Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Appuntamento dedicato ai classici anni '80: Bagi, Là sui monti con Annette e Lamù: Beautiful Dreamer
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Appuntamento dedicato ai classici anni '80: Bagi, Là sui monti con Annette e Lamù: Beautiful Dreamer
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Bagi
9.0/10
Che cosa contraddistingue un'opera di Tezuka? La semplicità, la delicatezza, la bontà, l'umorismo, l'amore per la natura e la vita in tutte le sue forme, ma anche l'azione, il movimento, il dramma e la commozione, il tutto presentato in una forma comprensibile ai bambini. Tutto questo si trova in "Bagi", che a sorpresa si rivela essere un'opera degna del miglior Tezuka. Dico a sorpresa perché ultimamente non ero stato completamente soddisfatto dai film del Dio dei manga, fossero opere sperimentali come "Male", "Memory", "Mermaid", "Jumping" o film cinematografici come "L'Uccello di Fuoco 2772" e "Prime Rose": sia ben chiaro, sono tutte opere buone, ma che a mio avviso mancano del tocco magico che si può trovare in manga come "La Principessa Zaffiro", "Kimba" o "La Fenice". "Bagi" invece, il tocco magico, ce l'ha, eccome, fin dalla prima apparizione della protagonista, che si presenta inizialmente soltanto come una maschera femminile.
La storia è semplice, dopo dieci minuti è possibile anticipare tutto il film e la sostanza del finale, ma questo è un punto di forza, non un punto debole. Non dovendo spendere molto tempo per seguire la trama (già familiare a chi conosce l'"Isola del dottor Moreau" di H. G. Wells) lo spettatore è libero di apprezzare lo stupendo chara design di "Bagi" e il dinamismo dei suoi movimenti. Il valore di "Bagi" sta nei dettagli, in alcune scene estremamente semplici eppure di grande impatto, quali il racconto dell'infanzia di Bagi, che vediamo imparare a camminare, a parlare e a scrivere. Indimenticabile è la scena del balletto sotto la pioggia, i movimenti di Bagi esprimono la vita stessa, una tematica carissima a Tezuka. I conoscitori di Tezuka vedranno nei movimenti di Bagi un'evoluzione di quelli di Kimba, mentre le forme femminili di Bagi ricorderanno le trasformazioni dell'Uccello di Fuoco; la coppia Ryo-Cico ricorderà la coppia Black Jack-Pinoko, nel finale appariranno dei cameo di Ham Egg e Acetylene Lampe.
"Bagi" è anche un'espressione del Tezuka sensuale, visto in Ayako, in Melmo, in Prime Rose, ma anche gli aspetti "erotici" sono trattati in maniera delicatissima, rendendo il film fruibile sia dai bambini sia dagli adulti. Un film perfetto nella tempistica, mirabilmente costruito nei lunghi flashback che preludono all'inevitabile finale. È balzato inaspettatamente al primo posto tra i miei film di Tezuka preferiti. Si tratta di una piccola perla da riscoprire. Peccato solo per non aver visto la versione italiana, doppiata dall'ottima Cinzia de Carolis (Lady Oscar) che sicuramente sarà stata perfetta nella parte di Bagi.
La storia è semplice, dopo dieci minuti è possibile anticipare tutto il film e la sostanza del finale, ma questo è un punto di forza, non un punto debole. Non dovendo spendere molto tempo per seguire la trama (già familiare a chi conosce l'"Isola del dottor Moreau" di H. G. Wells) lo spettatore è libero di apprezzare lo stupendo chara design di "Bagi" e il dinamismo dei suoi movimenti. Il valore di "Bagi" sta nei dettagli, in alcune scene estremamente semplici eppure di grande impatto, quali il racconto dell'infanzia di Bagi, che vediamo imparare a camminare, a parlare e a scrivere. Indimenticabile è la scena del balletto sotto la pioggia, i movimenti di Bagi esprimono la vita stessa, una tematica carissima a Tezuka. I conoscitori di Tezuka vedranno nei movimenti di Bagi un'evoluzione di quelli di Kimba, mentre le forme femminili di Bagi ricorderanno le trasformazioni dell'Uccello di Fuoco; la coppia Ryo-Cico ricorderà la coppia Black Jack-Pinoko, nel finale appariranno dei cameo di Ham Egg e Acetylene Lampe.
