Ultimamente mi capita spesso di approcciarmi a un’opera attirato dalla copertina, immaginandomi una certa serie di contenuti, e di scoprire poi, durante la visione, di sbagliarmi completamente; non so se sia dovuto a una mia assuefazione all’animazione giapponese coi suoi stereotipi o alla mia mancanza di fantasia, ma fatto sta che mi sono approcciato alla visione di Maquia - Decoriamo la mattina dell’addio con i fiori promessi immaginandomi una certa avventura prevedibile in un universo fantasy, e invece mi sono trovato una storia che, delle mie aspettative, aveva solo l’universo fantasy... e “Meno male!” posso dire ora, perché con mia gradita sorpresa ho potuto seguire una storia molto forte, intensa, commovente e dolce; con l’amore, la solitudine e la maternità come temi portanti, classica per certi versi, molto originale per altri, ma che merita senza dubbio la visione.
Questa è la lapidaria lezione che apprende la giovane Maquia da Racine, l’anziana che comanda il suo clan. A prima vista la frase può sembrare un controsenso, ma nel contesto in cui viene espressa assume ben altro significato: Maquia, infatti, è una ragazza quindicenne membro de’ “la stirpe delle separazioni”, un gruppo di esseri speciali che vive nella terra di Iorph, identici agli umani nelle fattezze ma che smettono di crescere esteriormente verso i quindici anni, e che, in virtù di questa prodigiosa particolarità, vivono isolati dal resto del mondo e rifuggono contatti e legami con i comuni mortali, consapevoli che questi sarebbero destinati inevitabilmente a durare poco, lasciando dietro di sé sentimenti di tristezza e sconforto. Ma Maquia purtroppo questi problemi li ha già, in quanto ha perso i genitori per motivi non precisati, e lamenta quindi di soffrire già adesso la solitudine nonostante viva in una comunità ristretta che la accetta e la tratta con rispetto e dolcezza, in cui spiccano Leilia, ragazza quasi identica a lei, e Krim, ragazzo per il quale prova una piccola attrazione, entrambi suoi grandi amici. Compito secolare degli abitanti di Iorph è tessere lo Hibiol, un tessuto pregiato prodotto soltanto da loro nel quale riversano il passato e i ricordi del mondo che li circonda, e inesorabilmente cambia a dispetto della loro condizione immutabile.
Questa pacifica routine viene interrotta dall'attacco dell’esercito del Regno di Mezarte, desideroso di entrare in possesso delle straordinarie capacità degli abitanti di Iorph; nel trambusto che segue quest’invasione, Maquia finisce per separarsi dal resto del suo clan, ma riesce fortunatamente a sopravvivere, ritrovandosi sola e sperduta in una foresta. Il caso la mette però sulla strada dell’incontro che le cambierà la vita: in questa foresta infatti Maquia trova un bambino appena nato, difeso strenuamente dalla madre morta in seguito all’attacco di un gruppo di briganti che ha decimato il gruppo con cui viaggiava; colpita dal discorso sulla solitudine che ha appena ricevuto, prova pena per quella creatura e decide di adottarla per salvarla da morte certa o, nella migliore delle ipotesi, da un destino di solitudine che lei ben conosce. È qui che comincia davvero la storia del film, incentrato sulla crescita del figlio adottivo di Maquia, Ariel, e sul loro rapporto in continua evoluzione tra alti e bassi tipici della crescita di un figlio, e amplificati, in questo caso, dal contesto in cui questa avviene.
Tema portante della pellicola è infatti quello della maternità, affrontata sotto vari punti di vista, non solo quello di Maquia; emblematica in questo senso è una delle scene che ci viene presentata abbastanza presto nel film e che vede protagonista la sconosciuta madre di Ariel che, nel tentativo estremo di difendere il figlio, ha stretto talmente forte la sua mano attorno al capo del bimbo, che Maquia fatica ad aprirla per prenderlo. Ed è una scena questa che ci catapulta subito nelle atmosfere aspre del film, allontanando presto quel tono fiabesco che l’incipit ci aveva fatto immaginare, complice anche una componente grafica deliziosa della quale parlerò in seguito.
