Non se ne parla molto in giro, ma il 16 luglio 2019 la Camera ha approvato un decreto Promozione e sostegno della lettura che tra le altre cose, dice "In particolare, si riduce la percentuale massima di sconto sulla vendita di libri (inclusi i libri venduti per corrispondenza o tramite la rete internet) fissandola al 5%"
testo completo https://temi.camera.it/…/promozione-e-sostegno-della-lettur…
La cosa ricade anche sui fumetti, che non potranno essere probabilmente più venduti in fumetteria o sugli store online con sconti oltre al 5% (ricordiamo che alcune fumetterie già fanno il 10% a chi ha una casella/tessera, e che Amazon ciclicamente fa sconti speciali).
Il decreto deve ancora passare al Senato ma, tralasciando schieramenti politici (tanto è stata votata da tutti) questa legge secondo voi aiuterà davvero a incentivare la lettura e aiutare i piccoli rivenditori a fronte di giganti online come amazon? O affosserà ancora di più il mercato incentivando la pirateria?
(grazie a MangaDbForum per la segnalazione)
Fonte: https://www.facebook.com/ilbazardimari/
Ovviamente, ricordate che non siamo nel far west, quindi si applicheranno comunque le normali regole sulla moderazione (salvo quella sui commenti composti da sole immagini) ed in particolare, tanto per ribadire, non sono ammesse immagini di nudo, spoiler non debitamente segnalati (usate il tag spoiler), trolling o spamming e, più in generale, se un po' di flame si può tollerare in questa sede, vedete comunque di non esagerare troppo. Questo è tutto, ora la palla passa a voi, buon divertimento :D.
Posso capire che non si possano applicare sconti quando si utilizza la "carta della cultura" ma non capisco perché non poterli concedere quando non la si usa.
L'unica ipotesi che mi viene in mente è aumentare i prezzi dei libri per invogliare le persone ad andare in biblioteca ma probabilmente otterranno l'effetto opposto.
Non credo nemmeno che questo possa aiutare le piccole librerie/fumetterie. Dal mio punto di vista, cioè quello di uno che va in fumetteria a fare acquisti, cambia solo il mio potere d'acquisto. Questo però riguarda solo i fumetti perché quando si tratta di scegliere tra un 15% online o un 10% in negozio, preferisco la seconda opzione in modo da poter incontrare altre persone con cui scambiare opinioni o poter stare semplicemente lì a sfogliare gli albi. Spendo volentieri un 5% in più perché mi piace l'ambiente della fumetteria, tutto qui. Per i romanzi il discorso cambia perché non c'è nessun rivenditore fisico che di base mi fa il 10%. C'è da considerare anche che una piccola libreria non avrà mai la varietà di titoli di una grossa catena tipo Mondadori o Feltrinelli (dove addirittura, almeno nella mia città, puoi sederti a leggere senza necessariamente acquistare) e quindi è lì che il pubblico mainstream, come ha fatto fino ad ora, andrà a parare.
Chi frequentava la propria libreria/fumetteria di fiducia, continuerà a farlo; chi comprava online o da grandi catene, idem. Spenderemo solo di più e il piccolo imprenditore avrà gli stessi problemi di prima.
O almeno, questa è la mia opinione. Magari mi sbaglio.
A me sembra anche incostituzionale se il numero di opere lette dovesse diminuire, ma già la seconda parte è largamente non rispettata quindi non vedo perché non rispettare anche la prima.
Se ne parla poco di questa vicenda che può essere affrontata in maniera diversissima secondo il punto di vista dei singoli...Un conto è essere un semplice acquirente/lettore, un conto è essere un libraio autonomo, un conto è essere un libraio inserito all'interno di una catena commerciale. In base alle nuove regole i cosiddetti "sconti selvaggi", operati soprattutto da aziende di vendita online, e grandi catene, sono finiti. Al massimo si potrà arrivare, sia le vendite "fisiche" in libreria che per gli acquisti on line, ad un 15%..
Questo in teoria dovrebbe portare una grossa mano di aiuto alle piccole librerie. Ma...Come spesso accade si tratta di un caso classico di "Nozze con i fichi secchi"..perchè si: VERAMENTE l'intenzione è quella di favorire la lettura - nel decreto si parla anche di una Card esattamente: <<carta elettronica per le librerie», finanziata con un fondo da un milione di euro e rilasciata a partire dal 2020, secondo criteri che saranno definiti con decreto del MIBAC, " di un annuale Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura, che dovrà esser indicato dalla presidenza del Consiglio ed altri interventi....- ma, i fondi stanziati sono davvero pochi, e dunque poichè, francamente, quel che conta, sotto, sotto, a chi VERAMENTE compra libri, è di non salassarsi, si parla eminentemente dello sconto.
