Maggio 1992: Yuu Watase inizia a disegnare “Fushigi Yuugi”, l’opera che le avrebbe procurato fama mondiale portandola nell’olimpo delle autrici shoujo più amate. Passano gli anni e l’autrice continua a sfornare manga di successo, fin quando, a ben undici anni di distanza dal primo “Fushigi Yuugi”, decide di tornare a dedicarsi alla sua opera più famosa, prendendo stavolta in esame la storia della sacerdotessa di Genbu: inizia così nel 2003 la serializzazione di Fushigi Yuugi Special (Fushigi Yuugi - Genbu Kaiden). Il manga attraversa una serializzazione parecchio travagliata che ha inizio su “Sho-comi” e che dopo vari spostamenti, si stabilizza su “Rinka”, rivista sulla quale l’autrice pubblica in contemporanea “Sakuragari”. Nel 2008 dà il via a “La leggenda di Arata”, aumentando così il carico di lavoro, che unito alle non sempre ottime condizioni di salute, fanno sì che la lavorazione di “Fushigi Yuugi Special” duri per un intero decennio.
La storia editoriale di questo manga è un’utile premessa per comprendere la maturazione artistica dell’autrice, che come lei stessa afferma, ha affrontato nel corso di questi dieci anni parecchie difficoltà a livello personale e umano, esperienze che in un certo modo hanno finito per confluire nel suo manga, portandola in parte ad abbandonare, o comunque ad affrontare con occhio diverso, la spensieratezza e il facile ottimismo di cui era pervaso “Fushigi Yuugi”.
La trama di “Fushigi Yuugi Special”, almeno nelle sue basi, non si discosta da quella della serie precedente, difatti troviamo nuovamente una giovane ragazza predestinata a diventare la sacerdotessa che, dopo aver riunito tra mille difficoltà le sette stelle, evocherà la bestia sacra in grado di esaudire tre suoi desideri. Stavolta la protagonista è Takiko, brillante studentessa del dodicesimo anno dell’era Taisho, abile nella disciplina del naginata, ben educata ma al contempo risoluta, determinata e dalla lingua tagliente. Takiko vive assieme alla madre malata e al padre romanziere, accusando quest’ultimo di disinteresse nei confronti della moglie in favore della stesura di un romanzo, lo Shijintechisho. Dopo la morte della madre, all’apice della rabbia e della disperazione, Takiko cerca di distruggere il libro, ma viene risucchiata al suo interno da un’abbagliante luce argentata che la catapulta in un paese sconosciuto avvolto dalla neve. Da quel momento in poi il genitore riuscirà a leggere la storia della figlia tramite lo Shijintechisho, la cui trama apparirà magicamente dinanzi ai suoi occhi di volta in volta.
Seppur la storia di Genbu sia collegata ma comunque sé stante rispetto alle avventure di Suzaku e Seiryu, il confronto tra i due manga è inevitabile e “Fushigi Yuugi Special” si presenta come un’opera nettamente superiore al suo predecessore, sia per disegno, che per caratterizzazione dei personaggi, che per sviluppo dell’intreccio narrativo. Se, come già accennato, lo schema di base della narrazione non è nuovo ai lettori di “Fushigi Yuugi” (ma anche ad un navigato lettore di fantasy di tipo “classico”) ciò che fa la differenza tra i due manga è il modo in cui i personaggi affrontano le situazioni e si relazionano agli altri, al mondo circostante e agli avvenimenti che prendono piede davanti ai loro occhi. La differenza è evidente soprattutto per i protagonisti, Takiko e Rimdo, personaggi più maturi e apprezzabili, sia come singoli sia come coppia, rispetto a Miaka e Tamahome. Al contrario di Miaka, Takiko è una ragazza forte, matura e responsabile che sin dall’inizio prende il suo ruolo molto seriamente.
Le due fanciulle condividono un rapporto conflittuale con un genitore e la voglia di fuggire dai propri problemi, ma Takiko si presenta immediatamente come un personaggio molto più umano, che cade preda dei sentimenti negativi e non sempre capace di accaparrarsi le simpatie del mondo intero grazie alla sola aura di bontà che la circonda.
Sul fronte maschile la situazione è più o meno simile: al contrario di Tamahome, che nonostante le difficoltà era un ragazzo serio e diciamo un po’ melenso nel suo romanticismo, Rimdo è un tipo pragmatico, non per questo freddo o insensibile ma comunque razionale e deciso, conscio del suo ruolo e del suo obiettivo. Il sentimento nei confronti di Takiko è certamente romanticizzato ed estremizzato come nella più classica favola d’amore ma seppur entrambi cerchino corpo e cuore dell’altro, al contrario di Miaka e Tamahome, non mettono il loro amore davanti ad ogni altra esigenza, imparando ben presto a sacrificarsi e rinunciare. Da un certo punto in poi di “Fushigi Yuugi” sembrava invece che i due amanti non facessero altro che rincorrersi per consumare il loro rapporto, ponendo il pubblico davanti a continui sbaciucchiamenti e dichiarazioni che, a lungo andare, risultavano noiosi e inopportuni. Rimdo e Tamahome condividono però il dolore della perdita della propria famiglia, esperienza che dona ad entrambi il coraggio di continuare a proteggere le persone amate.
In “Fushigi Yuugi” avevamo a disposizione una gamma di nemici abbastanza ampia, dovuta innanzitutto alla fazione di Seiryu, a capo della quale vi si trovavano il carismatico Nakago e la livorosa Yui. Stavolta il nemico della sacerdotessa è qualcosa di più vario e imprecisato, anche perché i giochi di potere che prendono vita sul trono di Hokkan, ribaltano continuamente la situazione, impedendo di far comprendere alla ragazza chi sia il vero avversario da sconfiggere. Takiko si trova quindi a dover fronteggiare l’avanzare di due eserciti in guerra (Hokkan e Kuto), con l’unico scopo di salvare le vittime innocenti di questa situazione, ossia il popolo, gli innocenti, gli abitanti di un mondo sommerso dalla neve che teme l’incedere della sacerdotessa in quanto presagio di sfortuna e segno della fine dei giorni per il loro regno.
