesa della rivelazione del segreto, cosa che puntualmente avviene nelle ultime puntate con conseguenze drammatiche sulle due famiglie.
Sasurai è sia un'opera di formazione che un melodramma strappalacrime con chiari intenti pedagogici e morali: abbondano cattiverie, umiliazioni e torture psicologiche, così come non mancano sfortune, malattie e disgrazie, truffe e imbrogli. C'è stato un periodo in Italia alla fine degli anni settanta in cui il disegno animato giapponese veniva identificato con tristezza, morte e disperazione: Sasurai aderisce allo stereotipo e tanto vale essere preparati.
Gli stereotipi di quei tempi però dovrebbero far riflettere sugli stereotipi dei nostri tempi, di cui è meno facile accorgersi. Per esempio, in virtualmente tutte le produzione popolari moderne, il successo è il fine ultimo dell'opera: sembra che il raggiungimento dello stesso non comporti nessun lato negativo e raggiunto questo, l'opera si conclude. In Sasurai invece Nozomi invece si pone domande molto serie, in particolare quale sia il prezzo del successo. Vale la pena di raggiungere un successo effimero, che le costi l'anima, che la porti a seguire la cinica strada di Miki, che la porti addirittura ad abbandonare il capezzale di un padre morente? C'è tutta una problematicità in gioco che è totalmente assente negli anime moderni. Val la pena di rifletterci.
LA DIFFICOLTÀ DI SASURAI
Ci sono due motivi principali per cui è difficile vedere Sasurai no Taiyou per lo spettatore moderno: l'aspetto tecnico e la mentalità dell'epoca. L'aspetto tecnico è sicuramente quello meno problematico, ma è comunque scoraggiante. Non ho mai visto delle scene di corsa peggio animate pur nella mia conoscenza di anime anni sessanta: non solo Nozomi corre in maniera totalmente scomposta, ma è anche disegnata in maniera del tutto sproporzionata, con le braccia troppo lunghe rispetto alle gambe, sembrando quasi uno scimmione! I disegni sproporzionati abbondano nell'anime, coesistendo con immagini di qualità molto migliore.
Il volto di Nozomi è comunque sempre molto grazioso, come si conviene alla protagonista, mentre i comprimari sono spesso e volentieri disegnati in maniera caricaturale, come in particolare lo zio "Toni", che sembra uscito da un manga di Go Nagai, visto il mascellone volitivo.
Per fortuna all'aspetto tecnico ci si abitua facilmente: la vera difficoltà di Sasurai sta nel comprendere la mentalità del periodo. All'epoca della prima messa in onda di Sasurai sia Attack No. 1 che Rocky Joe venivano ancora trasmessi. Erano tempi in cui andavano per la maggiore storie in cui un giovane riusciva a superare terribili disgrazie sottoponendosi ad allenamenti durissimi. Non è certo un caso che il fidanzato di Nozomi sia un pugile (nell'adattamento italiano assurdamente chiamato Fanny) e che l'abbigliamento di Nozomi - impermeabile più cappello - sia praticamente identico a quello di Rocky Joe. Del resto l'anime di Rocky Joe era prodotto dalla stessa Mushi Production. Erano anche gli anni in cui gli allenamenti spietati di Hirofumi Daimatsu (l'allenatore-demone) avevano permesso alla nazionale di pallavolo di vincere le Olimpiadi e i Giapponesi vivevano nell'idea (illusione?) che la sofferenza fosse la chiave per il riscatto. Tempi diversissimi da quelli moderni; certo anche al giorno d'oggi gli allenamenti costituiscono una parte essenziale di una grande parte degli shonen ma adesso gli allenamenti non sono più connessi all'umiliazione.
All'epoca invece veniva considerato educativo essere maltrattati da un allenatore sadico (in questo caso caso il maestro di canto Egawa) che sottoponeva il suo protetto a pratiche durissime senza nessuna spiegazione, con lo scopo di insegnare al giovane a ubbidire all'anziano senza fiatare, specialmente agli ordini che apparivano più assurdi. Evidentemente il frutto di una mentalità militaresca fondato sull'ubbidienza assoluta che ha permeato il Giappone per secoli. Il messaggio trasmesso era che chi sopportava tutte le umiliazioni avrebbe vinto e alla fine si sarebbe scoperto che l'allenamento era per il meglio. Questo atteggiamento è assai difficile da digerire per lo spettatore occidentale e deve esserlo anche per lo spettatore giapponese contemporaneo, tanto è vero che scene del genere si vedono soltanto negli anime storici, adesso sarebbero impensabili anche in Giappone.
