Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo a opere sentimentali, con gli anime Ore monogatari e Shigatsu wa kimi no uso e il manga Suzuka.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi ci dedichiamo a opere sentimentali, con gli anime Ore monogatari e Shigatsu wa kimi no uso e il manga Suzuka.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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My Love STORY!!
8.0/10
La relazione tra il sottoscritto e quest'anime è stata subito complessa e articolata, ma credo che, alla fine, ci sia stata una riappacificazione complessiva e una comprensione reciproca. "Ore Monogatari!!" è una serie dalle mille sfumature, sia positive che negative.
L'opera conta ben ventiquattro episodi, che si articolano in un mondo di sentimentalismo e commedia scolastica. Una storia che passa tranquillamente per uno shoujo (ovvero orientato a un pubblico femminile), ma mostra lo stesso alcune sfumature di shonen, così da renderlo assai gradevole anche alla controparte maschile.
Esatto, perché, a differenza di quanto succede nella maggior parte delle commedie di tale tipo, il protagonista non è una bella e delicata fanciulla, ma un ragazzo. E che ragazzo! Takeo Gouda è alto più di due metri, nonostante abbia appena incominciato la prima superiore, spalle enormi e un fisico possente. L'aspetto può sembrare piuttosto intimidatorio, ma in realtà possiede un cuore dolce e sincero. Al suo fianco c'è, e ci sarà, sempre il caro amico Makoto Sunakawa, che, a differenza del protagonista, appare di fattezze incantevoli, ma con un carattere ben più riservato. La loro amicizia è salda, sebbene in passato siano accaduti alcuni episodi poco felici: la maggior parte delle ragazze che piacevano a Takeo cadeva inevitabilmente ai piedi dell'impassibile Sunakawa che, con gelida cortesia, le rifiutava.
Un giorno, però, Takeo salva la timida Rinko Yamato da un molestatore sul treno. La fanciulla lo ringrazia e, da cosa nasce cosa, ecco che spunta il germoglio di un tenero amore. Amore? Takeo non ci crede nemmeno, convinto che, per l'ennesima volta, Yamato si sia invaghita dell'amico. Eppure le cose paiono ben diverse, almeno in questa occasione. Finalmente il gigante dal cuore gentile può provare un sentimento nuovo e fantastico, un'esperienza che sa di primavera e lo rinfresca con la sua brezza leggera.
All'inizio dell'anime ho subito provato dei sospetti nei riguardi del protagonista. Le sue fattezze fisiche aprivano un'infinita possibilità di sviluppi, anche piuttosto drammatici e tormentati. E sinceramente li avrei aspettati con somma felicità. Eppure la storia si evolverà in maniera assai diversa: Takeo incontra un fanciulla che s'innamora di lui, e (scusate l'anticipazione) ben più di una. E dunque? Come giustificare questa sorta di harem? Ero perplesso e anche abbastanza stupefatto di fronte a questi rivolgimenti. Tuttavia, devo ammettere che la carica espressiva di Takeo e la sua energica simpatia lo renderanno amabile e assolutamente estraneo a ogni critica.
Rinko, tutta mielosa e candida, non è proprio uno dei miei personaggi preferiti, ma il suo vero valore verrà mostrato solamente nel legame raggiunto con il ragazzone.
Tra i protagonisti principali, però, non si può che amare Sunakawa. Calmo e riflessivo, osserva il mondo circostante con occhio distaccato e consapevole. Aiuta l'amico, ma senza immischiarsi in maniera palese, lasciando così il ruolo centrale a quello stupido (in senso buono) di Takeo. Continua a rifiutare le attenzioni delle fanciulle, nonostante la sua bellezza. Ciò non potrà che renderlo ancor più intrigante. Per tutta la serie ho atteso che giungesse anche per lui la "primavera", ma lascio a voi il piacere di scoprire se, effettivamente, la raggiunge.
La grafica è la solita degli anime romantici. Colori canditi e temperati, che esplodono solamente quando i sentimenti raggiungono il climax. I personaggi femminili mostrano occhioni dolci e un visino delicato come un petalo di fiore. Ciò non fa altro che rendere Takeo ancora più grottesco.
Le musiche seguono in maniera delicata la sequenza degli avvenimenti, accompagnando gli "attori" e i loro sentimenti, sia esterni che interni. Anche il doppiaggio non è male e appare sicuramente ben curato.
Per quanto riguarda la regia, non ho nessuna critica evidente da farle, anche perché le varie puntate scorrono con un ritmo adrenalinico, ma non frenetico. La blanda e tranquilla commedia shoujo viene per certi versi distrutta dall'irruento protagonista, che dona finalmente un po' di pathos alla serie. A differenza di quanto succede nei soliti shoujo, in questo caso non vi è alcun principe azzurro rilassato e seducente. Lo stesso Sunekawa non avrebbe avuto lo stesso effetto come protagonista, in quanto avrebbe finito con lo stancare.
In conclusione, non posso che affermare la qualità generale di un'opera veramente interessante. Forse non inizia nel migliore dei modi, ma ha saputo riprendersi. Le puntate mostrano momenti di luce e ombre, ma credo che l'effetto conclusivo possa considerarsi più che eccelso.
Il finale non rappresenta proprio l'apice del pathos, ma è abbastanza elettrizzante da concludere nel migliore dei modi la serie. Ci sono ovviamente ancora molte domande irrisolte, ma, chissà, forse in futuro troveranno un propria collocazione.
Voto finale: 8 meno
L'opera conta ben ventiquattro episodi, che si articolano in un mondo di sentimentalismo e commedia scolastica. Una storia che passa tranquillamente per uno shoujo (ovvero orientato a un pubblico femminile), ma mostra lo stesso alcune sfumature di shonen, così da renderlo assai gradevole anche alla controparte maschile.