Personalmente aveva appreso la notizia nei giorni scorsi, parlando con alcuni librai - che però sono inseriti in una catena di librerie - che paventavano, in effetti, una riduzione ulteriore delel vendite, e non con tutti i torti. Prima "Il Silenzio"...Sostanzialmente come dicevo sopra SE fosse accompagnata da un VERO progetto d'azione per favorire la lettura, e la diffusione dei libri, magari con incentivi alle librerie autonome, e finanziamenti a chi vuole aprirle ( come accade in francia) sarebbe anche stata una buona idea, ( parlo da lettore), ma così com'è sembra proprio l'ennesimo bidone.
L'unica cosa che mi vanno via sono le light novel, ma di quelle si possono benissimo acquistare le edizioni straniere dall'estero dove il nuovo decreto non di applicherà. Del resto in Italia si pubblica poco e niente e con tempi dilatati a dir poco.
Vi dirò che ora mi diventerebbe paradossalmente competitiva la libreria dell'usato che fa di base uno sconto del 10%
Per il resto, è una delle numerose porcherie legislative pro-corporazione di turno in c... agli interessi dei cittadini.
Mai neanche sentito di un iniziativa dello stato in cui è esso stesso a preparare libri di testo, dispense, dizionari e quant'altro da usare nelle scuole invece di far spendere centinaia di euro all'anno a famiglia. Quello si che darebbe una legnata al settore, ma chissà come mai, non si mette in atto...
Ti ringrazio! ☺️
Tranquilla, capisco che per molti non faccia differenza comprare un prodotto in un negozio locale, al supermercato o online, badando al risparmio (anzi, è assolutamente logico), e capisco anche che in una grande città sia più difficile che si instauri un rapporto tra cliente e commerciante.
Io vivo in una cittadina, però... La libreria dei miei è quella storica della città (non è una piccola libreria, è più grande e fornita della Mondadori che sta qui, per dire) ed un tempo ce la passavamo bene, perché ai clienti faceva piacere passarci del tempo, farsi consigliare libri e fare due chiacchiere in serenità. Ci conoscono tutti.
Ora per varie vicende (non solo Amazon e compagnia varia, ci sono state anche altre sfighe non dipendenti da noi) le vendite purtroppo sono scese molto.
Non si molla (anzi, ci si sta muovendo per risalire la china), ma è abbastanza dura.
Per questo spero che il decreto servirà a qualcosa.
Certo, anche secondo me ha molte lacune, ma si tratta di una situazione complessa.
Non voglio fare un discorso patetico, ma se continua così resteranno ben pochi negozi locali, sostituiti da Amazon e qualche grosso franchising. Le capacità dei singoli negozianti non c'entrano nulla, contro chi ha enormi risorse c'è poco fa fare. Non lo dico tanto per dire, ma da persona che in un'attività commerciale c'è cresciuta, un'attività che va avanti da circa settant'anni, quindi non proprio gestita da incapaci.
Io, personalmente, quando posso cerco di comprare nei negozi reali e tendo ad acquistare online solo in mancanza di alternative. È capitato anche a me di cedere al risparmio (soprattutto nei periodi economicamente peggiori), ma se posso evito.
Comunque, grazie ancora per le belle parole di sostegno (e scusa per lo sproloquio). ☺️
Questa legge terminerà in una bolla di sapone.
Nessuno sproloquio tranquillo.
Guarda, capisco cosa vuoi dire. Una delle mie cose preferite era andare in libreria. Non avevo un rapporto particolare con i commessi (sapevo quello che volevo, non avevo bisogno di consigli, quindi al limite facevo due chiacchiere alla cassa), ma l'ambiente lo amavo e lo amo ancora.
Solo che per me non è più economicamente sostenibile. Non solo per un fattore di sconti ma di prezzi. Prima un libro in copertina rigida costava sui 15€. Ora si va sui 22€, 25€ di base. Le edizioni economiche pure costano molto. Inflazione, prezzo di listino esploso per far rientrare gli sconti, qualsiasi sia il problema - se ora come ora togli lo sconto senza una diminuzione del prezzo di base semplicemente la spesa diminuirà ancora per me. E io ero una di quei clienti che spendeva cifre folli.
Non è colpa del piccolo commerciante, ci sono tanti fattori.
La mia paura è che questo si un decreto malfatto e malpensato che, nel tentativo di dare un contentino, farà solo più danni.