"Bagi" è anche un'espressione del Tezuka sensuale, visto in Ayako, in Melmo, in Prime Rose, ma anche gli aspetti "erotici" sono trattati in maniera delicatissima, rendendo il film fruibile sia dai bambini sia dagli adulti. Un film perfetto nella tempistica, mirabilmente costruito nei lunghi flashback che preludono all'inevitabile finale. È balzato inaspettatamente al primo posto tra i miei film di Tezuka preferiti. Si tratta di una piccola perla da riscoprire. Peccato solo per non aver visto la versione italiana, doppiata dall'ottima Cinzia de Carolis (Lady Oscar) che sicuramente sarà stata perfetta nella parte di Bagi.
Là sui Monti con Annette
7.0/10
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
Annette Barniel è una bambina vivace, franca e risoluta. Ha sette anni, vive tra montagne alte e la sua storia inizia in maniera allegra e spensierata. Salta gli scalini di casa a piè pari, si precipita giù in strada per arrivare in tempo all'appuntamento con Lucien e, insieme al suo migliore amico, vanno alla volta della scuola nel piccolo paesino di Rossinière. La vita di Annette sembra essere come quella di una qualsiasi delle sue amiche. La mattina presto aiuta il padre a mungere le mucche, più tardi va a scuola, un bisticcio qui e là con i suoi compagni e poi si ritorna a casa, a raccontare la sua giornata alla mamma, la dolce madre in attesa del suo fratellino. Annette sente sin da subito che sarà un maschio, e punta tutta la sua attenzione su di lui; sul nome che avrà, sul comportamento che terrà, sul suo ruolo di sorella maggiore. Ed è proprio con la nascita di Dany che la vita della bambina prenderà una piega inaspettata. Nel giro di una sera, la sorella esemplare quale Annette si augurava di divenire, si improvvisa come sostituta madre. Il passo è istantaneo. Il piccolo ha bisogno di cure e la vita poco agiata dei Barniel non permette di indugiare. La scuola passa in secondo piano per una bambina avvezza ai lavori di casa.
Quella che ci viene mostrata è la vita di una ragazzina che si affaccia al mondo e alle responsabilità ancor prima dei suoi coetanei. Stavolta Annette sarà intransigente anche con sé stessa. Non si permetterà distrazioni né alcune priorità, se non quella di badare a Dany. Le sue ansie sembrano acquietarsi solo con l'arrivo di un'anziana zia, accorsa appositamente per badare ai nipoti mentre il padre, Pierre, lavora.
La vita sembra aver ripristinato il suo naturale corso degli eventi. Annette ritorna a essere una studentessa diligente e passa le sue giornate con Lucien. Con il suo solito fare pignolo, rimbecca le mancanze dell'amico, immaturo e frivolo, che nessun evento esistenziale sembra scuotere dal suo torpore. I due amici di infanzia condividono giochi e risate, ma il percorso differente che hanno dovuto affrontare li porta a costruire due indoli opposte. Lui è rilassato, anche troppo, tipico di chi non ha ancora acquisito il minimo senso del dovere o una dimensione della propria condizione presente e futura. Lei risulta intollerante a ciò. Costretta a fare i conti presto con la realtà, e con un carattere apprensivo e bacchettone, tende a far da portavoce del messaggio buono e giusto. I battibecchi sono frequenti, e con tanta frequenza si dissolvono, questo fin quando un giorno di cinque anni dopo le vite dei due ragazzi verranno cambiate.
Il cambiamento che sconvolgerà le vite dei due giovani, ormai dodicenni, gira attorno alla persona più importante per Annette. Dany, il piccolo che Annette ha giurato alla madre di proteggere. Una promessa che la ragazzina non dimentica mai, segue con sussiego le parole della madre che stringe forte al petto. Di quelle parole, di quella promessa fa una chiave del rapporto che la lega al fratello. Il dolce Dany, dalla voce allegra e dal visino grazioso. Dany che tenta di fuggire di casa per andare a vedere la prima corsa del treno in paese. Dany che sogna le storie delle favole che gli legge la sorella. Dany che chiama zietta e zio tutti gli adulti, dal controllore al dottore. Dany che con la sua lingua lunga riesce a far ridere e a farsi voler bene da tutti… Proprio quel Dany sarà investito in un incidente. Ma quella caduta nel burrone non basta per togliere il sorriso dolce e sincero dalle sue labbra. Il bambino, simbolo della purezza e delle attenzioni più nobili di tutti i personaggi della storia, continua a vivere in maniera allegra e vivace. Lo splendore di questo bambino sta nell'ingenuità con cui non si aggrapperà ai sentimenti nocivi, che corrodono l'animo di un rancore irrisolvibile. Per Dany sembra semplice perdonare Lucien, che con un suo dispetto poteva compromettergli la vita. Per Annette invece, non esiste tregua per ciò che è successo. Il gesto le sembra fatale come se lo avesse compiuto lei stessa, un attentato alla vita che lei si è dedicata a proteggere e accudire, alla vita che le è più cara e che la ricollega alla defunta madre.