Esatto, perché, a differenza di quanto succede nella maggior parte delle commedie di tale tipo, il protagonista non è una bella e delicata fanciulla, ma un ragazzo. E che ragazzo! Takeo Gouda è alto più di due metri, nonostante abbia appena incominciato la prima superiore, spalle enormi e un fisico possente. L'aspetto può sembrare piuttosto intimidatorio, ma in realtà possiede un cuore dolce e sincero. Al suo fianco c'è, e ci sarà, sempre il caro amico Makoto Sunakawa, che, a differenza del protagonista, appare di fattezze incantevoli, ma con un carattere ben più riservato. La loro amicizia è salda, sebbene in passato siano accaduti alcuni episodi poco felici: la maggior parte delle ragazze che piacevano a Takeo cadeva inevitabilmente ai piedi dell'impassibile Sunakawa che, con gelida cortesia, le rifiutava.
Un giorno, però, Takeo salva la timida Rinko Yamato da un molestatore sul treno. La fanciulla lo ringrazia e, da cosa nasce cosa, ecco che spunta il germoglio di un tenero amore. Amore? Takeo non ci crede nemmeno, convinto che, per l'ennesima volta, Yamato si sia invaghita dell'amico. Eppure le cose paiono ben diverse, almeno in questa occasione. Finalmente il gigante dal cuore gentile può provare un sentimento nuovo e fantastico, un'esperienza che sa di primavera e lo rinfresca con la sua brezza leggera.
All'inizio dell'anime ho subito provato dei sospetti nei riguardi del protagonista. Le sue fattezze fisiche aprivano un'infinita possibilità di sviluppi, anche piuttosto drammatici e tormentati. E sinceramente li avrei aspettati con somma felicità. Eppure la storia si evolverà in maniera assai diversa: Takeo incontra un fanciulla che s'innamora di lui, e (scusate l'anticipazione) ben più di una. E dunque? Come giustificare questa sorta di harem? Ero perplesso e anche abbastanza stupefatto di fronte a questi rivolgimenti. Tuttavia, devo ammettere che la carica espressiva di Takeo e la sua energica simpatia lo renderanno amabile e assolutamente estraneo a ogni critica.
Rinko, tutta mielosa e candida, non è proprio uno dei miei personaggi preferiti, ma il suo vero valore verrà mostrato solamente nel legame raggiunto con il ragazzone.
Tra i protagonisti principali, però, non si può che amare Sunakawa. Calmo e riflessivo, osserva il mondo circostante con occhio distaccato e consapevole. Aiuta l'amico, ma senza immischiarsi in maniera palese, lasciando così il ruolo centrale a quello stupido (in senso buono) di Takeo. Continua a rifiutare le attenzioni delle fanciulle, nonostante la sua bellezza. Ciò non potrà che renderlo ancor più intrigante. Per tutta la serie ho atteso che giungesse anche per lui la "primavera", ma lascio a voi il piacere di scoprire se, effettivamente, la raggiunge.
La grafica è la solita degli anime romantici. Colori canditi e temperati, che esplodono solamente quando i sentimenti raggiungono il climax. I personaggi femminili mostrano occhioni dolci e un visino delicato come un petalo di fiore. Ciò non fa altro che rendere Takeo ancora più grottesco.
Le musiche seguono in maniera delicata la sequenza degli avvenimenti, accompagnando gli "attori" e i loro sentimenti, sia esterni che interni. Anche il doppiaggio non è male e appare sicuramente ben curato.
Per quanto riguarda la regia, non ho nessuna critica evidente da farle, anche perché le varie puntate scorrono con un ritmo adrenalinico, ma non frenetico. La blanda e tranquilla commedia shoujo viene per certi versi distrutta dall'irruento protagonista, che dona finalmente un po' di pathos alla serie. A differenza di quanto succede nei soliti shoujo, in questo caso non vi è alcun principe azzurro rilassato e seducente. Lo stesso Sunekawa non avrebbe avuto lo stesso effetto come protagonista, in quanto avrebbe finito con lo stancare.
In conclusione, non posso che affermare la qualità generale di un'opera veramente interessante. Forse non inizia nel migliore dei modi, ma ha saputo riprendersi. Le puntate mostrano momenti di luce e ombre, ma credo che l'effetto conclusivo possa considerarsi più che eccelso.
Il finale non rappresenta proprio l'apice del pathos, ma è abbastanza elettrizzante da concludere nel migliore dei modi la serie. Ci sono ovviamente ancora molte domande irrisolte, ma, chissà, forse in futuro troveranno un propria collocazione.
Voto finale: 8 meno
Suzuka
8.0/10
Recensione di Metal_Movie90
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Ho iniziato a leggere Suzuka dopo averlo scoperto grazie ad un amico e dopo essere rimasto favorevolmente impressionato dagli ottimi disegni. Per questi vengo subito al punto: ora come ora mi verrebbe da dire che è proprio Kouji Seo il mio disegnatore di manga preferito per quel che riguarda i personaggi in un contesto realistico. Ogni tavola è realizzata meravigliosamente (l'autore stesso dice di essere molto lento a disegnare, e visti i risultati non faccio fatica a crederci), ogni personaggio è immediatamente riconoscibile e basta una rapida occhiata per capire subito il suo stato d'animo. Scusate se è poco! Proprio per questo sto collezionando i volumi ancora in corso di pubblicazione da parte della Star Comics.
La prima parte della storia (fino ai volumi 9-10, giù di lì) è la migliore; in questa fase, in cui Yamato si avvicina a Suzuka e alla chiave per aprire il suo cuore, è presente un ottimo equilibrio tra il lato sentimentale e quello commedia. Dopo un inizio un po' fastidioso per via del fan service (che per fortuna sparisce dopo pochi capitoli) conosciamo piano piano i personaggi, le loro manie, i loro difetti ed il loro background; il tutto è condito da alcuni momenti spokon, dato che i nostri protagonisti frequentano il club di atletica del loro liceo (lui corsa, lei salto in alto). Il risultato è un mix frizzante e gradevole, che rende Suzuka molto coinvolgente e piacevole da leggere.