DISGRAZIE E UMILIAZIONI
Le umiliazioni a fin di bene non sono certo le uniche in queste tipologie di anime: oltre a queste ci sono i soprusi sofferti dagli avversari. Nel caso di opere per un pubblico femminile gli avversari sono quasi sempre donne o compagne di classe e così è per Sasurai. Nozomi vuole diventare una famosa cantante per portare la felicità nei cuori degli altri (motivazione al giorno d'oggi improponibile in anime per adulti). Dall'altra parte l'odiosa Miki, di famiglia ricchissima, vuole diventare famosa per vanagloria e superbia. Naturalmente Nozomi ha molto più talento di Miki, la quale per invidia cerca in tutti i modi di metterle i bastoni tra le ruote. In una sequenza di puntate Nozomi è costretta a fare la cameriera di Miki e le cattiverie e le umiliazioni non si risparmiamo. Addirittura Miki arriva a calpestare letteralmente Nozomi!
Consistentemente con l'epoca la situazione di Nozomi è tristissima: il padre, ristoratore ambulante, viene aggredito da dei malviventi e finisce in ospedale, in pericolo di vita; la madre sta diventando cieca e i fratelli molto piccoli sono costretti a lavorare; inoltre il padre rischia di essere cacciato dall'ospedale perché non può pagare la retta. Si noti che tutti questi drammi causano partecipazione nello spettatore: mentre lo spettatore smaliziato di anime contemporanei può sempre mantenere un atteggiamento distaccato e ignorare le peggiori disgrazie perché è sicuro del lieto fine obbligatorio, non può fare altrettando per gli anime di quegli anni. Certo, si può immaginare che Nozomi riesca a raggiungere il successo come cantante, ma quale prezzo dovrà pagare? Nel 1971 il padre, la madre, perfino i fratelli potevano andare incontro alle peggiore sfortune e la morte era cosa normale per anime di questo tipo, quindi non lo si può guardare con la stessa tranquillità di spirito degli anime moderni. Incidentalmente è proprio questo il punto di forza principale degli anime storici rispetto a quelli moderni, la non certezza del lieto fine.
Questo rende Sasurai interessante anche per il semplice appassionato; d'altra parte la visione di Sasurai è interessantissima per il sociologo perché illustra con chiarezza disarmante il cambiamento nella società giapponese negli ultimi quarant'anni. Paragonare Sasurai con Nana - tanto per fare un paragone con un anime dello stesso genere e che tratta tematiche non così diverse - è estremamente istruttivo, specialmente se lo si vede come uno specchio di quello che erano considerati i problemi degli adolescenti giapponesi dalle rispettive società di appartenenza. Sasurai presenta un certo impegno sociale e morale, senza dubbio mutuato da Rocky Joe e riporta la classica dicotomia poveri=bene e ricchi=male. Il messaggio di Sasurai è che è l'ambiente a fare la persona, più che la genetica; anzi più specificatamente è la madre a fare la figlia, visto che la madre non biologica di Nozomi è una santa per abnegazione e amore verso il prossimo, mentre la madre non biologica di Miki è un mostro di egoismo e ambizione e le figlie sono riflessi delle madri.
Il nemico principale di Nozomi comunque non è Miki, ma la povertà che la obbliga a scendere a compromessi, a tradire il suo maestro per seguire la speranza di pagare il conto d'ospedale del padre, speranza poi amaramente disattesa. La povertà è il vero motore di tutta la vicenda. Sorprende per esempio nel primo episodio incontrare Nozomi a scuola senza uniforme: si capisce allora che frequenta una scuola serale dopo il lavoro. Successivamente, in seguito all'opera di un misterioso "benefattore" - che è in realtà tutto fuorché tale - Nozomi comincia a seguire una vera scuola diurna, con l'obbligo di uniforme. Non si tratta comunque di un anime scolastico, si capisce bene che le scuole superiori all'epoca erano un lusso per la classe privilegiata.