Da qui in avanti "Sui monti con Annette" si tingerà di toni cupi, sentimenti d'astio, che sbocciano in istintivi scatti di rabbia. Il disegno semplice ed essenziale si rivela fortemente espressivo nei volti dei personaggi nei momenti di maggiore tensione. L'odio, che acceca la nostra protagonista, le fa perdere il senno con cui ossequiosamente ha sempre condotto e levigato la sua persona. L'accanimento verso il capro espiatorio delle limitazioni alla gamba del fratello provocano in lei un atteggiamento irriconoscibile (persino per sé stessa!). Così, Lucien non verrà mai a capo del modo con cui recuperare l'amicizia perduta, né del senso di colpa che tutti i giorni gli si rovescia addosso tramite Annette e i suoi compagni. Sembra quasi che venga data una risposta alla tacita domanda che tutti si ponevano fino ad allora: "Lucien, quando crescerai e diverrai responsabile?". Ed eccolo, un Lucien sconsolato e allontanato da tutti, che vaga nella foresta piangendo. Incontra l'uomo, Peguin, che di colpe ne sa qualcosa. E dell'espiazione di esse cerca ancora una soluzione. Trasferisce i suoi anni di esperienza e saggezza al giovane ragazzo, e gli ispira la via, la passione, la dedizione al lavoro. Lucien inizia a sentirsi utile in fattoria e a essere elogiato per le sue sculture in legno. Il ragazzo si fa forza, crea un suo spazio in cui rifugiarsi, e con cui una volta uscito dal suo mondo leggero e sognante, possa presentarsi agli altri con qualcosa di ammirabile, qualcosa di cui andare fiero. Ovviamente, nulla di tutto questo potrà rendergli la sua amica di infanzia, la sua unica compagna di giochi. Ma ci prova, e ci riprova.
La seconda parte dell'anime, è un gioco a perdersi e ritrovarsi per Annette e Lucien. I risentimenti e i ricordi affioreranno come spinte positive, e poi, d'un tratto, come attrito fra i due vecchi amici. I passi che muoveranno - l'uno verso l'altra, e l'una contro l'altro - sembrano non coincidere mai. La tempistica è sempre sbagliata, le preoccupazioni aumentano, le persone si intromettono e le voci si spandono da orecchio a orecchio. Il tempo, si sa, guarisce ogni cosa. Scalfisce persino la risolutezza di Annette, ma le stampelle di Dany sembrano un ricordo che non svanisce mai. Un'immagine che lampeggia nella sua testa, come un allarme rosso, rosso come l'odio e la vendetta. Le lacrime e le scuse, i pentimenti e la bontà non sembrano lasciar stare i nostri protagonisti. I genitori, i veri adulti della storia, si comprendono. Il bambino, la vittima, continua imperterrito a ridere e giocare con il suo piccolo amico ermellino, Klaus. Gli unici tormenti sono quelli di una fiducia spezzata, così come le prospettive di un futuro spensierato tra i due amici. La storia non preme sulla disperazione di un bambino disabile. Le cose di cui Dany si priva emergono con semplicità, dal suo chiacchiericcio buffo e delizioso. Dany è un personaggio solare, decretato a sciogliere i cuori e i sorrisi dello spettatore. Ma la storia si concentra su tutt'altro aspetto. I riflettori fanno luce sulle ombre dell'animo umano, sulle peripezie della vita che ci mettono alla prova, e ci temprano, su come non si è più bambini nemmeno da giovani se si è orfani. E non si è comunque abbastanza adulti da fare le scelte giuste, almeno non in tempo.
"Sui monti con Annette" non è una storia con il 'cielo sempre blu', come ci viene cantato nella sigla italiana. Questa è una storia in cui la torbidezza del proprio cuore va dissipata dopo un lungo lavoro con se stessi. Un lavoro impegnativo per dei ragazzi così giovani, messi così duramente alla prova. Lo scoglio che dovranno superare vede prima di tutto una battaglia con sé stessi, prima che con il resto del mondo. Una battaglia che richiede coraggio per essere vinta. Questo è un insegnamento che il signor Nicholas - un personaggio secondario la cui presenza riesce a segnare dei passaggi fondamentali all'interno della narrazione - farà presente ai suoi alunni. Viene comunicato dunque, un insegnamento di vita, che non ha difficoltà a esser colto nella semplicità delle scene. Indimenticabile è il momento in cui Dany salta dal treno, sulle proprie gambe, piegando le proprie ginocchia e i sentimenti del pubblico quanto della zietta che lo abbraccia. In quel momento, Annette e il padre da un lato, e Lucien e la madre dall'altro, si fanno incontro verso il piccolo Dany. E così, le storie dei ragazzi di Rossinière continuano per la loro strada, fatta di battibecchi e risate fra amici, con la promessa di non perdersi di vista mai.