Si chiaro: certamente in questo modo si andrebbero a colpire le vendite degli store online, collegati o meno ai grandi gruppi, perché appiattendo il dislivello di prezzo tra questi e i negozi fisici si incentiva ad acquistare in questi ultimi... Ma non venitemi a dire che costringendo il lettore a pagare di più lo si incentiva a leggere; semmai il contrario.
Personalmente trovo opinabile il comportamento di quelli che vanno in libreria, puntano il libro e poi vanno a casa ad ordinarlo online (un po' di pazienza e nel corso dell'anno più o meno tutte le case editrici, anche quelle piccole, scontano almeno un po' le proprie pubblicazioni), ma non capisco perché si debbano andare a colpire quelli che le librerie/fumetterie fisiche le frequentano e che attraverso programmi di fidelizzazione ed acquisti a prezzi meno competitivi di quelli online si "guadagnano" uno sconto superiore a quello del lettore occasionale, quello che potrebbe essere spinto in ogni caso ad acquistare online perché, non neghiamolo, a parità di prezzo è più comodo farsi arrivare l'acquisto sulla porta di casa invece di doversi ritagliare del tempo per andare a ritirarlo.
Quando infatti ci fu il primissimo boom delle librerie online, si assistette ad un graduale far west sugli sconti dei libri: scontati come minimo del 20% online, si arrivò a delle vette inaudite persino del 40% prima che la Legge Levi arrivasse a porre un freno. Pensate che all'epoca i lettori risparmiavano di piú? Macché. Per far fronte a questi enormi sconti, gli editori ponevano come prezzo di copertina dei prezzi spropositati: ricordo che nell'ultimo periodo prima dell 'entrata in vigore della legge, un libro nuovo in un edizione normale poteva costare persino 30 euro; ora, chi comprava online lo pagava scontato ad un prezzo quasi umano, ma chi comprava nella libreria fisica si ritrovava a pagare un prezzo spropositato, visto che la libreria fisica non si poteva permettere di applicare quel tipo di sconto.
L'entrata in vigore della legge Levi, fissando un 15% di sconto fisso massimo, ha avuto un' immediata conseguenza : l'abbassamento del prezzo di copertina. Non è cambiato nulla, il lettore spende e l'editore guadagna gli stessi soldi, ma è stato eliminato il dislivello esagerato che c'era tra vendita fisica e online.
Ad oggi sussiste ancora un dislivello, seppur minore: perché se il negozio fisico può permettersi al massimo uno sconto del 10%, quello online arriva a 15%.
Se non ho capito male, questa legge vuole fare una cosa diversa: porre un tetto massimo alla vendita online al 5% e al 10% a quella dei negozi fisici, proprio per aiutare maggiormente questi ultimi.
Se così fosse, allora lo scenario che si prospetta sarebbe molto diverso: non mettendo un limite comune, non è detto che scenderanno di conseguenza i prezzi di copertina, semplicemente chi prima sceglieva l'online per risparmiare, sará propenso a comprare in fumetteria, ma con un minor risparmio rispetto a prima.
In questo modo questa norma, fatta per arginare i colossi tipo Amazon, andrá a ledere anche fumetterie che, solo perché operano esclusivamente online, verranno discriminate da quelle fisiche, e con loro i lettori che vi comprano.
Ad esempio io, dopo la chiusura della mia fumetteria di fiducia che si trovava nel paesino in cui abito, ho scelto di aprire una casella presso una fumetteria online perché andare a comprare in cittá sarebbe stato scomodo e costoso (ci vogliono due ore di mezzi). Ora, perché la mia scelta, fatta per necessità, deve essere discriminata? Perché viene disincentivata la vendita online, che ormai rappresenta il futuro?
Se le fumetterie fisiche chiudono, la colpa non è solo degli sconti, ma perché non tutte hanno la capacità di rinnovarsi e stare al passo coi tempi, proponendo servizi oltre che semplici beni commerciali. In quest'ottica, questa legge sará inutile, oltre che dannosa.
Ma quale rinnovarsi o stare al passo coi tempi. Le multinazionali del web hanno agevolazioni fiscali che i piccoli imprenditori si possono solo sognare. Hai pari organizzare incontri e fare promozioni se ti succhiano anche il sangue.
https://www.ilsole24ore.com/art/da-amazon-google-tasse-pagate-italia-solo-14-milioni-ACpWERc?refresh_ce=1
Allora, rispondo con ordine:
-Mi capita abbastanza spesso di andare in città dove è presente una fumetteria e libreria, anzi la libreria la raggiungo direttamente in bici, quindi le spese di trasporto e benzina sono nulle
-che gli store online abbiano tutto e subito non mi interessa, non ho mai l'urgenza di comprare un libro o un fumetto, posso benissimo aspettare che arrivi in libreria/fumetteria (e di solito non si aspetta più di una settimana)
-Suvvia, 5% di sconto di differenza non fa male a una mosca, se non a quei lettori super accaniti che spendono 3 cifre al mese, e di sicuro io non sono fra quelli
-invece cambia tutto se acquisti dal negozio online della Feltrinelli o dal negozio fisico del tuo paese. Se compri dal negozio fisico supporti l'economia locale e non fai chiudere i negozi.