I guerrieri di Genbu possiedono una caratterizzazione perfetta e originale, che li contraddistingue da qualunque altro guerriero apparso precedentemente, sia per veste grafica che caratteriale. Nonostante l’ottima caratterizzazione dei guerrieri di Suzaku, due di loro erano stati lasciati leggermente in disparte, mentre per quanto riguarda le stelle di Genbu, la Watase riesce a dotare tutti di un solido background concedendogli quasi lo stesso spazio e rendendoli utili alla causa della sacerdotessa per tutto il corso della storia. Chi in un modo e chi in un altro, le sette stelle di Genbu aiutano la sacerdotessa durante il tortuoso cammino verso l’evocazione della sacra bestia, mostrando ad ogni pagina un’immensa fedeltà e altrettanta devozione. Takiko ricambia completamente questi sentimenti, e al contrario di Miaka che spesso e volentieri agiva in solitaria, ignorando addirittura gli avvertimenti delle sue stelle, Takiko presta attenzione ai loro consigli e alla loro volontà. Inoltre, al contrario che in “Fushigi Yuugi”, viene a mancare qualsiasi fastidioso triangolo amoroso. Per finire, “Fushigi Yuugi Special” ci risparmia le infinite ed irritanti scene di nudo o semi-nudo della protagonista, fin troppo presente nell’opera precedente.
Nonostante i giudizi in parte condizionati dal gusto personale, è evidente che Yuu Watase abbia compiuto con “Fushigi Yuugi Special” un salto di qualità artistico non indifferente, eliminando alcuni dei difetti che avevano accompagnato la sua prima opera lunga. Nonostante ciò, alcuni espedienti narrativi e certi cliché, non hanno abbandonato l’autrice, diventando quindi dei suoi veri e propri topoi più che dei difetti dovuti all’immaturità artistica. A tal proposito è utile menzionare la tendenza della Watase a creare personaggi crudelissimi che in punto di morte, grazie alla riscoperta di un’umanità seppellita dai sentimenti negativi, riescono a trovare il perdono dei protagonisti e forse anche dei lettori. La rappresentazione di un antagonista sfaccettato, che non è un vero e proprio cattivo ma molto più probabilmente un buono avvinto dagli eventi, non è di per sé un difetto, ma nei manga della Watase, e in particolare per quanto concerne un personaggio chiave di “Fushigi Yuugi Special”, risulta una soluzione inappropriata che vanifica quanto fatto e detto dall’inizio della storia. A causa di ciò, un obiettivo posto in essere dal principio, trova conclusione in modo fin troppo semplice e blando. Il manga tende a ripetere anche altre situazioni già viste in “Fushigi Yuugi”, quale l’allontanamento forzato della protagonista da parte dell’amato, situazione forse inevitabile ma comunque già sperimentata.
A parte ciò, “Fushigi Yuugi Special” non presenta altri difetti e offre una narrazione avvincente, ricca di mistero e colpi di scena, mantenendo alta la suspance di numero in numero, fino al bellissimo finale. Seppur alla base della trama vi sia un canovaccio classico e ricorrente, l’esito di ogni situazione non è mai scontato, specie per chi conosce bene la Watase dei suoi manga più seri. Inevitabile chiedersi quale sarà il destino dei guerrieri di Genbu e della sacerdotessa, chiedersi chi e quando ci lascerà sapendo che accadrà inevitabilmente, domandarsi se l’amore di Takiko e Rimdo cambierà il loro destino, se la leggenda dello Shijintechisho sarà clemente o porterà i due amanti verso la separazione. Il manga segue una narrazione coerente e fedele a se stessa fino al finale ottimamente orchestrato. La Watase ha posto particolare attenzione su ogni personaggio, permettendo al lettore di affezionarsi facilmente alla coraggiosa eroina e ai suoi fidi combattenti, grazie alla loro umanità e simpatia. In tal senso è significativa la figura del piccolo Namame, silenzioso omino di pietra che senza parola e senza espressioni facciali assume il ruolo di personaggio più amabile, che trasmette forza ma anche dolcezza, bisogno di protezione ma anche desiderio di proteggere; non per nulla l’ideogramma “Bi” (壁) di cui si compone il suo nome, significa “muro”, inteso nel suo caso come protezione e riparo. Namame è un personaggio che pur con delle caratteristiche intrinseche che ne rendono la presenza poco evidente, riesce a trasmettere sin dalla sua prima apparizione una miriade di emozioni, positive ma anche tristi, che mettono alla luce la bravura della Watase nel riuscire a trasmettere tanto anche con un personaggio così piccolo e silenzioso. La saga di Genbu si presenta come più seria e incisiva rispetto al predecessore, con un umorismo meno demenziale e in quantità più contenute. Ciò è inevitabile dato il temperamento dei protagonisti di questa serie e i momenti divertenti finiscono per scomparire con l’avanzare delle vicende. L’atmosfera di quest’opera però è più calma e compassata, quindi una minore quantità di battute ben si associa al contesto.
Pur mantenendo in primo piano l’argomento amoroso, “Fushigi Yuugi Special” non manca di dedicarsi ad altri contenuti, difatti, oltre al classicissimo tema dell’amicizia, la storia s’incentra molto sui legami familiari quelli che uniscono Takiko a suo padre e i suoi guerrieri ad altre persone care.
Nel corso della sua avventura, Takiko non scopre solo l’amore, ma è testimone della miseria umana, del disagio dei poveri e di coloro che sono costretti a vivere nel silenzio di una dittatura crudele. Scopre il valore del sacrificio, seguendo una volontà che mai vacilla e un cuore puro come le nevi che avvolgono il paese di Hokkan. La sacerdotessa di Genbu, possiede tutte le caratteristiche dell’eroina shoujo, è quindi dolce, sensibile, umile, coraggiosa ma nel suo volto è possibile scorgere una forza e una fierezza di cui poche sue colleghe godono: Takiko ha la dignità e l’orgoglio di chi è conscio del proprio ruolo, di chi sa bene cosa vuole, con chi vuole stare e dove. Certo, anche lei affronta momenti di debolezza ma è proprio nel momento di massimo dolore che prende la decisione più importante, quella che condizionerà tutta la sua vita. Se molte eroine attingono la loro forza dall’amore del partner, Takiko riesce ad estrapolarla anche dal proprio dolore e dalla propria tristezza, trasformando i sentimenti negativi nella forza necessaria per proseguire il proprio cammino.
