Lo shoujo manga di tipo scolastico è sempre un genere di manga molto popolare, dato che la scuola è parte integrante della vita delle adolescenti giapponesi, e non stupisce che possano sognare l'amore e trovare i primi batticuori fra i banchi di scuola.
Dovendo raccontare la normale vita scolastica delle adolescenti, che di per sé non è granché fantasiosa, e dovendosi attenere a un tipo di disegno e a stereotipi di personaggi (sia maschili che femminili) ormai collaudatissimi, è difficile, però, trovare qualcosa che riesca a colpire in maniera particolare, fra le tante storie apparentemente tutte uguali che affollano le riviste delle varie case editrici, nonostante il sempre buon successo che garantisce pubblicità, grande spazio nelle librerie e sempre più adattamenti in forma di film cinematografico con attori in carne ed ossa o telefilm per la tv, medium ultimamente preferito alla serie a cartoni animati.
Si possono, infatti, contare sulle dita di una mano gli anime di genere "shoujo scolastico" usciti negli ultimi anni: pochi e generalmente brevi, incompleti e/o dimenticabili e dimenticati nell'arco di un trimestre.
Sono lontani, ahinoi, i tempi dei cinquanta episodi di Gokinjo Monogatari, Ai shite knight, Hana yori dango, dei settanta e passa di Marmalade Boy e degli oltre cento di Kodomo no omocha, al punto che il pubblico delle spettatrici di anime si sta un po' disaffezionando alle semplici storie d'amore scolastico, in favore di altri generi più avventurosi, più complessi o, perché no, che possano far loro sognare una storia d'amore... omosessuale!
Ore Monogatari ("La mia storia"), recente adattamento animato in 24 episodi del manga sceneggiato da Kazune Kawahara e disegnato da Aruko, rappresenta una felice eccezione in questo scenario.
Innanzitutto perché é bello poter sognare con i suoi personaggi a disegni animati, una volta tanto (ok, hanno fatto anche il film con attori in carne ed ossa, ma successivamente) e farsi accompagnare da loro per ben sei mesi, che sono un buon compromesso fra una trasmissione annuale e una trimestrale.
In secondo luogo, perché Ore Monogatari è uno shoujo un po' sui generis e anzi, sebbene sia ideato da autrici donne e pubblicato su una rivista diretta ad un pubblico femminile, ha tutto il potenziale per piacere più ai ragazzi che alle ragazze, come i recenti crossover con Jojolion o Nisekoi dimostrano.
Ore Monogatari si dimostra particolare già dall'inizio, dato che il punto di vista è quello di un protagonista Maschile (il maiuscolo è d'obbligo). Takeo Gouda, il nostro protagonista, è un ragazzone enorme e forzuto, idolatrato dai compagni di classe come un simbolo di virilità quanto impopolare fra le ragazze. Un modello di personaggio maschile decisamente inconsueto e innovativo per uno shoujo, in cui di solito il protagonista è efebico, delicato e bellissimo e se c'è uno con un po' di muscoli è un insegnante di ginnastica macchietta o un teppista buzzurro dal quale il suddetto protagonista salverà la sua bella.
Anche in Ore Monogatari c'è un ragazzo efebico, delicato e bellissimo, ma Makoto Sunakawa, il nostro bishounen, stavolta è la spalla, un silenzioso e indecifrabile migliore amico sempre pronto ad osservare e a dare buoni consigli.
La scena è tutta per Takeo, il personaggio principale, che, istintivamente, finirà per attrarsi le simpatie degli spettatori di sesso maschile, esattamente come fa con i suoi compagni di classe.
Robusto, sportivo, virile e apparentemente arcigno e minaccioso, il nostro ragazzone è in realtà una persona timida e dal cuore d'oro, che si fa sempre in quattro per gli altri (finendo, ahilui, per spaventarli) e che un po' soffre il fatto di esser l'ombra dell'amico Sunakawa, sempre attorniato da ragazze puntualmente rifiutate.
Un giorno, all'improvviso, però, tutto cambia e al duo di amici si unisce la graziosa Rinko Yamato, studentessa con l'hobby della pasticceria che Takeo ha salvato da un molestatore in treno e che, con la scusa di sdebitarsi, finisce per frequentare il ragazzone sin troppo spesso...
A differenza di quanto accade in molti suoi "colleghi", in Ore Monogatari il sogno d'amore del protagonista si corona piuttosto presto, dopo pochissimi episodi, e per il resto della serie ci viene mostrata la vita di coppia con la sua ragazza. Solitamente, questo tipo di struttura finisce per diventare noiosa e poco interessante, dato che il bello degli anime sentimentali sta nel sospirare in attesa della dichiarazione, del bacio, del fidanzamento, e poco interessa, invece, vedere due fidanzatini che si scambiano effusioni.