Altri sono i personaggi che vivranno la condizione di madre in modi e tempi diversi, spaziando dalla normale convivenza alla crudele separazione alla quale è condannata, per esempio, Leilia, rapita e costretta a mettere al mondo la figlia dell’erede al trono di Mezarte, senza avere la possibilità di crescerla e conoscerla in quanto ritenuta una specie di mostro per le sue capacità. Ma sono ovviamente Maquia e Ariel ad occupare la scena per la maggior parte del tempo col loro rapporto tanto tenero quanto complicato da gestire, vista la dote di Maquia, eternamente bloccata nel corpo di una ragazza ma impegnata a fare da madre a un bambino che invece cresce, raggiunge e supera anche l’età apparente della madre. E a questo problema specifico si aggiungono anche quelli immaginabili in una situazione simile, visto che Maquia è una sì ragazza volenterosa sì, ma cresciuta da sola e senza la minima esperienza su cosa significhi davvero l’essere genitore. Ed è su questi contrasti, discussioni, frizioni di un rapporto genitoriale classico e atipico allo stesso tempo che il film dà il meglio di sé, raccontando la crescita di un legame messo costantemente a dura prova, eppure tanto forte e indissolubile da superare gli ostacoli del tempo e del mondo ostile che li circonda; una storia d’amore puro che sa rapirti e riempire il cuore di quei sentimenti e ricordi che tanti hanno avuto la fortuna di vivere e che il trascorrere degli anni rischia spesso di far dimenticare.
Non altrettanto coinvolgenti ho trovato invece gli aspetti che fanno da contorno a questa vicenda, come lo scenario politico bellicoso che fa da sfondo alle vicissitudini di Maquia e Ariel, tanto da arrivare a coinvolgerli in prima persona, ma che resta appena accennato e molto poco approfondito, o l’evoluzione che subiscono alcuni personaggi come Krim e Leilia che, da una parte, può essere anche giustificata dalla durezza delle difficoltà che affrontano nel loro percorso, ma dall'altra stona col messaggio di fondo che il film vuole lanciare, che è di stampo positivistico, improntato all’apologia dell’amore, della famiglia e della tolleranza come attributi fondamentali nell'esistenza di ogni individuo. Piccoli difetti, insomma, che non sminuiscono assolutamente il valore della pellicola, che ha la fortuna di fregiarsi di un comparto tecnico davvero di alto livello.
La realizzazione delle animazioni è in capo alla Progressive Animation Works, per gli amici P.A. Works, studio relativamente giovane con all'attivo già diversi titoli di pregevole fattura abbastanza noti dagli appassionati di animazione giapponese, che qui si cimenta nella produzione del suo primo lungometraggio completamente indipendente, affidandosi a uno staff composto da veterani del settore, non tutti impegnati però nei ruoli in cui li si aspetterebbe, e mi riferisco in particolare a Mari Okada, prolifica e conosciutissima sceneggiatrice celebre per serie come “AnoHana” e “Nagi no Asukara” , chiamata qui ad occuparsi non solo del suo incarico classico ma anche, e soprattutto, della regia del film, suo esordio in tal ruolo; un esordio, mi permetto di dire, decisamente riuscito: Maquia è un film scorrevole, armonioso, che raggiunge in pieno il suo obiettivo e trasporta lo spettatore in un mondo dall'apparenza fiabesca estremamente affascinante. Questo grazie al contributo degli splendidi disegni, ovviamente, che emergono nella loro bellezza soprattutto nei fondali delle varie ambientazioni, vero marchio di fabbrica dello studio, rappresentazioni stupende di scenari che fondono natura e fantasia impreziositi da colori forti, brillanti, talmente belli da farmi nascere l’unico vero rimpianto, di non aver potuto godere di tanta eleganza sul grande schermo cinematografico.
Anche il character design di Yuriko Ishii, adattamento a sua volta del design originale di Akihiko Yoshida (famoso soprattutto per i suoi lavori in ambito videoludico e, in particolare, su diversi capitoli della saga di “Final Fantasy”), collabora alla riuscita finale della pellicola in modo efficace, un disegno allo stesso tempo semplice e originale che regala dei personaggi non banali eppure di facile presa sul pubblico, che restano rapidamente impressi nella mente di chi guarda. A fare da collante a tutti questi lavori grafici ci sono poi le splendide animazioni, dirette sempre dalla stessa Ishii, impeccabili in ogni sequenza del film, sia in quelle più tranquille sia nelle poche, ma molto coinvolgenti, scene d’azione che il film regala.
