Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Cinema e animazione d'autore per questo inizio di settimana che ci porta verso il Natale: Metropolis, La regina dei mille anni e No. 6
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Cinema e animazione d'autore per questo inizio di settimana che ci porta verso il Natale: Metropolis, La regina dei mille anni e No. 6
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Metropolis
8.0/10
Trionfo della CGI tra passato e futuro
Questo film del 2001 per la regia di Rintaro e la sceneggiatura di Katsuhiro Otomo rappresenta il sommo omaggio e la trasmigrazione in forma di anime dell'omonimo manga del '47 di Osamu Tezuka, a sua volta ispirato al film di Fritz Lang del '27, che qui trova nuova linfa in chiave cyberpunk grazie all'uso intensivo di tecnologia CGI nei fondali e nelle animazioni.
Sullo sfondo di un complotto politico mirato a sovvertire il governo di Metropolis, si snodano le avventure di Kenichi, nipote di un investigatore sulle tracce di uno scienziato pazzo, e di Tima, un sofisticatissimo androide dalle fattezze di bambina che avrà un ruolo messianico e salvifico nell'arco della vicenda.
Nel complesso, il lavoro di adattamento della sceneggiatura risulta efficace e scorrevole, nonostante i risvolti socio-politici e la complessità della trama. Il ritmo del racconto è ben cadenzato fra alti e bassi, con un'incalzante escalation delle scene d'azione fino al gran finale apocalittico in tipico stile Otomo. Il concetto di superuomo e l'uso distorto della scienza e del progresso tecnologico sono le problematiche messe in campo dall'anime, ma queste sono invero poco approfondite a tutto vantaggio della spettacolarità grafica e di uno sviluppo lineare dell'intreccio.
I personaggi, dal design dichiaratamente di stampo "tezukiano", non contrastano più di tanto con le ardite invenzioni sceniche a base di preponderante computer grafica, le loro movenze sono eleganti e realistiche e la loro psicologia emerge per forte caratterizzazione.
Ma i veri protagonisti sono gli splendidi scenari mozzafiato, minuziosamente definiti, e le ricche e fluide animazioni, con adrenalinici movimenti di camera in 3D che rendono la pellicola un raro spettacolo a livello visivo: un vera apoteosi di forme e colori digitali. Ci si perde nei labirintici meandri sotterranei suburbani e si rimane incantati di fronte ai vertiginosi skyline metropolitani, un concentrato di avveniristiche e ardite soluzioni architettoniche. Particolarmente curate sono le sequenze panoramiche che descrivono la folla e le agitazioni sociali, con un incredibile numero di personaggi e dettagli animati contemporaneamente in un'unica inquadratura.
La soundtrack di Toshiyuki Honda è senz'altro all'altezza della mega produzione e del superbo lavoro di animazione dello studio Madhouse: sontuosa e onnipresente, rappresenta un immancabile supporto alle scene ed è impreziosita da suggestivi effetti sonori e da numerosi brani hot-jazz in riferimento al film del '27, citato anche nella scena di apertura con artificiosi effetti di pellicola "vintage".
Queste particolari musiche unite alle scenografie - in cui si ritrovano elementi di arredo rétro accostati a strutture dal design ultramoderno - donano al racconto una peculiare atmosfera ibrida fra modernità e antichità dal sapore unico e originale.
Probabilmente l'imponente e straripante realizzazione tecnica portata alle estreme conseguenze barocche e virtuosistiche incide negativamente sulla sceneggiatura e sulle tematiche che inevitabilmente passano in secondo piano e rimangono poco sviluppati, d'altro canto può risultare un dettaglio trascurabile dato il soggetto arcinoto.
Metropolis è senza dubbio un progetto ambizioso, un'opera di largo respiro che si propone di consacrare e consegnare ai posteri l'immortalità del "dio dei manga" Osamu Tezuka e si presenta come punta di diamante nipponica nel panorama dell'animazione mondiale, gettando un ponte non solo tra passato e futuro ma anche tra oriente e occidente della cinematografia d'autore.
Questo film del 2001 per la regia di Rintaro e la sceneggiatura di Katsuhiro Otomo rappresenta il sommo omaggio e la trasmigrazione in forma di anime dell'omonimo manga del '47 di Osamu Tezuka, a sua volta ispirato al film di Fritz Lang del '27, che qui trova nuova linfa in chiave cyberpunk grazie all'uso intensivo di tecnologia CGI nei fondali e nelle animazioni.
Sullo sfondo di un complotto politico mirato a sovvertire il governo di Metropolis, si snodano le avventure di Kenichi, nipote di un investigatore sulle tracce di uno scienziato pazzo, e di Tima, un sofisticatissimo androide dalle fattezze di bambina che avrà un ruolo messianico e salvifico nell'arco della vicenda.
Nel complesso, il lavoro di adattamento della sceneggiatura risulta efficace e scorrevole, nonostante i risvolti socio-politici e la complessità della trama. Il ritmo del racconto è ben cadenzato fra alti e bassi, con un'incalzante escalation delle scene d'azione fino al gran finale apocalittico in tipico stile Otomo. Il concetto di superuomo e l'uso distorto della scienza e del progresso tecnologico sono le problematiche messe in campo dall'anime, ma queste sono invero poco approfondite a tutto vantaggio della spettacolarità grafica e di uno sviluppo lineare dell'intreccio.
I personaggi, dal design dichiaratamente di stampo "tezukiano", non contrastano più di tanto con le ardite invenzioni sceniche a base di preponderante computer grafica, le loro movenze sono eleganti e realistiche e la loro psicologia emerge per forte caratterizzazione.
Ma i veri protagonisti sono gli splendidi scenari mozzafiato, minuziosamente definiti, e le ricche e fluide animazioni, con adrenalinici movimenti di camera in 3D che rendono la pellicola un raro spettacolo a livello visivo: un vera apoteosi di forme e colori digitali. Ci si perde nei labirintici meandri sotterranei suburbani e si rimane incantati di fronte ai vertiginosi skyline metropolitani, un concentrato di avveniristiche e ardite soluzioni architettoniche. Particolarmente curate sono le sequenze panoramiche che descrivono la folla e le agitazioni sociali, con un incredibile numero di personaggi e dettagli animati contemporaneamente in un'unica inquadratura.
La soundtrack di Toshiyuki Honda è senz'altro all'altezza della mega produzione e del superbo lavoro di animazione dello studio Madhouse: sontuosa e onnipresente, rappresenta un immancabile supporto alle scene ed è impreziosita da suggestivi effetti sonori e da numerosi brani hot-jazz in riferimento al film del '27, citato anche nella scena di apertura con artificiosi effetti di pellicola "vintage".
Queste particolari musiche unite alle scenografie - in cui si ritrovano elementi di arredo rétro accostati a strutture dal design ultramoderno - donano al racconto una peculiare atmosfera ibrida fra modernità e antichità dal sapore unico e originale.