Effettivamente, anche Ore Monogatari soffre un po' di questo problema, dal momento che le effusioni fra i due fidanzati non mancano (le due frasi chiave dell'anime, si potrebbe fare un video di montaggio che conta quante volte vengono pronunciate, sono "Takeo-kun, sei figo!" e "Mi piaceeee!!!") e può capitare che lo spettatore si annoi in mezzo a tanta dolcezza e a scene di vita di coppia un po' ripetitive.
E' più o meno la stessa cosa che accade in Arrivare a te di Karuho Shiina, un altro recente shoujo manga scolastico di grande popolarità, così come in High School Debut, una delle opere precedenti della sceneggiatrice Kazune Kawahara. In entrambi i casi, allo stesso modo, il focus è sulla vita sentimentale di una coppia di innamorati che si forma nei volumi iniziali.
La marcia in più di Ore Monogatari sta proprio nel suo inusuale punto di vista al maschile, che permette, una volta tanto, un'identificazione molto forte da parte dello spettatore maschio. E' di una tenerezza incredibile vedere come la dolce Yamato esprima incondizionatamente i suoi sentimenti nei confronti di quel ragazzone da cui tutte le altre fuggono, ed è altrettanto bello vedere come Takeo finisca pian piano per conquistare, con la sua grandezza d'animo, non solo il cuore della sua ragazza ma anche quello di moltissime altre persone che in un primo momento lo temevano o lo prendevano in giro.
Il nostro è un protagonista assolutamente adorabile, che riesce a vincere senza sforzo qualsiasi competizione sportiva ma ha notevoli difficoltà a capire la psiche femminile; che si getta fra le fiamme di un palazzo incendiato e a detta sua affronterebbe (e siamo sicuri che lo vincerebbe) anche un orso per proteggere le persone a cui vuole bene, ma che entra nel pallone per una sfida ben più normale, quella di chiamare per nome la fidanzata.
Takeo e Yamato crescono insieme, come persone e come coppia, vivendo insieme tutti i passi più importanti della loro relazione: il primo appuntamento, il primo bacio, il rapporto con gli amici "terzi incomodi", i compleanni e le varie ricorrenze. E' molto buffo e divertente vedere come questo impacciato ragazzone si approccia in maniera ingenua, goffa e strampalata alle normali situazioni della vita amorosa, fortunatamente potendo sempre contare sui saggi consigli dell'amico Suna.
A volte, i due innamorati risultano un po' troppo zuccherosi ed esasperanti nell'estrema mielosità del loro rapporto, ma poi, a ripensarci, li giustifichiamo pure, perché sono tenerissimi e perché noi, al posto loro, ci comporteremmo esattamente allo stesso modo.
E' per la sua grande naturalezza, infatti, che Ore Monogatari incanta i suoi spettatori. C'è indubbiamente un po' di Takeo in ognuno di noi, che magari sognamo di avere la sua forza fisica ma nascondiamo nel cuore una forza interiore ancora più grande, che magari ci sentiamo tristi e inadeguati perché non siamo Adoni e non riusciamo a trovare l'amore che desideriamo, che guardiamo con una punta d'invidia ai nostri amici più belli o più spigliati di noi, che siamo un po' tordi nelle questioni d'amore ma abbiamo un cuore sincero e, chissà, potremmo anche noi sollevare una trave pesantissima o compiere imprese incredibili per far colpo sulla ragazza che ci piace.
I personaggi di questa storia hanno tutti una caratterizzazione un po' fuori dagli schemi o qualche tratto un po' stupido che li contraddistingue, ma risultano dotati di grande umanità. Scopriremo, dunque, molto piacevolmente, che Yamato non è solo una bambolina graziosa che proietta i desideri d'amore degli spettatori maschi, ma che anche lei, sotto sotto, nutre dei desideri più umani e normali e vorrebbe una relazione meno platonica e più concreta.
Allo stesso modo, sarà molto bello scoprire il toccante legame di amicizia fra Takeo e il compare Suna e vedere l'algido bishounen sciogliersi in risate di gusto dinnanzi alle stramberie del suo migliore amico; così come saremo piacevolmente colpiti dal vedere che anche i personaggi che arriveranno ad ostacolare l' amore della nostra coppia sono ragazzi un po' scemi, coi loro problemi, che si innamorano di Takeo e Yamato come persone e non in quanto oggetti del desiderio, finendo per rispettare e persino legare coi rispettivi rivali.
Sebbene il focus sia quasi sempre sulla coppia protagonista, di tanto in tanto arrivano altri personaggi secondari a rubargli un po' la scena per raccontarci storie intrise di tenerezza, che di tanto in tanto si fanno anche toccanti, ad arricchire la storia di formazione del nostro ragazzone, che, aiutandoli in un modo o nell'altro, finisce anche per crescere un po'.
Ore Monogatari è una storia sognante, una love story tenerissima fra personaggi che sembrano strambi ma che si rivelano ben più realistici di quanto si pensi: ci siamo abituati, del resto, alla lentezza delle storie d'amore dei cartoni giapponesi, e un motivo di fondo c'è, il gran garbo e riservatezza che i Giapponesi dimostrano in ogni loro relazione interpersonale, anche quella fra innamorati.
