Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Tenshi no Tamago
3.5/10
È innegabile, lo Studio Deen ha fatto un lavoro straordinario nel realizzare questo film. In quegli anni, questo studio di animazione lavorava anche alla fortunata serie animata di "Lamù", icona popolarissima nel Giappone di quel decennio, e alla quale aveva lavorato lo stesso Mamoru Oshii precedentemente. Lo stesso Studio Deen avrebbe di lì a poco intrapreso la produzione di titoli quali "Maison Ikkoku" e "Ranma 1/2".
In "Tenshi no Tamago", il character design di Amano è supportato da una cura maniacale nella realizzazione dei fondali, delle espressioni e delle animazioni, queste ultime definite con gran precisione nonostante la generale lentezza, intrinseca alla natura di questo film. Per non parlare delle musiche, la cui registrazione coinvolse un'orchestra estremamente preparata. La colonna sonora è assai ispirata e suggestiva all'ascolto.
Da un punto di vista puramente rappresentativo questo film è inattaccabile, si nota pressoché immediatamente quanto fosse ingente il budget investito. Da questo punto di vista non ha nulla da invidiare alle pietre miliari Disney come "Bambi" e "Fantasia". Sicuramente per alcune persone può essere un film noioso, ma non credo che sia quello il problema più grave di questo lungometraggio.
Per come concepisco io l'arte, il primo grave errore commesso in questo film è che "Tenshi no Tamago" non è fatto per nessuno. Oshii non ha pensato a questo film come a un racconto né come a un messaggio da esprimere e trasmettere nei confronti di qualcuno. Sembra uno schizzo su tela fatto solo per il pittore stesso, disorientato, il quale cerca di ritrovare la propria strada e guarda sé stesso allo specchio, esercitandosi qua e là in riflessioni esistenziali assai acute e profonde, ma senza mettere insieme i pezzi in alcun modo, o meglio senza far convergere tali riflessioni in una ben definita direzione e conferire alla sua creazione un senso compiuto. Arte significa esprimersi, ed esprimersi significa stabilire un contatto con chi ti ascolta. Ma in questo film, Mamoru Oshii sta balbettando tra sé e sé.
Quel che viene rappresentato è in due parole un futuro distopico. Ma "1984" di Orwell era un'opera di denuncia, ed era dotata di un carattere ben definito. Oshii invece sembra, con "Tenshi no Tamago", sprofondare a più riprese nel puro nichilismo, nell'anti-arte. Infatti l'arte distrugge per costruire, mentre l'anti-arte distrugge per distruggere. Ecco il secondo grave errore che a mio avviso è stato commesso, nel proporre un film come questo agli spettatori. Tra le altre cose il ruolo dell'artista consiste, a mio modo di vedere, nello stimolare sanamente e costruttivamente l'immaginazione delle persone. Perché non importa in cosa si creda o non si creda, la nostra necessità è quella di creare un futuro nel quale possiamo soffrire di meno e vivere più felici. Persino Leopardi, il poeta del "pessimismo cosmico", afferma - nel suo celebre componimento intitolato "La Ginestra" - la necessità di associazione tra esseri umani per potersi riscattare dalla nostra condizione misera e precaria. Persino Schopenhauer, impropriamente definito filosofo pessimista sia dal mondo cristiano della sua epoca che da quello contemporaneo, non considerava affatto il suicidio come una soluzione per l'uomo.
Forse chi ha vissuto le stesse esperienze di Oshii può in qualche modo entrare in sintonia con gli stati d'animo espressi in questo suo lungometraggio, ma allo spettatore non passerà alcun messaggio che lo stimoli a superare queste condizioni interiori. Non tutti se ne accorgono, ma "Galaxy Express 999" di Leiji Matsumoto, altro titolo dai toni fortemente distopici, è una storia di formazione e di crescita nella sua estrema drammaticità, per ammissione esplicita dell'autore. È questo che manca a "Tenshi no Tamago".
Il messaggio che passa a visione terminata è il non-sense, il dramma di vivere, di morire e di rinascere, ma soprattutto l'inquietudine esistenziale. Non basta. Gli esseri umani non possono continuare a vivere fermandosi a questo.
Ma certo è che "L'uovo dell'angelo" non ha avuto successo, era inevitabile, ed è un bene che sia andata così.
In "Tenshi no Tamago", il character design di Amano è supportato da una cura maniacale nella realizzazione dei fondali, delle espressioni e delle animazioni, queste ultime definite con gran precisione nonostante la generale lentezza, intrinseca alla natura di questo film. Per non parlare delle musiche, la cui registrazione coinvolse un'orchestra estremamente preparata. La colonna sonora è assai ispirata e suggestiva all'ascolto.
Da un punto di vista puramente rappresentativo questo film è inattaccabile, si nota pressoché immediatamente quanto fosse ingente il budget investito. Da questo punto di vista non ha nulla da invidiare alle pietre miliari Disney come "Bambi" e "Fantasia". Sicuramente per alcune persone può essere un film noioso, ma non credo che sia quello il problema più grave di questo lungometraggio.
Per come concepisco io l'arte, il primo grave errore commesso in questo film è che "Tenshi no Tamago" non è fatto per nessuno. Oshii non ha pensato a questo film come a un racconto né come a un messaggio da esprimere e trasmettere nei confronti di qualcuno. Sembra uno schizzo su tela fatto solo per il pittore stesso, disorientato, il quale cerca di ritrovare la propria strada e guarda sé stesso allo specchio, esercitandosi qua e là in riflessioni esistenziali assai acute e profonde, ma senza mettere insieme i pezzi in alcun modo, o meglio senza far convergere tali riflessioni in una ben definita direzione e conferire alla sua creazione un senso compiuto. Arte significa esprimersi, ed esprimersi significa stabilire un contatto con chi ti ascolta. Ma in questo film, Mamoru Oshii sta balbettando tra sé e sé.