Annette Barniel è una bambina vivace, franca e risoluta. Ha sette anni, vive tra montagne alte e la sua storia inizia in maniera allegra e spensierata. Salta gli scalini di casa a piè pari, si precipita giù in strada per arrivare in tempo all'appuntamento con Lucien e, insieme al suo migliore amico, vanno alla volta della scuola nel piccolo paesino di Rossinière. La vita di Annette sembra essere come quella di una qualsiasi delle sue amiche. La mattina presto aiuta il padre a mungere le mucche, più tardi va a scuola, un bisticcio qui e là con i suoi compagni e poi si ritorna a casa, a raccontare la sua giornata alla mamma, la dolce madre in attesa del suo fratellino. Annette sente sin da subito che sarà un maschio, e punta tutta la sua attenzione su di lui; sul nome che avrà, sul comportamento che terrà, sul suo ruolo di sorella maggiore. Ed è proprio con la nascita di Dany che la vita della bambina prenderà una piega inaspettata. Nel giro di una sera, la sorella esemplare quale Annette si augurava di divenire, si improvvisa come sostituta madre. Il passo è istantaneo. Il piccolo ha bisogno di cure e la vita poco agiata dei Barniel non permette di indugiare. La scuola passa in secondo piano per una bambina avvezza ai lavori di casa.
Quella che ci viene mostrata è la vita di una ragazzina che si affaccia al mondo e alle responsabilità ancor prima dei suoi coetanei. Stavolta Annette sarà intransigente anche con sé stessa. Non si permetterà distrazioni né alcune priorità, se non quella di badare a Dany. Le sue ansie sembrano acquietarsi solo con l'arrivo di un'anziana zia, accorsa appositamente per badare ai nipoti mentre il padre, Pierre, lavora.
La vita sembra aver ripristinato il suo naturale corso degli eventi. Annette ritorna a essere una studentessa diligente e passa le sue giornate con Lucien. Con il suo solito fare pignolo, rimbecca le mancanze dell'amico, immaturo e frivolo, che nessun evento esistenziale sembra scuotere dal suo torpore. I due amici di infanzia condividono giochi e risate, ma il percorso differente che hanno dovuto affrontare li porta a costruire due indoli opposte. Lui è rilassato, anche troppo, tipico di chi non ha ancora acquisito il minimo senso del dovere o una dimensione della propria condizione presente e futura. Lei risulta intollerante a ciò. Costretta a fare i conti presto con la realtà, e con un carattere apprensivo e bacchettone, tende a far da portavoce del messaggio buono e giusto. I battibecchi sono frequenti, e con tanta frequenza si dissolvono, questo fin quando un giorno di cinque anni dopo le vite dei due ragazzi verranno cambiate.
Il cambiamento che sconvolgerà le vite dei due giovani, ormai dodicenni, gira attorno alla persona più importante per Annette. Dany, il piccolo che Annette ha giurato alla madre di proteggere. Una promessa che la ragazzina non dimentica mai, segue con sussiego le parole della madre che stringe forte al petto. Di quelle parole, di quella promessa fa una chiave del rapporto che la lega al fratello. Il dolce Dany, dalla voce allegra e dal visino grazioso. Dany che tenta di fuggire di casa per andare a vedere la prima corsa del treno in paese. Dany che sogna le storie delle favole che gli legge la sorella. Dany che chiama zietta e zio tutti gli adulti, dal controllore al dottore. Dany che con la sua lingua lunga riesce a far ridere e a farsi voler bene da tutti… Proprio quel Dany sarà investito in un incidente. Ma quella caduta nel burrone non basta per togliere il sorriso dolce e sincero dalle sue labbra. Il bambino, simbolo della purezza e delle attenzioni più nobili di tutti i personaggi della storia, continua a vivere in maniera allegra e vivace. Lo splendore di questo bambino sta nell'ingenuità con cui non si aggrapperà ai sentimenti nocivi, che corrodono l'animo di un rancore irrisolvibile. Per Dany sembra semplice perdonare Lucien, che con un suo dispetto poteva compromettergli la vita. Per Annette invece, non esiste tregua per ciò che è successo. Il gesto le sembra fatale come se lo avesse compiuto lei stessa, un attentato alla vita che lei si è dedicata a proteggere e accudire, alla vita che le è più cara e che la ricollega alla defunta madre.
