Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[ANIME] Midori no neko (Scadenza: 24/5/2015)
[MANGA] Dominion Conflict One (Scadenza: 27/5/2015)
[LIVE] Bokura ga ita (First Movie) (Scadenza: 31/5/2015)
[MANGA] Ex-Vita (Scadenza: 3/6/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi abbondiamo col numero, dedicandoci a recensioni brevi, con i manga Furari, Samidare, Crossbone Gundam, Ikigami e Short Program.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Furari.
9.0/10
Buono, buono, buono. Sicuramente in questo volume unico, Furari, si può ammirare uno dei migliori Taniguchi. Quest'opera è decisamente molto accurata e dettagliata, e il lavoro minuzioso dell'autore ha il giusto tributo. Partiamo dalla trama. La storia prende spunto da Tadataka Ino, un topografo del 1700/1800 che disegnò la cartina del Giappone per la prima volta utilizzando dei sistemi e tecniche moderne. Come ho detto prende spunto non è quindi Tadataka Ino il protagonista, Jiro Taniguchi ci presenta un uomo molto curioso e attento che semplicemente cammina verso Edo (Tokyo) e osserva, scrive, prende nota. Calcola le latitudini, le distanze, le particolarità del terreno. Entra in campo anche la natura nella quale il protagonista si immerge, negli animali soprattutto ma anche con tutto il resto che la natura ci offre. Taniguchi - natura, un binomio sempre azzeccato. Con quest'opera ci si avvicina al naturale appunto perchè c'è ben poco da leggere, l'autore ci insegna che a volte basta il silenzio per imparare, basta guardarsi attorno e saper cogliere ciò che siamo troppo impegnati per non vedere. Furari, che letteralmente sta per "senza meta" è proprio questo, lo desiderano tanti ma pochi riescono a farlo ma in realtà non è difficile. Prendere e andare, fare quattro passi vagando senza meta. Facendo ciò si possono solo avere sorprese perchè tutto è imprevedibile. Inutile dire che tutto questo richiama un po' ad altre opere dell'autore come ovviamente "L'uomo che cammina", chi ha apprezzato quel volume troverà soddisfazioni anche in questo sicuramente.
Non mancheranno intermezzi di dialoghi e raffronti, di vita quotidiana dove l'autore ci descrive un Giappone semplice ed antico ma comunque attento al cambiamento.
I disegni sono in standard Taniguchi, minuziosi, particolari, accorti, con delle ottime ambientazioni. Ci sono delle tavole magnifiche.
L'edizione della Rizzoli Lizard è accurata e perfetta per l'opera che contiene. Brossurato con bandelle, 200/210 pagine di cui alcune a colori. Il prezzo 17,00 € lo trovo consono per la presentazione della casa editrice.
Nel complesso una bella prova di Jiro (ormai lo chiamo per nome, tanto siamo amici), la consiglio a tutti, a chi legge molto di questo autore e anche a chi non ha mai letto nulla di lui, perchè qui è possibile trovarne l'essenza. VOTO 9.
Non mancheranno intermezzi di dialoghi e raffronti, di vita quotidiana dove l'autore ci descrive un Giappone semplice ed antico ma comunque attento al cambiamento.
I disegni sono in standard Taniguchi, minuziosi, particolari, accorti, con delle ottime ambientazioni. Ci sono delle tavole magnifiche.
L'edizione della Rizzoli Lizard è accurata e perfetta per l'opera che contiene. Brossurato con bandelle, 200/210 pagine di cui alcune a colori. Il prezzo 17,00 € lo trovo consono per la presentazione della casa editrice.
Nel complesso una bella prova di Jiro (ormai lo chiamo per nome, tanto siamo amici), la consiglio a tutti, a chi legge molto di questo autore e anche a chi non ha mai letto nulla di lui, perchè qui è possibile trovarne l'essenza. VOTO 9.
Recensione di Spirit Eater
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Cosa ho pensato dopo aver chiuso l'ultimo albo di Samidare?
Forse per una decina di minuti ho maledetto la Flashbook per non aver inserito le ultime due pagine a colori, ma una volta ripreso dalla trance mi sono reso conto che avevo appena concluso la lettura di un manga stupendo, di un viaggio interiore, alla scoperta di noi stessi e degli altri. Samidare lascia molto a chi lo legge: lascia emozioni, brividi e sorrisi. Ma proviamo a distaccarci ad analizzare questo manga in modo più matematico.