I suoi protagonisti sono ragazzi che provano emozioni reali, che proiettano sogni reali, che vivono in un Giappone descritto in maniera dettagliatissima: i numerosi scorci di strade, negozi, minimarket, appartamenti, karaoke, parchi, passaggi a livello, zoo, scuole sono esattamente quello che si può vedere passeggiando per le città e le strade del Giappone. Sarà per questo, forse, che una storia come quella di questo simpatico e impacciato ragazzone col piglio e il fisico da eroe sta conquistando sempre più lettori in patria, al punto da vedersi dedicata una serie animata di media lunghezza, un film live action e da comparire nella top 20 delle uscite giapponesi con ogni suo nuovo volumetto?
Forse che nel buffo ma figo Takeo ci si identifica con inaspettata facilità, cosa che vale anche e soprattutto per gli impacciati studenti giapponesi che, sotto sotto, sognano anche loro di apparire come virili e fighissimi eroi agli occhi delle ragazze che gli fanno battere il cuore e a cui hanno difficoltà a dichiararsi?
La realizzazione tecnica dell'anime si avvale di vivaci colori pastello, di disegni molto espressivi, sfondi e paesaggi molto realistici e simpaticissimi commenti dei personaggi che svolazzano qua e là estremizzando l'effetto comico di molte scene.
Molto buono è il doppiaggio di un buffo e tenero Takuya Eguchi (Takeo) e di una dolce e simpatica Megumi Han (Yamato), entrambi doppiatori che si sono dimostrati versatili e bravi in molte occasioni.
La colonna sonora offre brani molto piacevoli e due sigle orecchiabili. La opening "Miraikei Answer" dei Trustrick entra immediatamente in testa col suo ritmo frizzante, mentre la ending "Shiawase ari ka" dei Local Connect è la classica ballad romantica come le molte che affollano i palinsesti delle radio nipponiche. Un ulteriore elemento che aiuta a contestualizzare la storia di Takeo e Yamato in un Giappone vivo e reale in cui è facilissimo identificarsi.
Dovendo raccontare la normale vita scolastica delle adolescenti, che di per sé non è granché fantasiosa, e dovendosi attenere a un tipo di disegno e a stereotipi di personaggi (sia maschili che femminili) ormai collaudatissimi, è difficile, però, trovare qualcosa che riesca a colpire in maniera particolare, fra le tante storie apparentemente tutte uguali che affollano le riviste delle varie case editrici, nonostante il sempre buon successo che garantisce pubblicità, grande spazio nelle librerie e sempre più adattamenti in forma di film cinematografico con attori in carne ed ossa o telefilm per la tv, medium ultimamente preferito alla serie a cartoni animati.
Si possono, infatti, contare sulle dita di una mano gli anime di genere "shoujo scolastico" usciti negli ultimi anni: pochi e generalmente brevi, incompleti e/o dimenticabili e dimenticati nell'arco di un trimestre.
Sono lontani, ahinoi, i tempi dei cinquanta episodi di Gokinjo Monogatari, Ai shite knight, Hana yori dango, dei settanta e passa di Marmalade Boy e degli oltre cento di Kodomo no omocha, al punto che il pubblico delle spettatrici di anime si sta un po' disaffezionando alle semplici storie d'amore scolastico, in favore di altri generi più avventurosi, più complessi o, perché no, che possano far loro sognare una storia d'amore... omosessuale!
Ore Monogatari ("La mia storia"), recente adattamento animato in 24 episodi del manga sceneggiato da Kazune Kawahara e disegnato da Aruko, rappresenta una felice eccezione in questo scenario.
Innanzitutto perché é bello poter sognare con i suoi personaggi a disegni animati, una volta tanto (ok, hanno fatto anche il film con attori in carne ed ossa, ma successivamente) e farsi accompagnare da loro per ben sei mesi, che sono un buon compromesso fra una trasmissione annuale e una trimestrale.
In secondo luogo, perché Ore Monogatari è uno shoujo un po' sui generis e anzi, sebbene sia ideato da autrici donne e pubblicato su una rivista diretta ad un pubblico femminile, ha tutto il potenziale per piacere più ai ragazzi che alle ragazze, come i recenti crossover con Jojolion o Nisekoi dimostrano.
Ore Monogatari si dimostra particolare già dall'inizio, dato che il punto di vista è quello di un protagonista Maschile (il maiuscolo è d'obbligo). Takeo Gouda, il nostro protagonista, è un ragazzone enorme e forzuto, idolatrato dai compagni di classe come un simbolo di virilità quanto impopolare fra le ragazze. Un modello di personaggio maschile decisamente inconsueto e innovativo per uno shoujo, in cui di solito il protagonista è efebico, delicato e bellissimo e se c'è uno con un po' di muscoli è un insegnante di ginnastica macchietta o un teppista buzzurro dal quale il suddetto protagonista salverà la sua bella.