Quel che viene rappresentato è in due parole un futuro distopico. Ma "1984" di Orwell era un'opera di denuncia, ed era dotata di un carattere ben definito. Oshii invece sembra, con "Tenshi no Tamago", sprofondare a più riprese nel puro nichilismo, nell'anti-arte. Infatti l'arte distrugge per costruire, mentre l'anti-arte distrugge per distruggere. Ecco il secondo grave errore che a mio avviso è stato commesso, nel proporre un film come questo agli spettatori. Tra le altre cose il ruolo dell'artista consiste, a mio modo di vedere, nello stimolare sanamente e costruttivamente l'immaginazione delle persone. Perché non importa in cosa si creda o non si creda, la nostra necessità è quella di creare un futuro nel quale possiamo soffrire di meno e vivere più felici. Persino Leopardi, il poeta del "pessimismo cosmico", afferma - nel suo celebre componimento intitolato "La Ginestra" - la necessità di associazione tra esseri umani per potersi riscattare dalla nostra condizione misera e precaria. Persino Schopenhauer, impropriamente definito filosofo pessimista sia dal mondo cristiano della sua epoca che da quello contemporaneo, non considerava affatto il suicidio come una soluzione per l'uomo.
Forse chi ha vissuto le stesse esperienze di Oshii può in qualche modo entrare in sintonia con gli stati d'animo espressi in questo suo lungometraggio, ma allo spettatore non passerà alcun messaggio che lo stimoli a superare queste condizioni interiori. Non tutti se ne accorgono, ma "Galaxy Express 999" di Leiji Matsumoto, altro titolo dai toni fortemente distopici, è una storia di formazione e di crescita nella sua estrema drammaticità, per ammissione esplicita dell'autore. È questo che manca a "Tenshi no Tamago".
Il messaggio che passa a visione terminata è il non-sense, il dramma di vivere, di morire e di rinascere, ma soprattutto l'inquietudine esistenziale. Non basta. Gli esseri umani non possono continuare a vivere fermandosi a questo.
Ma certo è che "L'uovo dell'angelo" non ha avuto successo, era inevitabile, ed è un bene che sia andata così.
Kanashimi no Belladonna
10.0/10
Recensione di Pan Daemonium
-
E' un'opera davvero difficile da recensire a parole, trattandosi di una quasi completa esperienza visiva e uditiva. L'intelletto, qui, tramite la sensorialità, è colui che ha il ruolo predominante nel godimento.
Non trattasi di un'opera complessa a livello di trama, onanistica o comunque ingarbugliata. Le vicende sono lineari, semplici e anche piuttosto paradigmatiche.
Quest'opera si basa, infatti, su una serie di topoi letterari e artistici abbastanza conosciuti. L'amore puro fra una vergine e un giovane, ostacolato dalle vicende, dal circostante, sorge nei primordi della letteratura europea (ricordiamo anche, con una certa differenziazione, "Dafni e Cloe" di Longo Sofista) e asiatica, ma Eiichi Yamamoto è riuscito, ispirandosi a un simil-saggio di Michelet, a reinterpretare tutto ciò in chiave medievale, usando quell'aura oppressiva decadente e baronale dei villaggi europei dei nostri secoli di mezzo. Manzoni, nei "Promessi sposi", non fece diversamente. La stessa grande sofferenza fisica, la prostrazione dovuta all'ingiustizia subita, rappresentata qui dallo stupro, è stata usata successivamente da Miura in "Berserk", in una maniera molto simile, direi fin troppo convergente.
Questa tribolazione e afflizione assoluta scatenano le passioni umane più profonde, determinano una scarica vitalistica senza precedenti che, come d'altronde è anche l'ipotesi di Michelet sulla genesi del fenomeno stregonesco, in un mondo moralmente gestito dall'oppressione ascetica cristiana non può che chiedere appoggio e aita a una figura percepita come antagonistica, ma vitale, ossia quella demoniaca. Anche questo è, alla fine, la base di un topos che, partendo dal "Faust" di Marlowe, Goethe e Bulgakov (con tutte le differenze), passando per il forse più similare "Il monaco" di Lewis, termina con il già citato e, a quanto pare, molto similare "Berserk". Il sacrificio durante l'Eclissi non è altro che lo scatenarsi di forze ataviche e primigènie dopo un'enorme sofferenza.
"Dovette la forza inventiva e dissimulatrice [dell'uomo] svilupparsi sotto una lunga oppressione e costrizione" (F. Nietzsche, "Al di là del bene e del male", 44)
Come ho cercato di mostrare, "Kanashimi no Belladonna" non è alcunché di nuovo nel complesso, ma la tecnica adoperata, la sua sperimentalità, ha permesso di creare qualcosa di completamente nuovo, di fantastico. La oppressione del potentato locale produce la nascita di un eterno sabba, di un infinito baccanale di colori e di suoni. Probabilmente, se a quest'opera fossero associati anche degli odori, di incenso, di fiori, di carne ansimante, l'esperienza già pregna a livello visivo e uditivo dello spettatore sarebbe assoluta, massima.
Quel sentore di rock progressivo pare davvero ben azzeccato, con la sua preponderanza della linea di basso così ritmica, ma martellante e quindi contigua all'aspetto psichedelico delle immagini, morbide, ma spesso ripetentisi e circolari. Probabilmente, intendo, anche un altro genere musicale, magari più classico, o più moderno, se ben fatto, avrebbe permesso di ottenere un risultato buono, ma credo che il rock progressivo, in questo caso, sia difficilmente superabile.
Il fatto che quest'opera sia stata ideata negli anni '70, effettivamente, è stata una grande fortuna, o una necessità. Le musiche, se fosse stata prodotta anche sei-sette anni dopo, sarebbero dovute essere molto differenti, e il tema stesso, il ruolo preponderante della donna, la sua sofferenza e poi la sua emancipazione, ben evidenziata dal finale verosimilmente ispirato a Cristo e a Giovanna d'Arco, non avrebbero avuto lo stesso sapore, se ideato in un altro periodo storico.
A mio parere un'opera completa, un baccanale di emozioni da non perdere in alcun modo, soprattutto nella versione Blu-ray 4k restaurata nel 2016.