Da notare come per l’occasione siano state istituite due nuove figure di staff: il CORE DIRECTOR Tadashi Hiramatsu (animatore che ha fatto la storia di GAiNAX e non solo) e il MAIN ANIMATOR Toshiyuki Inoue (definito “l’animatore perfetto” dal celebre regista Mamoru Oshii).
Ad accompagnare tanta armonia grafica c’è poi una colonna sonora di tutto rispetto, affidata a un altro mostro sacro qual è Keniji Kawai, la cui carriera si snoda in oltre tre decenni di partecipazione a serie e film celebri tra appassionati e non (GHOST IN THE SHELL), che ci offre musiche evocative e potenti in grado di seguire doviziosamente ogni segmento del film e di guidare lo spettatore, aiutandolo a immergersi completamente nelle atmosfere suggestive della pellicola; anche la theme song, affidata alla cantante Rionos e intitolata “Viator”, cioè viaggiatore in latino, tocca le giuste corde dell’animo di chi guarda, chiudendo il lungometraggio con una canzone dolce e sensibile che si adatta perfettamente alla storia che racconta e che facilmente chiamerà lacrime di commozione a fare da contorno, cosa provata sulla mia pelle del resto.
Alla luce di quanto scritto finora non è difficile quindi per me racchiudere in poche parole un giudizio su questo lungometraggio: Maquia è un’opera bellissima, disegnata divinamente, un film emozionante capace di trascinare lo spettatore come pochi e di far vivere tante emozioni diverse nella sua durata, quasi due ore che non ho mai accusato, devo dire, disegnato divinamente, e che merita assolutamente la visione, che consiglio caldamente a tutti senza distinzioni, ma in special modo a chi vive o ha vissuto problemi familiari con i propri genitori, le madri in particolare; la storia di Maquia e Ariel non è sovrapponibile ovviamente alle esperienze che ognuno può vivere nella propria vita, ma ci ricorda ancora di più quanto importante sia provare a instaurare un rapporto sereno e amorevole con i propri genitori e con le persone in generale, in modo da non avere mai il rimpianto di ritrovarci a un certo punto della nostra esistenza come la protagonista Maquia senza la possibilità di poter dire in maniera lucida e convinta: “Sono contento di avere amato!”.
‘Se amassi qualcuno, ti ritroveresti davvero da sola.’
Questa è la lapidaria lezione che apprende la giovane Maquia da Racine, l’anziana che comanda il suo clan. A prima vista la frase può sembrare un controsenso, ma nel contesto in cui viene espressa assume ben altro significato: Maquia, infatti, è una ragazza quindicenne membro de’ “la stirpe delle separazioni”, un gruppo di esseri speciali che vive nella terra di Iorph, identici agli umani nelle fattezze ma che smettono di crescere esteriormente verso i quindici anni, e che, in virtù di questa prodigiosa particolarità, vivono isolati dal resto del mondo e rifuggono contatti e legami con i comuni mortali, consapevoli che questi sarebbero destinati inevitabilmente a durare poco, lasciando dietro di sé sentimenti di tristezza e sconforto. Ma Maquia purtroppo questi problemi li ha già, in quanto ha perso i genitori per motivi non precisati, e lamenta quindi di soffrire già adesso la solitudine nonostante viva in una comunità ristretta che la accetta e la tratta con rispetto e dolcezza, in cui spiccano Leilia, ragazza quasi identica a lei, e Krim, ragazzo per il quale prova una piccola attrazione, entrambi suoi grandi amici. Compito secolare degli abitanti di Iorph è tessere lo Hibiol, un tessuto pregiato prodotto soltanto da loro nel quale riversano il passato e i ricordi del mondo che li circonda, e inesorabilmente cambia a dispetto della loro condizione immutabile.