Da qui in avanti "Sui monti con Annette" si tingerà di toni cupi, sentimenti d'astio, che sbocciano in istintivi scatti di rabbia. Il disegno semplice ed essenziale si rivela fortemente espressivo nei volti dei personaggi nei momenti di maggiore tensione. L'odio, che acceca la nostra protagonista, le fa perdere il senno con cui ossequiosamente ha sempre condotto e levigato la sua persona. L'accanimento verso il capro espiatorio delle limitazioni alla gamba del fratello provocano in lei un atteggiamento irriconoscibile (persino per sé stessa!). Così, Lucien non verrà mai a capo del modo con cui recuperare l'amicizia perduta, né del senso di colpa che tutti i giorni gli si rovescia addosso tramite Annette e i suoi compagni. Sembra quasi che venga data una risposta alla tacita domanda che tutti si ponevano fino ad allora: "Lucien, quando crescerai e diverrai responsabile?". Ed eccolo, un Lucien sconsolato e allontanato da tutti, che vaga nella foresta piangendo. Incontra l'uomo, Peguin, che di colpe ne sa qualcosa. E dell'espiazione di esse cerca ancora una soluzione. Trasferisce i suoi anni di esperienza e saggezza al giovane ragazzo, e gli ispira la via, la passione, la dedizione al lavoro. Lucien inizia a sentirsi utile in fattoria e a essere elogiato per le sue sculture in legno. Il ragazzo si fa forza, crea un suo spazio in cui rifugiarsi, e con cui una volta uscito dal suo mondo leggero e sognante, possa presentarsi agli altri con qualcosa di ammirabile, qualcosa di cui andare fiero. Ovviamente, nulla di tutto questo potrà rendergli la sua amica di infanzia, la sua unica compagna di giochi. Ma ci prova, e ci riprova.
La seconda parte dell'anime, è un gioco a perdersi e ritrovarsi per Annette e Lucien. I risentimenti e i ricordi affioreranno come spinte positive, e poi, d'un tratto, come attrito fra i due vecchi amici. I passi che muoveranno - l'uno verso l'altra, e l'una contro l'altro - sembrano non coincidere mai. La tempistica è sempre sbagliata, le preoccupazioni aumentano, le persone si intromettono e le voci si spandono da orecchio a orecchio. Il tempo, si sa, guarisce ogni cosa. Scalfisce persino la risolutezza di Annette, ma le stampelle di Dany sembrano un ricordo che non svanisce mai. Un'immagine che lampeggia nella sua testa, come un allarme rosso, rosso come l'odio e la vendetta. Le lacrime e le scuse, i pentimenti e la bontà non sembrano lasciar stare i nostri protagonisti. I genitori, i veri adulti della storia, si comprendono. Il bambino, la vittima, continua imperterrito a ridere e giocare con il suo piccolo amico ermellino, Klaus. Gli unici tormenti sono quelli di una fiducia spezzata, così come le prospettive di un futuro spensierato tra i due amici. La storia non preme sulla disperazione di un bambino disabile. Le cose di cui Dany si priva emergono con semplicità, dal suo chiacchiericcio buffo e delizioso. Dany è un personaggio solare, decretato a sciogliere i cuori e i sorrisi dello spettatore. Ma la storia si concentra su tutt'altro aspetto. I riflettori fanno luce sulle ombre dell'animo umano, sulle peripezie della vita che ci mettono alla prova, e ci temprano, su come non si è più bambini nemmeno da giovani se si è orfani. E non si è comunque abbastanza adulti da fare le scelte giuste, almeno non in tempo.