Non trattasi di un'opera complessa a livello di trama, onanistica o comunque ingarbugliata. Le vicende sono lineari, semplici e anche piuttosto paradigmatiche.
Quest'opera si basa, infatti, su una serie di topoi letterari e artistici abbastanza conosciuti. L'amore puro fra una vergine e un giovane, ostacolato dalle vicende, dal circostante, sorge nei primordi della letteratura europea (ricordiamo anche, con una certa differenziazione, "Dafni e Cloe" di Longo Sofista) e asiatica, ma Eiichi Yamamoto è riuscito, ispirandosi a un simil-saggio di Michelet, a reinterpretare tutto ciò in chiave medievale, usando quell'aura oppressiva decadente e baronale dei villaggi europei dei nostri secoli di mezzo. Manzoni, nei "Promessi sposi", non fece diversamente. La stessa grande sofferenza fisica, la prostrazione dovuta all'ingiustizia subita, rappresentata qui dallo stupro, è stata usata successivamente da Miura in "Berserk", in una maniera molto simile, direi fin troppo convergente.
Questa tribolazione e afflizione assoluta scatenano le passioni umane più profonde, determinano una scarica vitalistica senza precedenti che, come d'altronde è anche l'ipotesi di Michelet sulla genesi del fenomeno stregonesco, in un mondo moralmente gestito dall'oppressione ascetica cristiana non può che chiedere appoggio e aita a una figura percepita come antagonistica, ma vitale, ossia quella demoniaca. Anche questo è, alla fine, la base di un topos che, partendo dal "Faust" di Marlowe, Goethe e Bulgakov (con tutte le differenze), passando per il forse più similare "Il monaco" di Lewis, termina con il già citato e, a quanto pare, molto similare "Berserk". Il sacrificio durante l'Eclissi non è altro che lo scatenarsi di forze ataviche e primigènie dopo un'enorme sofferenza.
"Dovette la forza inventiva e dissimulatrice [dell'uomo] svilupparsi sotto una lunga oppressione e costrizione" (F. Nietzsche, "Al di là del bene e del male", 44)
Come ho cercato di mostrare, "Kanashimi no Belladonna" non è alcunché di nuovo nel complesso, ma la tecnica adoperata, la sua sperimentalità, ha permesso di creare qualcosa di completamente nuovo, di fantastico. La oppressione del potentato locale produce la nascita di un eterno sabba, di un infinito baccanale di colori e di suoni. Probabilmente, se a quest'opera fossero associati anche degli odori, di incenso, di fiori, di carne ansimante, l'esperienza già pregna a livello visivo e uditivo dello spettatore sarebbe assoluta, massima.
Quel sentore di rock progressivo pare davvero ben azzeccato, con la sua preponderanza della linea di basso così ritmica, ma martellante e quindi contigua all'aspetto psichedelico delle immagini, morbide, ma spesso ripetentisi e circolari. Probabilmente, intendo, anche un altro genere musicale, magari più classico, o più moderno, se ben fatto, avrebbe permesso di ottenere un risultato buono, ma credo che il rock progressivo, in questo caso, sia difficilmente superabile.
Il fatto che quest'opera sia stata ideata negli anni '70, effettivamente, è stata una grande fortuna, o una necessità. Le musiche, se fosse stata prodotta anche sei-sette anni dopo, sarebbero dovute essere molto differenti, e il tema stesso, il ruolo preponderante della donna, la sua sofferenza e poi la sua emancipazione, ben evidenziata dal finale verosimilmente ispirato a Cristo e a Giovanna d'Arco, non avrebbero avuto lo stesso sapore, se ideato in un altro periodo storico.
A mio parere un'opera completa, un baccanale di emozioni da non perdere in alcun modo, soprattutto nella versione Blu-ray 4k restaurata nel 2016.
Haibane Renmei
7.0/10
Andrò controcorrente ma io ho preferito questo doujinshi alla serie animata per due ragioni principali.
Tra questi ci sono sicuramente i disegni di ABe, che rendono ancor più calda ed "angelica" l'atmosfera già di per se surreale di Haibane Renmei.
Il secondo motivo, ben più importante, è che personalmente pur riconoscendo il valore dell'anime, non lo ho gradito in maniera eccessiva. Potevano benissimo comprimerlo e farne uscire un po' di episodi in meno, cosa che di sicuro lo avrebbe reso più fruibile oltre che maturo.
Questo manga raccoglie la parte di storia che nell'anime viene mostrata durante la prima puntata, quella che più mi ha coinvolto emotivamente. Oltre questa troveremo scorci di vita quotidiana, descrizioni importanti della cittadina e, cosa più importante di tutte, nell'ultima parte verrà mostrato anche il passato di Rakka, altro punto che ho apprezzato dell'anime.
Certo dipende dai punti di vista, ma dal mio la storia di questo manga non andava estesa, o almeno non come si è fatto con l'anime. Sono quindi assenti qui fastidiosi piagnistei e inutili discorsi circolari fasullamente pregni di carica spirituale, oltre che slice of life al limite della noia.
Ritengo che la storia di Haibane Renmei sia intrisa di significati cristiani, che caratterizzano quest'opera non solo scenicamente parlando, ma in senso più spirituale.
Molti limitano il cristianesimo ad un aspetto solo estetico, sostenendo invece che Haibane sia più orientaleggiante. Ma per quanto l'aspetto orientale sia presente e per quanto ABe non sia religioso, io reputo questo il manga più cristiano che abbia mai visto. Probabilmente l'autore ha inserito determinati concetti in maniera inconscia, sfruttando idee archetipiche presenti inconsapevolmente in ognuno di noi. Alla base di tutto c'è il concetto di Fede che deve prevaricare sul bisogno di conoscenza se si vuole essere salvati per espiare le proprie colpe. La Fede in questo caso è nel sistema di regole dettate dal capi religiosi, che invitano gli angeli a non peccare, mossi da desideri individuali, e aspettare pazientemente che arrivi per ognuno il giorno della salvezza.
C'è davvero tanta poeticità nell'idea di ABe. Consiglio questo manga solo a chi ha avuto modo di apprezzare la serie animata.