Probabilmente l'imponente e straripante realizzazione tecnica portata alle estreme conseguenze barocche e virtuosistiche incide negativamente sulla sceneggiatura e sulle tematiche che inevitabilmente passano in secondo piano e rimangono poco sviluppati, d'altro canto può risultare un dettaglio trascurabile dato il soggetto arcinoto.
Metropolis è senza dubbio un progetto ambizioso, un'opera di largo respiro che si propone di consacrare e consegnare ai posteri l'immortalità del "dio dei manga" Osamu Tezuka e si presenta come punta di diamante nipponica nel panorama dell'animazione mondiale, gettando un ponte non solo tra passato e futuro ma anche tra oriente e occidente della cinematografia d'autore.
La regina dei mille anni
7.0/10
Le premesse per un nuovo <i>Galaxy Express</i> all'apparenza ci sono tutte: una bionda dal corpo sinuoso e un omuncolo deforme e corto, con le stesse fattezze di Tetsuro. Questi elementi possono scoraggiare, ma in fondo la sapienza popolare spesso non sbaglia quando dice che l'abito non fa il monaco.
<i>Queen Millennia</i> è un'opera di Matsumoto più evoluta e matura, e ciò è evidente fin nel suo esordio. L'ambientazione non è più lo spazio, né vi si trovano fantomatici treni intergalattici. Ci si sposta nel passato, sulla Terra del 1999, in un'epoca nemmeno tanto distante da noi rispetto alle ere degli altri universi <q>matsumotiani</q>. Nel <q>leijiverse</q> <i>La Regina dei Mille Anni</i> è la stella focale della cronologia, che di logico ha poco, ma un inizio sì: questa serie è il punto da cui si origina tutto.
La trama è ciò che contrappone per antonomasia <i>Queen Millennia</i> a <i>Galaxy Express</i>. Quest'anime contiene dei filler, come tutte le altre produzioni animate relative all'universo suddetto, ma qui essi sono tutti funzionali al disegno del soggetto, a tracciarne con ineluttabilità le linee di contorno. L'architettura degli episodi si articola nella logica della successione, cosicché misteri e colpi di scena a essi collegati si snoderanno per tutta la durata della serie, anche se con un vistoso calo narrativo nella parte finale.
E finalmente la bionda, Kira Tesawa, non è più un alone, né una comparsa con la falsa promessa di un fascino legato all'ambiguità. Il carisma c'è davvero, e c'è davvero una storia sotto: piccoli e disordinati elementi concorreranno a svelare il ritratto in tutte le sue tonalità. Kira è la concrezione dei significati legati al buon governo, sorta di allegoria della temperanza e della giustizia in versione utopica, con tutte le contraddizioni di chi si dibatte tra il volere e il potere.
Per ciò che concerne l'omuncolo brutto, finalmente si assume consapevolezza del fatto che, se Tetsuro fosse stato come Tori, <i>Galaxy Express 999</i> sarebbe stato un prodotto quantomeno accettabile. Anche Tori piange spesso, ammettiamolo, ma di certo non diventa il lagnoso per eccellenza. Pure Tori ha i suoi assurdi colpi di testa, non privi di una certa vanagloria, che lo riavvicinano al carattere di Tetsuro. Ma qui questi momenti di follia sono catartici per il protagonista, in quanto lo mettono di fronte all'impossibilità di evolversi in uno stereotipo di eroe fanfarone e tronfio. Anzi, essi hanno la finalità di toglierlo per un po' dalle luci della ribalta per salvare infine gli episodi in calcio d'angolo. E lo spazio lasciato da Tori è consistente.
L'osservatorio Amamori e il QDI costituiscono uno degli sfondi più belli della serie, e articolano un vasto ordito di vicende atte a impedire che la Terra venga colpita da un pianeta dall'orbita irregolare: Lamethal. Ma la tensione di tali intrighi, che raggiunge anche livelli non trascurabili d'audacia, purtroppo si allenta fino a scomparire dopo la prima metà della serie. Peccato che i brevissimi e interessanti baleni di battaglie spaziali lascino il posto a stupidi e infantili siparietti sui compagni di scuola di Tori o sui genitori di Kira. La loro funzione di riempitivo è malcelata, suscitando immediatamente un forte tedio nello spettatore. L'ironia di cui sono forieri questi stratagemmi stride vistosamente con la complessità e la serietà dei fatti narrati. La serie non disdegna il patetismo, tanto caro alle produzioni animate legate a Matsumoto, ma come sempre si tratta di una nota stonata e goffa, che sottrae altri punti.
Tutto sommato però il taglio registico di alcune scene fa dimenticare questi difetti, accompagnato anche dalla sobrietà e dal carattere pittoresco di alcuni sfondi. A ciò si aggiunga la straordinaria costanza a livello qualitativo dei settori legati al chara design e alle animazioni.
Nonostante il continuo loop dei temi musicali, il comparto sonoro mostra una certa raffinatezza, contenendo melodie concise, taglienti, efficaci. Ma la musica in sé non è scevra di ossimori, così anche qui troviamo temi delicati, dolci e intrisi di pathos, dosati con la sapiente autorevolezza che ne evita il decadimento in motivi gonfi di vuota maestosità e di retorica, fenomeno pressoché diffuso in prodotti contemporanei.
Si poteva fare di meglio, molto meglio, questo è vero. Non si può certo dimenticare la goffa involuzione della Regina Madre di Lamethal, consegnata al finale dell'opera spoglia - senza una motivazione incisiva - dell'aura di fredda impassibilità che l'aveva fino ad allora velata.
I limiti del plot narrativo non possono garantire al titolo un posto tra gli indimenticabili, come è stato per <i>Capitan Harlock</i>. Nonostante ciò arriva il comparto tecnico molto elegante a salvare <i>Queen Millennia</i> dall'aborto. La serie non tiene il filo narrativo fino alla fine, smaglia purtroppo la rete dell'intreccio proprio nel punto in cui questo doveva essere tirato con polso fermo. Ciò le pregiudica una valutazione più alta. A ogni buon conto lo spettatore e il fan di Matsumoto ricorderanno lo spazio di <i>Queen Millennia</i> come un universo più riuscito rispetto a quello di <i>Galaxy Express 999</i>.
<i>Queen Millennia</i> è un'opera di Matsumoto più evoluta e matura, e ciò è evidente fin nel suo esordio. L'ambientazione non è più lo spazio, né vi si trovano fantomatici treni intergalattici. Ci si sposta nel passato, sulla Terra del 1999, in un'epoca nemmeno tanto distante da noi rispetto alle ere degli altri universi <q>matsumotiani</q>. Nel <q>leijiverse</q> <i>La Regina dei Mille Anni</i> è la stella focale della cronologia, che di logico ha poco, ma un inizio sì: questa serie è il punto da cui si origina tutto.
La trama è ciò che contrappone per antonomasia <i>Queen Millennia</i> a <i>Galaxy Express</i>. Quest'anime contiene dei filler, come tutte le altre produzioni animate relative all'universo suddetto, ma qui essi sono tutti funzionali al disegno del soggetto, a tracciarne con ineluttabilità le linee di contorno. L'architettura degli episodi si articola nella logica della successione, cosicché misteri e colpi di scena a essi collegati si snoderanno per tutta la durata della serie, anche se con un vistoso calo narrativo nella parte finale.