Questa pacifica routine viene interrotta dall'attacco dell’esercito del Regno di Mezarte, desideroso di entrare in possesso delle straordinarie capacità degli abitanti di Iorph; nel trambusto che segue quest’invasione, Maquia finisce per separarsi dal resto del suo clan, ma riesce fortunatamente a sopravvivere, ritrovandosi sola e sperduta in una foresta. Il caso la mette però sulla strada dell’incontro che le cambierà la vita: in questa foresta infatti Maquia trova un bambino appena nato, difeso strenuamente dalla madre morta in seguito all’attacco di un gruppo di briganti che ha decimato il gruppo con cui viaggiava; colpita dal discorso sulla solitudine che ha appena ricevuto, prova pena per quella creatura e decide di adottarla per salvarla da morte certa o, nella migliore delle ipotesi, da un destino di solitudine che lei ben conosce. È qui che comincia davvero la storia del film, incentrato sulla crescita del figlio adottivo di Maquia, Ariel, e sul loro rapporto in continua evoluzione tra alti e bassi tipici della crescita di un figlio, e amplificati, in questo caso, dal contesto in cui questa avviene.
Tema portante della pellicola è infatti quello della maternità, affrontata sotto vari punti di vista, non solo quello di Maquia; emblematica in questo senso è una delle scene che ci viene presentata abbastanza presto nel film e che vede protagonista la sconosciuta madre di Ariel che, nel tentativo estremo di difendere il figlio, ha stretto talmente forte la sua mano attorno al capo del bimbo, che Maquia fatica ad aprirla per prenderlo. Ed è una scena questa che ci catapulta subito nelle atmosfere aspre del film, allontanando presto quel tono fiabesco che l’incipit ci aveva fatto immaginare, complice anche una componente grafica deliziosa della quale parlerò in seguito.
Altri sono i personaggi che vivranno la condizione di madre in modi e tempi diversi, spaziando dalla normale convivenza alla crudele separazione alla quale è condannata, per esempio, Leilia, rapita e costretta a mettere al mondo la figlia dell’erede al trono di Mezarte, senza avere la possibilità di crescerla e conoscerla in quanto ritenuta una specie di mostro per le sue capacità. Ma sono ovviamente Maquia e Ariel ad occupare la scena per la maggior parte del tempo col loro rapporto tanto tenero quanto complicato da gestire, vista la dote di Maquia, eternamente bloccata nel corpo di una ragazza ma impegnata a fare da madre a un bambino che invece cresce, raggiunge e supera anche l’età apparente della madre. E a questo problema specifico si aggiungono anche quelli immaginabili in una situazione simile, visto che Maquia è una sì ragazza volenterosa sì, ma cresciuta da sola e senza la minima esperienza su cosa significhi davvero l’essere genitore. Ed è su questi contrasti, discussioni, frizioni di un rapporto genitoriale classico e atipico allo stesso tempo che il film dà il meglio di sé, raccontando la crescita di un legame messo costantemente a dura prova, eppure tanto forte e indissolubile da superare gli ostacoli del tempo e del mondo ostile che li circonda; una storia d’amore puro che sa rapirti e riempire il cuore di quei sentimenti e ricordi che tanti hanno avuto la fortuna di vivere e che il trascorrere degli anni rischia spesso di far dimenticare.
Non altrettanto coinvolgenti ho trovato invece gli aspetti che fanno da contorno a questa vicenda, come lo scenario politico bellicoso che fa da sfondo alle vicissitudini di Maquia e Ariel, tanto da arrivare a coinvolgerli in prima persona, ma che resta appena accennato e molto poco approfondito, o l’evoluzione che subiscono alcuni personaggi come Krim e Leilia che, da una parte, può essere anche giustificata dalla durezza delle difficoltà che affrontano nel loro percorso, ma dall'altra stona col messaggio di fondo che il film vuole lanciare, che è di stampo positivistico, improntato all’apologia dell’amore, della famiglia e della tolleranza come attributi fondamentali nell'esistenza di ogni individuo. Piccoli difetti, insomma, che non sminuiscono assolutamente il valore della pellicola, che ha la fortuna di fregiarsi di un comparto tecnico davvero di alto livello.