"Sui monti con Annette" non è una storia con il 'cielo sempre blu', come ci viene cantato nella sigla italiana. Questa è una storia in cui la torbidezza del proprio cuore va dissipata dopo un lungo lavoro con se stessi. Un lavoro impegnativo per dei ragazzi così giovani, messi così duramente alla prova. Lo scoglio che dovranno superare vede prima di tutto una battaglia con sé stessi, prima che con il resto del mondo. Una battaglia che richiede coraggio per essere vinta. Questo è un insegnamento che il signor Nicholas - un personaggio secondario la cui presenza riesce a segnare dei passaggi fondamentali all'interno della narrazione - farà presente ai suoi alunni. Viene comunicato dunque, un insegnamento di vita, che non ha difficoltà a esser colto nella semplicità delle scene. Indimenticabile è il momento in cui Dany salta dal treno, sulle proprie gambe, piegando le proprie ginocchia e i sentimenti del pubblico quanto della zietta che lo abbraccia. In quel momento, Annette e il padre da un lato, e Lucien e la madre dall'altro, si fanno incontro verso il piccolo Dany. E così, le storie dei ragazzi di Rossinière continuano per la loro strada, fatta di battibecchi e risate fra amici, con la promessa di non perdersi di vista mai.
Lamù - Beautiful Dreamer
9.0/10
E così Mamoru Oshii consegna definitivamente al mondo il suo "Urusei Yatsura", insoddisfatto del prevedibile filmetto celebrativo "Only You", a costo di mandare all'aria i suoi schemi, di fare infuriare i fan e la stessa Rumiko Takahashi con una storia visionaria e onirica. Al diavolo, "Beautiful Dreamer" non c'entra nulla con "Lamù", e per questo è bellissimo, ma ciò che oggi stupisce non è tanto l'immeritata fredda accoglienza del popolo purista giapponese - era già accaduto con il secondo film di Lupin III, "Il Castello di Cagliostro" - bensì il goffo tentativo della produzione di imitare "Beautiful Dreamer" con uno dei successivi film di Lamù, "The Forever", ormai privo di Oshii, con risultati tutt'altro che soddisfacenti.
In Italia, come il precedente "Only You", è edito da Yamato Video nel cofanetto comprendente i primi tre film, ma lo si può trovare anche singolarmente. L'edizione è budget con pochi extra e audio 1.0, ma il solo film vale il modesto prezzo; il doppiaggio italiano non è maestoso ma di buona qualità con l'eccezione di Paolo "Goku adulto" Torrisi, non proprio azzeccato nella parte di Ataru. Piccolezze.
I preparativi per il festival scolastico al liceo Tomobiki proseguono spediti, il lavoro è talmente tanto che pare quasi non volere finire con studenti e professori che passano giorni e notti a scuola da un tempo che nessuno riesce definire con precisione. L'unica persona perfettamente a suo agio in questa situazione è Lamù: felice di trascorrere 24 ore al giorno con Ataru e tutti i suoi amici, confessa a Shinobu che il suo sogno per il futuro è proprio questo. Le cose però si fanno sempre più strane fino a degenerare, i ragazzi non riescono più a tornare a casa, la scuola Tomobiki e tutti gli studenti si sentono isolati dal mondo con la sola casa Moroboshi disponibile, è stata davvero Lamù a volere tutto questo?
Con The Disapperarance of Haruhi Suzumiya come suo erede spirituale (molte le similitudini tra i due film nonostante sviluppo narrativo e messaggi siano differenti, ma in generale il tema dell' "Haruhi want this" sembra provenire direttamente da qui), "Beautiful Dreamer" scava nei sentimenti più profondi dei personaggi della serie con una Lamù inconsapevolmente padrona di un mondo regolato dai suoi desideri, espliciti e non.
La città muta in breve in un paradiso a prova di eterno adolescente mosso unicamente dal divertimento, privo dell'oppressione del mondo adulto che incombe, dove spazio e tempo perdono il loro significato.
Non è un caso infatti il comportamento della maggior parte dei personaggi, che fin da subito rinunciano a trovare una soluzione al problema cullati in questo eden dove i doveri non esistono e i supermercati sono sempre riforniti. Uniche eccezioni Mendo e Sakura, ovvero gli "adulti" della situazione, impegnati a indagare sull'accaduto, e le sorprese non mancheranno, con la fiaba di Urashima Taro come punto di riferimento arriveranno a scoprire chi realmente si cela dietro tutto questo.
Abbiamo scelte registiche quanto mai azzeccate, una Lamù quasi "eterea" nelle sue poche apparizioni della seconda parte, eccezionali ambientazioni misteriose e personaggi visionari, con un occhio sempre attento ai comprimari e alle loro sfumature in 100 minuti mai noiosi, mai banali, dove mondo normale e onirico si mescolano lasciando però lo spettatore a suo agio, esattamente come i personaggi.
E sul finale del lungometraggio vi troviamo l'estro più alto mai raggiunto dall'Urusei Yatsura animato e cartaceo, con il rapporto tra Ataru e Lamù al centro di tutto in un sublime atto d'amore verso il desiderio che vuole eternizzare il momento, i luoghi e i comprimari della loro adolescenza.
