Le opere della mangaka Kozueko Morimoto sono inedite in Italia, ma in Giappone è un’autrice molto conosciuta soprattutto per i due manga Gokusen e Koudaike no Hitobito. Dal primo è stata adattata una serie televisiva, incentrata sulle avventure di Kumiko Yamaguchi, nipote di un boss della yakuza che mira a diventare un’insegnante. Di questa sono state realizzate tre stagioni e un film, uscito nel 2009 che conclude le vicende della protagonista.
Dal manga Koudaike no Hitobito, ancora in corso in Giappone, è stato tratto invece il lungometraggio cinematografico The Kodai Family, fresca e divertente cinderella story diretta da Masato Hijikata, con Haruka Ayase (Moribito: Guardian of the Spirit, Our Little Sister) e Takumi Saito (Thirteen Assassins, Ace Attorney, Something Blue, Kamen Teacher The Movie), che interpretano rispettivamente un impiegata che ama sognare a occhi aperti e il primogenito dell’aristocratica famiglia nippo-britannica Kodai, il quale è dotato, come del resto anche i suoi due fratelli (Kiko Mizuhara, Norwegian Wood, e Shotaro Mamiya, Litchi Hikari Club), del potere della telepatia, ereditato dalla nonna inglese.
In occasione della 18a edizione del Far East Film Festival, dove il film è stato proiettato in prima visione mondiale e dove ha ricevuto un caloroso consenso da parte del pubblico in sala (con applausi a scena aperta), abbiamo avuto il piacere di assistere alla conferenza FEFF Talks sul film, introdotta da Mark Shilling, (consulente del festival per il cinema giapponese) e a un’intervista roundtable, a cui hanno partecipato l’attore Takumi Saito e la produttrice Megumi Nishihara.
Dal manga Koudaike no Hitobito, ancora in corso in Giappone, è stato tratto invece il lungometraggio cinematografico The Kodai Family, fresca e divertente cinderella story diretta da Masato Hijikata, con Haruka Ayase (Moribito: Guardian of the Spirit, Our Little Sister) e Takumi Saito (Thirteen Assassins, Ace Attorney, Something Blue, Kamen Teacher The Movie), che interpretano rispettivamente un impiegata che ama sognare a occhi aperti e il primogenito dell’aristocratica famiglia nippo-britannica Kodai, il quale è dotato, come del resto anche i suoi due fratelli (Kiko Mizuhara, Norwegian Wood, e Shotaro Mamiya, Litchi Hikari Club), del potere della telepatia, ereditato dalla nonna inglese.
In occasione della 18a edizione del Far East Film Festival, dove il film è stato proiettato in prima visione mondiale e dove ha ricevuto un caloroso consenso da parte del pubblico in sala (con applausi a scena aperta), abbiamo avuto il piacere di assistere alla conferenza FEFF Talks sul film, introdotta da Mark Shilling, (consulente del festival per il cinema giapponese) e a un’intervista roundtable, a cui hanno partecipato l’attore Takumi Saito e la produttrice Megumi Nishihara.
FEFF Talks:
Takumi Saito: Per me è stata una sorta di sfida assumere il ruolo di principe azzurro, anche se sono giapponese, perché finora con altri registi, come Sion Sono, il mio ruolo è sempre stato quello del personaggio che uccide o che viene ucciso o di adultero.
Megumi Nishihara: L’attore Saito ha sempre interpretato personaggi sexy, ma tra gli attori giapponesi non credo che ci sia qualcuno così brillante come lui. Ho voluto che facesse un ruolo completamente diverso rispetto a quelli precedenti.
Takumi Saito: Aggiungo che per essere scelto come protagonista del film ho speso molti soldi. Sto scherzando, non scrivetelo. Credo che il regista Takashi Miike abbia avuto un grande ruolo per quel che concerne la mia vita da pensionato (l’attore fa riferimento a delle dichiarazioni in passato in cui aveva detto che sarebbe andato in pensione dopo Ai to Makoto). Quando tornerò in Giappone mi aspetterà il ruolo di un personaggio spaziale. Ho prestato spesso la voce a intelligenze artificiali e a personaggi spaziali, quindi sto vivendo la mia vita da pensionato come uomo strambo.