La realizzazione delle animazioni è in capo alla Progressive Animation Works, per gli amici P.A. Works, studio relativamente giovane con all'attivo già diversi titoli di pregevole fattura abbastanza noti dagli appassionati di animazione giapponese, che qui si cimenta nella produzione del suo primo lungometraggio completamente indipendente, affidandosi a uno staff composto da veterani del settore, non tutti impegnati però nei ruoli in cui li si aspetterebbe, e mi riferisco in particolare a Mari Okada, prolifica e conosciutissima sceneggiatrice celebre per serie come “AnoHana” e “Nagi no Asukara” , chiamata qui ad occuparsi non solo del suo incarico classico ma anche, e soprattutto, della regia del film, suo esordio in tal ruolo; un esordio, mi permetto di dire, decisamente riuscito: Maquia è un film scorrevole, armonioso, che raggiunge in pieno il suo obiettivo e trasporta lo spettatore in un mondo dall'apparenza fiabesca estremamente affascinante. Questo grazie al contributo degli splendidi disegni, ovviamente, che emergono nella loro bellezza soprattutto nei fondali delle varie ambientazioni, vero marchio di fabbrica dello studio, rappresentazioni stupende di scenari che fondono natura e fantasia impreziositi da colori forti, brillanti, talmente belli da farmi nascere l’unico vero rimpianto, di non aver potuto godere di tanta eleganza sul grande schermo cinematografico.
Anche il character design di Yuriko Ishii, adattamento a sua volta del design originale di Akihiko Yoshida (famoso soprattutto per i suoi lavori in ambito videoludico e, in particolare, su diversi capitoli della saga di “Final Fantasy”), collabora alla riuscita finale della pellicola in modo efficace, un disegno allo stesso tempo semplice e originale che regala dei personaggi non banali eppure di facile presa sul pubblico, che restano rapidamente impressi nella mente di chi guarda. A fare da collante a tutti questi lavori grafici ci sono poi le splendide animazioni, dirette sempre dalla stessa Ishii, impeccabili in ogni sequenza del film, sia in quelle più tranquille sia nelle poche, ma molto coinvolgenti, scene d’azione che il film regala.
Da notare come per l’occasione siano state istituite due nuove figure di staff: il CORE DIRECTOR Tadashi Hiramatsu (animatore che ha fatto la storia di GAiNAX e non solo) e il MAIN ANIMATOR Toshiyuki Inoue (definito “l’animatore perfetto” dal celebre regista Mamoru Oshii).
Ad accompagnare tanta armonia grafica c’è poi una colonna sonora di tutto rispetto, affidata a un altro mostro sacro qual è Keniji Kawai, la cui carriera si snoda in oltre tre decenni di partecipazione a serie e film celebri tra appassionati e non (GHOST IN THE SHELL), che ci offre musiche evocative e potenti in grado di seguire doviziosamente ogni segmento del film e di guidare lo spettatore, aiutandolo a immergersi completamente nelle atmosfere suggestive della pellicola; anche la theme song, affidata alla cantante Rionos e intitolata “Viator”, cioè viaggiatore in latino, tocca le giuste corde dell’animo di chi guarda, chiudendo il lungometraggio con una canzone dolce e sensibile che si adatta perfettamente alla storia che racconta e che facilmente chiamerà lacrime di commozione a fare da contorno, cosa provata sulla mia pelle del resto.
Alla luce di quanto scritto finora non è difficile quindi per me racchiudere in poche parole un giudizio su questo lungometraggio: Maquia è un’opera bellissima, disegnata divinamente, un film emozionante capace di trascinare lo spettatore come pochi e di far vivere tante emozioni diverse nella sua durata, quasi due ore che non ho mai accusato, devo dire, disegnato divinamente, e che merita assolutamente la visione, che consiglio caldamente a tutti senza distinzioni, ma in special modo a chi vive o ha vissuto problemi familiari con i propri genitori, le madri in particolare; la storia di Maquia e Ariel non è sovrapponibile ovviamente alle esperienze che ognuno può vivere nella propria vita, ma ci ricorda ancora di più quanto importante sia provare a instaurare un rapporto sereno e amorevole con i propri genitori e con le persone in generale, in modo da non avere mai il rimpianto di ritrovarci a un certo punto della nostra esistenza come la protagonista Maquia senza la possibilità di poter dire in maniera lucida e convinta: “Sono contento di avere amato!”.