La storia nasce quando Yuhi, un giovane universitario, si ridesta dal letto trovandosi di fronte un lucertolone parlante che lo informa di essere il Cavaliere Della Lucertola e di essere destinato a salvare il mondo dalla minaccia incombente di un Mago. Il rifiuto del ragazzo è categorico: la sua vita va bene così per come è, a lui non servono battaglie e momenti epici, vuole solo una vita tranquilla. Solo quando il ragazzo incontrerà Samidare, una sua vicina di casa che nella guerra contro il mago detiene il ruolo di Principessa, cambierà radicalmente idea.
Il cast di personaggi è straordinario: ci sono i Cavalieri Animali, ciascuno accompagnato dal proprio animale, e la Principessa. Ogni singolo pg avrà almeno un capitolo ad esso dedicato: potremo entrare nella sua psicologia, scrutare il suo animo e lentamente, con il compiersi della storia, lo vedremo evolvere, a volte addirittura rinascere.
Perchè Samidare è questo: un viaggio interiore, un percorso spirituale. Non lasciatevi ingannare dalla dicitura Battle Shonen (non sto dicendo che non ci siano cazzotti e mosse speciali, eh?), questo è un vero e proprio manga psicologico/introspettivo, più profondo di tante altre opere che sono al momento in commercio.
Ora capiamoci: Samidare è anche battle, e che battle! Ogni cavaliere è dotato di una Bolla Di Controllo (una specie di aura) e la usa in un modo tutto suo (c'è chi la usa come appoggio, chi come frusta, chi come proiettile). Gli avversari da battere sono i golem e alla fine il Mago Animus.
La grafica non è della migliori: il tratto è tutt'altro che mainstream. Mizukami non è un maestro nel disegno, ma riesce a mettere tutto il suo sentimento nelle sue tavole, che saranno capaci di conquistarvi a modo loro.
L'edizione Fleshbook parte molto bene con le pagine a colori all'inizio dell'albo, ma man mano si perde trascurando addirittura nell'ultimo capitolo le ultime due pagine che sarebbero a colori (per capirci un espediente alla Shaman King perfect edition o Nabari no Ou). Molte copie hanno qualche problema di inchiostro (pagine scolorite o macchie), ma il prezzo per albo è più che onesto.
Volete cazzotti? Volete vedere personaggi che crescono? Volete piangere? Volete ridere? Ecco, Samidare - Lucifer & Bisquit Hammer è questo e molto di più.
Forse per una decina di minuti ho maledetto la Flashbook per non aver inserito le ultime due pagine a colori, ma una volta ripreso dalla trance mi sono reso conto che avevo appena concluso la lettura di un manga stupendo, di un viaggio interiore, alla scoperta di noi stessi e degli altri. Samidare lascia molto a chi lo legge: lascia emozioni, brividi e sorrisi. Ma proviamo a distaccarci ad analizzare questo manga in modo più matematico.
La storia nasce quando Yuhi, un giovane universitario, si ridesta dal letto trovandosi di fronte un lucertolone parlante che lo informa di essere il Cavaliere Della Lucertola e di essere destinato a salvare il mondo dalla minaccia incombente di un Mago. Il rifiuto del ragazzo è categorico: la sua vita va bene così per come è, a lui non servono battaglie e momenti epici, vuole solo una vita tranquilla. Solo quando il ragazzo incontrerà Samidare, una sua vicina di casa che nella guerra contro il mago detiene il ruolo di Principessa, cambierà radicalmente idea.
Il cast di personaggi è straordinario: ci sono i Cavalieri Animali, ciascuno accompagnato dal proprio animale, e la Principessa. Ogni singolo pg avrà almeno un capitolo ad esso dedicato: potremo entrare nella sua psicologia, scrutare il suo animo e lentamente, con il compiersi della storia, lo vedremo evolvere, a volte addirittura rinascere.
Perchè Samidare è questo: un viaggio interiore, un percorso spirituale. Non lasciatevi ingannare dalla dicitura Battle Shonen (non sto dicendo che non ci siano cazzotti e mosse speciali, eh?), questo è un vero e proprio manga psicologico/introspettivo, più profondo di tante altre opere che sono al momento in commercio.