Dal momento che la lavorazione di “Fushigi Yuugi Special" ha attraversato un lungo periodo di tempo, sono evidenti i miglioramenti stilistici della Watase, che partendo da un tratto non dissimile da quello visto in “Ayashi no Ceres” e in "Alice 19th", ma già ulteriormente evoluto, raggiunge infine il picco massimo della bellezza, così come ci è stato mostrato anche in “Sakuragari”. Il suo tratto prevede, come di consueto, corpi morbidi e sinuosi, visi rotondi per ragazze e bambini e più affusolati e lievemente spigolosi per gli uomini, le linee sono sicure ma armoniche e le tavole sono costruite in modo ordinato. Abbondano i primi piani che rendono evidente la vasta gamma di espressioni facciali di ogni personaggio, mentre le scene di lotta e azione sono sempre chiare e abbastanza dinamiche. Dato che l’azione si svolge spesso in ambienti esterni, la Watase non manca di curare gli sfondi quanto più possibile, realizzando paesaggi sempre diversi e allo stesso tempo, poiché i nostri eroi si spostano di paese in paese, l’autrice propone un’ampia e variegata collezione di abiti sempre curati, dettagliati e bellissimi. La caratterizzazione grafica dei personaggi è come al solito impeccabile nel suo genere, uomini e donne sono tutti particolarmente belli (anche un personaggio che dovrebbe avere il corpo consumato dalla malattia risulta più che gradevole alla vista). Pur nella sua semplicità, Takiko si rivela (almeno ai miei occhi ) come la più bella delle eroine Watasiane, grazie ai lunghi capelli scuri e un volto dolce e tenero. Indiscutibile anche la bellezza di Rimdo, pure nella “versione” Uruki. Non è particolarmente brillante l’impostazione grafica delle cover, un po’ sacrificata rispetto ad esempio alle bellissime sovraccopertine.
Grazie a Planet Manga la saga di Genbu approda anche nel nostro paese con il titolo di “Fushigi Yuugi Special”. Legata all’andazzo della serializzazione in patria, così come in Giappone, la pubblicazione italiana ha previsto tempi irregolari. L’edizione è purtroppo figlia del suo tempo e presenta quindi lettura all’occidentale, pecette in ogni dove ed è esente da pagine a colori. Mancano inoltre note e approfondimenti riguardo ai termini specifici presenti nella storia, ad esempio per ciò che concerne le costellazioni cinesi e il significato dei simboli dei guerrieri: un manga intriso di mitologia meritava maggiore cura dei suoi aspetti di background. Anche il prezzo è stato altalenante, passando da 4,30 € a 5,50, stesso dicasi per la qualità dell’albo, che ha alternato copertine morbide e volumi sfogliabili ad altri rigidi e impossibili da aprire. L’edizione è senza sovaccopertina e ci priva quindi delle splendide immagini che avvolgono la già citata e leggermente anonima cover.
“Fushigi Yuugi Special” è un bel manga, una storia che non brilla per originalità, specie per chi ha già letto “Fushigi Yugi”, ma emoziona e commuove grazie a dei personaggi umani e ottimamente caratterizzati. Nel totale, la saga di Genbu si rivela più matura e meglio narrata della precedente, senza inutili lungaggini o momenti talmente sdolcinati da sfiorare il patetico; è una storia concreta, cruda e dolce in modo equilibrato, che non eccede in nessuno dei due fronti. Il mondo di Fushigi Yuugi è un universo magico e incantato che fa vivere ai suoi lettori quel sogno che un po’ tutti abbiamo avuto da bambini (e qualcuno forse ci spera ancora): giungere in un mondo al di là dell’immaginazione per diventarne gli eroi, i protagonisti della propria storia. In fondo, è questo quello che fanno le sacerdotesse dello Shijintechisho: diventano protagoniste della loro storia attraverso la miriade di sentimenti con cui si scontrano. Ed è la morte, ombra oscura sempre presente nell’universo dello Shijintechisho, che assume un ruolo fondamentale, perché come la Watase stessa afferma, le separazioni e gli addii fanno parte dell’esistenza di ognuno di noi e vivere con impegno è ciò che può dare valore ad ogni nostro giorno. Il messaggio finale di questa splendida storia è lasciato alle parole della canzone intonata da Takiko:
“La vita è breve
amiamoci fanciulla,
prima che i tuoi capelli ingrigiscano,
prima che la fiamma del tuo cuore si spenga.
Del domani
non v’è certezza.”
La storia editoriale di questo manga è un’utile premessa per comprendere la maturazione artistica dell’autrice, che come lei stessa afferma, ha affrontato nel corso di questi dieci anni parecchie difficoltà a livello personale e umano, esperienze che in un certo modo hanno finito per confluire nel suo manga, portandola in parte ad abbandonare, o comunque ad affrontare con occhio diverso, la spensieratezza e il facile ottimismo di cui era pervaso “Fushigi Yuugi”.
La trama di “Fushigi Yuugi Special”, almeno nelle sue basi, non si discosta da quella della serie precedente, difatti troviamo nuovamente una giovane ragazza predestinata a diventare la sacerdotessa che, dopo aver riunito tra mille difficoltà le sette stelle, evocherà la bestia sacra in grado di esaudire tre suoi desideri. Stavolta la protagonista è Takiko, brillante studentessa del dodicesimo anno dell’era Taisho, abile nella disciplina del naginata, ben educata ma al contempo risoluta, determinata e dalla lingua tagliente. Takiko vive assieme alla madre malata e al padre romanziere, accusando quest’ultimo di disinteresse nei confronti della moglie in favore della stesura di un romanzo, lo Shijintechisho. Dopo la morte della madre, all’apice della rabbia e della disperazione, Takiko cerca di distruggere il libro, ma viene risucchiata al suo interno da un’abbagliante luce argentata che la catapulta in un paese sconosciuto avvolto dalla neve. Da quel momento in poi il genitore riuscirà a leggere la storia della figlia tramite lo Shijintechisho, la cui trama apparirà magicamente dinanzi ai suoi occhi di volta in volta.
Seppur la storia di Genbu sia collegata ma comunque sé stante rispetto alle avventure di Suzaku e Seiryu, il confronto tra i due manga è inevitabile e “Fushigi Yuugi Special” si presenta come un’opera nettamente superiore al suo predecessore, sia per disegno, che per caratterizzazione dei personaggi, che per sviluppo dell’intreccio narrativo. Se, come già accennato, lo schema di base della narrazione non è nuovo ai lettori di “Fushigi Yuugi” (ma anche ad un navigato lettore di fantasy di tipo “classico”) ciò che fa la differenza tra i due manga è il modo in cui i personaggi affrontano le situazioni e si relazionano agli altri, al mondo circostante e agli avvenimenti che prendono piede davanti ai loro occhi. La differenza è evidente soprattutto per i protagonisti, Takiko e Rimdo, personaggi più maturi e apprezzabili, sia come singoli sia come coppia, rispetto a Miaka e Tamahome. Al contrario di Miaka, Takiko è una ragazza forte, matura e responsabile che sin dall’inizio prende il suo ruolo molto seriamente.