I problemi, almeno per me, sono arrivati nella seconda parte, che si focalizza quasi esclusivamente sul lato sentimentale e su tutti i problemi che Yamato, Suzuka e i loro amici incontrano fino al delicato finale. Non c'è un calo della qualità così drastico, intendiamoci; tuttavia in questa seconda fase sono mancate secondo me la freschezza e la novità presenti nella prima. Per esempio, molti personaggi secondari quasi spariscono per ricomparire sporadicamente come macchiette, oppure si assiste alla graduale scomparsa del tema sportivo, che viene messo da parte (non è quello il punto focale della trama, però un po' mi è dispiaciuto); ma quello che non ho apprezzato, e qui forse il problema sono io, è che le vicende a cui va incontro Yamato mi sono sembrate degne di una soap opera; non ci sono cali di ritmo ed i dialoghi rimangono convincenti e ben scritti, tuttavia l'intero sviluppo della trama mi è sembrato costruito sul nulla. Spero di essere stato abbastanza chiaro, perché purtroppo mi risulta un po' difficile descrivere questa sensazione a parole; e forse è per questo che i manga sentimentali non sono il mio genere preferito (questo non mi ha certo fatto cambiare idea).
Un discorso a parte merita il finale. Senza fare spoiler, ho trovato quest'ultimo un po' prevedibile ma al tempo stesso per nulla banale, dato che viene trattato un tema molto delicato e spinoso (anche qui, non posso dire quale), forse anche troppo per un manga comunque leggero come questo, ma ho apprezzato molto le scelte dell'autore e come ha portato in fondo la questione. Posso solo dirvi che la scelta che Yamato e Suzuka dovranno fare sarà importantissima e si ripercuoterà non solo sul loro futuro, ma anche su quello di molte altre persone.
Passiamo ai personaggi. Nulla da dire su Yamato e Suzuka, i due protagonisti, che sono caratterizzati meravigliosamente: la seconda, in particolare, è uno dei personaggi più complessi, affascinanti e convincenti che abbia mai incontrato in un manga. Per quanto riguarda gli altri, solo pochi sono sviluppati in maniera comparabile (Honoka, Yuka); il resto è costituito da personaggi abbastanza statici e/o stereotipati ma comunque apprezzabili. Paradossalmente i miei due preferiti appartengono proprio a questa categoria: per il lato femminile ho sempre fatto il tifo per Miki Hashiba, la migliore amica di Suzuka per la quale speravo che i rapporti con Yamato venissero approfonditi un po' di più; per il lato maschile ho apprezzato la figura del senpai Miyamoto, sempre pronto a dare utili consigli e ad avere fiducia nel prossimo. Non a caso sono proprio loro, in fin dei conti, i personaggi più positivi del manga.
Consiglio Suzuka a tutti quelli che cercano una storia d'amore (vissuta dal punto di vista maschile) coinvolgente e non banale: non ve ne pentirete. Peccato solo per la seconda parte inferiore alla prima, ma forse molti di voi potranno apprezzarla più di quanto lo abbia fatto io.
La prima parte della storia (fino ai volumi 9-10, giù di lì) è la migliore; in questa fase, in cui Yamato si avvicina a Suzuka e alla chiave per aprire il suo cuore, è presente un ottimo equilibrio tra il lato sentimentale e quello commedia. Dopo un inizio un po' fastidioso per via del fan service (che per fortuna sparisce dopo pochi capitoli) conosciamo piano piano i personaggi, le loro manie, i loro difetti ed il loro background; il tutto è condito da alcuni momenti spokon, dato che i nostri protagonisti frequentano il club di atletica del loro liceo (lui corsa, lei salto in alto). Il risultato è un mix frizzante e gradevole, che rende Suzuka molto coinvolgente e piacevole da leggere.
I problemi, almeno per me, sono arrivati nella seconda parte, che si focalizza quasi esclusivamente sul lato sentimentale e su tutti i problemi che Yamato, Suzuka e i loro amici incontrano fino al delicato finale. Non c'è un calo della qualità così drastico, intendiamoci; tuttavia in questa seconda fase sono mancate secondo me la freschezza e la novità presenti nella prima. Per esempio, molti personaggi secondari quasi spariscono per ricomparire sporadicamente come macchiette, oppure si assiste alla graduale scomparsa del tema sportivo, che viene messo da parte (non è quello il punto focale della trama, però un po' mi è dispiaciuto); ma quello che non ho apprezzato, e qui forse il problema sono io, è che le vicende a cui va incontro Yamato mi sono sembrate degne di una soap opera; non ci sono cali di ritmo ed i dialoghi rimangono convincenti e ben scritti, tuttavia l'intero sviluppo della trama mi è sembrato costruito sul nulla. Spero di essere stato abbastanza chiaro, perché purtroppo mi risulta un po' difficile descrivere questa sensazione a parole; e forse è per questo che i manga sentimentali non sono il mio genere preferito (questo non mi ha certo fatto cambiare idea).
Un discorso a parte merita il finale. Senza fare spoiler, ho trovato quest'ultimo un po' prevedibile ma al tempo stesso per nulla banale, dato che viene trattato un tema molto delicato e spinoso (anche qui, non posso dire quale), forse anche troppo per un manga comunque leggero come questo, ma ho apprezzato molto le scelte dell'autore e come ha portato in fondo la questione. Posso solo dirvi che la scelta che Yamato e Suzuka dovranno fare sarà importantissima e si ripercuoterà non solo sul loro futuro, ma anche su quello di molte altre persone.