Anche in Ore Monogatari c'è un ragazzo efebico, delicato e bellissimo, ma Makoto Sunakawa, il nostro bishounen, stavolta è la spalla, un silenzioso e indecifrabile migliore amico sempre pronto ad osservare e a dare buoni consigli.
La scena è tutta per Takeo, il personaggio principale, che, istintivamente, finirà per attrarsi le simpatie degli spettatori di sesso maschile, esattamente come fa con i suoi compagni di classe.
Robusto, sportivo, virile e apparentemente arcigno e minaccioso, il nostro ragazzone è in realtà una persona timida e dal cuore d'oro, che si fa sempre in quattro per gli altri (finendo, ahilui, per spaventarli) e che un po' soffre il fatto di esser l'ombra dell'amico Sunakawa, sempre attorniato da ragazze puntualmente rifiutate.
Un giorno, all'improvviso, però, tutto cambia e al duo di amici si unisce la graziosa Rinko Yamato, studentessa con l'hobby della pasticceria che Takeo ha salvato da un molestatore in treno e che, con la scusa di sdebitarsi, finisce per frequentare il ragazzone sin troppo spesso...
A differenza di quanto accade in molti suoi "colleghi", in Ore Monogatari il sogno d'amore del protagonista si corona piuttosto presto, dopo pochissimi episodi, e per il resto della serie ci viene mostrata la vita di coppia con la sua ragazza. Solitamente, questo tipo di struttura finisce per diventare noiosa e poco interessante, dato che il bello degli anime sentimentali sta nel sospirare in attesa della dichiarazione, del bacio, del fidanzamento, e poco interessa, invece, vedere due fidanzatini che si scambiano effusioni.
Effettivamente, anche Ore Monogatari soffre un po' di questo problema, dal momento che le effusioni fra i due fidanzati non mancano (le due frasi chiave dell'anime, si potrebbe fare un video di montaggio che conta quante volte vengono pronunciate, sono "Takeo-kun, sei figo!" e "Mi piaceeee!!!") e può capitare che lo spettatore si annoi in mezzo a tanta dolcezza e a scene di vita di coppia un po' ripetitive.
E' più o meno la stessa cosa che accade in Arrivare a te di Karuho Shiina, un altro recente shoujo manga scolastico di grande popolarità, così come in High School Debut, una delle opere precedenti della sceneggiatrice Kazune Kawahara. In entrambi i casi, allo stesso modo, il focus è sulla vita sentimentale di una coppia di innamorati che si forma nei volumi iniziali.
La marcia in più di Ore Monogatari sta proprio nel suo inusuale punto di vista al maschile, che permette, una volta tanto, un'identificazione molto forte da parte dello spettatore maschio. E' di una tenerezza incredibile vedere come la dolce Yamato esprima incondizionatamente i suoi sentimenti nei confronti di quel ragazzone da cui tutte le altre fuggono, ed è altrettanto bello vedere come Takeo finisca pian piano per conquistare, con la sua grandezza d'animo, non solo il cuore della sua ragazza ma anche quello di moltissime altre persone che in un primo momento lo temevano o lo prendevano in giro.
Il nostro è un protagonista assolutamente adorabile, che riesce a vincere senza sforzo qualsiasi competizione sportiva ma ha notevoli difficoltà a capire la psiche femminile; che si getta fra le fiamme di un palazzo incendiato e a detta sua affronterebbe (e siamo sicuri che lo vincerebbe) anche un orso per proteggere le persone a cui vuole bene, ma che entra nel pallone per una sfida ben più normale, quella di chiamare per nome la fidanzata.
Takeo e Yamato crescono insieme, come persone e come coppia, vivendo insieme tutti i passi più importanti della loro relazione: il primo appuntamento, il primo bacio, il rapporto con gli amici "terzi incomodi", i compleanni e le varie ricorrenze. E' molto buffo e divertente vedere come questo impacciato ragazzone si approccia in maniera ingenua, goffa e strampalata alle normali situazioni della vita amorosa, fortunatamente potendo sempre contare sui saggi consigli dell'amico Suna.
A volte, i due innamorati risultano un po' troppo zuccherosi ed esasperanti nell'estrema mielosità del loro rapporto, ma poi, a ripensarci, li giustifichiamo pure, perché sono tenerissimi e perché noi, al posto loro, ci comporteremmo esattamente allo stesso modo.
E' per la sua grande naturalezza, infatti, che Ore Monogatari incanta i suoi spettatori. C'è indubbiamente un po' di Takeo in ognuno di noi, che magari sognamo di avere la sua forza fisica ma nascondiamo nel cuore una forza interiore ancora più grande, che magari ci sentiamo tristi e inadeguati perché non siamo Adoni e non riusciamo a trovare l'amore che desideriamo, che guardiamo con una punta d'invidia ai nostri amici più belli o più spigliati di noi, che siamo un po' tordi nelle questioni d'amore ma abbiamo un cuore sincero e, chissà, potremmo anche noi sollevare una trave pesantissima o compiere imprese incredibili per far colpo sulla ragazza che ci piace.