"Beautiful Dreamer" è questo e altro, manifesto surreale del mondo e dell'adolescente, oltre che un segnale di speranza per un'umanità che ha smesso di sognare, per i registi di anime che hanno smesso di osare, e di sperare, oggi più di prima.
In Italia, come il precedente "Only You", è edito da Yamato Video nel cofanetto comprendente i primi tre film, ma lo si può trovare anche singolarmente. L'edizione è budget con pochi extra e audio 1.0, ma il solo film vale il modesto prezzo; il doppiaggio italiano non è maestoso ma di buona qualità con l'eccezione di Paolo "Goku adulto" Torrisi, non proprio azzeccato nella parte di Ataru. Piccolezze.
I preparativi per il festival scolastico al liceo Tomobiki proseguono spediti, il lavoro è talmente tanto che pare quasi non volere finire con studenti e professori che passano giorni e notti a scuola da un tempo che nessuno riesce definire con precisione. L'unica persona perfettamente a suo agio in questa situazione è Lamù: felice di trascorrere 24 ore al giorno con Ataru e tutti i suoi amici, confessa a Shinobu che il suo sogno per il futuro è proprio questo. Le cose però si fanno sempre più strane fino a degenerare, i ragazzi non riescono più a tornare a casa, la scuola Tomobiki e tutti gli studenti si sentono isolati dal mondo con la sola casa Moroboshi disponibile, è stata davvero Lamù a volere tutto questo?
Con The Disapperarance of Haruhi Suzumiya come suo erede spirituale (molte le similitudini tra i due film nonostante sviluppo narrativo e messaggi siano differenti, ma in generale il tema dell' "Haruhi want this" sembra provenire direttamente da qui), "Beautiful Dreamer" scava nei sentimenti più profondi dei personaggi della serie con una Lamù inconsapevolmente padrona di un mondo regolato dai suoi desideri, espliciti e non.
La città muta in breve in un paradiso a prova di eterno adolescente mosso unicamente dal divertimento, privo dell'oppressione del mondo adulto che incombe, dove spazio e tempo perdono il loro significato.
Non è un caso infatti il comportamento della maggior parte dei personaggi, che fin da subito rinunciano a trovare una soluzione al problema cullati in questo eden dove i doveri non esistono e i supermercati sono sempre riforniti. Uniche eccezioni Mendo e Sakura, ovvero gli "adulti" della situazione, impegnati a indagare sull'accaduto, e le sorprese non mancheranno, con la fiaba di Urashima Taro come punto di riferimento arriveranno a scoprire chi realmente si cela dietro tutto questo.
Abbiamo scelte registiche quanto mai azzeccate, una Lamù quasi "eterea" nelle sue poche apparizioni della seconda parte, eccezionali ambientazioni misteriose e personaggi visionari, con un occhio sempre attento ai comprimari e alle loro sfumature in 100 minuti mai noiosi, mai banali, dove mondo normale e onirico si mescolano lasciando però lo spettatore a suo agio, esattamente come i personaggi.
E sul finale del lungometraggio vi troviamo l'estro più alto mai raggiunto dall'Urusei Yatsura animato e cartaceo, con il rapporto tra Ataru e Lamù al centro di tutto in un sublime atto d'amore verso il desiderio che vuole eternizzare il momento, i luoghi e i comprimari della loro adolescenza.
"Beautiful Dreamer" è questo e altro, manifesto surreale del mondo e dell'adolescente, oltre che un segnale di speranza per un'umanità che ha smesso di sognare, per i registi di anime che hanno smesso di osare, e di sperare, oggi più di prima.
poco tempo fa BAGI lo ho pure recuperato!
una buona serie e 2 film capolavori e molto divertenti!
concordo con i voti,
consiglio la visione di bagi che in un certo senso pone problemi attuali!
E... ok ignoravo l'esisitenza di Bagi, con Tezuka succede, sfornava roba anche mentre dormiva, probabilmente.
Cosi' si lascia l'impressione che Annette sia un meisaku come tanti altri, e questo e' un disservizio ai potenziali spettatori. Se si va a leggere la recensione di Aduskiev, uno che di meisaku ne capisce (l'autore del dossier su AnimeClick), si vede che gli assegna un 10 e esordisce con un nel 1985 arriva in Italia quello che forse è il più toccante, profondo e veritiero dei Meisaku. Ecco, questo e' un buon incipit che rende giustizia ad Annette.