E finalmente la bionda, Kira Tesawa, non è più un alone, né una comparsa con la falsa promessa di un fascino legato all'ambiguità. Il carisma c'è davvero, e c'è davvero una storia sotto: piccoli e disordinati elementi concorreranno a svelare il ritratto in tutte le sue tonalità. Kira è la concrezione dei significati legati al buon governo, sorta di allegoria della temperanza e della giustizia in versione utopica, con tutte le contraddizioni di chi si dibatte tra il volere e il potere.
Per ciò che concerne l'omuncolo brutto, finalmente si assume consapevolezza del fatto che, se Tetsuro fosse stato come Tori, <i>Galaxy Express 999</i> sarebbe stato un prodotto quantomeno accettabile. Anche Tori piange spesso, ammettiamolo, ma di certo non diventa il lagnoso per eccellenza. Pure Tori ha i suoi assurdi colpi di testa, non privi di una certa vanagloria, che lo riavvicinano al carattere di Tetsuro. Ma qui questi momenti di follia sono catartici per il protagonista, in quanto lo mettono di fronte all'impossibilità di evolversi in uno stereotipo di eroe fanfarone e tronfio. Anzi, essi hanno la finalità di toglierlo per un po' dalle luci della ribalta per salvare infine gli episodi in calcio d'angolo. E lo spazio lasciato da Tori è consistente.
L'osservatorio Amamori e il QDI costituiscono uno degli sfondi più belli della serie, e articolano un vasto ordito di vicende atte a impedire che la Terra venga colpita da un pianeta dall'orbita irregolare: Lamethal. Ma la tensione di tali intrighi, che raggiunge anche livelli non trascurabili d'audacia, purtroppo si allenta fino a scomparire dopo la prima metà della serie. Peccato che i brevissimi e interessanti baleni di battaglie spaziali lascino il posto a stupidi e infantili siparietti sui compagni di scuola di Tori o sui genitori di Kira. La loro funzione di riempitivo è malcelata, suscitando immediatamente un forte tedio nello spettatore. L'ironia di cui sono forieri questi stratagemmi stride vistosamente con la complessità e la serietà dei fatti narrati. La serie non disdegna il patetismo, tanto caro alle produzioni animate legate a Matsumoto, ma come sempre si tratta di una nota stonata e goffa, che sottrae altri punti.
Tutto sommato però il taglio registico di alcune scene fa dimenticare questi difetti, accompagnato anche dalla sobrietà e dal carattere pittoresco di alcuni sfondi. A ciò si aggiunga la straordinaria costanza a livello qualitativo dei settori legati al chara design e alle animazioni.
Nonostante il continuo loop dei temi musicali, il comparto sonoro mostra una certa raffinatezza, contenendo melodie concise, taglienti, efficaci. Ma la musica in sé non è scevra di ossimori, così anche qui troviamo temi delicati, dolci e intrisi di pathos, dosati con la sapiente autorevolezza che ne evita il decadimento in motivi gonfi di vuota maestosità e di retorica, fenomeno pressoché diffuso in prodotti contemporanei.
Si poteva fare di meglio, molto meglio, questo è vero. Non si può certo dimenticare la goffa involuzione della Regina Madre di Lamethal, consegnata al finale dell'opera spoglia - senza una motivazione incisiva - dell'aura di fredda impassibilità che l'aveva fino ad allora velata.
I limiti del plot narrativo non possono garantire al titolo un posto tra gli indimenticabili, come è stato per <i>Capitan Harlock</i>. Nonostante ciò arriva il comparto tecnico molto elegante a salvare <i>Queen Millennia</i> dall'aborto. La serie non tiene il filo narrativo fino alla fine, smaglia purtroppo la rete dell'intreccio proprio nel punto in cui questo doveva essere tirato con polso fermo. Ciò le pregiudica una valutazione più alta. A ogni buon conto lo spettatore e il fan di Matsumoto ricorderanno lo spazio di <i>Queen Millennia</i> come un universo più riuscito rispetto a quello di <i>Galaxy Express 999</i>.
No.6
3.0/10
Se si volesse descrivere "No.6" con un'espressione che generalmente tendo a evitare e che solitamente vedo abusata, lo si potrebbe senz'ombra di dubbio appellare "un'incredibile occasione mancata", e non si avrebbe davvero torto a rimarcare con enfasi tale concetto. Occorre, per amore di giustizia, dare però una motivazione di tale sentenza, la quale potrebbe apparire del tutto ingenerosa.
Diamo inizio alla nostra dissertazione dal primo elemento che normalmente si nota nell'approcciarsi alla serie in questione, ovvero la sua spasmodica brevità. Ciò ovviamente non va a costituire un difetto come elemento in sé considerato, ma a fronte della generale inconsistenza e dei notevoli buchi che ammorbano l'intera narrazione, dal principio alla fine, non ci si può che chiedere quale ragione abbia cagionato tali spietati funambolismi sinottici.
Eppure le idee c'erano, sebbene non propriamente originali e innovative, ma senz'altro si portavano su un campo, quello sociologico e psicologico, che di certo può essere sfruttato a dovere con egregi risultati, si pensi ad opere quali "Infinite Ryvius", ad esempio.
Si para innanzi, invece, un'opera estremamente mal gestita, colpevole una regia caotica e confusionaria unita a una sceneggiatura spesso ridicola e fatiscente. Ciò che sconvolge, tuttavia, è il come i concetti cardine vengano spietatamente vituperati, essendo esposti con totale mancanza di profondità seguendo un metodo estremamente piatto e lineare, sia pure con le dovute eccezioni, le quali in ogni caso non sortiscono certo l'effetto di ribaltare la disastrosa situazione delineatasi.
Il concetto della città ideale e perfetta, incarnazione di un'utopia tanto agognata dall'uomo per la conservazione della sua amata pace, è di certo gravida di speculazioni di ogni tipo, che vengono vergognosamente estromesse spostando l'attenzione sul rapporto tra i due personaggi principali, di dubbio interesse se non per le fan yaoiste, e prospettando una sotto-trama dal sapore fantastico/fantascientifico che va a inficiare pesantemente la coerenza della serie. Essa rimane quasi del tutto deficitaria di giustificazione o spiegazione, lasciata cadere in un baratro verso il nulla assoluto. Si assiste, nel finale, a una profusione di avvenimenti del tutto assurda e di cui manca ogni presupposto, che evidentemente non è stato esplicitato a dovere per mancanza di tempo.