Tra questi ci sono sicuramente i disegni di ABe, che rendono ancor più calda ed "angelica" l'atmosfera già di per se surreale di Haibane Renmei.
Il secondo motivo, ben più importante, è che personalmente pur riconoscendo il valore dell'anime, non lo ho gradito in maniera eccessiva. Potevano benissimo comprimerlo e farne uscire un po' di episodi in meno, cosa che di sicuro lo avrebbe reso più fruibile oltre che maturo.
Questo manga raccoglie la parte di storia che nell'anime viene mostrata durante la prima puntata, quella che più mi ha coinvolto emotivamente. Oltre questa troveremo scorci di vita quotidiana, descrizioni importanti della cittadina e, cosa più importante di tutte, nell'ultima parte verrà mostrato anche il passato di Rakka, altro punto che ho apprezzato dell'anime.
Certo dipende dai punti di vista, ma dal mio la storia di questo manga non andava estesa, o almeno non come si è fatto con l'anime. Sono quindi assenti qui fastidiosi piagnistei e inutili discorsi circolari fasullamente pregni di carica spirituale, oltre che slice of life al limite della noia.
Ritengo che la storia di Haibane Renmei sia intrisa di significati cristiani, che caratterizzano quest'opera non solo scenicamente parlando, ma in senso più spirituale.
Molti limitano il cristianesimo ad un aspetto solo estetico, sostenendo invece che Haibane sia più orientaleggiante. Ma per quanto l'aspetto orientale sia presente e per quanto ABe non sia religioso, io reputo questo il manga più cristiano che abbia mai visto. Probabilmente l'autore ha inserito determinati concetti in maniera inconscia, sfruttando idee archetipiche presenti inconsapevolmente in ognuno di noi. Alla base di tutto c'è il concetto di Fede che deve prevaricare sul bisogno di conoscenza se si vuole essere salvati per espiare le proprie colpe. La Fede in questo caso è nel sistema di regole dettate dal capi religiosi, che invitano gli angeli a non peccare, mossi da desideri individuali, e aspettare pazientemente che arrivi per ognuno il giorno della salvezza.
C'è davvero tanta poeticità nell'idea di ABe. Consiglio questo manga solo a chi ha avuto modo di apprezzare la serie animata.
La recensione di Kanashimi no Belladonna mi ha parecchio intrigato (leggere Pan Daemonium è sempre un piacere).
Non penso ci siano Vichinghi qui!
Quel manga ricordo che lo avevo letto subito dopo aver visto l'anime e al contrario mi aveva lasciato una sensazione di incompletezza, forse perché mi aspettavo di trovarvi tutto quello che avevo visto nell'anime, e magari pure qualche contenuto in più.
Invece ha solo una piccola frazione della storia, molte pagine infatti sono di illustrazioni dei personaggi e dei luoghi che compaiono nella serie
Imprescindibili se si ama questa arte.
La recensione di tamago , scusate ma non ho peli sulla lingua, è ridicola e imbarazzante. Si può anche non essere coinvolti e rimanere freddi durante la visione, ma il problema non è certo del film/OAV. È ovvio comunque che Oshii non è per tutti.
Scandaloso non sia uscito da noi niente di questo trittico.
Meglio steins gates vero?
Complimenti agli autori!
Preciso subito che in generale concordo con tutto il tuo commento, ma, più che altro, io penso che anche con Tenshi no Tamago si possa fare un discorso sull'essenza dell'arte e, infatti, lo sbaglio più grave della recensione è proprio alla base della convinzioni stesse da cui parte il recensore, secondo il quale, l'arte debba avere una sorta di scopo moralistico ( quasi montessoriano), sottomesso ad un "esterno" ( e questo tra l'altro spiega la debacle dell'arte che sta avvenendo oggigiorno). L'arte non è un qualcosa "per sè" ma uno "in sè". Senza dubbio non si può negare l'importanza dell'atto creativo dell'autore, ma questo non implica che tale atto sottintenda un possesso ( un pò come succede, ovviamente al di fuori del contesto artistico, nella religione cattolica dove l'archè/Dio è padre/padrone della sua creazione), tutt'altro, un opera d'arte che si rispetti è tale perché non è il mero riflesso di una percezione di un dato individuo ma lo svilupparsi di una percezione svincolata da qualsiasi coordinata spazio-temporale o "scopo" utilitaristico( o percetto se si vuole parlare in "filosofese"). Con questo non voglio dire che l'arte è un qualcosa fuori dalla realtà ma, al contrario, che l'unico modo per approcciarsi non può che essere indiretto; non è l'arte che va dall'uomo, ma il contrario; non è un raggiungere il nocciolo, perchè sostanzialmente un nocciolo non c'è. Un'opera d'arte è eterna perché non ha altra essenza se non se stessa. Ricercare un senso o uno scopo in un qualcosa di ontologicamente irrazionale è un errore abbastanza grave perché significa, non soltanto snaturare un opera d'arte, ma l'Arte in quanto atto di pensiero/creazione. Lui non parla di interpretare ma di conoscere, applicare un metodo "scientifico" sostanzialmente. Tenshi no Tamago è sostanzialmente il contrario di ciò che dice lui; il suo punto focale non è parlare dell'esistenza come una cosa da "conoscere" ma da interpretare, non ricercare un senso univoco, ma, al contrario, sviluppare un pensiero ermeneutico polimorfo. Quindi Oshii, non è che ha fatto un film per nessuno, ma, al contrario, è rivolto a tutti; è un invito a concepire l'opera, ma anche l'esistenza ( e qui si consuma anche il suo carattere più strettamente filosofico), non come una serie di dogmi o come una via maestra da seguire ( tipico del pensiero scientifico e religioso) ma, al contrario, un interpretazione continua e un vagabondare ( ovviamente a livello non fisico) senza meta e senza scopo
Ebbene è arrogante perché si può tranquillamente verificare che ci sono persone che hanno apprezzato il film. Inoltre il vero compito dell'arte è specchiarsi con l'arte stessa, non accondiscendere ai desideri del pubblico. Dunque, in realtà, anche se tu volessi semplicemente dire che il film non è fatto per il pubblico, è proprio questo che lo rende un'opera d'arte. Se il pubblico possa o meno apprezzarlo viene dopo ed è una funzione che lega l'arte a chi ne usufruisce, non è data a priori ma sussiste solo nel momento dell'incontro/scontro. Non mi puoi citare Leiji Matsumoto, che dava al pubblico esattamente quello che voleva e perché questa è una cosa sbagliata mentre chi ha coraggio e va oltre fa la cosa giusta, ti starai chiedendo? Perché se ti desse qualcosa che avrebbe il solo scopo di allietare le tue giornate, lui, l'artista, starebbe limitando la sua creatività - ovvero le fondamenta dell'arte, che è decisamente superiore a quella del pubblico, altrimenti noi stessi avremmo creato qualcosa invece di starcene seduti sul divanetto a guardarle.