-Si, ho capito a quali promozioni ti riferisci, per quanto mi riguarda sono delle prese in giro paragonabili alle promozioni di game stop. Spendi 20 euro di libri e ti danno un buono da 5 euro per DVD o videogiochi che non ha comunque senso spendere perché puoi trovarli altrove a meno di quei 5 euro di differenza
-In definitiva certo che è più comodo comprare online,ma a me non piace l'idea di comprare dai colossi che trattano male i lavoratori (Amazon, infatti sono due anni che i libri li prendo da ibs invece che da Amazon) e nemmeno l'idea di veder chiudere i negozi della mia zona a causa di semplice pigrizia.
Poi comunque li capisco quelli che in giornata non hanno un minuto libero e preferiscono comunque continuare a comprare online.
Nel caso di Feltrinelli, regalano anche gift card spendibili a loro volta in altri libri. Per quasi tutto luglio regalavano gift card da 5-10€ per acquisti da 30€/50€ e nei giorni dell'Amazon Prime Day, per fargli concorrenza, le regalavano da 15€ su acquisti da 50€. Senza limiti. Più ordini equivalevano a più gift card.
E quindi? (nell'ipotesi che fosse vero, e non ritengo lo sia in un paese dove in realtà è sempre stato il manifatturiero la punta di diamante anche quando il grosso del PIL si spostava verso il terzo settore).
L'Italia ha una delle percentuali maggiori di micro-impresa in Europa (meno di 10 dipendenti).
La micro-impresa in Italia ha una bassissima produttività e lì si annida una quantità enorme di nero.
E questi non semplicemente fatti.
L'idea che si debbano tenere in piedi business improduttivi sfavorendo invece quelli più grossi che generano valore aggiunto, ricchezza e le tasse con cui lo stato si sostiene è folle ed è parte del disastro che è oggi il nostro paese.
Lascio anche il link ad un tweet sulla questione in cui si possono notare i commenti di chi tra i freddi numeri e la narrazione "la piccola impresa è il tessuto dell'Italia" sceglie la seconda.
Syd, senza voler apparire stronzo, cosa ci sarebbe di male in questo?
Io sono straconvintissimo che i tuoi genitori siano bravissimi in quello che fanno e sia brutto pensare che possano un giorno dover abbandonare l'attività propria.
Il ragionamento però è semplice, i tuoi genitori farebbero più utili nell'attività di famiglia o se dovessero gestire, per fare un esempio nello stesso ambito, una sede Mondadori, avendo quindi alle proprie spalle un brand più forte e potendo accedere a scontistiche che altrimenti non si potrebbero mai sognare?
A me sembra ovvio che sia la seconda alternativa quella più economicamente sostenibile quindi, davvero, senza voler essere cattivi, c'è davvero qualcosa di male nel fatto che nel mercato le grandi catene fagocitino pian piano i competitor più piccoli?
Un piccolo commerciante che fatica ad arrivare alla fine del mese potrebbe essere un dipendente di una catena più grossa che crea più valore aggiunto, più tasse, più benessere.
La produttività si genera anche così (e sono 30 anni che in Italia la produttività del lavoro non cresce, ovviamente lungi da me sostenere che la micro-impresa ne sia la causa principale, di sicuro però non ne è nemmeno la soluzione).
Un tempo dieci negozietti di paese davano la pagnotta a 30/40 persone. Il discount che ha aperto anni fa ne utilizza al max 5. Ovviamente le botteghe storiche hanno chiuso i battenti per sempre. Le strade sono sporche, d'inverno alla sera è tutto buio e ciondolano tipi loschi. I marciapiedi sotto Natale sono deserti ormai, e sto parlando di una cittadina sui 10.000 abitanti. Questo sarebbe il progresso?
La mia fumetteria di fiducia aperta nel lontano 1992 quando il mercato manga come lo conosciamo oggi era nato da pochi anni, resiste imperterrita nel mercato attuale perché rappresenta un punto di riferimento sociale, affettivo e tradizionale per tutti gli appassionati di fumetto delle mie parti ma non solo visto che che ci si recano anche molti turisti durante le vacanze, persone di tutte le età affollano il piccolo negozietto simbolo di un'epoca per i commercianti più felice e serena.