Ad onor del vero, per essere onesti, ci vengono fornite delle pallide riflessioni di natura sociologica legate alla città, ma esse si mantengono su una linea superficiale poiché, come già accennato, l'attenzione della serie si sposta altrove, su lidi di tutt'altro genere. Risulta dunque un peccato che non si sia sviluppato maggiormente il tema legato all'utopia della città perfetta, che impone agli abitanti l'assoluta e indiscutibile fedeltà e obbedienza alle sue leggi, eliminando dalla comunità ogni membro che anche solo accenni comportamenti di natura indipendente. Siffatta impostazione si produce certo in una pace sociale formale, seppur falsa e nociva poiché dovuta a una repressione spietata di qualsivoglia istinto o volizione, e, contemporaneamente, comporta una spersonalizzazione dei suoi cittadini, immersi in una vita apatica e monotona, privati delle libertà fondamentali e, per dirla alla Rousseau, "costretti a essere felici".
Tralasciando la considerevole rilevanza che potrebbero avere tali riflessioni in merito alla filosofia del diritto, a cui ovviamente la serie non fa riferimento, essa si limita a una anodina constatazione di come il protagonista e i personaggi sentano, per motivi diversi, il disagio di tale imposizione, e di come dietro tale artefatta idilliaca realtà si celino un marciume e un'ingiustizia disgustosi. Infatti il benessere cittadino è costruito sul sangue di molti uomini, e si mostra ad esempio come gli anziani, che ormai costituiscono un peso, vengano sottoposti a esecuzione per essere tolti di mezzo, così come ogni potenziale elemento disturbatore. La realtà al di fuori delle mura, per contro, è un luogo assimilabile allo stato di natura di "hobbesiane" reminiscenze: "homo homini lupus" è di certo un'espressione azzeccata, vige la legge del più forte e del più scaltro, un mondo non certo tenero anche se forse più "libero", in quanto presenta meno ostacoli alla libera attività dell'uomo di autodeterminarsi. Il protagonista agognerà una soluzione, di abbattere il muro che separa le due realtà, in un'ingenua presa di posizione del tutto idealista che verrà messa in crisi nel finale, ma superata per merito di un "deus ex machina" estraneo ai personaggi del tutto fuori luogo e privo di qualsiasi fascino o senso. Ovviamente non vi è spazio per dubbi di natura etica e morale, la città viene senza mezzi termini identificata come nemico e il suo ideale ostracizzato.
Da come ne parlo sembrerebbe che, in un certo qual modo, la serie tratti o perlomeno tocchi tutte queste tematiche, ma è d'uopo far notare come se le lasci invece scappare, portando a una conclusione del tutto priva di pudore.
Generalmente apprezzo i tentativi, anche se un po' maldestri, di addentrarsi in un qualcosa di serio e interessante, ma questo è il caso in cui l'espressione "far cadere le braccia" non è abbastanza per ambire a esprimere quel senso di basita incredulità che mi ha pervaso durante la visione. Chiudo qui la mia esposizione, ritenendo di avere speso fin troppo del mio tempo per un titolo del genere.
Diamo inizio alla nostra dissertazione dal primo elemento che normalmente si nota nell'approcciarsi alla serie in questione, ovvero la sua spasmodica brevità. Ciò ovviamente non va a costituire un difetto come elemento in sé considerato, ma a fronte della generale inconsistenza e dei notevoli buchi che ammorbano l'intera narrazione, dal principio alla fine, non ci si può che chiedere quale ragione abbia cagionato tali spietati funambolismi sinottici.
Eppure le idee c'erano, sebbene non propriamente originali e innovative, ma senz'altro si portavano su un campo, quello sociologico e psicologico, che di certo può essere sfruttato a dovere con egregi risultati, si pensi ad opere quali "Infinite Ryvius", ad esempio.
Si para innanzi, invece, un'opera estremamente mal gestita, colpevole una regia caotica e confusionaria unita a una sceneggiatura spesso ridicola e fatiscente. Ciò che sconvolge, tuttavia, è il come i concetti cardine vengano spietatamente vituperati, essendo esposti con totale mancanza di profondità seguendo un metodo estremamente piatto e lineare, sia pure con le dovute eccezioni, le quali in ogni caso non sortiscono certo l'effetto di ribaltare la disastrosa situazione delineatasi.
Il concetto della città ideale e perfetta, incarnazione di un'utopia tanto agognata dall'uomo per la conservazione della sua amata pace, è di certo gravida di speculazioni di ogni tipo, che vengono vergognosamente estromesse spostando l'attenzione sul rapporto tra i due personaggi principali, di dubbio interesse se non per le fan yaoiste, e prospettando una sotto-trama dal sapore fantastico/fantascientifico che va a inficiare pesantemente la coerenza della serie. Essa rimane quasi del tutto deficitaria di giustificazione o spiegazione, lasciata cadere in un baratro verso il nulla assoluto. Si assiste, nel finale, a una profusione di avvenimenti del tutto assurda e di cui manca ogni presupposto, che evidentemente non è stato esplicitato a dovere per mancanza di tempo.
Ad onor del vero, per essere onesti, ci vengono fornite delle pallide riflessioni di natura sociologica legate alla città, ma esse si mantengono su una linea superficiale poiché, come già accennato, l'attenzione della serie si sposta altrove, su lidi di tutt'altro genere. Risulta dunque un peccato che non si sia sviluppato maggiormente il tema legato all'utopia della città perfetta, che impone agli abitanti l'assoluta e indiscutibile fedeltà e obbedienza alle sue leggi, eliminando dalla comunità ogni membro che anche solo accenni comportamenti di natura indipendente. Siffatta impostazione si produce certo in una pace sociale formale, seppur falsa e nociva poiché dovuta a una repressione spietata di qualsivoglia istinto o volizione, e, contemporaneamente, comporta una spersonalizzazione dei suoi cittadini, immersi in una vita apatica e monotona, privati delle libertà fondamentali e, per dirla alla Rousseau, "costretti a essere felici".
Tralasciando la considerevole rilevanza che potrebbero avere tali riflessioni in merito alla filosofia del diritto, a cui ovviamente la serie non fa riferimento, essa si limita a una anodina constatazione di come il protagonista e i personaggi sentano, per motivi diversi, il disagio di tale imposizione, e di come dietro tale artefatta idilliaca realtà si celino un marciume e un'ingiustizia disgustosi. Infatti il benessere cittadino è costruito sul sangue di molti uomini, e si mostra ad esempio come gli anziani, che ormai costituiscono un peso, vengano sottoposti a esecuzione per essere tolti di mezzo, così come ogni potenziale elemento disturbatore. La realtà al di fuori delle mura, per contro, è un luogo assimilabile allo stato di natura di "hobbesiane" reminiscenze: "homo homini lupus" è di certo un'espressione azzeccata, vige la legge del più forte e del più scaltro, un mondo non certo tenero anche se forse più "libero", in quanto presenta meno ostacoli alla libera attività dell'uomo di autodeterminarsi. Il protagonista agognerà una soluzione, di abbattere il muro che separa le due realtà, in un'ingenua presa di posizione del tutto idealista che verrà messa in crisi nel finale, ma superata per merito di un "deus ex machina" estraneo ai personaggi del tutto fuori luogo e privo di qualsiasi fascino o senso. Ovviamente non vi è spazio per dubbi di natura etica e morale, la città viene senza mezzi termini identificata come nemico e il suo ideale ostracizzato.