Oshii non obbliga nessuno a vivere così, né elargisce moralismi e nemmeno lui stesso segue questa via. Oshii offre domande, in primis a se stesso e poi a chiunque guardi questo film, te compreso.
Il fatto è che attacchi questo film completamente, dal momento in cui lo definisci del tutto non-sense e dunque ogni scelta registica è automaticamente sbagliata e non avrebbe nemmeno senso di esistere. Dire che fa schifo è molto meglio.
Haibane Renmei a me è piaciuto e non poco e non l'ho trovato per niente noioso ma forse perchè sono abituato a questo genere di cose. Da parte mia un 8 pieno
*scappa*
Tenshi no Tamago ispira a concepire l'opera e la vita come un vagabondaggio senza meta e senza scopo.
Ma se ti darai pena di tornare alla realtà, ti accorgerai che questo modo di concepire la vita, per l'essere umano non è concretizzabile, anche senza il bisogno di scomodare religioni o dogmi.
Se la vita non ha obiettivi di alcun tipo, l'essere umano può anche non affannarsi più allo scopo di sopravvivere e di vivere bene. E sparire tranquillamente dalla faccia di questa Terra.
Però anche l'arte di cui parli tu, così, non esisterebbe più. Se anche ne rimanesse qualche traccia, nessuno potrebbe più testimoniarlo. Puff!
Ma l'uomo non vuole estinguersi.
L'arte deve ispirare l'essere umano a tracciare un futuro migliore sulla Terra. Mai parlato, tra l'altro, io, di sensi univoci. Non ho dubbi che possano esserci tante risposte corrette a una domanda.
L'arte non è ontologicamente irrazionale. Stai guardando solo una delle mille facce. Amplia lo sguardo. L'arte contiene tutte le sfaccettature dell'essere umano e in quanto tale, ha in sè elementi sia razionali che irrazionali.
Le opere d'arte non sono eterne. Il tuo sì che è un pensiero dogmatico. Anche Dio, per chi crede nella religione, è eterno perché non ha altra essenza se non sè stesso. Per te l'arte è Dio.
Per me invece Dio non esiste, e l'arte esiste in quanto l'uomo esiste. L'opera è una forma di comunicazione. Se non posso testimoniare né immaginare l'arte, è come se non esistesse.
Per chiunque guardi questo film, pesa molto di più la perdita di tempo che ne deriva della sua indiscussa bellezza esteriore. La creatività di noi tutti non deve mai essere limitata, ma credo anche che l'arte sia qualcosa al quale tutti noi abbiamo il potenziale per accedervi, non per pochi eletti superiori, @Texhnolyze. Le domande poi, sono legittime, ma a volte le domande non hanno risposta. Se non hanno risposta, bisogna saper andare oltre quegli interrogativi... Angel's Egg questo non lo fa.
Se nominiamo l'anime di Lamù nella recensione di una delle più vecchie opere di Oshii non commettiamo un'eresia, @Mit13. Anzi, contestualizziamo. Non è un disonore accostare Oshii a una serie umoristica alla quale per anni ha collaborato. Per certi versi, Lamù è molto più tagliente di molte opere ostentatamente "intellettualoidi". Anche solo per la vena creativa che c'è dietro Lamù, un titolo che viene tuttora copiato da altri autori, Takahashi merita rispetto come artista. Tralasciando il (per me) discreto Beautiful Dreamer - comunque molto meglio di Angel's Egg - non è vero che nella serie animata di Lamù non ci sia nulla di Oshii.
Non sono moralismi, @4kobra. E' la necessità di mantenere sempre, almeno in parte, un contatto con la realtà. Sognare è bellissimo e fondamentale per l'uomo, ma la vita è un'occasione troppo breve per smarrirsi nei sogni. Pensaci.
( necessità del bene come utile per l'altro e per la massa)
Pardon un refuso
Veramente io sto dicendo il contrario. L'arte non è un ente esterno, è un'opera dell'uomo. Anche che sia da "seguire acriticamente" lo dici tu. Non sono parole mie.
L'arte viene dall'uomo. L'uomo crea l'arte adoperando sia i propri lati razionali che quelli irrazionali. Mi sembra che non ci sia alcunché di idealista in questo.
La musica, ad esempio, è un'arte estremamente emotiva ma è anche piena di matematica. Se anche ci limitiamo al piano dell'espressione, esistono pezzi di musica che vogliono esprimere qualcosa di razionale e altri che vogliono esprimere qualcosa di irrazionale, o anche entrambe le cose contemporaneamente. Ma di nuovo, che la razionalità sia la strada giusta da seguire non sono parole mie, sono idee che ti sei fatto tu interpretando le mie parole a modo tuo. Sei sicuro che sia io a reinterpretare a piacimento?
All'eternità di un quadro o di un libro ci puoi credere, ma non puoi provarlo. La fede è una cosa legittima, basta che tu te la tenga per te e non la imponga agli altri.
Certo che l'arte è espressione delle percezioni dell'artista, ma le percezioni non sono nulla da sole. Se domani moriamo tutti, le percezioni se ne vanno a quel paese. Quel che mi stai dicendo è che la percezione va al di là di qualunque cosa, questo a me sembra sfociare nella pura metafisica e nella fede. Mi sbaglierò.