Il personaggio principale del film The Kodai Family deve portare una croce per tutta la vita a causa di questa sua inusuale e straordinaria capacità, è un personaggio un po’ triste. L’incontro con questa bellissima ragazza riporta il colore nella sua vita, prima il suo viso era inespressivo, dopo averla incontrata riottiene la sua vivacità come essere umano, toccando con la telepatia il cuore di lei.
Questa storia è appropriata alla società dei social media, è una storia fantastica e bellissima. Se potessi incontrare una ragazza simile, così pura di cuore, sicuramente non me la lascerei scappare e farei qualsiasi cosa per farla felice.
Per questo personaggio, non rappresentato nei film del passato perché così contemporaneo, ho fatto una ricerca su internet per avere un’idea su come potessi interpretarlo. Ho cercato tra le persone che mi circondano, della nuova generazione, non del passato. Per questo motivo ho fatto molte ricerche sui social media, e questo mi ha dato un vantaggio: non vedere l’espressione delle persone dietro a queste voci.
Spesso e volentieri si considerano gli sms negativamente perché non c’è contatto umano, ma un contatto molto superficiale. Utilizzando questo strumento in modo adeguato, come viene fatto in Giappone durante ad esempio i disastri ambientali, si può incoraggiare e salvare altre persone. Gli sms non hanno dunque solamente un lato negativo, è ovvio che si tratta di uno strumento da cui è difficile ricevere calore, ma dipende da chi c’è dall’altra parte, perché si può ricevere anche del calore umano.
Se dovessi scegliere tra i registi italiani, il mio preferito è Paolo Sorrentino. In Giappone sono anche un regista, e il mio sogno in questo momento sarebbe vedere nei titoli di coda solo il mio nome: casting, direttore artistico, regista, scenografia, sceneggiatura, tutto con il mio nome. Il budget di produzione sarebbe di conseguenza a costo zero, solo dell’invio degli sms o delle e-mail. Il mio grande sogno è di fotografare questi titoli di coda con il mio iPhone.
La mia idea per questo progetto è ambientata nell’era glaciale, tutte le celebrità riescono a sfuggire dalla Terra e andare sulla Luna mentre le persone che non hanno questa capacità devono rifugiarsi nei rifugi sotterranei. Lì ci sono due tipi di stanze: quelle singole per quelli che non vogliono fare figli, e delle stanze doppie per chi vuole fare dei figli. Ovviamente mi sceglierò una stanza singola in cui combatterò contro me stesso in solitudine.
Questa idea mi è venuta così ieri.
Megumi Nishihara: L’attore Saito ha sempre interpretato personaggi sexy, ma tra gli attori giapponesi non credo che ci sia qualcuno così brillante come lui. Ho voluto che facesse un ruolo completamente diverso rispetto a quelli precedenti.
Takumi Saito: Aggiungo che per essere scelto come protagonista del film ho speso molti soldi. Sto scherzando, non scrivetelo. Credo che il regista Takashi Miike abbia avuto un grande ruolo per quel che concerne la mia vita da pensionato (l’attore fa riferimento a delle dichiarazioni in passato in cui aveva detto che sarebbe andato in pensione dopo Ai to Makoto). Quando tornerò in Giappone mi aspetterà il ruolo di un personaggio spaziale. Ho prestato spesso la voce a intelligenze artificiali e a personaggi spaziali, quindi sto vivendo la mia vita da pensionato come uomo strambo.
Il personaggio principale del film The Kodai Family deve portare una croce per tutta la vita a causa di questa sua inusuale e straordinaria capacità, è un personaggio un po’ triste. L’incontro con questa bellissima ragazza riporta il colore nella sua vita, prima il suo viso era inespressivo, dopo averla incontrata riottiene la sua vivacità come essere umano, toccando con la telepatia il cuore di lei.