INGENUITÀ E CINISMO
Sorprende in Sasurai la coesistenza di ingenuità e cinismo. La rappresentazione della società giapponese è assolutamente disillusa: Nozomi vive nei bassofondi, la criminalità quasi le ammazza il padre, viene aggredita; il mondo della musica e in generale tutto il mondo viene raffigurato come basato soltanto sulle bustarelle e la corruzione, un mondo dove il denaro può tutto. Sorprende anche la figura del maestro Egawa, che a parole disprezza il denaro ma in realtà scende a compromessi con i suoi ideali e accetta ben volentieri di diventare il maestro di Miki attirato dal suo denaro, anche se non sopporta la ragazza e sua madre. Queste due figure femminili sono la personificazioni del cinismo: conoscendo a perfezione le vie del mondo sono disposte a sfruttare a loro vantaggio tutte le tecniche possibili per raggiungere il loro sogno di gloria.
L'anime si caratterizza anche per delle notevoli ingenuità. Per esempio, Nozomi parla per pochi minuti con un trombettista alcolizzato e disilluso, che dice di suonare ormai solo per i soldi, e immediatamente questi si redime, smette di bere e decide di tornare ad essere un trombettista di prima classe. Successivamente Nozomi canta in un night club frequentato da un ex-pianista di colore alcolizzato, che ha abbandonato la musica da dieci anni, e il suono della sua voce è sufficiente a risvegliare l'anima del musicista che immediatamente riprende a suonare. Tra l'altro, non si capisce cosa ci facciano tanti neri americani nei bassofondi di Tokyo, ma probabilmente è meglio sorvolare.
Sasurai presenta tutte le esagerazioni tipiche di quegli anni: Nozomi ha capacità a dir poco sovrumane. Per esempio in un episodio dopo un'intera giornata di durissima pesca subacquea nuota per chilometri e chilometri nell'acqua gelida, arriva sfiancata dalla fatica, ma in pochissimi minuti recupera le forza e canta meglio della rivale che ha speso mesi e mesi ad allernarsi nel canto mentre lei non canta da settimane. Ma in fondo questa capacità miracolose si perdonano volentieri, la sospensione dell'incredulità è una tecnica con cui tutti i fruitori di manga e anime sono ben familiari.
È poi chiaro un certo intento morale, motivo per cui la canzone popolare - che include la canzone tradizionale dei pescatori giapponesi ma anche il jazz americano - viene posta su un livello ben diverso rispetto alla canzonetta moderna costruita a tavolino per vendere i dischi. Miki è l'espressione del sound "moderno", rappresentato dalle canzoni occidentali in voga alla fine degli anni sessanta. È anche notevole l'attenzione prestata all'abbigliamento e agli abiti di scena di Miki, espressione massima del consumismo dell'epoca. Nozomi invece ha praticamente sempre lo stesso abbigliamento da brava ragazza povera.
LA TECNICA
Negli anni sessanta la Mushi Production di Tezuka fu la prima compagnia a codificare le tecniche di animazione tipiche dell'anime: quello che sorprende, guardando Sasurai, è come fossero già completamente sviluppate e compiute già nel 1971. Per esempio penso all'uso del fermo immagine nei momenti più drammatici, all'uso della musica, ad una quantità di tecniche che si sono trasmesse pari pari nei decenni senza modifiche di sorta. Pensate alle goccie di sudore usate per indicare la paura, agli occhi dai colori più improbabili: tutto questo era già ampiamente usato e collaudato ai tempi di Sasurai.
Inoltre, si usavano allora altre tecniche che adesso sono cadute i disuso ma che erano di grande effetto. Per esempio un personaggio negativo poteva essere disegnato di blu per indicare la sua cattiveria (blu dalla rabbia). I personaggi secondari potevano essere in certe scene monocromatici per accentuare l'attenzione sul personaggio principale, una tecnica tipica dell'epoca e usatissima in Sasuke il piccolo Ninja. Val la pena notare che un trucco simile l'ho visto di recente anche in Mawaru Penguindrum, anime del 2011, in cui tutti i personaggi secondari sono rappresentati stilizzati e monocromatici, proprio per non distrarre l'attenzione dai personaggi che contano. All'epoca la tecnica era utilizzata per risparmiare tempo e budget, ma aveva anche un forte impatto sullo spettatore ed è sicuramente degna di essere recuperata, come ha capito l'intelligente Ikuhara, un autore attentissimo alle lezioni della storia dell'animazione. Sasurai non delude neppure nell'uso della voce narrante, tecnica ormai desueta usata solo a fini parodistici: mi vengono in mente Samurai Champloo e Katanagatari che si pongono come presa in giro degli anime di vecchio stampo.