Passiamo ai personaggi. Nulla da dire su Yamato e Suzuka, i due protagonisti, che sono caratterizzati meravigliosamente: la seconda, in particolare, è uno dei personaggi più complessi, affascinanti e convincenti che abbia mai incontrato in un manga. Per quanto riguarda gli altri, solo pochi sono sviluppati in maniera comparabile (Honoka, Yuka); il resto è costituito da personaggi abbastanza statici e/o stereotipati ma comunque apprezzabili. Paradossalmente i miei due preferiti appartengono proprio a questa categoria: per il lato femminile ho sempre fatto il tifo per Miki Hashiba, la migliore amica di Suzuka per la quale speravo che i rapporti con Yamato venissero approfonditi un po' di più; per il lato maschile ho apprezzato la figura del senpai Miyamoto, sempre pronto a dare utili consigli e ad avere fiducia nel prossimo. Non a caso sono proprio loro, in fin dei conti, i personaggi più positivi del manga.
Consiglio Suzuka a tutti quelli che cercano una storia d'amore (vissuta dal punto di vista maschile) coinvolgente e non banale: non ve ne pentirete. Peccato solo per la seconda parte inferiore alla prima, ma forse molti di voi potranno apprezzarla più di quanto lo abbia fatto io.
Bugie d'Aprile
9.0/10
L'aprile giapponese, coronato da bellissimi, svolazzanti, petali di ciliegio, simboleggia il rinnovamento, la primavera, una nuova vita, insieme all'inizio dell'anno fiscale e scolastico. Non stupisce, dunque, che sia proprio aprile a dare il via a questa storia, che rappresenta una svolta importantissima nella vita del giovane protagonista Kousei: ex bambino prodigio, genio del pianoforte, ha smesso da tempo di suonare in seguito a un trauma infantile ed è ora uno studente passivo e silenzioso, che si porta dietro gravi sofferenze.
L'incontro con Kaori, compagna di scuola e abile violinista che di fatto lo "obbliga" ad accompagnarla al piano nelle sue esibizioni, darà una nuova luce alla sua grigia e triste esistenza.
"Shigatsu wa Kimi no Uso" è una di quelle storie toccanti e ricche di emozioni che, di tanto in tanto, fanno capolino nel mondo dell'intrattenimento giapponese, diventando dei best seller o degli "one hit wonder" che ottengono un grandissimo successo passando in breve tempo sulla bocca di tutti, anche se poi magari non riescono a mantenerlo nel tempo (si pensi al successone "Gridare amore dal centro del mondo" di qualche anno fa, che commosse milioni di persone ma che oggi nessuno ricorda più). In effetti, dopo aver raggiunto una grande popolarità, a quasi un anno dalla sua conclusione "Shigatsu wa Kimi no Uso" è stato quasi dimenticato al giorno d'oggi, soppiantato dai rituali, nuovi, successi del momento.
Forse non sarà una di quelle storie immortali che si ricorderanno per sempre, ma, ogni tanto, un pensiero a "Shigatsu wa Kimi no Uso" lo si rivolge, e allora si finisce investiti da un misto di gioia e tristezza, da una piacevolissima malinconia dal gusto primaverile, dal ricordo dolceamaro di una storia che siamo grati di aver ascoltato, in un modo o nell'altro.
"Shigatsu wa Kimi no Uso" è una storia di adolescenza alla giapponese, in cui è assai facile identificarsi, per certi versi. Il Giappone è pieno di tanti, piccoli, silenziosi e tristi Kousei, e ognuno di loro sogna, nel suo cuore, di incontrare e innamorarsi di una bella Kaori: allegra, solare, sorridente, espansiva al limite dell'invadente, eppure proprio per questo deliziosa, incantevole, amabile, perfetto contraltare al musone protagonista. Impossibile, per qualsiasi spettatore di sesso maschile, non sentire i battiti del proprio cuore e il rossore delle proprie guance che si allargano in un sorriso sciocco e imbarazzato ogni volta che la ragazza appare in scena.
Kaori è senza dubbio il personaggio più azzeccato e amabile della serie, ma, del resto, gioca facile, dato che, al contrario, Kousei risulta spesso pesante nel suo essere schiavo dei suoi traumi, ripetuti ossessivamente in continui flashback e fallimenti: un personaggio in cui è molto facile identificarsi, ma si sa, i propri difetti, se visti negli altri, ci esasperano, specie se la narrazione stessa porta a ingigantirli ed esasperarli a sua volta.
Dal suo allegro inizio fatto di assolate giornate di primavera e petali rosa svolazzanti, "Shigatsu wa Kimi no Uso" scivola poi, via via, nel drammatico, non risparmiandosi scene molto forti a livello psicologico, drammi e colpi di scena che rendono la narrazione pesante, a volte ridondante e cupa, forzando l'atmosfera in modo da portare assolutamente lo spettatore alle lacrime, ma bisogna ammettere che non deve fare molta fatica per riuscirci, poiché le lacrime giungeranno comunque, in un modo o nell'altro, tingendosi di una malinconia ambigua e piacevole.
L'alchimia tra i personaggi emoziona, coinvolge e riesce persino, in alcuni casi, a sdrammatizzare l'atmosfera quando questa si fa troppo pesante, inserendo qua e là siparietti comici ben riusciti.
La storia viaggia dunque su due binari: quello dell'adolescenza e del sentimento, fatto di amici d'infanzia, batticuori e primi amori, e quello più strettamente "agonistico" delle esibizioni musicali. Entrambi esprimono la crescita professionale e interiore di Kousei, che pian piano, grazie al supporto degli amici, dei maestri, dei rivali e soprattutto al sentimento che lo lega a Kaori, riesce a superare i suoi ammorbanti traumi e a spiccare il volo.
Dispiace che il finale della storia, seppur bellissimo nel suo essere insieme triste e speranzoso, non mostri appieno i risultati di questa crescita. Un ulteriore episodio che mostrasse il "dopo" forse era necessario, ma avrebbe probabilmente smorzato la bellezza del finale vero e proprio.
La serie colpisce sin dall'inizio non soltanto grazie alla sua storia ricca di emozioni, ma anche grazie a un comparto grafico molto particolare, con colori accesi, una grande attenzione ai dettagli, una grande spettacolarità nel creare esibizioni musicali che si fanno metafora di un viaggio interiore e quindi mettono in scena i sentimenti in mille modi differenti. Ovviamente, il calore e la luce che tanto colpiscono nelle prime puntate si fanno da parte, diventando spenti, grigi e tristi nelle parti più drammatiche, ma tornano poi a brillare e incantare, seguendo sapientemente l'umore e i sentimenti dei personaggi.