Ora capiamoci: Samidare è anche battle, e che battle! Ogni cavaliere è dotato di una Bolla Di Controllo (una specie di aura) e la usa in un modo tutto suo (c'è chi la usa come appoggio, chi come frusta, chi come proiettile). Gli avversari da battere sono i golem e alla fine il Mago Animus.
La grafica non è della migliori: il tratto è tutt'altro che mainstream. Mizukami non è un maestro nel disegno, ma riesce a mettere tutto il suo sentimento nelle sue tavole, che saranno capaci di conquistarvi a modo loro.
L'edizione Fleshbook parte molto bene con le pagine a colori all'inizio dell'albo, ma man mano si perde trascurando addirittura nell'ultimo capitolo le ultime due pagine che sarebbero a colori (per capirci un espediente alla Shaman King perfect edition o Nabari no Ou). Molte copie hanno qualche problema di inchiostro (pagine scolorite o macchie), ma il prezzo per albo è più che onesto.
Volete cazzotti? Volete vedere personaggi che crescono? Volete piangere? Volete ridere? Ecco, Samidare - Lucifer & Bisquit Hammer è questo e molto di più.
Mobile Suit Crossbone Gundam
6.0/10
Ambientato dieci anni dopo gli eventi narrati nel film di Gundam F91, Crossbone Gundam racconta il destino di Berah Ronah e Seabook Arno, come pure della Crossbone Vanguard. In questo senso è una lettura indispensabile per chi è rimasto insoddisfatto dal film, che avrebbe dovuto essere il prequel a una serie TV di cinquanta episodi, perché rivela cosa aveva in mente Tomino per il seguito della storia. D'altro canto va ammesso che Tomino non aveva molto da dire, se non riproporre i soliti stereotipi: i soliti ragazzini new types in grado di pilotare i Gundam fin dal primo giorno, i soliti intrighi politici, i soliti spaziali che vogliono distruggere la Terra con armi nucleari, le solite principessine in fuga dal padre, i soliti duelli tra assi del mobil suit, i soliti dialoghi pseudo-nazisti che inneggiano alla superiorità dell'elite rispetto all'uomo comune. Dal punto di vista della storia il manga non ha assolutamente nulla di nuovo da dire; d'altra parte non è neppure fatto particolarmente male. Senza infamia e senza lode, direi, comunque superiore al film perché in sei volumi c'è lo spazio sufficiente a raccontare la storia nei tempi appropriati, mentre il film era ipercompresso.
Ciò che caratterizza Crossbone Gundam e lo rende diverso da ogni altro Gundam è il chara design, assolutamente peculiare, opera del mangaka Yuuichi Hasegawa. Si tratta di uno stile moe ante-litteram, in cui quasi tutti i personaggi sembrano loli, compresi i ragazzi e le donne adulte. Personalmente il chara non mi dispiace e lo vedrei adatto a un manga kodomo o a una commedia, è pure simpatico: il problema è che è totalmente inadatto a una serie di Gundam. Tradisce completamente il chara del film; in particolare Berah Ronah, uno dei migliori chara mai realizzati da Yas, è del tutto irriconoscibile, ridotta a una ragazzina kawaii. Inoltre, e questa è la cosa più grave, il chara così infantile e allegro sdrammatizza qualunque situazione, cosa inaccettabile in un'opera che vorrebbe essere seria, con situazioni di vita e di morte e sproloqui filosofici sul destino della razza umana. I personaggi non sono nulla di che, il cattivo dei cattivi è il malvagio Crux Dogatie, per metà vecchiaccio paralitico e per metà intelligenza artificiale dai mille cloni, senza nessuno spessore e giustificazione - nell'ultimo volume viene rivelato che vuole distruggere la Terra perché è stato costretto a sposarsi a ottant'anni?? - ma neanche troppo male.
Nulla da eccepire invece sul mecha design, che si rivela all'altezza, anzi direi buono se non molto buono, così come pure le battaglie tra mobil suit e le scene d'azione. Peccato però che sia tutto su carta, in una trasposizione animata avrebbero reso molto di più. Tutto sommato si tratta di un manga che si legge senza fatica, ma dopo la lettura non ne resta nulla e risulta difficile ricordare sia gli eventi che i personaggi, per il forte sentore di già visto. E questo è il suo problema principale.