Pro
- Storia emozionante e coinvolge in ogni aspetto
- Componente grafica deliziosa
- Personaggi principali ben caratterizzati
- Esordio convincente di tutte le parti chiamate in causa
Contro
- Sviluppo di alcuni personaggi secondari meno convincente
- Contesto della storia giusto accennato
- Non essere riusciti a vederlo al cinema
EDIT: @pippo e draghir appunto..
Il film avevo già in animo di vederlo.
Aveva la mia curiosità.
Ora ha la mia attenzione.
P.S. Udite internauti! Vano nel web è lo sfuggire allo spoiler!
Così parlò Zarathustra!
Se avessero dato qualche informazione in più sul mondo o sul contesto della storia, come ha messo Miro tra i contro, sarebbe stato un film probabilmente perfetto. Se ricordo bene, diedi 8.5 proprio per la mancanza di alcune spiegazioni sul mondo e su alcuni personaggi.
Si ma me la dovete spiegare sta cosa!!!!!!.Che diavolo di senso ha vedersi una recensione di una cosa non vista?.Ma secondo voi dentro una recensione di qualcosa di cosa diavolo si dovrebbe parlare?.Grazie Hachiko comunque
Perchè se una persona non ha visto un film, un anime o non ha letto un manga e vede una recensione NON spoiler se la legge per informarsi se gli può piacere o no.
Ma evitiamo di andare OT e chiudiamo qua il discorso.
Faccio i complimenti a Mirokusama per la recensione anche se purtroppo non mi è piaciuto allo stesso modo, ma è un film che merita comunque di essere visto.
Scusa ma dove sta scritto questo non spoiler?Io non lo leggo da nessuna parte,nel caso sarei stato attento
No no, per il buon nome del sito sono sempre un normale utente , semplicemente mi hanno chiesto se potessero utilizzare la mia recensione per una news su Maquia visto che è di prossima uscita in Italia (a proposito, chi non l'ha visto ne approfitti!!) e mi hanno gentilmente riportato come autore della stessa alla fine, e per questo non posso che ringraziarli chiaramente, per me è stato un onore poter contribuire pure se in milionesima parte a a questo sito e se la recensione può convincere anche solo una persona a dare un'occasione al film non posso che esserne davvero felice.
In merito alla tua domanda,
Grazie , chiaramente è superfluo dirlo dopo quello che ho scritto ma ti consiglio assolutamente di vederlo.
Felice che ti siano piaciute entrambi, così come il fatto che condividi le mie osservazioni
Grazie davvero, ci sta che non possa piacere a tutti in egual modo ma sono contento che lo consideri comunque meritevole di una visione.
Film davvero bellissimo che consiglio anche io di vedere. Davvero un peccato che non sia uscito al cinema in Italia, in quel modo sarei riuscita a trascinare i miei amici a vederlo e lo avrebbero adorato anche loro. Purtroppo essendo solo in dvd, loro non sono così appassionati da comprarselo, quindi non lo vedranno mai...
Eh? Devo aver visto un altro film o la mia memoria fa cilecca.
Eh, hai sbagliato proprio. Ricordi proprio male.
Ti basta vedere questo AMV che ti mostra proprio la scena alla fine:
Vado a fiducia, ottimo
Purtroppo non ho avuto modo di vedere il film adattato in italiano, la recensione l'ho scritta avendo visto solo la versione originale praticamente un anno fa, quando non era neanche previsto che arrivasse in Italia, mi scuso per questa mancanza ma spero che tanti potranno colmarla dal 17 ottobre, con eventuali complimenti a un adattamento che non vedo l'ora di vedere.
Non ci resta che attendere il 17 Ottobre, allora, fermo restando che il film pare un vero capolavoro! Ancora tanti complimenti per la recensione!
Non voglio spingermi a tanto ma è un film che mi ha colpito molto e coinvolto più di quanto mi aspettassi. E ancora grazie!
LOL, uno apposta si legge la recensione per capire se vale la pena vederlo oppure no.
bello, sono troppo curioso
Ma il "cuore" in questo film c'è tutto. Quasi non te ne accorgi, ma quando arrivi alla fine... ti arriva addosso tutta l'emozione di questa storia. Forse non nel modo più originale o sgamato possibile, ma non era mai stato quello l'intento. Tutto il background fantasy bellissimo, la sottotrama di guerra, razzismo, schiavitù etc. alla fin fine si può dire essere solo un contorno alla storia semplice, comune, dell'amore di una madre per un figlio. Anche quando appartengono a popoli, razze e cicli vitali diversi.