Le due fanciulle condividono un rapporto conflittuale con un genitore e la voglia di fuggire dai propri problemi, ma Takiko si presenta immediatamente come un personaggio molto più umano, che cade preda dei sentimenti negativi e non sempre capace di accaparrarsi le simpatie del mondo intero grazie alla sola aura di bontà che la circonda.
Sul fronte maschile la situazione è più o meno simile: al contrario di Tamahome, che nonostante le difficoltà era un ragazzo serio e diciamo un po’ melenso nel suo romanticismo, Rimdo è un tipo pragmatico, non per questo freddo o insensibile ma comunque razionale e deciso, conscio del suo ruolo e del suo obiettivo. Il sentimento nei confronti di Takiko è certamente romanticizzato ed estremizzato come nella più classica favola d’amore ma seppur entrambi cerchino corpo e cuore dell’altro, al contrario di Miaka e Tamahome, non mettono il loro amore davanti ad ogni altra esigenza, imparando ben presto a sacrificarsi e rinunciare. Da un certo punto in poi di “Fushigi Yuugi” sembrava invece che i due amanti non facessero altro che rincorrersi per consumare il loro rapporto, ponendo il pubblico davanti a continui sbaciucchiamenti e dichiarazioni che, a lungo andare, risultavano noiosi e inopportuni. Rimdo e Tamahome condividono però il dolore della perdita della propria famiglia, esperienza che dona ad entrambi il coraggio di continuare a proteggere le persone amate.
In “Fushigi Yuugi” avevamo a disposizione una gamma di nemici abbastanza ampia, dovuta innanzitutto alla fazione di Seiryu, a capo della quale vi si trovavano il carismatico Nakago e la livorosa Yui. Stavolta il nemico della sacerdotessa è qualcosa di più vario e imprecisato, anche perché i giochi di potere che prendono vita sul trono di Hokkan, ribaltano continuamente la situazione, impedendo di far comprendere alla ragazza chi sia il vero avversario da sconfiggere. Takiko si trova quindi a dover fronteggiare l’avanzare di due eserciti in guerra (Hokkan e Kuto), con l’unico scopo di salvare le vittime innocenti di questa situazione, ossia il popolo, gli innocenti, gli abitanti di un mondo sommerso dalla neve che teme l’incedere della sacerdotessa in quanto presagio di sfortuna e segno della fine dei giorni per il loro regno.
I guerrieri di Genbu possiedono una caratterizzazione perfetta e originale, che li contraddistingue da qualunque altro guerriero apparso precedentemente, sia per veste grafica che caratteriale. Nonostante l’ottima caratterizzazione dei guerrieri di Suzaku, due di loro erano stati lasciati leggermente in disparte, mentre per quanto riguarda le stelle di Genbu, la Watase riesce a dotare tutti di un solido background concedendogli quasi lo stesso spazio e rendendoli utili alla causa della sacerdotessa per tutto il corso della storia. Chi in un modo e chi in un altro, le sette stelle di Genbu aiutano la sacerdotessa durante il tortuoso cammino verso l’evocazione della sacra bestia, mostrando ad ogni pagina un’immensa fedeltà e altrettanta devozione. Takiko ricambia completamente questi sentimenti, e al contrario di Miaka che spesso e volentieri agiva in solitaria, ignorando addirittura gli avvertimenti delle sue stelle, Takiko presta attenzione ai loro consigli e alla loro volontà. Inoltre, al contrario che in “Fushigi Yuugi”, viene a mancare qualsiasi fastidioso triangolo amoroso. Per finire, “Fushigi Yuugi Special” ci risparmia le infinite ed irritanti scene di nudo o semi-nudo della protagonista, fin troppo presente nell’opera precedente.
Nonostante i giudizi in parte condizionati dal gusto personale, è evidente che Yuu Watase abbia compiuto con “Fushigi Yuugi Special” un salto di qualità artistico non indifferente, eliminando alcuni dei difetti che avevano accompagnato la sua prima opera lunga. Nonostante ciò, alcuni espedienti narrativi e certi cliché, non hanno abbandonato l’autrice, diventando quindi dei suoi veri e propri topoi più che dei difetti dovuti all’immaturità artistica. A tal proposito è utile menzionare la tendenza della Watase a creare personaggi crudelissimi che in punto di morte, grazie alla riscoperta di un’umanità seppellita dai sentimenti negativi, riescono a trovare il perdono dei protagonisti e forse anche dei lettori. La rappresentazione di un antagonista sfaccettato, che non è un vero e proprio cattivo ma molto più probabilmente un buono avvinto dagli eventi, non è di per sé un difetto, ma nei manga della Watase, e in particolare per quanto concerne un personaggio chiave di “Fushigi Yuugi Special”, risulta una soluzione inappropriata che vanifica quanto fatto e detto dall’inizio della storia. A causa di ciò, un obiettivo posto in essere dal principio, trova conclusione in modo fin troppo semplice e blando. Il manga tende a ripetere anche altre situazioni già viste in “Fushigi Yuugi”, quale l’allontanamento forzato della protagonista da parte dell’amato, situazione forse inevitabile ma comunque già sperimentata.
A parte ciò, “Fushigi Yuugi Special” non presenta altri difetti e offre una narrazione avvincente, ricca di mistero e colpi di scena, mantenendo alta la suspance di numero in numero, fino al bellissimo finale. Seppur alla base della trama vi sia un canovaccio classico e ricorrente, l’esito di ogni situazione non è mai scontato, specie per chi conosce bene la Watase dei suoi manga più seri. Inevitabile chiedersi quale sarà il destino dei guerrieri di Genbu e della sacerdotessa, chiedersi chi e quando ci lascerà sapendo che accadrà inevitabilmente, domandarsi se l’amore di Takiko e Rimdo cambierà il loro destino, se la leggenda dello Shijintechisho sarà clemente o porterà i due amanti verso la separazione. Il manga segue una narrazione coerente e fedele a se stessa fino al finale ottimamente orchestrato. La Watase ha posto particolare attenzione su ogni personaggio, permettendo al lettore di affezionarsi facilmente alla coraggiosa eroina e ai suoi fidi combattenti, grazie alla loro umanità e simpatia. In tal senso è significativa la figura del piccolo Namame, silenzioso omino di pietra che senza parola e senza espressioni facciali assume il ruolo di personaggio più amabile, che trasmette forza ma anche dolcezza, bisogno di protezione ma anche desiderio di proteggere; non per nulla l’ideogramma “Bi” (壁) di cui si compone il suo nome, significa “muro”, inteso nel suo caso come protezione e riparo. Namame è un personaggio che pur con delle caratteristiche intrinseche che ne rendono la presenza poco evidente, riesce a trasmettere sin dalla sua prima apparizione una miriade di emozioni, positive ma anche tristi, che mettono alla luce la bravura della Watase nel riuscire a trasmettere tanto anche con un personaggio così piccolo e silenzioso. La saga di Genbu si presenta come più seria e incisiva rispetto al predecessore, con un umorismo meno demenziale e in quantità più contenute. Ciò è inevitabile dato il temperamento dei protagonisti di questa serie e i momenti divertenti finiscono per scomparire con l’avanzare delle vicende. L’atmosfera di quest’opera però è più calma e compassata, quindi una minore quantità di battute ben si associa al contesto.