Degna di nota è, ovviamente, anche la colonna sonora, un po' ripetitiva nel reiterato utilizzo di alcuni brani chiave, ma sicuramente di grande atmosfera, grazie anche all'uso di diversi pezzi di musica classica.
La prima coppia di sigle, che accompagnano la prima metà della serie, sono allegre, frizzanti e gioiose. In particolare, colpisce la scanzonata ma toccante "Hikaru nara" dei Goose House, gran successo di pubblico al tempo della programmazione della serie, al punto che poteva capitarti di passeggiare per Tokyo e sentirla sparata a tutto volume da qualche locale.
La seconda coppia di sigle risulta, dopo una opening così caratterizzante, per forza di cose meno incisiva, ma si fa ascoltare.
Buono il doppiaggio della serie, anche se anche in questo caso si segue perfettamente il carattere dei due protagonisti e, dunque, tanto la voce di Kaori è allegra e dolce, quanto quella di Kousei è pesante e noiosa.
"Shigatsu wa Kimi no Uso" è una serie forte e ricca di pathos, che in un modo o nell'altro non lascia indifferenti. Una bella rappresentazione dell'adolescenza forse caricata da un po' troppi drammi, ma probabilmente non sarebbe così bella senza di essi. In fondo, quanto più è freddo l'inverno, tanto più ci si gode la primavera, che, col suo caldo sole e il vento fresco che fa svolazzare i petali di ciliegio, inevitabilmente porta con sé tante nuove speranze, come quella di incontrare anche noi un angelo sorridente e allegro che ci costringa a uscire dal nostro guscio e a superare i nostri difetti e traumi.
Cosa resterà di questa storia fra qualche anno, ora che sia il manga originale che la serie animata sono terminati, lo vedremo a suo tempo, ma di sicuro è una delle più belle fra quelle uscite negli ultimi anni. Anche se in un modo un po' ruffiano e con una narrazione non sempre perfetta, "Shigatsu wa Kimi no Uso" è riuscito ad emozionarci, a farci piangere, a farci innamorare come solo gli shounen sentimentali riescono a fare, e di questo gliene siamo grati.
L'incontro con Kaori, compagna di scuola e abile violinista che di fatto lo "obbliga" ad accompagnarla al piano nelle sue esibizioni, darà una nuova luce alla sua grigia e triste esistenza.
"Shigatsu wa Kimi no Uso" è una di quelle storie toccanti e ricche di emozioni che, di tanto in tanto, fanno capolino nel mondo dell'intrattenimento giapponese, diventando dei best seller o degli "one hit wonder" che ottengono un grandissimo successo passando in breve tempo sulla bocca di tutti, anche se poi magari non riescono a mantenerlo nel tempo (si pensi al successone "Gridare amore dal centro del mondo" di qualche anno fa, che commosse milioni di persone ma che oggi nessuno ricorda più). In effetti, dopo aver raggiunto una grande popolarità, a quasi un anno dalla sua conclusione "Shigatsu wa Kimi no Uso" è stato quasi dimenticato al giorno d'oggi, soppiantato dai rituali, nuovi, successi del momento.
Forse non sarà una di quelle storie immortali che si ricorderanno per sempre, ma, ogni tanto, un pensiero a "Shigatsu wa Kimi no Uso" lo si rivolge, e allora si finisce investiti da un misto di gioia e tristezza, da una piacevolissima malinconia dal gusto primaverile, dal ricordo dolceamaro di una storia che siamo grati di aver ascoltato, in un modo o nell'altro.
"Shigatsu wa Kimi no Uso" è una storia di adolescenza alla giapponese, in cui è assai facile identificarsi, per certi versi. Il Giappone è pieno di tanti, piccoli, silenziosi e tristi Kousei, e ognuno di loro sogna, nel suo cuore, di incontrare e innamorarsi di una bella Kaori: allegra, solare, sorridente, espansiva al limite dell'invadente, eppure proprio per questo deliziosa, incantevole, amabile, perfetto contraltare al musone protagonista. Impossibile, per qualsiasi spettatore di sesso maschile, non sentire i battiti del proprio cuore e il rossore delle proprie guance che si allargano in un sorriso sciocco e imbarazzato ogni volta che la ragazza appare in scena.
Kaori è senza dubbio il personaggio più azzeccato e amabile della serie, ma, del resto, gioca facile, dato che, al contrario, Kousei risulta spesso pesante nel suo essere schiavo dei suoi traumi, ripetuti ossessivamente in continui flashback e fallimenti: un personaggio in cui è molto facile identificarsi, ma si sa, i propri difetti, se visti negli altri, ci esasperano, specie se la narrazione stessa porta a ingigantirli ed esasperarli a sua volta.
Dal suo allegro inizio fatto di assolate giornate di primavera e petali rosa svolazzanti, "Shigatsu wa Kimi no Uso" scivola poi, via via, nel drammatico, non risparmiandosi scene molto forti a livello psicologico, drammi e colpi di scena che rendono la narrazione pesante, a volte ridondante e cupa, forzando l'atmosfera in modo da portare assolutamente lo spettatore alle lacrime, ma bisogna ammettere che non deve fare molta fatica per riuscirci, poiché le lacrime giungeranno comunque, in un modo o nell'altro, tingendosi di una malinconia ambigua e piacevole.
L'alchimia tra i personaggi emoziona, coinvolge e riesce persino, in alcuni casi, a sdrammatizzare l'atmosfera quando questa si fa troppo pesante, inserendo qua e là siparietti comici ben riusciti.