Sasurai si distingue anche per un uso del colore particolarmente avanzato, specialmente se si tiene conto che i televisori a colori nel Giappone del 1971 erano rarissimi. Ciò nonostante esistono scene in Sasurai - che pure per la maggior parte del tempo ha i colori opachi tipici della sua epoca - coloratissime e di grande impatto, che sicuramente hanno influenzato gli anime successivi. In particolare sono convinto che Marmalade Boy abbia dei forti debiti da Sasurai, a livello anche puramente tecnico, specialmente nell'uso del colore in sfondi e tramonti.
Il debito più grande è comunque a livello tramistico: più che ispirarsi a Sasurai, in certe parti Marmalade Boy lo copia. Mi riferisco ad eventi che appaiono nelle puntate di Marmalade Boy mai apparse in Italia a causa della censura. Per evitare spoiler a chi non ha visto quelle puntate e non ha letto il manga non posso essere chiaro, ma si parla di incesto potenziale e non solo gli eventi, ma anche i personaggi, le loro reazioni e la soluzione finale sono identici tra Sasurai e Marmalade Boy. Nel manga il fidanzato della protagonista per un periodo se ne va a Kyoto, nell'anime se ne va in America, rendendo anche la destinazione identica a Sasurai.
CONCLUSIONE
In conclusione Sasurai no Taiyou è un anime di notevole interesse e in grado di appassionare lo spettatore che sappia accettare culture e scale di valori ben diversi da quelli contemporanei. Non si tratta un capolavoro e non regge il confronto con i classici a cui si ispira; ciò nonostante se si è in grado di passare sopra le differenze superficiali, diventa facile riconoscere la continuità tra Sasurai e lo shojo anche di molto posteriore.
Questa è una serie che non ho mai visto neanche per sbaglio. Rimedierò sicuramente perché a me piacciono tutte le tematiche, le tecniche e gli accorgimenti (oggi "retrò") descritti sopra.
Cmunque "alcune cose" non è che siano cambiate ... è cambiata l'estetica, il succo no. Altre invece si, e preferisco serie così , povere, storiche, con i suoi moralismi ed insegnamenti, che programmi come Amici e tutto ciò che sforna la De Filippi, dove ha creato, plasmato, intere generazioni ed ancora oggi nessuno parla e riflette sui danni che ha prodotto e continua a produrre ...
E allora si, meglio Jane e Micci. E mi è venuta voglia di riguardarlo ...
Mi ricordo che da piccolo vidi l'anime che passava in tv, ma non credo di averlo seguito se non l'aver visto qualche puntata saltuari. Hai qualche suggerimento su dove si possa recuperare?
Molti anime moderni non mi piacciono e non li capisco.Oltre a una forte componente citazionistica, alla lunga fastidiosa, c'è sempre questa ossessione per il successo.
*_*troppo"frivoli" per me!
Grazie per questo articolo chiaro ed esaustivo.
Certo che, tra le protagoniste dell'epoca (Candy, Peline, Georgie, Maya, etc.), si faceva a gara a chi doveva patire più sciagure.
Ai miei occhi (sono del 1975) alcune situazioni erano un po' esagerate e, spesso, difficili da metabolizzare, tanto che preferivo rivolgere la mia attenzione ad anime robotici (i guai c'erano anche lì, ma alla fine l'eroe si faceva forza e vinceva) e, quando arrivarono, spokon e majokko.
Tuttavia si creava anche una sorta di empatia per quei personaggi immaginari e, poco per volta, ci si abituava pure al dolore provato; di sicuro non si faceva finta di niente quando accadeva qualcosa di brutto.
Guai a far vedere un anime simile alla Generazione Alpha (e, forse, pure alla Z): ne rimarrebbe traumatizzata a vita.
Purtroppo, per quanto riesca ad apprezzare alcuni elementi dei manga moderni, noto che non sempre la sofferenza porta a conseguenze reali e verosimili: basta uno sforzo di volontà e si supera veramente qualsiasi ostacolo, senza risentirne minimamente.