Da come ne parlo sembrerebbe che, in un certo qual modo, la serie tratti o perlomeno tocchi tutte queste tematiche, ma è d'uopo far notare come se le lasci invece scappare, portando a una conclusione del tutto priva di pudore.
Generalmente apprezzo i tentativi, anche se un po' maldestri, di addentrarsi in un qualcosa di serio e interessante, ma questo è il caso in cui l'espressione "far cadere le braccia" non è abbastanza per ambire a esprimere quel senso di basita incredulità che mi ha pervaso durante la visione. Chiudo qui la mia esposizione, ritenendo di avere speso fin troppo del mio tempo per un titolo del genere.
Dai! 3 come voto è esageratamente basso per un anime molto bello come questo
ho capito che non aveva un vera e propria fine(come molti altri anime di successo)però nell'insieme la trama di questi 12 episodi è molto bella....
Metropolis e la regina dei mille anni mi piacerebbe vederli, ma immagino la visione del secondo mi sia "preclusa" dalla visione almeno di Capitan Harlock che è un'altra perla che mi manca.. ^^
* Sulla regina dei mille anni non mi esprimo.
Però Galaxy Express era un'altra cosa...
* No.6
Mah... la grafica m'ispira il genere di appartenenza no.
Lo misi tempo addietro tra le opere da vedere ma...non so se arriverà mai il suo turno.
@Catulla
Ma si stà facendo la recensione su Galaxy Express o La Regina dei 1000 Anni?? *si, è uscito il mio lato fanboy *
Santo dio che agonia.
complimenti ai recensori....onizuka in questo caso la pensa come me, bob 71 tira fuori un'altra degna chicca d'autore...vedi che in questa rubrica cistai finendo spesso pure tu???
La regina dei mille anni è uno dei tasselli dell'universo Matsumoto che mi manca, metto in lista (chissà quando riuscirò a vederlo )
Il terzo film non lo conosco.
No.6 mi attirava quando fu annunciato, ma alla fine non l'ho mai iniziato e tuttora non ne sento il bisogno.
Per quanto riguarda La regina dei mille anni e No.6 non ho avuto ne modo e ne l'interesse a visionarli!
La Regina dei Mille Anni è gia nel mio mirino da tempo.
La valutazione data a No.6, nonostante la serie non mi sia dispiaciuta, la trovo oggettiva però forse avrei dato 5 o 4 perchè ritengo che ci siano cose bene peggiori che meritino un 3.
Sulla Regina dei Mille Anni sono in forte disaccordo con Catulla. In primo luogo sorvola completamente sul tema del rapporto edipico tra i protagonisti che sta al cuore della poetica di Matsumoto, specialmente in Galaxy Express (e a questo punto non mi sorprende che non le sia piaciuto). Io invece apprezzo particolarmente Matsumoto per le coppie edipiche Tori-Kira, Tetsuro-Maetel, Tochiro-Emeraldas (qui Tochiro non e' un bambino e porta a compimento il rapporto, ma inevitabilmente muore). In secondo luogo non sono d'accordo sul vistoso calo narrativo nel finale: è solo un leggero calo che viene ampiamente compensato da una conclusione di grande effetto. In terzo luogo i siparietti comici dei genitori di Kira non sono affatto tediosi ma importanti e funzionali alla storia (Kira deve scegliere tra una madre gelida e dei genitori terrestri molto umani).
Insomma non si poteva fare di meglio e questa serie la considero la migliore di Matsumoto dopo il Capitan Harlock originale.
In Matsumoto non c'è affatto ossessione per il rapporto edipico come tu sostieni, Micheles. Forse ci può essere un vago accenno, ma nell'ambito di una storia di formazione per il protagonista. Soprattutto il paragone con il caso di Tochiro ed Emeraldas che tu fai non c'entra proprio nulla. Tochiro infatti non è nemmeno un ragazzino, ma incarna tutte le qualità fisiche di anti-eroe, è la controfigura caricata degli opposti negativi di Harlock. E poi se non avessi colto quest'aspetto non mi sarebbero piaciuti nemmeno "Racconti dal Bar Miraggio" o "Queen Emeraldas" e , in quest'ultimo caso, tutti quegli universi anime-manga in cui viene rievocata la storia tra i due, molto poetica e malinconica a mio avviso.
Galaxy Express non mi è piaciuto per altri motivi. A parte che l'anime è un lungo dipanarsi di filler, per cui la mancanza di consequenzialità a lungo andare mi ha dato il voltastomaco. Da non dimenticare l'inutilità di Tetsuro come protagonista - ho odiato la sterilità vacua delle sue ciance - e la piatta caratterizzazione di Maetel. Penso che il prodotto più riuscito di Galaxy Express siano i due film, di una bellezza misteriosa nonostante i difetti di ritmo.
Non credo dunque tu possa ridurre il mio apprezzamento alla mancata comprensione dei complessi edipici di Matsumoto, perché, se anche ve ne fossero, a me non darebbero il minimo fastidio.
Ah, per inciso, non ho dato un 5, ma un 7, che a mio avviso è un voto dignitoso, e che rimarca quei difetti che ho evidenziato in recensione. Ma per me "La regina dei mille anni" è un'opera più che riuscita. Suvvia, non te la prendere se non sono stata in grado di dare un 9
@meitei
La visione della serie di GE mi ha lasciato il segno - in negativo - per cui un minimo confronto con quest'ultimo nella recensione de "La regina dei Mille Anni" ci stava
Piccola postilla per swordman:
Ma perché cinema e animazione d'autore?
@ Catulla
In effetti dal momento che c'è un solo film animato e due serie (di cui una moderna che ha da dimostrare...) la dicitura è un po forzata... Annoveratela tra gli Swordman fails
Ma io non ho detto che c'e' "ossessione". Ho solo detto che e' un tema importante di Matsumoto. Inoltre con rapporto edipico non intendo necessariamente qualcosa di sessuale, intendo in generale un rapporto affettivo tra un ragazzo e una donna adulta che funge anche da figura materna. Tochiro non e' un ragazzo ma la sua statura e certi suoi comportamenti lo rendono affine a un ragazzo, specialmente rispetto a Emeraldas. Anche se ovviamente Tochiro e' molto piu' di questo ed e' per molti versi figura superiore sia a Harlock che Emeraldas. Cose da dire ce ne sarebbero, ma meglio lasciar perdere in questa sede, perche' si tratta di personaggi assai complessi e con importanti differenze.
Comunque sei troppo cattiva col quel povero Tetsuro
Qualche impressione a caldo:
Recensioni scritte piuttosto bene, ma un po' troppo d'effetto. Pare si voglia curare la forma più che l'analisi del contenuto.
Medaglia d'oro pr BOB71, che considero uno dei migliori a scrive qua dentro, ma forse avrebbe dovuto rimarcare di più il fatto che Metropolis è tutta apparenza e poco contenuto. Anche io come Micheles rimasi piuttosto deluso quando lo vidi proprio per quello. (stessa impressione che mi fece Steamboy). Eppure tematiche da sviluppare bene ce ne erano...