Tornando all'argomento in questione questa legge che prevede diverse altre cose ha alcuni aspetti positivi ed altri negativi.
che schifo :'(
Anche le varie "Netflix" dei libri / fumetti risulterebbero fuori dal decreto.
Nella libreria in cui vado di solito ritiro anche i pacchi Amazon. Surreale, vero?
Cioè, 5 persone fanno il lavoro di 30 e siamo qui a lamentarci?
A questo punto togliamo l'automazione e facciamo sì che nelle catene di produzione non ci siano macchine ma persone in carne e ossa.
Mi chiedo nuovamente, è questo il futuro che vogliamo?
Non è che 100 anni fa si stesse bene, se oggi abbiamo lussi che i nostri padri e, ancora meno, i padri dei nostri padri non solo non potevano permettersi ma neanche sognarsi è perché il lavoro di una persona oggi è infinitamente più produttivo di quanto lo fosse 100 anni fa.
I lavori vanno e vengono, potrei forse capire questo discorso se quelle 25 persone non lo avessero più, ma in tutto il mondo non si è praticamente mai visto un tasso di disoccupazione così basso quindi davvero, di cosa stiamo parlando?
Per altro sembra non fosse mai successo che centri abitati si spopolassero/si ingrandissero a dismisura, è dalla prima rivoluzione industriale che le nuove tipologie di lavoro hanno trasformato il territorio.
Ho visitato abbastanza di recente il villaggio di crespi d'adda, credo che vedere con i propri occhi i fenomeni del passato aiuti a capire meglio quello che succede oggi e quello che potrà succedere domani, e anche quanti passi avanti sono stati fatti e quanto fortunati siamo (esempio veloce, le lavoratrici donne erano pagate la metà).
Ma capisci quello che ho scritto, o hai letto solo le prime righe? Non ho detto che quei 5 addetti fanno il lavoro di 30. Ho detto che la GDO ha fatto (e farà) chiudere molte attività commerciali a conduzione familiare e che per molti di loro over 40 è difficilissimo trovare una occupazione. Proprio stamattina sul televideo leggevo che la crisi per i piccoli negozi di vicinato pare senza fine. Uno su 4 chiuderà l'anno in perdita.
Almeno con il 15% si attutivano le spese di spedizione...
Tranquillo, ho letto, e continuo a non capire il problema.
Nel '73 quando ci fu la crisi energetica e il prezzo del petrolio schizzo alle stelle mio padre e tutti quelli che lavoravano nella cartiera della zona persero il lavoro perché non era più un'attività redditizia (immagino fu lo stesso per molte altre attività).
Cosa successe, che tutti si cercarano un nuovo posto di lavoro. Cosa si doveva fare, sussidiare tutte le aziende impattate dall'aumento del costo del petrolio per tenerle in piedi?
Se una qualsiasi attività non è produttiva si chiude e si cerca un altro posto di lavoro (ovviamente è cosa doverosa che lo stato fornisca ammortizzatori sociali e aiuti nel reinserimento nel mondo lavorativo), ogni altra soluzione è purtroppo dannosa per tutti e non risolve il problema.
Di certo non contrasti lo spopolamento dei piccoli-medi centri urbani tenendo in piedi le attività di famiglia, la popolazione si sposterà comunque nei grandi centri urbani dove ci sono maggiori possibilità di lavoro.
Non è certo un caso se il costo degli immobili in Italia negli ultimi 10 anni è, in media, in calo mentre a Milano è in continuo aumento.
E tu mi leghi le strade sporche e insicure con le botteghe storiche che chiudono, come se fosse la stessa cosa?
Ho sorpasseduto per pietà e perché volevo tentare di fare un discorso un minimo serio.
Più o meno come oggi. ^^'
Non è detto. Se il decreto era stato votato da tutte le forze politiche potrebbe comunque essere calendarizzato anche nella prossima legislatura.
Attenzione che la legge l'ha proposta il governo precedente, "questo governo" l'ha solo ripresa. Tra l'altro il maggior partito facente parte del governo precedente aveva attuato un decreto simile nel 2015 (mi pare, ma forse mi sbaglio con l'anno), ricordo che allora Amazon faceva veramente sconti incredibili sui libri/fumetti che non vendeva, ma grazie a quella legge finì tutto T_T
Scusa ma anche la fumetteria più piccola ti fa il 10% di sconto se hai la tessera, non capisco come un taglio del 5% di quello sconto potrà aiutarli.
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