Ciò che caratterizza Crossbone Gundam e lo rende diverso da ogni altro Gundam è il chara design, assolutamente peculiare, opera del mangaka Yuuichi Hasegawa. Si tratta di uno stile moe ante-litteram, in cui quasi tutti i personaggi sembrano loli, compresi i ragazzi e le donne adulte. Personalmente il chara non mi dispiace e lo vedrei adatto a un manga kodomo o a una commedia, è pure simpatico: il problema è che è totalmente inadatto a una serie di Gundam. Tradisce completamente il chara del film; in particolare Berah Ronah, uno dei migliori chara mai realizzati da Yas, è del tutto irriconoscibile, ridotta a una ragazzina kawaii. Inoltre, e questa è la cosa più grave, il chara così infantile e allegro sdrammatizza qualunque situazione, cosa inaccettabile in un'opera che vorrebbe essere seria, con situazioni di vita e di morte e sproloqui filosofici sul destino della razza umana. I personaggi non sono nulla di che, il cattivo dei cattivi è il malvagio Crux Dogatie, per metà vecchiaccio paralitico e per metà intelligenza artificiale dai mille cloni, senza nessuno spessore e giustificazione - nell'ultimo volume viene rivelato che vuole distruggere la Terra perché è stato costretto a sposarsi a ottant'anni?? - ma neanche troppo male.
Nulla da eccepire invece sul mecha design, che si rivela all'altezza, anzi direi buono se non molto buono, così come pure le battaglie tra mobil suit e le scene d'azione. Peccato però che sia tutto su carta, in una trasposizione animata avrebbero reso molto di più. Tutto sommato si tratta di un manga che si legge senza fatica, ma dopo la lettura non ne resta nulla e risulta difficile ricordare sia gli eventi che i personaggi, per il forte sentore di già visto. E questo è il suo problema principale.
Ikigami - Annunci di morte
4.0/10
Recensione di Pan Daemonium
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Purtroppo "Ikigami" è uno di quei manga dalle mille possibilità, ricco di sostanza, ma fermato e rallentato dalla forma. La decisione di utilizzare uno stile episodico è indubbiamente la ghigliottina con cui "Ikigami" è stato giustiziato, perché quando si decide di ridurre il tutto ad una sequela di avvenimenti separati lo si fa generalmente per mascherare altre pecche più sostanziali e più pericolose.
A parte i disegni di Mase, la cui bellezza è opinabile ma che io ritengo assolutamente brutti ed usualmente lontani dal realismo, ed a parte l'edizione della Panini pessima come al solito, ciò che è criticabile in assoluto in "Ikigami" è il mancato sfruttamento delle potenzialità della trama.
Il fatto di aver ideato un acronico Giappone retto da uno Stato comunitaristico e totalitario, il cui scopo è quello di instillare nel singolo la voglia di vivere o comunque di perdere il meno tempo possibile tramite il terrore di essere colui che ha ricevuto la capsula della morte, è abbastanza interessante e dalle molteplici possibilità. La scelta di Mase è stata, però, quella di annoiare il lettore proponendo lo stesso schema in ripetizione: il latore dell'ikigami riceve i documenti dai piani alti, mostra la propria insoddisfazione per un mestiere tanto degradante, decide di applicarsi ugualmente, porta il famigerato documento al povero malcapitato, torna in ufficio il prima possibile e si lamenta col proprio superiore, il quale gli intima di far silenzio perché sono ascoltati. Purtroppo, in uno schema così ristretto l'unico campo d'azione è quello della reazione del predestinato, che d'altronde è il campo d'azione più interessante e che permetterebbe un'esplorazione psicologica notevole. Forse Mase non è Yamamoto, ma, qualsiasi sia il motivo, non è riuscito affatto ad andare oltre un certo tragicismo di scarso livello ed estremamente forzato. Sebbene i personaggi siano sempre differenti, con svariate storie narrate, anche in questo caso le vicende particolari post-ikigami sono molto simili e le poche pagine non permettono un'ampia introspezione nel dolore di ciascheduno. Non solo v'è, quindi, questo scempio, ma anche la sotto-trama della insubordinazione al sistema dovuta all'ampia scontentezza per la metodica che lo Stato adopera e per il suo intromettersi nella vita e nelle scelte altrui si sviluppa così lentamente e così inanemente che credo non sia giunta a niente. Ho abbandonato il manga, difatti, al 9° volume, quando la sotto-trama era ancora ad uno stadio semi-larvale e le vicende dei vari personaggi continuavano a durare pochi capitoli l'una.