Pur mantenendo in primo piano l’argomento amoroso, “Fushigi Yuugi Special” non manca di dedicarsi ad altri contenuti, difatti, oltre al classicissimo tema dell’amicizia, la storia s’incentra molto sui legami familiari quelli che uniscono Takiko a suo padre e i suoi guerrieri ad altre persone care.
Nel corso della sua avventura, Takiko non scopre solo l’amore, ma è testimone della miseria umana, del disagio dei poveri e di coloro che sono costretti a vivere nel silenzio di una dittatura crudele. Scopre il valore del sacrificio, seguendo una volontà che mai vacilla e un cuore puro come le nevi che avvolgono il paese di Hokkan. La sacerdotessa di Genbu, possiede tutte le caratteristiche dell’eroina shoujo, è quindi dolce, sensibile, umile, coraggiosa ma nel suo volto è possibile scorgere una forza e una fierezza di cui poche sue colleghe godono: Takiko ha la dignità e l’orgoglio di chi è conscio del proprio ruolo, di chi sa bene cosa vuole, con chi vuole stare e dove. Certo, anche lei affronta momenti di debolezza ma è proprio nel momento di massimo dolore che prende la decisione più importante, quella che condizionerà tutta la sua vita. Se molte eroine attingono la loro forza dall’amore del partner, Takiko riesce ad estrapolarla anche dal proprio dolore e dalla propria tristezza, trasformando i sentimenti negativi nella forza necessaria per proseguire il proprio cammino.
Dal momento che la lavorazione di “Fushigi Yuugi Special" ha attraversato un lungo periodo di tempo, sono evidenti i miglioramenti stilistici della Watase, che partendo da un tratto non dissimile da quello visto in “Ayashi no Ceres” e in "Alice 19th", ma già ulteriormente evoluto, raggiunge infine il picco massimo della bellezza, così come ci è stato mostrato anche in “Sakuragari”. Il suo tratto prevede, come di consueto, corpi morbidi e sinuosi, visi rotondi per ragazze e bambini e più affusolati e lievemente spigolosi per gli uomini, le linee sono sicure ma armoniche e le tavole sono costruite in modo ordinato. Abbondano i primi piani che rendono evidente la vasta gamma di espressioni facciali di ogni personaggio, mentre le scene di lotta e azione sono sempre chiare e abbastanza dinamiche. Dato che l’azione si svolge spesso in ambienti esterni, la Watase non manca di curare gli sfondi quanto più possibile, realizzando paesaggi sempre diversi e allo stesso tempo, poiché i nostri eroi si spostano di paese in paese, l’autrice propone un’ampia e variegata collezione di abiti sempre curati, dettagliati e bellissimi. La caratterizzazione grafica dei personaggi è come al solito impeccabile nel suo genere, uomini e donne sono tutti particolarmente belli (anche un personaggio che dovrebbe avere il corpo consumato dalla malattia risulta più che gradevole alla vista). Pur nella sua semplicità, Takiko si rivela (almeno ai miei occhi ) come la più bella delle eroine Watasiane, grazie ai lunghi capelli scuri e un volto dolce e tenero. Indiscutibile anche la bellezza di Rimdo, pure nella “versione” Uruki. Non è particolarmente brillante l’impostazione grafica delle cover, un po’ sacrificata rispetto ad esempio alle bellissime sovraccopertine.
“Fushigi Yuugi Special” è un bel manga, una storia che non brilla per originalità, specie per chi ha già letto “Fushigi Yugi”, ma emoziona e commuove grazie a dei personaggi umani e ottimamente caratterizzati. Nel totale, la saga di Genbu si rivela più matura e meglio narrata della precedente, senza inutili lungaggini o momenti talmente sdolcinati da sfiorare il patetico; è una storia concreta, cruda e dolce in modo equilibrato, che non eccede in nessuno dei due fronti. Il mondo di Fushigi Yuugi è un universo magico e incantato che fa vivere ai suoi lettori quel sogno che un po’ tutti abbiamo avuto da bambini (e qualcuno forse ci spera ancora): giungere in un mondo al di là dell’immaginazione per diventarne gli eroi, i protagonisti della propria storia. In fondo, è questo quello che fanno le sacerdotesse dello Shijintechisho: diventano protagoniste della loro storia attraverso la miriade di sentimenti con cui si scontrano. Ed è la morte, ombra oscura sempre presente nell’universo dello Shijintechisho, che assume un ruolo fondamentale, perché come la Watase stessa afferma, le separazioni e gli addii fanno parte dell’esistenza di ognuno di noi e vivere con impegno è ciò che può dare valore ad ogni nostro giorno. Il messaggio finale di questa splendida storia è lasciato alle parole della canzone intonata da Takiko:
“La vita è breve
amiamoci fanciulla,
prima che i tuoi capelli ingrigiscano,
prima che la fiamma del tuo cuore si spenga.
Del domani
non v’è certezza.”
Dopo la conclusione di “Fushigi Yuugi Special” Yuu Watase ha affermato di voler ad ogni costo proseguire e ultimare i racconti dell’universo dei quattro dei, esprimendo il desiderio di dedicarsi al più presto alla creazione della leggenda di Byakko, così da completare quello che ha definito “il lavoro della vita”. Da fan della Watase, non posso fare altro che aspettare pazientemente, perché certamente la lunga attesa sarà ripagata da un’altra splendida, magica storia.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Fushigi Yugi Special 1 | € 4.00 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 2 | € 4.00 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 3 | € 4.00 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 4 | € 4.00 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 5 | € 4.00 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 6 | € 4.30 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 7 | € 4.30 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 8 | € 4.30 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 9 | € 5.50 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 10 | € 5.50 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 11 | € 5.50 | Panini Comics |
Fushigi Yugi Special 12 | € 5.50 | Panini Comics |
Dal canto mio, il mio primo impatto con l'autrice è stato Ayashi no Ceres, e non è che mi abbia lasciato soddisfatto.