@Micheles: Concordo al 100% col tuo intervento, però cavolo... gli spoiler su Matsumoto T_T""
@Catulla: Ma che hai recensito la regina dei mille anni o Galaxy Express?
@Onizuka. Quando parli di buchi narrativi non capisco mai se tali buchi ci sono davvero oppure sono parti della trama che non ti sono poco chiari. Il fatto che non abbia visto sto N6 non mi aiuta, purtroppo, quindi mi devo purtroppo basare solo su quel che scrivi. Si capisce che il motivo base del perchè non ti piaccia sto anime è la troppa linearità e superficialità della trama. Ok, potrebbe anche starci, ma ti sei fermato a riflettere prima se l'anime aveva come target uno sviluppo profondo oppure era l'approfondiento non fosse tra i requisiti? Perchè nel secondo caso probabilmente anche una trama semplice e lineare ci sarebbe stata bene...
stessa impressione che mi fece Steamboy
C'e' comunque un abisso tra Metropolis e Steam Boy, nel senso che Steam Boy e' molto ma molto peggiore. Gli ho dato 4 se ben mi ricordo, mentre Metropolis e' sicuramente sufficiente, per quanto si potesse fare di piu'.
però cavolo... gli spoiler su Matsumoto
Ma quali spoiler? Matsumoto si inizia a guardarlo dal Capitan Harlock originale e Tochiro e' gia' morto da tempo ...
In effetti ho visto Galaxy Express e Capitan Harlock l'anello dei Nibelunghi, ma per quanto riguarda Esmeralda e la Regina dei mille anni, nulla saccio!!
PS: Ancora d'accordo su steamboy: E' effettivamente peggio di Metropolis...
Scusa, perché pensi che la mia recensione sia povera di contenuti, soprattutto se neanche hai visto l'opera in questione? Poco fa non hai ammesso tu stesso di odiare gli spoiler?
Non ho recensito Galaxy Express, ho solo evidenziato i punti d'evoluzione in positivo de "La regina dei Mille Anni" rispetto a esso. Credo che il commento relativo non superi nemmeno le quattro righe
@Micheles
Allora per quanto riguarda quel rapporto è meglio parlare di storia di formazione. Che Tochiro sia superiore a Emeraldas e ad Harlock è un'affermazione estremamente soggettiva. Proprio la caratterizzazione di tutti i personaggi di Matsumoto è perfetta per la diversità con cui dà sfumatura a tutti. Eh, sì, ci sarebbero troppe cose da dire. Almeno su questo sono d'accordo con te
Tetsuro è un ciancione di prima categoria XD
Catulla, la tua, che non è mal fatta (ho pur detto che sono tutte scritte bene), semplicemente sembra una recensione comparativa di due opere piuttosto che focalizzata sul tema dell'anime in oggetto. Punto.
No.6 non lo conosco.
L'unico titolo che conosco è No.6, che però non ho ancora avuto modo di vedere; nonostante sia nella mia lista da diverso tempo. Mentre, mi attira moltissimo Metropolis, in quanto opera di Tezuka a me ancora sconosciuta. A La regina dei mille anni darò solo un'occhiata, perchè non mi attira abbastanza; spero di sbagliarmi. Complimenti ai recensori!
Mi sembra un po' troppo negativo il giudizio a Galaxy Express 999 che traspare dalla recensione, anche se ammetto di averne solo letto il manga (e neanche tutto, sono al 6° volume in attesa che mi arrivino i successivi). In ogni caso il manga de La regina dei 1000 anni è tra i miei prossimi acquisti previsti... sto provando a leijiarmi visto che mi mancano molti classici che conviene conoscere...
E' proprio questo il problema di Metropolis ed ancora più di Steamboy: Si concentrano sul lato tecnico a scapito di quello narrativo. Poi, i voti sono talmente random che lasciano il tempo che trovano, io non mi ci soffermerei troppo.
In ogni caso, fa sempre piacere essere pubblicati qui, ringrazio il moderatore.
A coloro che dicono che il tre è un voto troppo basso e adducono come critica il fatto che hanno trovato la storia bella ed avvincente vorrei far notare che forse non si sono chiesti come io l'abbia trovata, dato che la recensione è mia e non vostra. Per rispondervi, a mio avviso è piuttosto noiosa e inconcludente, non ho trovato molto di salvabile. D'altronde tale è un parametro talmente soggettivo che mi sembra palese non possa essere oggetto di critica alcuna. NOn compare nemmeno nella recensione.
@Solaris
Ti ringrazio per i dubbi che sollevi circa le mie facoltà di comprensione del soggetto, il che mi fa intendere una certa disistima nei miei confronti.
Comunque, per risponderti, No.6 inizialmente porge una trama piena di mistero e complotti che viene prima delineata, poi dimenticata per metà serie e ripresa solo alla fine, sviluppata in pochi episodi, lasciando buchi grandi come case (davvero, non sto qui a fare spoiler ma accadono miracoli veri e propri, resurrezioni e deus ex machina sono solo alcuni punti) e un finale totalmente inconsistente, senza i presupposti per farlo accadere. "Chi troppo vuole nulla stringe", almeno non in 11 episodi. Si nota, comunque, che sotto c'è qualcosa, ma il tutto viene riassunto e tagliato troppo spietatamente.
Per rispondere al tuo secondo quesito prenderò a prestito le parole che ironic74 usa nella sua recensione:
"No.6" potrebbe essere riassunto così: la fiera del vorrei ma non posso!..
..vorrebbe essere un titolo di fantascienza sociologica e di grandi cospirazioni, vorrebbe accontentare anche le amanti dello yaoi ingenerando una serie di situazioni al limite ma senza mai cadere nell'esplicito; insomma alla fine della giostra non resta che un prodotto che non è né carne né pesce e non sarà di certo un finale alla " The Wall" dei Pink Floyd ad allontanare il senso di fastidiosa presa in giro che procede con l'andare avanti delle puntate
A prescindere da ciò spero di essere stato sufficientemente chiaro nello spiegare le motivazioni che mi hanno condotto a tale valutazione e che non vi siano ulteriori perplessità.
Non dimentichiamo i complimenti a Catulla e a Bob, le loro recensioni sono come sempre molto piacevoli da leggere
Alla prossima.
Ad ogni modo se mi dici che l'anime è proprio strutturato male, come in risposta al mio quesito, sono più propenso a crederti perché mi stai fornendo delle motivazioni più oggettive. A questo punto, perché le stesse motivazioni non le hai messe nella rece?
Di No.6 non ho mai sentito parlare e credo che lo rispedirò nell'oblìo, visto il trattamento poco incoraggiante riservatogli da Onizuka, che rischia di essere ricordato come uno dei più spietati anime-killer della storia della rubrica.
Complimenti ai due autori sopracitati!
Di Metropolis sottoscrivo ogni singola parola di bob71, ho avuto una strana sensazione di deja-vu nel leggerla.