Non sarei comunque così punitivo con Lamù the Forever, che ok, è palesemente venuto fuori male e non si può dargli la sufficienza, ma per tutto quello che voleva dire ha il vanto di aver anticipato i significati e la morale di Evangelion in anticipo di 10 anni. Leggete l'intervista a Kazuo Yamazaki nel fansite di Rumiko Takahashi Rumic World.
Il film di Oshii è uno dei suoi capolavori, oltre ad essere un grossissimo film. Bagi è una chicca!
PS: Notare il bold: Giudizio critico: film bellissimo. Lo ribadisco a scanso di equivoci
Bhè "Là sui monti con Annette"....ricordi di infanzia: nostalgia canaglia! Francamente avrei dato anche un punticino in più solo per quello!
Di Lamù ho visto e letto tutto, essendo un fan di Takahashi sensei e il voto è più che giusto e meritato: uno dei film migliori sul "personaggio".
Il mio è un 7 molto pieno, più vicino all'8 che non gli ho assegnato, che al 6 che non meriterebbe. Tuttavia, per quanto sia costruito bene, e le tematiche siano molto mature, non posso dire che mi abbia lasciato il segno. Ci sono certi periodi all'interno della storia che non rivedrei facilmente, a dirla tutta.
Se da un lato le reazioni e i sentimenti hanno avuto una plausibilità in quanto scanditi nel tempo e non facilmente mutabili, dall'altro lato posso anche asserire che tutto questo tempo è anche un tantino troppo. In linea di massima è una visione scorrevole, ma qualche episodio in meno non sarebbe stato male.
Credo che Annette si sia beccato "semplicemente" un 7 da me, in quanto non abbia conquistato il mio giudizio personale. Oggettivamente è un gran bel titolo, e ho tentato di comunicarlo nella recensione, visti i molti spunti che c'erano di cui parlare. Ma soggettivamente, per quanto mi piacciano le trame struggenti con personaggi macchiati di colpe e imperfetti - micheles sa quanto sia molto solidale verso gli/le anti eroi(ne) -, in questo caso Annette mi ha trasmesso le stesse sensazioni di quando lessi di Heathcliff in "Cime tempestose".
Okay, accostamento azzardato. Annette ha i suoi buoni motivi per comportarsi a quel modo, e non ha certo gli anni e la malignità di Heath sulle spalle... non a quei livelli! Eppure nel mio animo, durante la visione, mi sono sentita inquieta. E non nel modo in cui si percepiscono i sentimenti dell'altro come fossero i propri, o immaginandoti nei suoi panni (pur non avendoci nulla a che fare) o nel modo in cui pensi "cavoli, mi ha trasmesso un sentimento anche se 'negativo'"; invece no. Mi sono sentita piuttosto distante e vagamente turbata.
Perciò, per quanto mi piacciano le persone incasinate e le trame tormentate, in questo caso pongo le distanze. Riconosco i meriti della serie, ma non per questo mi ha coinvolta fino in fondo.
Un'ultima cosa, il piccolo Dani è un tuffo al cuore, davvero un bel personaggio.
Ok, pero' dalla recensione non si capisce affatto, anzi sembra che ti abbia coinvolto tantissimo. Cosa scriveresti per qualcosa che ti fosse veramente piaciuto?
E' proprio questo il punto: quando mi piace una cosa non riesco a parlarne per bene. Mi spazientisco con me stessa perché mi sembra di non riuscire a cogliere a parole quanto sia fantastica quella certa cosa.
Prendi il povero Eureka Seven, o anche Inuyasha, o Bokura ga ita... Sono titoli che ho nel cuore ma ho liquidato in un paio di frasi. Certo è, che quelle recensioni risalgono a tempi antichi. All'epoca scribacchiavo rece-commenti.
Ora vorrei scrivere qualcosa di decente per il manga di BGI, ma ancora non ci riesco. E sono certa che quando ci riuscirò, sarà molto, molto approssimativa (o almeno, non come vorrei).
p.s. Che poi, IMHO, la mia recensione migliore è quella su Uzumaki ù_ù hahahaha Mi sono divertita tanto, e guarda che voto... meritava pure un 2!
Oshii supera ogni schema fisso della serie,decostruendola e stravolgendola molteplici volte.
Perfettamente d'accordo con il recensore anche per quanto riguarda il film in quanto precursore dell'amato "La Scomparsa di Haruhi Suzumiya",uno dei miei film d'animazione preferiti in assoluto, che sembra ricalcarne diversi aspetti.
In conclusione un film da avere e da guardare nelle serate piene di vuoto.
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