Questa storia è appropriata alla società dei social media, è una storia fantastica e bellissima. Se potessi incontrare una ragazza simile, così pura di cuore, sicuramente non me la lascerei scappare e farei qualsiasi cosa per farla felice.
Per questo personaggio, non rappresentato nei film del passato perché così contemporaneo, ho fatto una ricerca su internet per avere un’idea su come potessi interpretarlo. Ho cercato tra le persone che mi circondano, della nuova generazione, non del passato. Per questo motivo ho fatto molte ricerche sui social media, e questo mi ha dato un vantaggio: non vedere l’espressione delle persone dietro a queste voci.
Spesso e volentieri si considerano gli sms negativamente perché non c’è contatto umano, ma un contatto molto superficiale. Utilizzando questo strumento in modo adeguato, come viene fatto in Giappone durante ad esempio i disastri ambientali, si può incoraggiare e salvare altre persone. Gli sms non hanno dunque solamente un lato negativo, è ovvio che si tratta di uno strumento da cui è difficile ricevere calore, ma dipende da chi c’è dall’altra parte, perché si può ricevere anche del calore umano.
Se dovessi scegliere tra i registi italiani, il mio preferito è Paolo Sorrentino. In Giappone sono anche un regista, e il mio sogno in questo momento sarebbe vedere nei titoli di coda solo il mio nome: casting, direttore artistico, regista, scenografia, sceneggiatura, tutto con il mio nome. Il budget di produzione sarebbe di conseguenza a costo zero, solo dell’invio degli sms o delle e-mail. Il mio grande sogno è di fotografare questi titoli di coda con il mio iPhone.
La mia idea per questo progetto è ambientata nell’era glaciale, tutte le celebrità riescono a sfuggire dalla Terra e andare sulla Luna mentre le persone che non hanno questa capacità devono rifugiarsi nei rifugi sotterranei. Lì ci sono due tipi di stanze: quelle singole per quelli che non vogliono fare figli, e delle stanze doppie per chi vuole fare dei figli. Ovviamente mi sceglierò una stanza singola in cui combatterò contro me stesso in solitudine.
Questa idea mi è venuta così ieri.
Press Roundtable:
Cosa ha richiesto a livello produttivo la realizzazione dei sogni ad occhi aperti della protagonista, e se può dirci quale è stato il più difficile?
Megumi Nishihara: Le fantasie sono state realizzate principalmente mediante la computer grafica, mentre altre scene in cui è presente ad esempio l’FBI o sono ambientate nell’epoca Taisho, abbiamo usato i set tradizionali. I momenti più difficili sono state le riprese dello gnomo col cappello a punta che cambiava le sue dimensioni nei vari sogni di Kie. Quello è stato l’aspetto più difficile da trattare.
Takumi Saito: Per me il momento più divertente è stato quello delle fantasie, perché normalmente nel cinema per cambiarsi d’abito serve un oretta, mentre questa volta ci sono volute cinque ore. Quindi questa volta non solo ha potuto cambiare le mie vesti ma anche il personaggio da me interpretato.
Le fantasie mentali della protagonista hanno un marcato carattere grafico: come è stato gestito il passaggio dal manga al film live in fase di sceneggiatura. L’introduzione delle fantasie animate è stato un modo per dare una continuità estetica al film rispetto al manga?
Megumi Nishihara: Il manga è diventato così popolare in Giappone proprio grazie alla messa in scena delle fantasticherie della protagonista. Per questo molti fan del manga sono venuti a vedere il film con l’aspettativa di ritrovare le stesse scene rappresentate nel fumetto, quindi un punto fondamentale è stata la fedeltà al soggetto cartaceo, a scapito della nostra stessa originalità, dovevamo essere fedeli per non tradire i fan del manga.
Siccome il film è basato sul pensiero telepatico, è stato difficile esprimere le proprie emozioni attraverso le espressioni facciali più che con le battute?