La storia viaggia dunque su due binari: quello dell'adolescenza e del sentimento, fatto di amici d'infanzia, batticuori e primi amori, e quello più strettamente "agonistico" delle esibizioni musicali. Entrambi esprimono la crescita professionale e interiore di Kousei, che pian piano, grazie al supporto degli amici, dei maestri, dei rivali e soprattutto al sentimento che lo lega a Kaori, riesce a superare i suoi ammorbanti traumi e a spiccare il volo.
Dispiace che il finale della storia, seppur bellissimo nel suo essere insieme triste e speranzoso, non mostri appieno i risultati di questa crescita. Un ulteriore episodio che mostrasse il "dopo" forse era necessario, ma avrebbe probabilmente smorzato la bellezza del finale vero e proprio.
La serie colpisce sin dall'inizio non soltanto grazie alla sua storia ricca di emozioni, ma anche grazie a un comparto grafico molto particolare, con colori accesi, una grande attenzione ai dettagli, una grande spettacolarità nel creare esibizioni musicali che si fanno metafora di un viaggio interiore e quindi mettono in scena i sentimenti in mille modi differenti. Ovviamente, il calore e la luce che tanto colpiscono nelle prime puntate si fanno da parte, diventando spenti, grigi e tristi nelle parti più drammatiche, ma tornano poi a brillare e incantare, seguendo sapientemente l'umore e i sentimenti dei personaggi.
Degna di nota è, ovviamente, anche la colonna sonora, un po' ripetitiva nel reiterato utilizzo di alcuni brani chiave, ma sicuramente di grande atmosfera, grazie anche all'uso di diversi pezzi di musica classica.
La prima coppia di sigle, che accompagnano la prima metà della serie, sono allegre, frizzanti e gioiose. In particolare, colpisce la scanzonata ma toccante "Hikaru nara" dei Goose House, gran successo di pubblico al tempo della programmazione della serie, al punto che poteva capitarti di passeggiare per Tokyo e sentirla sparata a tutto volume da qualche locale.
La seconda coppia di sigle risulta, dopo una opening così caratterizzante, per forza di cose meno incisiva, ma si fa ascoltare.
Buono il doppiaggio della serie, anche se anche in questo caso si segue perfettamente il carattere dei due protagonisti e, dunque, tanto la voce di Kaori è allegra e dolce, quanto quella di Kousei è pesante e noiosa.
"Shigatsu wa Kimi no Uso" è una serie forte e ricca di pathos, che in un modo o nell'altro non lascia indifferenti. Una bella rappresentazione dell'adolescenza forse caricata da un po' troppi drammi, ma probabilmente non sarebbe così bella senza di essi. In fondo, quanto più è freddo l'inverno, tanto più ci si gode la primavera, che, col suo caldo sole e il vento fresco che fa svolazzare i petali di ciliegio, inevitabilmente porta con sé tante nuove speranze, come quella di incontrare anche noi un angelo sorridente e allegro che ci costringa a uscire dal nostro guscio e a superare i nostri difetti e traumi.
Cosa resterà di questa storia fra qualche anno, ora che sia il manga originale che la serie animata sono terminati, lo vedremo a suo tempo, ma di sicuro è una delle più belle fra quelle uscite negli ultimi anni. Anche se in un modo un po' ruffiano e con una narrazione non sempre perfetta, "Shigatsu wa Kimi no Uso" è riuscito ad emozionarci, a farci piangere, a farci innamorare come solo gli shounen sentimentali riescono a fare, e di questo gliene siamo grati.
Complimenti a tutti e tre i recensori
Concordo appieno anche con le altre due recensioni. Sono un grande fan di Kouiji Seo, e "Suzuka" è certamente una bellissima opera. Si potrebbe avere da ridire sulla protagonista, alle volte un po' troppo tsunderella, ma nel complesso la storia intriga e coinvolge.
Su Shigatsu wa Kimi no Uso... sono d'accordo che sia stato gonfiato in alcuni punti proprio con l'intento di commuovere, ma non ci vedo niente di male, soprattutto se, alla fine, raggiunge l'obiettivo prefissato. Sorprende in alcuni sviluppi ed emoziona per la forza dei personaggi, principali come secondari (a tutti viene lasciato il giusto spazio)
Nonostante ci sia un vero dramma, gli autori puntano troppo sui dotti lacrimali per ottenere lo scopo prefissato (non c'è nemmeno un episodio senza qualcuno che pianga), scegliendo perciò la "via facile".
Ma i difetti più grossi sono i personaggi, in quanto ogni tanto ne vengono introdotti un paio random per poi non caratterizzarli a dovere (ma gli si da spazio comunque, e ciò erode minuti preziosi che si sarebbero potuti impiegare meglio), e la sceneggiatura, che è un po' ridondante nella seconda parte.
A me il personaggio di Kaori non è piaciuto moltissimo. O meglio: a posteriori lo trovo abbastanza ben fatto, ma il problema è che la sua raison d'etre viene espletata totalmente nel finale. È una scelta che ad alcuni può essere piaciuta (e anche molto, visto che l'opera ha ricevuto fin troppi apprezzamenti), però forse sarebbe stato meglio "completarla" poco prima della fine, e non sulle ultime battute.
E infine concordo che manchi un epilogo, cosa che però a mio avviso stona tantissimo in opere del genere.
Mah, su 'sto punto non sarei troppo d'accordo... i personaggi più che altro mi sembrano siano stati parecchio tirati per i capelli, perché da una parte abbiamo i due protagonisti che non vengono sviluppati a dovere (Kousei per tutta la seconda parte della serie - esclusi gli ultimi 2 episodi - resta tale e quale a com'era nella prima), dall'altra i due comprimari (in potenza interessanti) non ricevono lo spazio di cui necessitano, restando relegati a un ruolo di piatto supporto.
Poi in generale quoto Rieper e Meganoide: Kimi no Uso aveva potenzialità, ma sono state messe da parte ai fini del solito teen drama furbetto ed estremizzato.