I personaggi di questa storia hanno tutti una caratterizzazione un po' fuori dagli schemi o qualche tratto un po' stupido che li contraddistingue, ma risultano dotati di grande umanità. Scopriremo, dunque, molto piacevolmente, che Yamato non è solo una bambolina graziosa che proietta i desideri d'amore degli spettatori maschi, ma che anche lei, sotto sotto, nutre dei desideri più umani e normali e vorrebbe una relazione meno platonica e più concreta.
Allo stesso modo, sarà molto bello scoprire il toccante legame di amicizia fra Takeo e il compare Suna e vedere l'algido bishounen sciogliersi in risate di gusto dinnanzi alle stramberie del suo migliore amico; così come saremo piacevolmente colpiti dal vedere che anche i personaggi che arriveranno ad ostacolare l' amore della nostra coppia sono ragazzi un po' scemi, coi loro problemi, che si innamorano di Takeo e Yamato come persone e non in quanto oggetti del desiderio, finendo per rispettare e persino legare coi rispettivi rivali.
Sebbene il focus sia quasi sempre sulla coppia protagonista, di tanto in tanto arrivano altri personaggi secondari a rubargli un po' la scena per raccontarci storie intrise di tenerezza, che di tanto in tanto si fanno anche toccanti, ad arricchire la storia di formazione del nostro ragazzone, che, aiutandoli in un modo o nell'altro, finisce anche per crescere un po'.
Ore Monogatari è una storia sognante, una love story tenerissima fra personaggi che sembrano strambi ma che si rivelano ben più realistici di quanto si pensi: ci siamo abituati, del resto, alla lentezza delle storie d'amore dei cartoni giapponesi, e un motivo di fondo c'è, il gran garbo e riservatezza che i Giapponesi dimostrano in ogni loro relazione interpersonale, anche quella fra innamorati.
I suoi protagonisti sono ragazzi che provano emozioni reali, che proiettano sogni reali, che vivono in un Giappone descritto in maniera dettagliatissima: i numerosi scorci di strade, negozi, minimarket, appartamenti, karaoke, parchi, passaggi a livello, zoo, scuole sono esattamente quello che si può vedere passeggiando per le città e le strade del Giappone. Sarà per questo, forse, che una storia come quella di questo simpatico e impacciato ragazzone col piglio e il fisico da eroe sta conquistando sempre più lettori in patria, al punto da vedersi dedicata una serie animata di media lunghezza, un film live action e da comparire nella top 20 delle uscite giapponesi con ogni suo nuovo volumetto?
Forse che nel buffo ma figo Takeo ci si identifica con inaspettata facilità, cosa che vale anche e soprattutto per gli impacciati studenti giapponesi che, sotto sotto, sognano anche loro di apparire come virili e fighissimi eroi agli occhi delle ragazze che gli fanno battere il cuore e a cui hanno difficoltà a dichiararsi?
La realizzazione tecnica dell'anime si avvale di vivaci colori pastello, di disegni molto espressivi, sfondi e paesaggi molto realistici e simpaticissimi commenti dei personaggi che svolazzano qua e là estremizzando l'effetto comico di molte scene.
Molto buono è il doppiaggio di un buffo e tenero Takuya Eguchi (Takeo) e di una dolce e simpatica Megumi Han (Yamato), entrambi doppiatori che si sono dimostrati versatili e bravi in molte occasioni.
La colonna sonora offre brani molto piacevoli e due sigle orecchiabili. La opening "Miraikei Answer" dei Trustrick entra immediatamente in testa col suo ritmo frizzante, mentre la ending "Shiawase ari ka" dei Local Connect è la classica ballad romantica come le molte che affollano i palinsesti delle radio nipponiche. Un ulteriore elemento che aiuta a contestualizzare la storia di Takeo e Yamato in un Giappone vivo e reale in cui è facilissimo identificarsi.
Buffo e tenero, dolce e divertente, zuccheroso ma toccante, Ore Monogatari è un anime delizioso e interessante, che giunge come una boccata d'aria fresca in un mondo come quello degli shoujo scolastici, troppo spesso uguale a se stesso o troppo concentrato sulla narrazione dei sentimenti femminili per riuscire a interessare gli spettatori di sesso maschile.
Probabilmente, a qualcuno potrà dar fastidio l'eccessivo romanticismo nella trattazione della vita sentimentale di questi ragazzi molto ingenui, che non gli offrirà, come fanno altre storie, la possibilità di appassionarsi a personaggi, coppie e storie secondarie di un certo spessore. Qui non mancano, di tanto in tanto, ma il titolo dell'opera parla chiaro, ed è giusto così.