In totale posso affermare che, stando così le cose, considerando anche un disegno per me piuttosto brutto e poco realistico anche nelle espressioni facciali, non vale la pena di acquistare "Ikigami".
A parte i disegni di Mase, la cui bellezza è opinabile ma che io ritengo assolutamente brutti ed usualmente lontani dal realismo, ed a parte l'edizione della Panini pessima come al solito, ciò che è criticabile in assoluto in "Ikigami" è il mancato sfruttamento delle potenzialità della trama.
Il fatto di aver ideato un acronico Giappone retto da uno Stato comunitaristico e totalitario, il cui scopo è quello di instillare nel singolo la voglia di vivere o comunque di perdere il meno tempo possibile tramite il terrore di essere colui che ha ricevuto la capsula della morte, è abbastanza interessante e dalle molteplici possibilità. La scelta di Mase è stata, però, quella di annoiare il lettore proponendo lo stesso schema in ripetizione: il latore dell'ikigami riceve i documenti dai piani alti, mostra la propria insoddisfazione per un mestiere tanto degradante, decide di applicarsi ugualmente, porta il famigerato documento al povero malcapitato, torna in ufficio il prima possibile e si lamenta col proprio superiore, il quale gli intima di far silenzio perché sono ascoltati. Purtroppo, in uno schema così ristretto l'unico campo d'azione è quello della reazione del predestinato, che d'altronde è il campo d'azione più interessante e che permetterebbe un'esplorazione psicologica notevole. Forse Mase non è Yamamoto, ma, qualsiasi sia il motivo, non è riuscito affatto ad andare oltre un certo tragicismo di scarso livello ed estremamente forzato. Sebbene i personaggi siano sempre differenti, con svariate storie narrate, anche in questo caso le vicende particolari post-ikigami sono molto simili e le poche pagine non permettono un'ampia introspezione nel dolore di ciascheduno. Non solo v'è, quindi, questo scempio, ma anche la sotto-trama della insubordinazione al sistema dovuta all'ampia scontentezza per la metodica che lo Stato adopera e per il suo intromettersi nella vita e nelle scelte altrui si sviluppa così lentamente e così inanemente che credo non sia giunta a niente. Ho abbandonato il manga, difatti, al 9° volume, quando la sotto-trama era ancora ad uno stadio semi-larvale e le vicende dei vari personaggi continuavano a durare pochi capitoli l'una.
In totale posso affermare che, stando così le cose, considerando anche un disegno per me piuttosto brutto e poco realistico anche nelle espressioni facciali, non vale la pena di acquistare "Ikigami".
Short Program
10.0/10
La Poesia al servizio del fumetto.
Sono sempre stato del parere che Essa sia ben visibile anche nelle piccole cose, nelle situazioni più quotidiane. Una poetica raccolta, non riscontrabile nelle grandi epopee di fantascienza ed avventura, se non in isolati sprazzi di malinconia. E allora perché non mettere su carta queste intime emozioni, raccogliendole in brevi ed intensi racconti?
I protagonisti sembrano essere, come in tutte le opere del maestro, sempre gli stessi attori che si calano in vicende e coincidenze diverse. Ma come bravi attori sanno farci immedesimare in ognuna di esse senza annoiarci, non risultando mai banali, nemmeno nei momenti più romantici.
Ovviamente una buona interpretazione non è sufficiente senza un eccellente regia, che calibri con maestria i colpi di scena, i sentimenti dei protagonisti e le vignette lasciate in sospeso, senza parole, che comunicano un determinato stato d’animo e valgono più di mille discorsi. Così un caffè che fuma o una nevicata vista da un treno possono assumere sfaccettature interessanti.
Ma se finora mi sono limitato a parlare dell’aspetto “interiore” dell’opera mi sembra altrettanto giusto ricordarne il lato sportivo, che non poteva mancare in un manga targato Adachi. Ambienti scolastici e non, uno su tutti il campo da Baseball, che fanno da sfondo a vicissitudini adolescenziali ben più complesse del semplice “realizzare un fuoricampo”, e anche in questo caso mai banali nel modo in cui vengono rappresentate.
In conclusione un’opera che consiglio vivamente di leggere a tutti coloro che sanno cogliere gli aspetti belli della vita in semplici gesti, apprezzandoli e valorizzandoli.