Per rispondere alle accuse di "superficialità" di contenuti, penso che sia da attribuire alla smaniosa ricerca "formale" di Otomo, unita all'esplosivo sviluppo della CGI dell'epoca, nonchè alle ambizioni di entrare nelle grazie di un pubblico più vasto e internazionale. Si tratta di produzioni talmente mastodontiche (Metropolis e Steamboy) che il singolo autore finisce per perdere autonomia e controllo sul risultato finale, anche a fronte delle immense risorse (da recuperare!) stanziate dai vari comitati di produzione.
PS: Vorrei ringraziare chi ha selezionato l'ennesima mia recensione per la rubrica (come strenna natalizia non poteva essere più gradita!) e chi mi fa i complimenti!
Dal canto mio avevo buttato giù uno schizzo "fanartistico" per omaggiare gli amici che seguono la rubrica e i fan del maggiore Kusanagi della serie Ghost in the Shell, ma (ahimè) non riesco più a postare foto con il classico codice html, quindi non mi resta che invitarvi nella mia scheda alla sezione Gallery...
Au revoir
Comunque mi sento libero di cassare le opere che non mi hanno soddisfatto, non vedo perchè dovrei raccontare che mi sono piaciute o che le trovo buone se non riesco a trovare nemmeno un elemento positivo che mi abbia colpito o che ritengo degno di essere considerato bene. Di solito alle opere fatte per essere semplici e lineari, magari anche banalotte, come ad esempio candy boy, riserbo quasi sempre un 6 politico. Le valutazioni più alte le riserbo a titoli più complessi, il che comunque non è sempre vero, ma questo poichè preferisco questi ultimi, tutto qua è una gerarchia di valori che ho, inutile dire che opere più complesse necessitano di un lavoro ed elaborazione maggiori e di conseguenza mi sembrano maggiormente degne di lode. Ognuno di noi usa un suo modello per giudicare, o forse tu no?
Ti rendo edotto comunque che ho dato 8 a Kigeki, per esempio, opera brevissima e lineare, ma che denota una notevole abilità del suo autore, e quindi merita di essere premiata.
In questo caso l'opera chiaramente voleva essere qualcosa, troppe cose, e non è riuscita ad essere nulla. Altrimenti perchè mai imbastire una trama così piena di misteri e di spunti, se poi non li svisceri? Secondo me con più episodi avrebbero avuto il tempo di dire tutto ciò che era necessario, d'altronde se non erro è una serie che adatta dei romanzi, si vede che è un adattamento piuttosto scarso, che taglia molto, troppo.
Comunque, non cavilliamo troppo sul voto, mi sembra che la cosa più importante di una recensione sia la sua analisi.
Ha, e non mi sono certo offeso, tranquillo^^
Ma non sia mai! Analisi, lo continuo a dire da sempre non ha a che fare con se stessi, ma con quello che si analizza. Tu hai facoltà di scegliere solo il metodo di analisi, che, pressappoco si riduce a filtrare le informazioni in un modo o in un altro. Il giudizio soggettivo viene dopo, ma questo tu non riesci a risolverlo mai e mischi sempre tutto insieme, per questo poi io ti chiedo puntualmente di ripensarci meglio. Come vedi non ti impongo mica di rivedere le tue preferenze. (anche perché nel caso specifico di "No6" io manco ce l'ho una preferenza da forzare: Non l'ho visto! XD)
Comunque, mi sembra di aver fornito un'analisi piuttosto onesta e di aver motivato abbastanza la mia posizione, se i miei metodi di analisi e valutazione ti sembrano abbastanza stretti e/o rigidi, bè è così. Sono, penso, una mia scelta, o forse no?^^
P.S. non volevo offendere nessuno ma solo cercare di aiutare a calmare gl'animi!!
Io personalmente non ho visto nessuno degli anime proposti,posso solo dire che No.6 me l'hanno sconsigliato quasi tutti.....
Il perche non chiedetelo a me!!
@Terra ti sembra che dobbiamo calmarci? Io ed Oni discutiamo spesso, ma con Oni si può discutere bene perché è una persona intelligente. Sono altri che saltano subito ai coltelli.
per quanto possa non esserti piaciuto una recensione dovrebbe basarsi su basi oggettive e tu stesso ci dici che la tua non lo è affatto.
Dovrebbe poi considerare elementi come la tecnica e la grafica ecc ecc che indubbiamente precludono al titolo 3 come voto.
Altra cosa che consiglio sempre di tenere a mente è la media delle opere che attualmente vengono prodotte ; se si basano i propri giudizi paragonando ogni anime alle varie pietre miliari si rischia di non valutare adeguatamente l'opera. Senza contare che mettere un voto del genere in un sito con una classifica incide sulla possibilità che altri vedano la serie.
E poi ti ricordo :
Highschool of the Dead (Voto: 4, +10 punti)
Kore wa Zombie desu ka? (Voto: 5, +10 punti)
Yumekui Merry (Voto: 3, +10 punti )
Valkyria Chronicles (Voto: 7, +5 punti)
sono voti che hai dato tu su cui ti inviterei a riflettere e su alcuni sono anche in pieno accordo con te ( alcune bellissime recensioni ) ma che non trovano termini di paragone con il voto espresso su N6.
Magari agli altri darò un occhiata.
E complimenti ai recensori! ^^
@terrablu2003
Non ti preoccupare, io e solaris discutiamo sempre con questi toni, ma in fondo ci vogliamo bene (forse XD) ^^
@Selpher
Mi sembra che la recensione non si limiti a dire: mi è piaciuto/non mi è piaciuto, se hai qualche critica da fare, falla con cognizione di causa. Il mio discorso sul soggettivo era riferito al voto e al voto soltanto. In ogni caso io non vedo il voto come un fine, ma come un elemento accessorio di cui si potrebbe anche fare a meno. La recensione non è fatta per dare giustificazione del numero, ma per dire quello che penso della serie in tutta sincerità e prospettarne una mia analisi.
Capirai dunque che se ciò che mi contesti è solo il voto non vedo che utilità abbia il tuo intervento e la discussione si può benissimo chiudere qui verrebbe meno il senso di questa rubrica. Peraltro, io sinceramente non lo darei nemmeno il voto, dato che alla fine si va a finire sempre su quello e mai sulla recensione.
Inoltre non vedo perchè mai mi dovrebbe importare qualcosa della media degli anime che vengono prodotti, il voto che do io è strettamente personale, saranno pure cavoli miei!!! Ma, sopratutto, perchè mi dovrei preoccupare di influenzare qualcuno con il mio voto?? Dovrei censurarmi perchè qualcun'altro potrebbe non vedere la serie?? Ma dico, sei serio? Se una persona prendesse una simile decisione perchè ha visto un tre dato da me (a parte il fatto che avrebbe fatto bene) allora si potrebbero avere seri dubbi sulla sua intelligenza. Si dovrebbe invece leggere la recensione e capire il perchè di quel tre, cosa che,stando ai commenti che ho letto, sembra non faccia nessuno.