E' una storia che, pur appartenendo dichiaratamente alla tipologia shoujo, riesce a mettersi esattamente in mezzo fra i due tipi di pubblico, maschile e femminile: il punto di vista è quello di un ragazzo, e dunque probabilmente piacerà di più ai ragazzi (specialmente a quelli che hanno sempre vissuto in maniera complicata i propri rapporti con l'amore e l'altro sesso) che alle ragazze. La narrazione è attenta e sensibile, capace di raffigurare per bene il carattere e i desideri dei ragazzi, ma senza mai anteporre la sfera della sessualità a quella dei sentimenti come spesso accade agli shounen che trattano d'amore.
Nonostante il protagonista maschile di gran virilità, che ha muscoli d'acciaio e spicca sulle copertine del suo manga in cosplay da eroe dei videogiochi di lotta, la sensibilità di questo manga è tutta femminile, e ciò gli assicura un gran romanticismo e scene di infinita dolcezza, di cui, per una volta, siamo più noi maschietti a godere, finendo per commuoverci e sentire le palpitazioni del nostro cuore, insieme a quelle di questo straordinario ragazzone che, in maniera inaspettatamente piacevole, mette in scena impeccabilmente i nostri sogni di ragazzi dal cuore caldo e innamorato.
Probabilmente, a qualcuno potrà dar fastidio l'eccessivo romanticismo nella trattazione della vita sentimentale di questi ragazzi molto ingenui, che non gli offrirà, come fanno altre storie, la possibilità di appassionarsi a personaggi, coppie e storie secondarie di un certo spessore. Qui non mancano, di tanto in tanto, ma il titolo dell'opera parla chiaro, ed è giusto così.
E' una storia che, pur appartenendo dichiaratamente alla tipologia shoujo, riesce a mettersi esattamente in mezzo fra i due tipi di pubblico, maschile e femminile: il punto di vista è quello di un ragazzo, e dunque probabilmente piacerà di più ai ragazzi (specialmente a quelli che hanno sempre vissuto in maniera complicata i propri rapporti con l'amore e l'altro sesso) che alle ragazze. La narrazione è attenta e sensibile, capace di raffigurare per bene il carattere e i desideri dei ragazzi, ma senza mai anteporre la sfera della sessualità a quella dei sentimenti come spesso accade agli shounen che trattano d'amore.
Nonostante il protagonista maschile di gran virilità, che ha muscoli d'acciaio e spicca sulle copertine del suo manga in cosplay da eroe dei videogiochi di lotta, la sensibilità di questo manga è tutta femminile, e ciò gli assicura un gran romanticismo e scene di infinita dolcezza, di cui, per una volta, siamo più noi maschietti a godere, finendo per commuoverci e sentire le palpitazioni del nostro cuore, insieme a quelle di questo straordinario ragazzone che, in maniera inaspettatamente piacevole, mette in scena impeccabilmente i nostri sogni di ragazzi dal cuore caldo e innamorato.
Pro
- Un protagonista maschile originale e ben tratteggiato
- Una storia romantica di gran tenerezza, che spesso e volentieri fa battere il cuore
Contro
- Il romanticismo dei due protagonisti a volte è esasperato e ripetitivo
- I personaggi secondari sono trattati in maniera più marginale dei protagonisti
Consigliato a tutti, sopratutto ai NON amanti del genere, proprio per la particolarità dell'opera che trascende le etichette
P.S. Attenti ai traumi da pellicola alimentare
Ore Monogatari in partenza penso abbia folgorato tutti, me compreso, perché con l'introduzione della figura del protagonista ha dato sul serio l'impressione che potesse stravolgere i cliché degli shoujo, come descritto bene nella rece. Impressione che si consolida anche con il fidanzamento a tempo record dei due piccioncini, che ci evita una marea di episodi dedicata agli imbarazzi della dichiarazione. Ma superato questo, stop. Da qui in poi si assisterà al ripetersi dello stesso canovaccio squisitamente shoujo per un'infinità di puntate. Takeo e Yamato che mangiano la torta, Takeo e Yamato che vanno al parco, Takeo e Yamato che vanno alla pasticcieria, Takeo e Yamato che studiano insieme, il compleanno, San Valentino, eccetera, il tutto condito con una smielatezza e un'innocenza tali da far impallidire il più shoujo degli shoujo. Tutto il vantaggio acquisito in precedenza viene completamente gettato al vento, e la serie annega negli stessi stereotipi che cercava di rompere. Il secondo problema è che poi Takeo resta effettivamente l'unico perno dell'intera opera, che per 24 episodi si trascina attorno alla sua figura, attorno a quanto sia figo e attorno a quanto sia forte. Si parla solo di lui, tutti sono costruiti in funzione di lui, e personaggi potenzialmente interessanti come Suna sono relegati al ruolo di attaccapanni, tanto che quel ruolo diventa la loro unica caratteristica (o etichetta). Secondo me è stata una (bella) occasione sprecata nel peggiore dei modi.
Direi quindi che è da guardare per puro passatempo, avendo già l'idea che sia molto leggero.
Avevo delle aspettative per questa serie, sia perché mi piacciono le storie per ragazze con protagonisti maschili, sia perché sono la prima a lamentarsi delle zerbinate moderne e della loro mancanza di romanticismo genuino, Ore Monogatari però mi ha delusa per vari motivi.