Lo ammetto, per tutto il film non sapevo cosa pensare. Tentennavo fra un giudizio "buono" e uno "mediocre". Ma come già ho detto, l'impatto emotivo arriva di soppiato, piano piano, con semplicità... ma arriva.
Non credo sia per tutti i gusti. Lo vedo come un film talmente intimo e personale che, se fosse andato al cinema, forse sarei andata a vederlo da sola. Perché (almeno io la vedo così) non è una di quelle cose che puoi consigliare a cuor leggerlo "ti piacerà sicuramente!". Perché racconta una cosa forse universale, ma che viene percepita in modi differenti anche in diversi fasi della vita di una medesima persona (non sono convinta che, se lo avessi visto quando ero più giovane, mi sarebbe piaciuto nel medesimo modo. Non dico che mi avrebbe fatto schifo; ma forse mi avrebbe colpito in modo diverso.). E temo che tutto il ricco background di buon fantasy classico possa distrarre dal punto centrale del film.
Però. A parer mio merita sicuramente una visione. Se non altro per farsi una propria opinione. E non vedo l'ora di avere l'edizione home video per vederlo ancora <3
Tutto accade troppo in fretta e nulla è davvero approfondito, tutto rimane solo sulla superficie. Non viene detto praticamente nulla del mondo in cui si svolge la vicenda (un mondo che pare davvero interessante), tutto succede d'improvviso, ci vengono sbattuti davanti regni, guerre, personaggi e drammi senza un minimo di preparazione, tanto che poi molte cose rimangono sospese, quasi dimenticate. Non solo l'ambientazione fantasy è molto interessante, ma ci sono una serie di temi come la legittimazione del potere, le discriminazioni, che si intuiscono nel sottofondo che però appunto rimangono lì, senza mai uscire.
E l'aver confinato questa storia nel tempo di un film a mio avviso inficia anche la parte di introspezione e sentimentale del film, che avrebbe potuto essere molto più profonda e forte senza essere patetica se solo avesse avuto un po' di episodi in più. Le animazioni sono davvero belle, cosa che ha aumentato molto il mio senso di frustrazione dopo la visione. Ottimo materiale sprecato.
Rispetto profondamente la tua opinione, ma ci tengo a precisare che il fulcro e lo scopo dell'opera è qualcosa di molto più immediato, semplice e allo stesso tempo immenso. L'amore. Da quando Maquia trova quel bambino solo e in lacrime, fino all'ultima scena che non vorrei citare, tutto ciò che sta dietro il film è questo sentimento. Detto così può sembrare di una banalità disarmante, eppure è il motivo per cui quest'opera è così potente. Tutto l'approfondimento che hai descritto avrebbe distolto l'attenzione dal nucleo del film, quindi piaccia o un piaccia è stato giusto vederlo come semplice sfondo delle vicende.
Maquia è una madre: fare figli è semplice, crescerli e amarli lo è meno; poco importa se non lo ha partorito, Ariel è suo figlio ed è amato profondamente.
Come molti figli adolescenti si ribella, si sente un uomo fatto, indipendente
Insomma, curate meglio queste due cose, sarebbe stato davvero un gran bel film, bello per dire bello e invece mi sono sentita un po' presa in giro, come se m'avessero dato un contentino, e non ne sono stata proprio proprio contenta.
Comunque da vedere.
Ricordavo solo la fuga... E ricordavo bene. ^^;
In ogni caso, non vedo l'ora di avere questo film nella mia collezione (mi è piaciuto così tanto che l'avrei preso persino doppiato a rutti, la Labidi o chi per lei non mi fermerà).
Voci, direttore del doppiaggio, traduttore, eccetera.
I miei migliori saluti
Tristam Strauss
Appena arrivata anche a me, in netto anticipo sulla data prevista. Amazon sempre molto efficiente.
La mia la 1250, ma non credo le distribuiscano seguendo l'ordine numerico...
Chi avrà la 0001? ?
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.