A parte le battute ho trovato l'articolo estremamente interessante, tanto che mi invoglierebbe non poco, ne avessi la possibilità, a recuperare l'opera, insieme a Fushigi Yuugi ovviamente, anche perché di quest'autrice leggo e apprezzo molto la Leggenda di Arata.
Mi pare anche di capire che le due opere abbiamo diversi punti in comune, sbaglio?
Ho un rapporto di alti e bassi con la Watase, che ho apprezzato nel suddetto primo successo, non senza riserve, e un po' meno in Ayashi no Ceres (ma ho adorato lo scanzonato C'era Una Volta in Giappone). Ho anche Alice 19th ma non mi è rimasto particolarmente impresso, mentre Arata (rigorosamente manga) lo trovo abbastanza carino.
Non presi lo Special e sinceramente non ricordo neanche perché, forse mi ero un po' allontanato dal genere oppure pensavo fosse solo un sequel o una raccolta di storie (il titolo in effetti è fuorviante). Questa recensione mi ha aperto gli occhi e potrei provare a procurarmela. Complimenti come al solito alla Arashi!
Per il resto, ammetto di aver letto il primo Fushigi molto tempo fa a scrocco e i miei ricordi sono conseguentemente annebbiati, ma condivido l'idea che questo prequel sia meglio realizzato. Per quanto mi ricordi ben poco degli svolgimenti, ciò che mi ricordo perfettamente è che il mio livello di coinvolgimento con il primo Fushigi fu di molto inferiore a quello avuto con lo Special...e questo, per quanto mi riguarda, è sufficiente a farmi dire che lo Special è superiore.
Pienamente d'accordo anche con l'analisi dei personaggi...in più, trovo particolarmente azzeccata l'idea di prendere come modello l'esempio di Namame: un personaggio che quasi non parla, ma che è riuscito a farsi amare e a farmi commuovere lo stesso.
Sicuramente per me la Watase con lo Special ha fatto centro, a questo punto non mi resta che aspettare l'uscita del prossimo...sperando che, se possibile, possa anche essere migliore di questo.
Questo prequel del più famoso Fushigi (completamente fruibile singolarmente) lo trovo superiore sotto ogni aspetto: trama più matura, personaggi più profondi, eroina più carismatica (ci voleva poco ), protagonista maschile più affascinante (perché a mio avviso Arashi si è contenuta scrivendo "un pò melenso nel suo romanticismo" la verità è che Tamahome fa cariare i denti ogni volta che parla), disegni inequivocabilmente migliori.
In definitiva uno dei miei shojo preferiti, aspetto con fiducia la fine dell'universo dei 4 dei con la storia della sacerdotessa di Byakko.
Nonostante la maggiore tragicità lo considero anch'io superiore a Fushigi Yugi per la caratterizzazione dei personaggi (a cominciare dai 2 protagonisti, che mi sono più simpatici di Miaka e Tamahome) e per la maggiore originalità dell'evolversi degli eventi. Peccato che anche qui l'autrice faccia fuori il mio personaggio preferito! Con l'aggravante che in Fushigi Yugi la morte di quel personaggio (di cui non svelo il nome per non rovinare la sorpresa nel caso la Planet si decidesse a ripubblicare il manga) aveva un ben maggiore senso ed era la scena più commovente e drammatica dell'opera, mentre in FY special la morte di quest'altro personaggio è soltanto molto irritante perché se solo la Watase non avesse già pronunciato la sua condanna a morte fin da Fushigi Yugi avrebbe potuto tranquillamente essere evitata senza grosse conseguenze.
Sarei felice di leggere anche la leggenda di Byakko, con la speranza che venga portato in Italia solo a pubblicazione in patria conclusa!!!
Grazie a Narutimate, come al solito, per avermi aiutata con le immagini!
Premessa: Fushigi Yugi era ed è uno dei miei manga preferiti, gli sono molto affezionata ed è stato uno dei manga che più ha avuto influenza sulla mia formazione di lettrice di manga, e perché no, anche in quella che era la mia "reale" adolescenza all'epoca. Ciò non toglie che con l'andare avanti degli anni lo abbia rivalutato sotto certi aspetti e abbia trovato delle pecche che all'epoca non notavo, a volte proprio grazie al confronto con altri manga della Watase stessa. Aggiungiamoci pure che sono passati tredici anni dall'inizio della pubblicazione italiana e oltre ad affinare i gusti, sono anche cresciuta (purtroppo o per fortuna)!