Innanzitutto, verissimo che Takeo è simpatico e divertente, ma mi è dispiaciuto che sia scivolato nello stereotipo del ragazzo "comunque perfetto"; non è bello ma salva le ragazze degli incendi, i gattini sugli alberi, salta dal terzo piano di un balcone senza farsi nulla, è sempre pronto a proteggere e trattare con dolcezza la ragazza che ama, è apprezzato da tante persone per il suo carisma... questo ammasso di stereotipi, sgradevolezza estetica a parte, riporta in mente tanti fighi da altri shojo manga (pensiamo all'alieno Usui di Maid sama), quindi la sua innovazione si riduce al "nonostante sia brutto posso essere figo". La rivincita dei non bishounen? Ok, ci sta ma è tutta una questione estetica, perché per il resto Takeo resta un super uomo da shojo manga davvero poco realistico, al pari di tutti gli altri suoi colleghi, cosa che a me va bene, è giusto così perché stiamo parlando di storie di fantasia che devono far sognare, ma di certo allora non ci si può immedesimare, neanche in lui, perché estetica "nella media" a parte, è pur sempre un figo carismatico.
Ho apprezzato il fidanzamento flash e la presenza di un personaggio come Suna che riesce a mettere a freno o risolvere velocemente tutti gli equivoci e i fraintendimenti che avrebbero portato a decine di episodi di pippe mentali. Apprezzo anche che la storia sia allegra e positiva e non ci siano i drammoni e i traumi della cippa, allo stesso tempo però, dal post fidanzamento mi è parso che questa storia non avesse più nulla da dire. E' tutto un continuo pucci pucci tra i due, che sono anche carini, ma a raffica per una ventina di episodi... NO! o___o
Kotaro nomina Arrivare a te tra i manga che prendono in esame anche il post fidanzamento, ma quello ha il merito di parlare anche di altro, non solo del tubare dei due protagonisti, anche perché ha dalla sua un buon numero di comprimari interessanti su cui l'autrice si sofferma tantissimo, mentre Ore praticamente non ha comprimari (a parte Suna che però per sua stessa natura sta nell'ombra). Sarà che a me piacciono le storie corali, ma una ventina di episodi basati su due piccioncini sono diventati una tortura!
Poi non ho apprezzato i personaggi femminili, a partire da Rinko che è fin troppo bambolina, anche se è stata carina l'idea di darle quel lato nascosto interessato al rapporto fisico con Takeo, non mi è piaciuta tutta quella pippa mentale sul "non sono pura come lui crede", su cui si è speso un episodio premettendolo come se fosse un drammone. La sorella di Suna finisce per diventare patetica e la tipa che si infatua di Suna... vabbè, lasciamo stare, una ragazza normale o almeno simpatica, no? -_-
Nonostante questo, e nonostante la grossa delusione che questa serie è stata per me, credo che con un minimo di oggettività possa essere considerata almeno carina (o almeno dovrebbe essere facile capire perché piaccia), di certo apprezzo il fatto che il protagonista maschile non sia un cafone e lei non sia una zerbina e che negli intenti dei personaggi ci siano molto garbo e gentilezza, cosa per niente scontata e da promuovere.
Non so, forse mi aspettavo troppo io (anche se ho tenuto a freno l'entusiasmo sin dal primo episodio perché il mio fiuto sbaglia raramente) quindi la delusione è stata tanta.
PS Megumi Han l'avevo apprezzata tantissimo nel ruolo di Sumire in Chihayafuru 2, ma la voce di Rinko è così insopportabile e trafigge così tanto le orecchie che mi ha esasperata la punto di togliere l'audio in certi frangenti!
PS2, allacciandomi a quanto dice Panssj, alla fine è Suna a distruggere gli stereotipi, quindi è sempre il belloccio a fare qualcosa di diverso dal solito! XD
Il problema è che poi tutti gli imbarazzi, equivoci e quant'altro vengono semplicemente spostati nel post-fidanzamento, facendo perdere tutta la particolarità dell'inizio: seppur fidanzati, ci vorranno anche qui un sacco di episodi per farli prendere per mano, per farli baciare, per farli chiamare per nome...
La visione è sicuramente piacevole e raramente mi sono annoiato - con anche alcuni parti che ho apprezzato molto - ma si poteva osare un po' di più.
Anche i punti a sfavore sono azzeccati. La ripetitività della coppia centrale è un pochino noiosa, ma credo che la storia non punti su quello, anzi, proprio sui personaggi secondari. E proprio su questo punto mi devo un attimo distaccare dalla recensione. E' vero che non c'è una vera e propria caratterizzazione, ma penso che questi abbiano ricevuto lo spazio necessario per evolversi e presentarsi al pubblico.
Sunakawa è il mio personaggio preferito, e redo che ciò sia possibile soprattutto per il suo stare nell'ombra. Spero che in futuro possa finalmente esplodere... per ora aspetto.