Poi, se fosse vero che l'arte va al di là di qualunque opinione individuale, allora dovremmo cestinare tutte le opere di artisti che hanno espresso il loro pensiero. Libri, album musicali, quadri... cestinati perché "mediocrità del volgare".
La libertà presuppone non solo che l'artista possa essere libero di esprimersi, ma anche che tutti possano avere accesso alle opere d'arte se lo desiderano. Non mi sembra sbagliato che sia fruibile alle masse. Tu pensi che debba essere una cosa per pochi eletti intenditori?
Non sono io che concepisco la vita come sopravvivenza, è il nostro istinto a tenerci legati alla vita. Se ci suicidassimo tutti quanti domani e la facessimo finita, sarebbe la via più facile tutto sommato. Ma questo non avverrà.
Nella vita esiste la sofferenza. E non è un concetto filosofico, ma è qualcosa di concreto. A nessuno piace soffrire. Poi, per varie ragioni, crescendo, una persona può diventare masochista, ma non esistono i masochisti per nascita. Non sono dogmi, sono dati di fatto. Non sono io che lo dico, gli esseri umani vogliono vivere bene.
Poi, quel "bene" può essere, in una certa misura, diverso per ogni individuo.
Ma "Tenshi no Tamago" è un film che oggettivamente ispira a rivolgere la propria aggressività verso il proprio interno, verso sè stessi. A implodere, anziché liberare. La depressione è una malattia molto comune oggigiorno. La libertà che tanto decanti tu è anche la libertà di imbottirsi di psicofarmaci? Tanti auguri...
I tuoi discorsi, portati alle loro estreme conseguenze, mi fanno pensare che nella vita le cose dovrebbero funzionare in maniera puramente anarchica.
Sarebbe stupendo se gli individui fossero in grado di autogovernarsi e, così, anche di esercitare appieno la propria libertà. A me piacerebbe molto. La realtà dei fatti però è diversa. L'individuo umano non è in grado di autogovernarsi. A me sembra una necessità e una fortuna che un assassino venga arrestato. Oppure pensi che dovremmo essere liberi di ammazzarci l'un l'altro, come ci pare e piace, senza essere puniti dalla legge?
Poi io non ti accuso di nulla, figuriamoci. Non mi hai ucciso il cane.
non basta semplicemente dire che l'arte sia stata creata dall'uomo per non poterla definire Dio o idolo, eh? Semplicemente stai sottintendendo che si sostituisce un idolo con un altro idolo. Un qualcosa che ispira l'uomo ad essere altro da sè proponendo, o ispirando se ti piace di più questo termine ( che sia l'arte che intendi tu, la religione o chicchessia) e defezionando la volonta individuale dell'uomo verso il meglio per l'altro rientra perfettamente nel carattere di dogma e Dio. Inoltre pure Dio, tecnicamente, è opera degli uomini quindi non capisco la sostanziale differenza tra un opera che impone una morale e una religione che ispira sempre una morale.
"L'arte viene dall'uomo. L'uomo crea l'arte adoperando sia i propri lati razionali che quelli irrazionali. Mi sembra che non ci sia alcunché di idealista in questo.
La musica, ad esempio, è un'arte estremamente emotiva ma è anche piena di matematica. Se anche ci limitiamo al piano dell'espressione, esistono pezzi di musica che vogliono esprimere qualcosa di razionale e altri che vogliono esprimere qualcosa di irrazionale, o anche entrambe le cose contemporaneamente. Ma di nuovo, che la razionalità sia la strada giusta da seguire non sono parole mie, sono idee che ti sei fatto tu interpretando le mie parole a modo tuo. Sei sicuro che sia io a reinterpretare a piacimento?"
E sulla base di cosa quindi ciò che hai detto tu rende razionale l'arte? Che la tecnica sia un passaggio fondamentale è indubbio, ma nella sostanza, è la percezione dell'opera ciò che conta. La tecnica è sempre una forma della percezione che ne è la sostanza irrazionale. E anche nella fruizione ciò che passa in primo piano è sempre la percezione del fruitore, non il messaggio dell'opera. Il tuo modo di concepire l'arte è idealistico in quanto, escludendo le tue discutibili visioni della vita, in quanto stai presumendo, come fai ora, che forma e sostanza si trovino sullo stesso piano d'importanza, come un meccanismo, e che la percezione, nel caso di fruitore, sia di minore importanza ad un significato interiore razionalmente interpretabile
"All'eternità di un quadro o di un libro ci puoi credere, ma non puoi provarlo. La fede è una cosa legittima, basta che tu te la tenga per te e non la imponga agli altri.
Certo che l'arte è espressione delle percezioni dell'artista, ma le percezioni non sono nulla da sole. Se domani moriamo tutti, le percezioni se ne vanno a quel paese. Quel che mi stai dicendo è che la percezione va al di là di qualunque cosa, questo a me sembra sfociare nella pura metafisica e nella fede. Mi sbaglierò.
Poi, se fosse vero che l'arte va al di là di qualunque opinione individuale, allora dovremmo cestinare tutte le opere di artisti che hanno espresso il loro pensiero. Libri, album musicali, quadri... cestinati perché "mediocrità del volgare"."
Anche qui la tua visione è limitata al gretto materialismo meccanicista ( senza contare la tua non poco patetica accusa di religiosità). Un'opera d'arte anche se noi moriamo non viene intaccata nella sua essenza proprio perché non legata allo storicismo della realtà e della materia. Certamente un opera d'arte che è legata a logiche non artistiche come la concepisci tu è destinata inevitabilmente a scomparire con l'uomo in quanto mero strumento di quest'ultimo, ma questo è solo una visione parziale e particolare del caso. Anche nel dire "l'arte va oltre l'opinione" stai malinterpretando le mie parole. Se l'arte non può essere definita o capita è proprio nell'interpretazione personale che avviene il rapporto tra fruitore e opera. Se un opera presume un messaggio a tutti i costi da interpretare è chiaro che non c'è interpretazione in quanto il significato è soltanto quello già predefinito. E in quest'ultimo caso, che è il tuo, è proprio l'opinione a farci le spese
"La libertà presuppone non solo che l'artista possa essere libero di esprimersi, ma anche che tutti possano avere accesso alle opere d'arte se lo desiderano. Non mi sembra sbagliato che sia fruibile alle masse. Tu pensi che debba essere una cosa per pochi eletti intenditori?"