Suzuka e Shigetsu non li ho ancora visti, anche se mi incuriosiscono; il secondo, però, so, pur trattando di un tema che amo molto (quale quello musicale) che è tristissimo, quindi da vedere nel momento giusto. Chissà quando, ma è in lista. XD
La povera migliore amica poi che è stata tutta la vita a supportare quella piaga umana del protagonista non era abbastanza gnocca e non l'ha mai filata e invece arriva la biondona stramba ma che tutti adorano perché sì e si sveglia all'improvviso... insomma per me è troppo tirato per i capelli in diversi punti ed eccessivamente spinto alla lacrimetta facile, io personalmente pur trovandolo interessante a livello grafico e musicale non sono rimasta coinvolta affatto e ho detestato entrambi i protagonisti.
Ore monogatari per me è stata una grossa delusione, partiva da un ottimo spunto ma è diventato così ripetitivo e melenso che l'ho portato avanti a fatica. Il protagonista maschio sarà anche una cosa rara ma di certo non unica nel suo genere, quindi non gliene farei un merito particolare... oppure immagino che tutti quelli che trovino la cosa particolarmente originale comprino (gli editi) Natsume, Momogumi e quando inizierà la pubblicazione, anche Hatsu Haru e Baraou no Souretsu!
Ore Monogatari è un'opera dolcissima, con un protagonista sui generis simpatico ma tosto, virile ma imbranato e dolce. Non è un'opera priva di difetti, spesso è ripetitiva e troppo mielosa, ma riesce a narrare del primo amore e della prima vita fra fidanzati in maniera naturale, tenera e divertente, al punto che è molto facile rispecchiarsi in entrambi i perxonaggi e si riesce facilmente ad amarli.
Suzuka è un buon shounen sentimentale, con ottimi disegni e un'ottima caratterizzazione del protagonista maschile, che è disposto a fare di tutto per conquistare l'amore della sua bella, e lo farà. Peccato che, di rimando, la protagonista femminile sia tanto bella quanto antipatica, tratta sempre a pesci in faccia il povero protagonista maschile, che si sforza in tutti i modi di essere alla sua altezza e riceve, di rimando, solo parole cattive. Non si capisce perché lui debba incaponirsi così tanto con una ragazza così antipatica invece di mettersi con le altre che gli girano intorno che sono più gentili e carine di lei, e non si capisce perché lei abbia deciso di fidanzarcisi se poi non ha mai un moto di gentilezza o di affetto nei suoi confronti.
Si fa leggere, la storia è articolata e interessante, e la trattazione psicologica dell'amore visto dal punto di vista del protagonista maschile è ottima, ma manca l'elemento fondamentale di questo tipo di storie, ossia tifare con tutto il cuore per il bene della coppia protagonista, che in questo caso è davvero male assortita e la colpa è tutta di lei
Shigatsu wa kimi no uso è invece il classico successone strappalacrime che piace tantissimo ai giapponesi, ma anche questa volta ci si è ricascati e ci si è commossi. La storia è narrata dal punto di vista di un maschio timido, triste, insicuro e complessato in cui è molto facile identificarsi (ma questo non sempre lo rende simpatico, anzi ) e qualsiasi maschio timido, triste, insicuro e complessato vorrebbe incontrare una ragazza allegra, solare, dolce, che lo prenda per mano e gli risolva tutti i problemi, anche a costo di essere invadente nella sua esagitata allegria. Comprendo che questo tipo di personaggi possa infastidire le spettatrici di sesso femminile, ma questa (come, sono convinto, Ore Monogatari, anche se è uno shoujo sulla carta) è una storia più per i maschietti timidi, tristi, insicuri e complessati che per le ragazze, quindi bisogna scenderci a patti.
Non lo hai capito che è il miglior shonen sentimentale degli ultimi 100 anni?
No, scherzi a parte, la penso come te. Lo leggo giusto per vedere come finisce.
Shigatsu wa Kimi no Uso é una delle tante serie che spero di vedere in futuro.
Aspetto i 4 numeri mancanti per poi leggerlo tutto assieme Suzuka. (Ad ogni modo i patemi d'amore mi mettono ansia, non sono infatti tra le serie che prendo in considerazione)
Su Shigatsu mi sono già espresso nei Neko facendo un raffronto con l'attuale Hibike.
E' normale che una ragazza di 15-16 anni, innanzi a tutto quel che ha passato e il peso di dover essere sempre la prima (perché gli altri compagni di squadra non si qualificano neanche), reagisca cos', per via dell'enorme quantità di stress.
Yamato si becca le critiche di Suzuka, perché molto volte è superficiale.
In sostanza Suzuka, dà le piste a tutta la roba sentimentale Giapponese del post-2000 (forse Pastel no) e ben pochi prodotti del genere sentimentale possono rivaleggiare con tale opera, con buona pace per l'ironia di qualcuno.
Poi giudizi come "le altre ragazze sono più belle" lasciano il tempo che trovano (e a me non pare, ma vabbè…su sto punto ne potremo discutere sino a domani, ma non ce ne usciremo più). Poi che siano simpatiche e gentili, significa poco e niente (Honoka con tutto il rispetto, sino ad ora è un'ameba. Yui ha cannato totalmente il momento).
Inoltre che si debba tifare per la coppia protagonista è una conclusione totalmente personale ed arbitraria. Qua non si tratta di tifare squadre di calcio, ma di valutare se la storia storia in sé.
Poi Suzuka i moti di gentilezza li ha verso Yamato.
Ore Monogatari è l'unico shoujo del trittico, ma visto e considerato che l'opera è narrata dal punto di vista del protagonista maschile (spesso anche in maniera più naturale e realistica di molte opere per un pubblico maschile che tolgono l'elemento amoroso puntando solo a quello sessuale), non stento a credere che possa piacere più ai maschi che alle ragazze, viste anche le molte critiche che ha ricevuto dal pubblico femminile qui in Italia. Questo è un mio pensiero, mentre negli altri due casi il target maschile è confermato dalla rivista di pubblicazione.