I motivi per cui ritengo Genbu superiore al predecessore li ho ampiamente esposti e approfitto per rispondere ad alcuni commenti:
@Rinki92 ovviamente i gusti sono personali e trovo normale che qualcuno preferisca la prima saga a questa o viceversa, però non concordo con il fatto che le situazioni di Genbu siano forzate in modo da far apparire la Watase matura; non si tratta di apparire, la Watase è maturata, aveva circa 23 anni quando ha iniziato Fushigi Yuugi, è normale che sia cresciuta e i suoi manga con lei, in Sakuragari ce ne aveva già dato diostrazione. Inoltre temo che paradossalmente sia più genuino un manga maturo come Genbu che non il predecessore, e spiego perché; Fushigi Yuugi è stato il primo manga lungo della Watase, pubblicato su una rivista shojo e rivolto ad un pubblico di adolescenti. Mettiamoci pure che la Watase era giovane, inesperta e di certo con non molto potere decisionale nei confronti del suo editore. Credo che Fushigi yuugi sia stato parecchio pilotato dagli editor, lo dimostrano alcuni free talk stessi dell'autrice (sia nel nuovo che nel vecchio Fushigi), nei quali racconta di come abbia adattato il suo volere ai gusti dell'utenza: dice che il passato di Nuriko doveva essere diverso ma la storia si sarebbe intricata troppo e non andava bene, dice che voleva mostrare di più Nakago e il suo background ma la storia si intricava troppo e non andava bene, dice che voleva mettere più politica ma non andava bene, tutto perché la sua (o dell'editore?) intenzione era di rendere il manga fruibile anche alle bambine delle elementari. Ha detto anche che la sua idea era di separare Miaka e Tamahome ma l'idea le è stata fortemente rigettata (poi dice anche che a posteriori le è andato bene così, ma l'idea era un'altra). Inoltre ribadisce da sempre che le storie d'amore non sono il suo interesse principale ma che nel primo Fushigi ha abbondato con le scene d'amore per accontentare il suo giovane pubblico, cosa che invece ha contenuto in Genbu. La Watase afferma che Genbu si rivolge principalmente ai vecchi lettori di Fushigi che oggi hanno 20 a 30 anni e che quindi sono cresciuti con lei maturando la capacità di comprendere un'opera più adulta. Nel primo numero di Genbu lo dice apertamente che sono passati tanti anni e lei è cambiata e cresciuta come mangaka e come persona quindi non avrebbe mai potuto fare un manga con le stesse atmosfere del primo Fushigi (e credo che nessuno avrebbe voluto una pallida copia). Quando parla della creazione di Miaka dice che è stata concepita come personaggio stupido e ingenuo ma buono e determinato, mentre Takiko è diversa per forza di cose essendo nata e cresciuta in tutt'altro contesto storico (per quando emancipata Takiko è sempre una ragazza di buone maniere dei primi del 900). In sostanza credo che Genbu sia molto più genuino del predecessore proprio perché la mangaka è cresciuta e lavorando su un altra rivista e per un altro tipo di pubblico ha potuto sciogliere alcuni vincoli che la legavano a Sho-comi e al pubblico delle elementari-medie, inoltre credo che adesso le sue opinioni abbiano più peso in seno all'editore di quanto non ne avessero quelle di una alla sua prima opera lunga. Un esempio è quell'orrida parte del manga che si svolge dopo aver archiviato la questione Suzaku. Quant'è inutile quella parte? E' fatta per cavalcare la scia del successo, è evidente, ha pure rovinato un personaggio come Tasuki e questa è una cosa che non le perdonerò mai! Senza contare che il finale di Fushigi Yuugi ha una grossa, grossissima forzatura che non sta né in cielo né in terra, prima di leggere Genbu ho riletto tutta la saga precedente e appena me ne sono ricordata mi son cadute le braccia per terra! La Watase ha chiuso con una soluzione di comodo (che manco nasceva dalla sua volontà visto che il finale che voleva lei era diverso) che di certo non dimostra grande maturità o libertà di espressione concessagli.
Sui miglioramenti grafici credo ci sia poco da dire, ok preferire il vecchio stile ma è innegabile che ora sia molto più aggraziata e proporzionata.
Che poi con questa sua maturità sia riuscita ad arrivare o meno al cuore del lettore, è soggettivo, ognuno avrà percepito la cosa a modo suo.
@Gordy
Sai che nelle mie intenzioni iniziali doveva essere anche più lunga? XD
Non sbagli, anche se paragonerei Arata più al primo Fushigi che non a questo, fondamentalmente per la rivalità tra Arata e Kadowaki che in certe cose ricorda quella tra Miaka e Yui, primo fra tutti l'ingiustificata rabbia di Kadowaki! XD Poi c'è tutta la questione del "raccogliere" qualcosa (che siano oggetti, stelle, sacri custodi ecc), la vita dei protagonisti nell'altro mondo ecc. In un certo senso però, per quanto Arata sia criticato, lo ritengo un protagonista leggermente più sfaccettato di Miaka, che fondamentalmente dall'inizio fino alla fine non rivela grandi sorprese nel suo carattere.
@Riko
Non volevo essere troppo esplicita se no sembrava che odiassi Fushigi Yuugi quando ovviamente non è così! Semplicemente il romanticismo esasperato di Miaka e Tamahome e il loro continuo cercarsi, non è una cosa che mi garba a lungo andare, è come se dovessero sempre dimostrare a se stessi e al mondo quanto si amano, cosa che non succede tra Takiko e Rimdo, che nonostante ciò non sembrano certo meno innamorati!
@Sonoko
Capisco benissimo quello che dici, perché quel personaggio era anche il mio preferito! Però, tra le lacrime, sono stata contenta della coerenza narrativa della Watase, avrebbe potuto optare per una soluzione di comodo (come ha fatto nel primo Fushigi) ma non l'ha fatto e io ho amato questa sua coerenza. Anche perché il messaggio finale dell'opera rendeva necessari certi sacrifici per essere esplicato al meglio. In un free talk la Watase dice che ogni costellazione ha un suo tema e se per Suzaku era l'amore, per Genbu è il binomio vita/morte, quindi se davvero voleva esprimere al meglio questo tema, aveva il dovere di esplicarlo al massimo.
A parte questa bella spiegazione, la odio! XD
Per Byakko, speriamo bene, a quanto pare la Watase era pronta per iniziare anche subito ma il suo editore l'ha fermata dicendole di prendersi del tempo... dannato, è colpa sua se ci sarà da aspettare altri 10 anni!
Per curiosità, ti riferisci al mio personaggio preferito in FY oppure al mio personaggio preferito in Genbu (immagino al secondo, ma se è così purtroppo una soluzione sarebbe stata complicata dato lo spoilerone che aveva messo in FY)
Comunque anche a me Arata è parso simile a FY per lo stesso motivo, ed infatti la Watase non ha voluto lasciare che Kadowaki fosse semplicemente il bullo della situazione, ma ha tirato fuori anche in questo caso l'equivoco con il protagonista: già immagino nel finale quei 2 che si abbracciano giurandosi eterna amicizia davanti al tramonto, con la loro storia che finisce a tarallucci e vino! Sinceramente quei retroscena di Kadowaki non mi sono proprio piaciuti, sono solo serviti ad allungare ulteriormente il brodo. A proposito, speriamo che questa saga si sbrighi a concludersi, l'autrice sta mettendo un po' troppi personaggi nuovi ultimamente e di questo passo le cose si complicheranno solo di più!
Tornando a Genbu, ecco perché nell'ultimo numero i due protagonisti non hanno fatto ciò che tutti si sarebbero aspettati! Takiko pare l'unica sacerdotessa poi rimasta coerente con i requisiti per evocare il dio, anche se forse off-screen non è stato così e semplicemente l'autrice non ha usato il fanservice per le lettrici adolescenti, anche perché in compenso si è sbizzarrita in Sakuragari (uno dei motivi per cui non ho preso quel manga nonostante abbia preso tutte le opere watasiane uscite finora, come lo sfogli le scene sono quasi tutte così ):D
Mi riferivo a quello di Genbu ma credo di capire anche chi fosse quello di Suzaku, e in tal caso, ti sono spiritualmente vicina anche per quello, seppur il mio personaggio preferito del primo Fushigi sia miracolosamente sopravvissuto (ora che l'ho detto moriranno tutti i miei preferiti da qui ai prossimi 10 anni).