Anche pensare che l'artista è libero di esprimersi e poi affermare che deve pensare pure alle masse non è meno contraddittorio. Se l'artista è libero di esprimersi come gli pare è evidente che il carattere di ciò che crea deve essere necessariamente soggettivo. Ma se deve pensare pure alla massa è chiaro che l'opera non è più un opera del singolo ma del collettivo e quindi l'artista non sarà più libero di esprimersi come vuole ma, al contrario, dovrà sempre sottostare alle esigenze del pubblico e, nel caso peggiore che hai espresso pure nella recensione, alla moralità e alle leggi di socialità utilitaristiche. L'arte non è per dei pochi eletti, ma non è neanche per chi non la capisce o per chi vuole tutto servito sul piatto d'argento. Deve essere il fruitore a sforzarsi di "capire" l'arte, mica il contrario, perché è una sua scelta quello di interessarsi all'opera d'arte.
"Non sono io che concepisco la vita come sopravvivenza, è il nostro istinto a tenerci legati alla vita. Se ci suicidassimo tutti quanti domani e la facessimo finita, sarebbe la via più facile tutto sommato. Ma questo non avverrà.
Nella vita esiste la sofferenza. E non è un concetto filosofico, ma è qualcosa di concreto. A nessuno piace soffrire. Poi, per varie ragioni, crescendo, una persona può diventare masochista, ma non esistono i masochisti per nascita. Non sono dogmi, sono dati di fatto. Non sono io che lo dico, gli esseri umani vogliono vivere bene.
Poi, quel "bene" può essere, in una certa misura, diverso per ogni individuo.
Ma "Tenshi no Tamago" è un film che oggettivamente ispira a rivolgere la propria aggressività verso il proprio interno, verso sè stessi. A implodere, anziché liberare. La depressione è una malattia molto comune oggigiorno. La libertà che tanto decanti tu è anche la libertà di imbottirsi di psicofarmaci? Tanti auguri...
I tuoi discorsi, portati alle loro estreme conseguenze, mi fanno pensare che nella vita le cose dovrebbero funzionare in maniera puramente anarchica.
Sarebbe stupendo se gli individui fossero in grado di autogovernarsi e, così, anche di esercitare appieno la propria libertà. A me piacerebbe molto. La realtà dei fatti però è diversa. L'individuo umano non è in grado di autogovernarsi. A me sembra una necessità e una fortuna che un assassino venga arrestato. Oppure pensi che dovremmo essere liberi di ammazzarci l'un l'altro, come ci pare e piace, senza essere puniti dalla legge?
Poi io non ti accuso di nulla, figuriamoci. Non mi hai ucciso il cane."
Questa parte è semplicemente legata semplicemente ad una tua visione personale e soggettiva della vita che, non soltanto non approvo, ma che trovo anche ridicola. La sopravvivenza e gli istinti sono specifiche degli animali che, non possedendo una psiche, si sottomettono a logiche deterministiche di preservazione e riproduzione dettate dalla necessità. L'uomo invece, essendo non soltanto animale pensante e desiderante, ma sopratutto volitivo, va oltre il non pensiero degli istinti e della sopravvivenza che ne sono l'opposto. Dire che l'uomo senza istinti si ammazza o fa delle assurdità è legato ad elucubrazioni mentali fatte da te, perché nei fatti, se è vero che l'uomo ricerca il piacere, non lo fa perché legata ad una necessità prima e anteriore. È buffo che tu accusi Tenshi no Tamago di esprimere il concetto di aggressività verso l'interno quando sei proprio tu il primo a rendere l'interiorità nient'altro che dominio dell'esterno
Secondo me ha detto giusto JustDoIt in questo punto, Tenshi no Tamago è "un invito a concepire l'opera, ma anche l'esistenza ( e qui si consuma anche il suo carattere più strettamente filosofico), come un interpretazione continua e un vagabondare ( ovviamente a livello non fisico) senza meta e senza scopo".
Quindi io dubito che anche fra 50-80 anni, come tu dici, questo film non possa essere nuovamente considerato come un film profondamente nichilista, che annulla il senso stesso di creatività.
Poi se tu da questo incubo distopico trai divertimento, hai tutta la mia ammirazione. Di certo sei una persona che vede il positivo ovunque.
Per me non è un fatto di ragionamento secondo regole, ma proprio il fatto che a vedere questo film mi sembra di assistere all'arte che distrugge sè stessa. Dopo Tenshi no Tamago non c'è più nulla.
Suvvia, lascia perdere le dissertazioni. Non è necessario che mi dica tu quello che penso io. Per me l'arte è uno strumento, un mezzo, non un idolo... punto. Poi "ispira l'uomo a essere altro da sè" non significa nulla. L'uomo è cambiato, si è evoluto, e continuerà a cambiare (in peggio o in meglio che sia). Non è un "sè" immutabile.
Io poi, nella mia recensione, mi sono espresso nella maniera più soggettiva possibile, dicendo "per come concepisco io l'arte". Se non c'è quella che tu chiami "via maestra", allora non hai bisogno di convincermi.
La mia non è un'accusa, come ho detto avere fede che l'arte sia immortale è legittimo, così come è legittimo credere nelle anime e quant'altro. Accusarti di religiosità? Ma quando mai? Non è di religione che discutiamo, qui.
Poi, se anche io fossi materialista (cosa che non sono), non capisco questa irrispettosità e indisponenza nel definire il materialismo "gretto", o anche nel definire una mia visione personale "ridicola". Non sono salito io sul pulpito, LOL.
"Dominio dall'esterno" è completamente al di fuori di quello che ho espresso nella mia recensione, ma evidentemente non a tutti è arrivato.