Se Pastel (di cui avevo letto un paio di volumi) e Suzuka (che avevo letto tutto) sono il meglio che il Giappone riesce a sfornare nel genere sentimentale forse è meglio metterci una pietra sopra e consigliare ai mangaka di fare altro.
Di Shigatsu vorrei solo far notare che l'evoluzione del personaggio di Kaori (ridicola lettera finale inclusa) è più o meno insensato e buttato giù a casaccio quanto la gestione della malattia (la classica malattia da anime con stadi non ben chiari, sintomi sempre uguali, riabilitazioni a caso e immancabile intervento con possibilità di morte).
Bravissimo il mangaka, ottimo lavoro dello studio di animazione, ma il soggetto purtroppo soffre di difetti abbastanza evidenti e alla lunga fastidiosi (poi chiaro che se all'ultimo mi viene detto che tutto quello che si era visto nei primi volumi/episodi era un falso allora mi viene da pensare che non ne valeva proprio la pena).
Shigatsu è uno degli anime migliori del suo anno, un ottimo anime che fa esattamente quello che si prefiggeva di fare: raccontare un dramma melodrammatico incentrato sulla musica e l'amore. In questo è pressoché perfetto, e merita un voto alto (8 o 9 ci stanno benissimo).
Ore Monogatari è un anime shoujo come ricordato, ma scritto in maniera diversa. Il protagonista è un uomo, e che uomo, e racconta bene un'amore da "la bella e la bestia" con il nostro muscoloso protagonista che rivela un cuore e un carattere dolcissimo, e delle qualità inaspettate. Non gli avrei dato 8 ma certo fra i shoujo è una ventata di freschezza, fosse solo che la relazione è assodata nelle prime puntate e poi seguiamo il suo sviluppo.
Che sia cliché over 9000 è lapalissiano. Però, se lo si inquadra in un'ottica destinata a un pubblico adolescente, è comunque un cliché abbastanza funzionale.
Il problema è che l'hanno usato oggettivamente male: in mezzo a tutto questo hanno messo i 2 rivali con il 90% di inutilità, continuavano a dare spazio a pg come l'amica che non ne avevano bisogno, e per girare il coltello della piaga dopo un po' hanno buttato nella mischia la sorellina di coso con ben il 99% di inutilità (è indubbio che quella sia la parte più debole di tutta l'opera).
Più che un tentativo di approfondimento dei personaggi, a me sembrava un voler tirare avanti fino alla fine.
Non metto in dubbio che possano esserci persone con lo stesso carattere di Suzuka, solo che... non le rendi protagoniste di una storia d'amore, che dovrebbe coinvolgere il lettore invece di irritarlo
Non ho mai parlato di bellezza fisica, che è una cosa soggettiva e per quanto mi riguarda è l'unico merito di Suzuka (awww capelli corti e blu ), ma è indubbio che sia Honoka che Yui si siano dimostrate più dichiaratamente interessate a Yamato oltre che molto più gentili nei modi rispetto alla protagonista.
Non si tratta di "tifare per una squadra di calcio", ma di interessarsi ai personaggi, la cui storia d'amore in casi come questo è il motore che muove la storia. Se non c'è interesse a vedere la formazione di una coppia in una storia incentrata su questo elemento, la storia fallisce il suo scopo ultimo, per quanto interessante che possa essere lo svolgimento. Problema tra l'altro condiviso anche dall'opera successiva dello stesso autore, dove la protagonista Eba è talmente decerebrata che l'interesse provato nel vedere il coronamento del sogno d'amore suo e di Haruto rasenta lo zero.
Non ho la scienza infusa di tutte le opere del genere shounen sentimentale uscite dal 2000 in poi, ma rispetto ad alcuni concorrenti che ho letto/sto leggendo (100% Fragola o A town where you live) ha quel minimo di marcia in più data dall'ottimo approfondimento psicologico del protagonista maschile e del modo in cui vive i suoi sentimenti, glielo riconosco. Ma se dovessi scegliere un'opera di questo genere da ergere a migliore di sempre o a mia preferita fra tutte quelle uscite nel corso degli anni, non sarebbe Suzuka la mia scelta.
@ Rieper
E quindi? Se né la rivista di pubblicazione (da sempre in Giappone fortemente indicative di target specifici) né l'uso di certe tematiche o di certi artifizi narrativi aiutano a capire il target di un manga, cosa lo farebbe?
Certo che esistono maschi che adorano Sailor Moon (e chi scrive è forse il non plus ultra di questa categoria), ma questo non implica che il target originario dell'opera non sia quello femminile, per millemila motivi che risultano chiarissimi a chi la conosce.
Ma anche no. Forse un anime per bambini può essere apprezzato anche dagli adulti, ma non sempre il contrario.
Tu stesso hai detto "possono", non "sono". La differenza sta tutta lì.
Nulla ti vieta di guardare tutto quello che vuoi, ma ci sono determinati elementi caratteristici del target primario a cui si rivolge l'opera con cui volente o nolente devi scendere a patti, anche se potrebbero infastidirti perché tu sei parte di un target diverso
Ad esempio, se tu maschio guardi uno shoujo, noterai che probabilmente i personaggi maschili saranno tutti effeminati. Può capitare che questo elemento ti dia fastidio come no, ma devi tenerne conto, perché è un elemento caratteristico degli shoujo, che essendo destinati in primis alle ragazze, raffigurano i maschi filtrati attraverso gli occhi e i desideri delle ragazze.
Allo stesso modo, se tu ragazza guardi uno shounen sentimentale, noterai che i personaggi femminili probabilmente saranno tutte delle bellone con le tette grosse o le mutandine sempre in vista, che magari si sviliscono usando il loro corpo per attrarre il protagonista maschio, e questa cosa a te ragazza può dar fastidio come no, ma devi tenerne conto, perché è un elemento caratteristico degli shounen sentimentali, che vogliono anche soddisfare la libido e i desideri dei ragazzi.
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