Sul finale di Arata la penso esattamente come te, solo che non escludo l'ipotesi che nel momento di lacrime e pentimento Kadowaki possa lasciarci la pelle (ce ne faremo una ragione). Kadowaki in un certo senso ha le stesse motivazioni assurde di Yui, o meglio, capisco che Yui pensasse di aver subito chissà cosa poverina, ma ad un certo punto era consapevole anche lei che l'odiare Miaka fosse solo un modo per sfogare la rabbia, la gelosia e la frustrazione. Stessa cosa fa Kadowaki, insomma, sono due scimuniti!
Da quello che ci è dato vedere direi che Takiko ha mantenuto i requisiti, la Watase non avrebbe avuto motivo di non mostrarcelo se davvero lo intendeva!
Sakuragari è escluso da qualsiasi fanservice invero, il fanservice riguarda roba fine a se stessa che serve a procurare godimento allo spettatore, le scene di Sakuragari erano tutt'altro che goduriose, anche perché, pure in quel caso il manga era pubblicato su Rinka, una rivista che non si rivolge primariamente alle ragazzine. Vero che c'erano tante scene di sesso, ma erano tutte contestualizzate e utili allo scopo della narrazione, ti assicuro che il fanservice negli yaoi è tutt'altro (butta un occhio ad un manga di Haruka Minami e capirai) XD Sakuragari credo sia l'opera più matura della Watase, per vari motivi, anche più matura di Fushigi Genbu che, come ho scritto, mantiene alcuni difetti (vedasi la questione di Rimdo e suo padre, risolta troppo velocemente o l'inutile inserimento del finale amoroso di Firka).
Mi rendo conto che Sakuragari è un'opera matura, però dalle scans che ho visto in rete ho visto che ci sono troppe scene così, quasi di continuo, troppo in soli 3 numeri!
Però chissà, non è escluso che possa comprarlo prima o poi, se lo trovassi in super-offerta al Comicon, perché la componente horrorifica mi intriga molto (in primis la tipa sadica con i capelli bianchi)! Anzi, ti dirò che spero di trovarlo in offerta, anche solo perché la Watase è una delle mie mangaka preferite (al 2° posto dopo la Yamato) e mi spiace di non avere una sua opera.
Però resto dell'avviso che con Arata stiamo assistendo ad una regressione, oppure chissà, probabilmente l'autrice abbia ceduto alla tentazione, come altri autori, di allungare il brodo finché l'opera vende e questo non mi piace. Davvero, io devo rivedere ogni volta i vari volumetti per ricordare tutti i personaggi ed i relativi contesti!!! E se Kadowaki dovesse davvero lasciarci le penne credo proprio che io sopravviverei benissimo allo shock. Però io temo che quell'impunito si salverà a spese di quella poverina della sua umeme che gli muore (e non solo in senso figurato! ) dietro e che pare vedere della bontà in lui: dopotutto anche a Yui è andata in modo simile!!!
Tornando a FY Genbu, la storia di Temdan non mi è poi tanto dispiaciuta (anche se a quell'infelice una malattia peggiore non avrebbero potuto darla, dico io: ci credo che sia andato fuori di testa! ) , mentre avrei rinunciato tranquillamente allo strano finale relativo a Firka pur di vedere quel personaggio che dicevo prima vivo e vegeto!!! Ma credo che la Watase abbia deciso così perché essendosi bruciata quel personaggio in partenza in Suzaku abbia voluto comunque dare almeno un finale felice a qualcuno, per quanto strano, dunque apprezzo la sua buona volontà.
E' vero che sono abbondanti, non posso negarlo! Io ti consiglio di provarlo se ne hai l'occasione, proprio perché la Watase ti piace, troverai comunque interessante vederla sotto un'altra ottica!
Arata credo soffra il fatto di avere un target diverso, forse è "colpa" del suo essere shonen quel seguire il canovaccio "Affronta il nemico, potenziati, affronta l'altro nemico, potenziati.." e via dicendo. Credo e spero che comunque non gli farà affrontare i sei custodi uno per uno, perché ci si perde più di un numero ciascuno, non finiremmo mai! In generale comunque a me sta piacendo molto, mi diverte tantissimo e amo troppo Kannagi, quindi che duri ancora, perché quando finirà so che ne sentirò tantissimo la mancanza!
ATTENZIONE SPOILER
Anche io ho quasi giustificato Temdan, però cavolo, Rimdo aveva uno scopo nella vita e poi è finito praticamente a tarallucci e vino, e come ho scritto in rece, la Watase gli ha fatto ottenere il perdono di tutti, anche di Rimdo e di noi lettori! XD Stessa cosa era successa con Nakago, il super cattivo che spazza via chiunque gli si pari davanti e alla fine... ti mostra il suo flashback, le sue motivazioni e ti viene da dire "Noooo povero Nakago, vieni tra le braccia di mammina"! XD Io adoro Nakago, anche per il suo passato e le sue motivazioni, però cavolo, è passato da demone a vittima! XD
FINE SPOILER
Il finale di Firka è inutile e mi piace poco l'idea del "sostituto", però la Watase ci ha speso appena due vignette, niente di grave!
Infatti a proposito di Firka è la storia del sostituto ad essere assurda...
Nakago non lo ricordo per niente, ma per quanto riguarda Temdan posso concedergli solo delle attenuanti, il fatto che la follia fosse motivata, ma non per questo diventa buono!
Arata mi sta troppo ricordando le lunghe saghe della Takahashi: speriamo che non si arrivi anche qui allo stesso numero di volumi, anche se almeno la Watase, a differenza dell'altra, si impegna sempre per realizzare un finale.
Io ho letto la prima serie, che, a fronte di un disegno molto bello e di un'ambientazione molto suggestiva, ha sprecato quest'ultima dedicandosi quasi sempre solo all'amore morboso e palloso fra i due protagonisti piuttosto che approfondire le tematiche fantasy/d'azione/esplorazione/storiche, errore che poi ha commesso uguale nell'immediatamente successivo Ayashi no Ceres dove la noiosissima coppia di protagonisti e le loro non richieste scene d'amore sovrastavano i personaggi più interessanti e le scene horror/d'azione.
Sembra, da quel che leggo, che l'autrice sia cresciuta e migliorata con gli anni, il che è un bene. Sono curioso di leggere questo nuovo Fushigi Yuugi per vedere com'è.
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