Takumi Saito: E’ un po’ come facciamo noi adesso, che non riusciamo a comunicare per via delle lingue diverse, abbiamo bisogno del traduttore. Ma se cerchiamo di entrare nell’animo della persona che ci parla, riusciamo a capire quello che desidera dire anche senza le parole. Nel film, per interpretare questo ruolo, ho cercato di aprire il mio cuore per sentire ciò che mi veniva detto non mediante le parole ma con le espressioni.
Megumi Nishihara: Le fantasie sono state realizzate principalmente mediante la computer grafica, mentre altre scene in cui è presente ad esempio l’FBI o sono ambientate nell’epoca Taisho, abbiamo usato i set tradizionali. I momenti più difficili sono state le riprese dello gnomo col cappello a punta che cambiava le sue dimensioni nei vari sogni di Kie. Quello è stato l’aspetto più difficile da trattare.
Takumi Saito: Per me il momento più divertente è stato quello delle fantasie, perché normalmente nel cinema per cambiarsi d’abito serve un oretta, mentre questa volta ci sono volute cinque ore. Quindi questa volta non solo ha potuto cambiare le mie vesti ma anche il personaggio da me interpretato.
Le fantasie mentali della protagonista hanno un marcato carattere grafico: come è stato gestito il passaggio dal manga al film live in fase di sceneggiatura. L’introduzione delle fantasie animate è stato un modo per dare una continuità estetica al film rispetto al manga?
Megumi Nishihara: Il manga è diventato così popolare in Giappone proprio grazie alla messa in scena delle fantasticherie della protagonista. Per questo molti fan del manga sono venuti a vedere il film con l’aspettativa di ritrovare le stesse scene rappresentate nel fumetto, quindi un punto fondamentale è stata la fedeltà al soggetto cartaceo, a scapito della nostra stessa originalità, dovevamo essere fedeli per non tradire i fan del manga.
Siccome il film è basato sul pensiero telepatico, è stato difficile esprimere le proprie emozioni attraverso le espressioni facciali più che con le battute?
Takumi Saito: E’ un po’ come facciamo noi adesso, che non riusciamo a comunicare per via delle lingue diverse, abbiamo bisogno del traduttore. Ma se cerchiamo di entrare nell’animo della persona che ci parla, riusciamo a capire quello che desidera dire anche senza le parole. Nel film, per interpretare questo ruolo, ho cercato di aprire il mio cuore per sentire ciò che mi veniva detto non mediante le parole ma con le espressioni.
Che effetto fa e come ci si sente a presentare il proprio film in una premiere mondiale proprio qui in Italia?
Megumi Nishihara: Come avrete notato questo è stato un lavoro abbastanza difficile, perché bisognava riuscire a esprimere la voce del cuore, e non è facile fare un sottotitolo perché non ci sono le parole. Per questo motivo abbiamo riposto un grande impegno nella realizzazione dei sottotitoli, e nonostante questa difficoltà abbiamo notato positivamente la reazione del pubblico italiano che rideva in molte scene e questo ci ha dato molta felicità perché abbiamo visto che il film è stato accolto molto calorosamente.
Takumi Saito: Finora tutti quanti cercavano di ottenere un successo in Giappone, però il tempo è cambiato e gli stranieri riescono a cogliere più dei giapponesi il fascino del cinema giapponese. Dovremmo trasmettere questo entusiasmo del pubblico di Udine a quello giapponese.
Mi sono reso conto a Udine che per noi asiatici è difficile distinguere la nazionalità degli Europei e viceversa, gli Europei non riescono a distinguere tra il cinese, il giapponese e il coreano. Con questo voglio dire che siamo tutti unici e in questo momento dobbiamo creare più film in tutta la regione asiatica, e per questo motivo desidero creare dei film in Asia e non solo in Giappone. Non sono mai soddisfatto delle mie interpretazioni, perché rispetto a tutti gli altri registi che si trovano al top del Giappone, come ad esempio Kurosawa, sento sempre un grande divario tra me e questi registi molto famosi, ma allo stesso tempo mi da la forza di provare a esprimere me stesso. Potrebbe sembrare una sorta di autolesionismo, paragonarmi a questi grandi, io che ho appena iniziato ma in realtà, come ho detto prima, mi da forza.