In quanto maschietto, non mi sento assolutamente rappresentato da questa frase come potrei mai commuovermi con un simile pastrocchio di stucchevolezze? E come potrei identificarmi in un protagonista al quale non accade una singola cosa spiacevole?
Al principio era proprio l'idea di base che mi allettava, e che, prima di intraprendere la visione, trovavo, relativamente, originale: "il protagonista di uno shoujo che non sia di bella presenza! Oh, mi starà sicuramente simpatico!", invece poi non è stato così, si è voluto fare il passo più lungo della gamba, e quando il numero di ammiratrici intorno al gorillone era salito a 3 (uno dei tanti picchi di idiozia raggiunti dall'opera), mi erano ormai già cadute le braccia.
Ore Monogatari è una serie per bambinoni cresciuti che sognano come compagna di vita una bambolina vuota col viso perennemente arrossito, l'animo puro e i modi gentili (il sogno giapponese, praticamente), e finché tale dimensione del fantastico resta tale, in un cartone animato che non ha troppe pretese, lo trovo ancora lecito, ma se poi la si prova a tutti i costi trasportare nella realtà di oggi, pretendendo perfino un'identificazione in quelli che non sono altro che macchiette - altro che personaggi umani, con sogni reali in un Giappone reale - allora siamo coi piedi fin troppo sollevati da terra.
Ah, da notare come un personaggio in tutto e per tutto "moe" qual è Yamato, sia dipinto all'occorrenza soltanto come "dolce" o "graziosa", e dunque non più in modo così sprezzante nel suo stereotipo.
Se la parte del corteggiamento fosse durata di più probabilmente si sarebbero evitate tante di queste scene e molte più situazioni divertenti.
Ho provato una forte empatia con Takeo e continuo a credere che lui sia un personaggio molto umano, perché, aldilà delle imprese da superuomo che compie di tanto in tanto, i suoi sentimenti sono molto comuni. Takeo non è un personaggio perfetto (solleva le travi e si butta dai palazzi, ma poi non riesce in cose ben più normali) e molte esagerazioni del suo personaggio servono anche e soprattutto a renderlo interessante, dato che altrimenti avremmo avuto un personaggio sin troppo normale ma anche banale e poco interessante nella sua normalità (Kazehaya, pensando sempre ad Arrivare a te).
Non riesco ad avercela con Takeo e Yamato perché sono impacciati, perché ci mettono millemila puntate anche solo a tenersi per mano, perché arrossiscono di continuo quando stanno insieme e pensano l'uno all'altra. Mi vien spesso da pensare che una serie animata basata su di me mostrerebbe le stesse identiche reazioni o anche peggio
Ho adorato la dolcezza con cui si rapportano l'uno all'altra, scoprendo a piccoli passi come ci si comporta con la persona amata. Sì, questo genera tantissime scene stucchevoli, ma questa dolcezza ha finito per conquistarmi.
Sappiamo tutti, tra l'altro, come i giapponesi siano molto rigidi e impacciati nelle loro relazioni umane, compresa quella in una coppia di innamorati. Abbiamo visto diecimila anime romantici e funzionano tutti così, meglio questo che buttarla sul sesso come si fa da altre parti, per quanto mi riguarda.
Ho trovato molto reale il Giappone di Ore Monogatari: la serie è iniziata una settimana dopo il mio ritorno dai tre mesi passati nel Sol Levante, e in ogni conbini, karaoke, divisa scolastica, ciliegio in fiore, alimento, dialogo messo in scena c'è molto del Giappone reale in cui ho vissuto. Come dico nella recensione, persino la ending della serie non è che una delle tante ballad romantiche che passano quotidianamente per radio, dato che in Giappone per ora tira questo genere di musica.
Non riesco a considerare Yamato stereotipata o "moe": non ha il fisico o la mentalità di una bambina dell'asilo, ma è una ragazza abbastanza normale, il cui desiderio di una relazione più concreta svela il suo lato umano dietro alla facciata da bambolina sempre dolce. Per quanto riguarda la sua doppiatrice Megumi Han, ho avuto modo di sentirla in vari ruoli nell'ultimo anno e alla sua voce mi sono molto affezionato. Provate a sentire Izayoi Kyuuemon di Shuriken Sentai Ninninger, o Luckytama di Kamisama Minarai: due inflessioni diversissime, eppure molto convincenti.
Sarò un bambinone che si emoziona con poco e che ancora sogna una storia d'amore romantica? Sono il primo a dirlo, nessun problema, ma sono certo di non essere l'unico, là fuori
La serie la sto vedendo, e per ora mi sembra che parli di come praticamente ogni ragazzo adolescente un po' sfortunato in amore si ritrovi in quei sentimenti quanto il primo Max Pezzali parlava di tutti noi negli anni '90. La consiglio soprattutto ai ragazzi di oggi, un adulto giustamente potrebbe trovarla stucchevole e ha troppo vissuto alle spalle per apprezzare la timidezza dei personaggi.
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