Peraltro non vedo nemmeno perchè dovrei confrontare i voti che ho dato ad altre serie. Tu assumi in questo modo che quelle serie siano in qualche modo confrontabili tra loro, il che obiettivamente non ha senso, manca totalmente il nesso logico di tale paragone. E' palese che ognuna di esse sia diversa dall'altra e che ciascuna abbia i suoi pregi e difetti. Ogni opera la valuto di per sè, usando per ognuna il mio modello di giudizio, cosa dovrei usare altrimenti?? E, poi, di certo il mio giudizio non ambisce ad avere un valore universale.
Inoltre il discorso della realizzazione tecnica non attacca, una serie con una trama insufficiente ma supportata da una buona realizzazione tecnica rimane insufficiente. Mentre una serie con una buona trama e anche realizzazione tecnica ne risulta avvalorata. Fare il contrario vorrebbe dire giudicare l'opera dai dettagli invece che dalla sostanza.
Saluti e arrivederci.
Comunque, la versione cartacea di Queen Millennia è molto più immatura e difettata di quella a video, quindi tutto sommato darei lo stesso voto con le stesse motivazioni per l'anime.
Di Harlock invece direi esattamente il contrario (non sono proprio d'accordo che l'anime abbia dei gran pregi narrativi, anzi è a tratti inspiegabilmente noioso).
Metropolis sono abbastanza d'accordo con la recensione, anche se non lo ricordo molto nei dettagli: lo riguarderò.
Della D/Visual ho Capitan Harlock, La regina dei Mille Anni me lo devo ancora procurare, ma ti do pienamente ragione sul fastidio alle mani
L'anime di Harlock ha le sue pecche, ma ritengo che la parte più "pallosetta" sia quella iniziale. Man mano che progredisce, il ritmo ingrana.
Poteva diventare un gran bell'anime,poteva.
Mi trovo ancora una volta in totale disaccordo con te....
Una recensione non è un commento ma un mezzo per condividere un parere su un opera.
Dal vocabolario :
RECENSIÓNE - ESAME CRITICO DI UN'OPERA ATTRAVERSO IL RAFFRONTO TRA MANOSCRITTI, CON GIUDIZIO SUL SUO VALORE E PREGIO.
Il voto è percio il fine ultimo considerato che viene redatta con lo scopo di suggerire o meno l'opera ad altri possibili fruitori.
Una recensione inoltre avrebbe il dovere di essere in sintonia con il voto stesso espresso dal critico ( cosa che non ritrovo nella tua ) e allo stesso modo le recensioni e i relativi voti dovrebbero essere comparabili in modo da scegliere quale opera prediligere.
Ti manca proprio la coscenza di cosa sia una recensione e del tuo ruolo come recensore. La premessa fondamentale, seppur utopica, di un recensore è che le opere siano comparabili e questo concetto assume maggior rilievo in un sito che imposta una classifica dei vari anime con l'unico altro filtro del genere sentimentale/azione ecc.
Per quanto sia difficile e/o impossibile dovresti tendere alla massima oggettività e cercare di utilizzare un modello di giudizio sempre uguale a tutte le recensioni che fai.
Quando dici che sono cavoli tuoi poi mi fai cadere le braccia.... perche allora le tue recensioni dovresti assolutamente scriverle su un bel file word e tenerle nel tuo hard disk visto che il tuo fine non è altruistico ma egoistico e autocelebrativo.
Con le tue parole metti in discussione il senso stesso di internet o della rete in generale, il poter condividere pareri e/o convinzioni che possano essere criticate o meno ma che siano UTILI agli altri utenti al fine di crearsi una propria opinione.
Su questa filosofia di pensiero si basano migliaia o milioni di siti di ogni genere e se non la condividi dovresti evitare di recensire.
Considerato invece che a me fa piacere leggere le tue recensioni e analisi ( le trovo tra le piu interessanti da leggere anche se non sono sempre d'accordo ) ti invito a ripensare la tua posizione e la scarsa importanza che attribuisci al voto.
Il voto non è la parte fondamentale di una recensione ma sicuramente uno degli elemnti primari al pari dell'analisi o della gradevolezza espositiva.
Saluti
Dalla definizione da te postata non si evince che vi debba essere per forza di cose un voto espresso in numeri. Vi è solo scritto che si deve esprimere un giudizio sul valore e pregio dell'opera, la qual cosa può essere benissimo eseguita a parole e non tramite un medium numerico.
Se la mia recensione non ti sembra in sintonia con il voto forse non ti sei accorto che della serie non salvo prorpio nulla e, anzi, critico la sua stessa inconsistenza a livello strutturale. Anche se fosse, non sapendo tu il mio criterio per dare i voti non puoi nemmeno contestare una cosa del genere, una discussione sul voto non va da nessuna parte.
Sulle altre critiche, che sono fuffa pura.
Intanto, qui siamo in un sito dove gli utenti scrivono recensioni amatoriali. Io non ambisco certo ad essere recensore professionista o ad avere riconoscimenti, lo faccio nel tempo libero dallo studio solo perchè mi diverte scriverle, e perchè mi piace confrontare le mie analisi con quelle degli altri utenti che sono miei amici, cosa ne pensino gli altri fondamentalmente è irrilevante. Le recensioni le scrivo come pare a me, i tuoi devi qui e devi la te li puoi tenere per te, non mi sembra che vi sia una legge che mi obbliga a tenere una determinata condotta. E soprattutto, chi saresti tu per dire certe cose?? Anche se i miei fini fossero puramente autocelebrativi, cosa che non è, non vedo perchè dovrei evitare di postarle, anzi se avessi tale fine sarebbe di certo la cosa migliore da fare no??
Inoltre non hai dimostrato che le tue critiche si possano applicare alla fattispecie in questione, il che le rende solo un mucchio di chiacchere. Quindi non vedo perchè dovrei stare ad ascoltarti ulteriormente, dato che vaneggi e ti produci in un mare di illazioni ingiustificate.
Comunque, finiamola qui, non capisco la ragione del tuo infervorarti ed insistere per una cosa dalla dubbia importanza come questa, ti prendi troppo sul serio.
I "miei devi", che in realtà sono dovresti ( vedi condizionale ) sono ovviamente riferitii a un recensore ideale.
Personalmente non considero il tuo punto di vista fuffa, ma purtoppo tu il mio si. Non sono nessuno e non obbligo nessuno a far niente, esprimo la mia personale opinione cercandola di condividerla e nel caso specifico di farti riflettere.
Il resto sono solo timide offese che mi prendo con rammarico.
Certo che se te la prendi cosi a male per uno scambio definibile al massimo pepato di opinioni non oso immaginare cosa fai quando ti attaccano davvero....
Comunque come ho gia scritto non ti ho mai invitato a non scrivere recensioni, ma solo a riconsiderare il tuo punto di vista nello scriverle.
Ti ho invece fatto svariati complimenti che nell'impeto di rispondermi immagino ti siano sfuggiti. Spero vivamente di leggere altre tue recensioni, e allo stesso modo spero che la discussione per quanto finita un po in malo modo possa avere spostato anche di poco il tuo modo di vedere le cose. E' per questo che si discute no ?
Ancora saluti
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