La morte stessa, anziché essere affrontata e accettata, viene spesso ridicolizzata in storie come One Piece, Naruto o nel più vecchio Dragon Ball (manga nato quasi a cavallo tra due ere): o non è certa o è provvisoria o è irrilevante.
Non dico che un anime debba avere intenti educativi (per me è solo intrattenimento), ma mi aspetto almeno un po' di aderenza alla realtà, quanto meno da un punto di vista emotivo e comportamentale.
Si,ha character simili a Jenny la tennista e Madame Butterfly,Maya e Ayumi.
Erano personaggi ricorrenti all'epoca.
Però nessuno scambio in culla.
Ed il tutto si conferma anche nella risoluzione del conflitto con Michiko, davvero una grandissima delusione dopo tutto l'hype che aveva creato nel corso della serie. Michiko finisce per diventare completamente inutile alla fine, tanto che nemmeno si preoccupano di spiegarci cosa le succede.
Certo, la serie ha anche i suoi bei momenti e svariate tematiche interessanti (tra tutte, direi la visione disillusa del mondo della musica professionista e le varie digressioni intente a mostrare il Giappone della strada e dei poveri), però avrei sperato in qualcosa di meglio.
"La risoluzione del conflitto con Michiko, davvero una grandissima delusione dopo tutto l'hype che aveva creato nel corso della serie. Michiko finisce per diventare completamente inutile alla fine, tanto che nemmeno si preoccupano di spiegarci cosa le succede."
Ricordo di aver pensato la stessa cosa per Lavinia (Lovely Sara).
Lavinia è un mistero.
Jane e Micci dovrei rivederlo da capo per rispondere a tutto,ma credo che molti difetti siano da addebitare alle cattive circostanze in cui si svolgeva la lavorazione.
Lovely Sara per esempio fu una produzione più fortunata, che io ricordi.
Finali anticlimatici per quanto riguarda gli avversari sono abbastanza comuni in quegli anni. Per esempio proprio ieri ho finito Sukeban Arashi (1974) di Kurumada. Li' a uno scontro finale apocalittico tra protagonista e avversaria, in cui ci scappano non pochi morti, fa seguito un capitoletto finale in cui le due fanno amicizia in due pagine come se nulla fosse. Queste cose io non le critico ma le metto nella magia tipica degli anni settanta, vedere la sezione "INGENUITÀ E CINISMO" dell'articolo
Sì anch'io ricordo altre trame simili per ciò che concerne lo scambio di bambini, esistono dei film a riguardo, oltre ad eventi realmente accaduti.
Sentire "Nicoletta" o "Michela", in un Anime giapponese, mi farebbe venire i brividi di terrore e un disgusto profondo.
Lo stesso disgusto che ho provato nel vedere come negli USA vengono distorti quasi tutti i nomi dei personaggi anime, tanto per fare un'esempio..
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Case_Closed_characters#Main_characters
La sigla italiana dell'epoca non mi dispiaceva affatto, anche se era spoilerosissima:
Presumo che anche Picarra e Picone abbiano amato la serie, dato che a distanza di decenni si sono ritrovati in un film,
Sono d'accordo su tutto ...
SI trova con entrambi i doppiaggi ... se volete vi mando un mp con il link dove recuperarlo, visto che non è mai uscito in homevideo...
Ovvio: lì è Nippon animation, e ogni serie del World Masterpiece Theater è un capolavoro o quasi ...
[spoiler=finale della serie]tutti intorno alla tavola invece di ritornare ognuna alla propria famiglia biologica. Sono uno che quando guarda la ricerca dei genitori di un personaggio voglio il lieto fine. Per me rimanere ognuna nelle famiglie affidatarie nonostante sapessero di essere state scambiate alla nascita non mi è mai andata giù.[/spoiler]
Quello che dici è vero, ma io non penso che sia l'anime o il manga ad avere questo tipo di problema: come ci fa notare Massimo Fini, è la società stessa, occidentale e orientale, a non accettare più la morte come evento naturale, seppur tristissimo, ma a volerla allontanare il più possibile, a tutti i costi, nei fatti come nella lingua: non si dice più quasi da nessuna parte che una persona è morta, ma si dice che ci ha lasciato, che è scomparsa, che è venuta a mancare ecc. ecc. E' un concetto di negazione della realtà che poi si riflette anche nelle opere più popolari.
Gli adattamenti anime di Mediaset in questo senso sono stati pionieristici...
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