A proposito del lavoro di produttrice, sappiamo che l’industria cinematografica in Giappone è molto maschilista, soprattutto nell’ambito dei produttori, e le donne molto spesso non vengono prese in considerazione. Volevo chiedere come è riuscita, dal momento che sembra una persona del carattere molto dolce e gentile, a farsi largo in un mondo così difficile per una donna?
Megumi Nishihara: Bisogna precisare che la tendenza in Giappone vede un incremento delle produttrici, non sono la sola ovviamente, ma forse è il destino. Diciamo che è il risultato di relazioni che sono riuscita a coltivare nel tempo, facendo sempre bene il mio lavoro, le persone dei cast con con cui ho lavorato sin dall’inizio mi hanno aiutato a crescere. Col passare del tempo sul lavoro ho conosciuto vari attori, registi, produttori e altre figure che a vario titolo lavorano nel mondo del cinema, e questo mio coltivare relazioni e stringere legami con le persone giuste mi ha aiutato molto.
Megumi Nishihara: Come avrete notato questo è stato un lavoro abbastanza difficile, perché bisognava riuscire a esprimere la voce del cuore, e non è facile fare un sottotitolo perché non ci sono le parole. Per questo motivo abbiamo riposto un grande impegno nella realizzazione dei sottotitoli, e nonostante questa difficoltà abbiamo notato positivamente la reazione del pubblico italiano che rideva in molte scene e questo ci ha dato molta felicità perché abbiamo visto che il film è stato accolto molto calorosamente.
Takumi Saito: Finora tutti quanti cercavano di ottenere un successo in Giappone, però il tempo è cambiato e gli stranieri riescono a cogliere più dei giapponesi il fascino del cinema giapponese. Dovremmo trasmettere questo entusiasmo del pubblico di Udine a quello giapponese.
Mi sono reso conto a Udine che per noi asiatici è difficile distinguere la nazionalità degli Europei e viceversa, gli Europei non riescono a distinguere tra il cinese, il giapponese e il coreano. Con questo voglio dire che siamo tutti unici e in questo momento dobbiamo creare più film in tutta la regione asiatica, e per questo motivo desidero creare dei film in Asia e non solo in Giappone. Non sono mai soddisfatto delle mie interpretazioni, perché rispetto a tutti gli altri registi che si trovano al top del Giappone, come ad esempio Kurosawa, sento sempre un grande divario tra me e questi registi molto famosi, ma allo stesso tempo mi da la forza di provare a esprimere me stesso. Potrebbe sembrare una sorta di autolesionismo, paragonarmi a questi grandi, io che ho appena iniziato ma in realtà, come ho detto prima, mi da forza.
A proposito del lavoro di produttrice, sappiamo che l’industria cinematografica in Giappone è molto maschilista, soprattutto nell’ambito dei produttori, e le donne molto spesso non vengono prese in considerazione. Volevo chiedere come è riuscita, dal momento che sembra una persona del carattere molto dolce e gentile, a farsi largo in un mondo così difficile per una donna?
Megumi Nishihara: Bisogna precisare che la tendenza in Giappone vede un incremento delle produttrici, non sono la sola ovviamente, ma forse è il destino. Diciamo che è il risultato di relazioni che sono riuscita a coltivare nel tempo, facendo sempre bene il mio lavoro, le persone dei cast con con cui ho lavorato sin dall’inizio mi hanno aiutato a crescere. Col passare del tempo sul lavoro ho conosciuto vari attori, registi, produttori e altre figure che a vario titolo lavorano nel mondo del cinema, e questo mio coltivare relazioni e stringere legami con le persone giuste mi ha aiutato molto.
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Grazie per la trascrizione, Bob.
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