Sono sempre stato del parere che Essa sia ben visibile anche nelle piccole cose, nelle situazioni più quotidiane. Una poetica raccolta, non riscontrabile nelle grandi epopee di fantascienza ed avventura, se non in isolati sprazzi di malinconia. E allora perché non mettere su carta queste intime emozioni, raccogliendole in brevi ed intensi racconti?
I protagonisti sembrano essere, come in tutte le opere del maestro, sempre gli stessi attori che si calano in vicende e coincidenze diverse. Ma come bravi attori sanno farci immedesimare in ognuna di esse senza annoiarci, non risultando mai banali, nemmeno nei momenti più romantici.
Ovviamente una buona interpretazione non è sufficiente senza un eccellente regia, che calibri con maestria i colpi di scena, i sentimenti dei protagonisti e le vignette lasciate in sospeso, senza parole, che comunicano un determinato stato d’animo e valgono più di mille discorsi. Così un caffè che fuma o una nevicata vista da un treno possono assumere sfaccettature interessanti.
Ma se finora mi sono limitato a parlare dell’aspetto “interiore” dell’opera mi sembra altrettanto giusto ricordarne il lato sportivo, che non poteva mancare in un manga targato Adachi. Ambienti scolastici e non, uno su tutti il campo da Baseball, che fanno da sfondo a vicissitudini adolescenziali ben più complesse del semplice “realizzare un fuoricampo”, e anche in questo caso mai banali nel modo in cui vengono rappresentate.
In conclusione un’opera che consiglio vivamente di leggere a tutti coloro che sanno cogliere gli aspetti belli della vita in semplici gesti, apprezzandoli e valorizzandoli.
E i personaggi... mi sono rimasti talmente impressi che fatico a ricordarne uno...
Che valutazione si può dare ad un opera senza aver visto il suo finale?
In questa circostanza m'interessano le recensioni di Ikigami e di Short Program.
Riguardo Ikigami mi chiedo anch'io per quale ragione decidere di recensirlo ad un solo volumetto dalla fine, l'ha droppato in quella circostanza? Tanto valeva portarlo a termine ormai no?
A parte questo non concordo affatto coi giudizi espressi.
Lo stile episodico, legato da un unico filone di base, a mio avviso, è proprio ciò che ha reso grande quest'opera. Non riesco proprio a capire come mai opere con storie autoconclusive (legate tra loro) spesso risultino così poco apprezzate, io lo ritengo un sistema narrativo incredibilmente efficace e intrigante. I disegni non sono affatto brutti, hanno un loro stile e anzi, li definirei particolarmente curati.
E' un peccato vedere un'opera di questo tipo così bistrattata. A me è piaciuta moltissimo e se volessi trovargli qualche difetto forse lo farei cercando proprio tra le fasi conclusive che potevano esser curate maggiormente... ma quelle l'autore della rece non si è neanche preso il disturbo di leggerle...
Per me è un'opera che merita da 8 in su.
Diverso il discorso per Short Program, opera che ho apprezzato ma per la quale reputo un 10 piuttosto eccessivo, le assegnerei un 7 o al massimo un 8.
Posso ancora capire quando ti manca l'ultimo volume, beh 9/10 non sono pochi e di certo il solo finale può migliorare o peggiorare di poco la proprio valutazione, anche se non sarà del tutto oggettiva, ma c'è veramente gente che recensisce con un solo volume su tanti?
ma dai...
Concordo con Nyx sul fatto che 5 titoli siano meglio di 3, possibilità di trovare più opere conosciute in quelle proposte.
Per quanto riguarda Samidare ho recuperato tutta la serie ma devo ancora iniziarla, sarà a sorpresa vedere se veramente merita.
Ho letto di diversi elogi al primo volume, ma non sono molto convinto della cosa, alla fine l'acquisto è stato solo per togliermi l'eventuale sassolino dalla scarpa.
Samidare l'avevo cominciato ma non mi piaceva molto (personaggi abbastanza antipatici) e l'ho mollato, ma ne ho sempre sentito parlare bene dai più.
E' una lettura che comunque consiglio caldamente, alcune scene sono davvero belle e il finale è perfetto!
Ho letto anche gli Short Program e sono perfettamente d'accordo sia col voto che con le parole del recensore
Giusto Girl's Type mi è sembrato abbastanza scialbo e noiosetto.
In ogni caso di questi mi interessa Furari e se fosse reperibile facilmente darei sicuramente un'occhiata a Ikigami.
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