Anzi, io sono a favore di una struttura circolare, dove avvengono scambi costruttivi tra persone sullo stesso piano, anche per quanto riguarda le opere d'arte.
Altro che dominio... quante parole che non ho detto, mi hai messo in bocca.
Per carità, chi si ostina? Sto cercando di esporre come la vedo io perché vedo che alcuni si sono sentiti attaccati da questa recensione. Non avevo dubbi ci fosse qualcuno che ama immergersi in questo tipo di film. Il concetto però, molto semplicemente, è questo. Esempio:
Aurora - "The Seed"
https://www.youtube.com/watch?v=_Mc_OM5oNA8
JustDoIt sostanzialmente mi sta dicendo che questa non è vera arte, perché la cantante in questione ci vuol fare la morale. In più, è anche una che viene dal "volgo mediocre". La vera arte è fine a sè stessa.
Dopodiché, nessuno vi dice nulla... immergetevi in ciò che è fine a sè stesso, nessuno vi deve giudicare per questo.
Nessuno si svincola dalle critiche. Sono qui, pronto a leggere le tue risposte. Chi vuoi che si stia svincolando? In una recensione sottolineo sempre il carattere soggettivo della stessa proprio perché non si impongono i suoi contenuti a nessuno.
La "religiosità verso l'arte" non è un reato previsto dal codice penale né civile, è per questo che stai vedendo un'accusa che non esiste.
E' questo il problema, tu presumi le cose ancor prima che io le dica.
C'è una bella differenza tra le critiche e i toni offensivi. Se ricorri a termini offensivi come "gretto", "ridicolo", "patetico", cosa che io non ho mai fatto, non mi dimostri di essere in grado di portare una vera critica, stai solo sbraitando con la tastiera.
Aspetto una vera critica da te, non questi tuoi piagnucolii a vuoto dettati dal fatto che ho demolito un film al quale sei affezionato.
Anche se non è un reato penale o quello che ti pare, non cambia il fatto che tu mi stia attribuendo questa religiosità verso l'arte arbitrariamente, quando ti ho già dimostrato che non è cosi
E ti ripeto io non sto presumendo niente. Sto semplicemente parlando del contenuto sostanziale del tuo discorso, non della sua forma, che ti piace non poco cambiare a tuo piacimento
Per il resto delle mie critiche rileggiti i miei vecchi commenti che sono più che argomentati, e non dei meri piagnistei
No, non è secondario usare termini offensivi. Dalle mie parti si chiama flame.
Il concetto di "anti-arte", che ho accennato nella recensione, non l'ho inventato io.
Non c'è nessuna sentenza. Piuttosto la voglia, da parte mia e di altre persone, di voltare le spalle a una forma d'arte puramente "distruttiva", una forma d'arte che non fa altro che piegarsi su sè stessa. Quanto alle necessità concrete, basta guardarsi intorno e vedere cosa sta succedendo nel mondo per capire quali sono. Poi uno se ne può anche legittimamente fregare, ma non serve un genio per vederle.
Demolire, poi, significa sottoporre a un'aspra critica, non vedo cosa ci sia di oggettivo.
L'unica componente oggettiva in tutto questo discorso, sta nel fatto che Angel's Egg è effettivamente l'avventurarsi in un vicolo cieco... è il porsi domande alle quali sappiamo già di non poter rispondere, eppure il continuare a porsele. Nessuno ha potuto dirmi che non è così.
Cosa mi hai dimostrato? La mia forma è sempre la stessa, non sto architettando chissà che cosa per risponderti. Tu partendo dalle mie parole hai proprio costruito di tuo getto un'impalcatura di pensiero che io non ho minimamente pensato, quindi tranquillo. Non tirare pugni all'aria.
Figurati, senza rancore. Ciao!
Va be', quindi in pratica sei il moderatore di te stesso, e puoi offendere quanto ti pare.
"Prima di scrivere un commento leggi il regolamento da seguire" (cit.)
Nella recensione ho esposto quale deve essere il ruolo dell'arte secondo me. Non ho discusso su cosa è intrinsecamente corretto o meno. Poi il film in sè non si può distruggere, non mi interessa per niente l'idea di andare a caccia di tutte le copie esistenti del film per cancellarlo dall'esistenza, LOL. Ti stai accanendo sul nulla, e mi vuoi convincere di qualcosa di cui non mi puoi convincere. Quel che a inizio recensione esplicito, e poi sottintendo per non ripeterlo ad ogni frase, è che la recensione si basa su come la vedo io. Sinceramente, il "premio rompipalle" che hai ottenuto nel tuo profilo te lo meriti tutto. Stai cercando cavilli che non esistono. LOL
Certo, io dico che secondo me l'arte deve essere costruttiva per il bene comune, in quanto secondo me è necessario all'essere umano (a meno che non decidiamo di estinguerci tutti, ma sta tranquillo che non succederà mai). Tu puoi dire che non sei d'accordo, ma fidati che non ci riesci a dire che il mio punto di vista è sbagliato a priori.
Per questo dico, ti stai attaccando a un cavillo inesistente e inutile, ovvero che l'utilizzo del verbo "dovere" suggerirebbe già di suo un'oggettività di fondo. Tu avrai più o meno 20 anni, capisco benissimo che spesso il verbo "dovere" e l'aggettivo "necessario" a quella età diano ancora molto fastidio. Ho cose più interessanti da fare che perdermi con te su una roba del genere. Tu mi inviti a parlare del nulla... se sei disposto a parlare di qualcosa io ci sono, se no anche ciao.
Il fatto è che non mi interessa per niente smontare le tue argomentazioni, ho di meglio da fare. Questa tua ultima risposta dimostra che non hai ancora capito niente. Inattaccabilità dei miei argomenti? Ma ci sei o ci fai? I miei argomenti sono attaccabilissimi, ma non puoi dimostrare che sono oggettivamente sbagliati. Così come i tuoi argomenti, i quali si aggrappano all'idea non dimostrabile (quindi fideistica) che l'arte si conservi in eterno oltre ciò che è materiale, non te li potrò mai smontare, proprio perché alla base c'è un tuo atto di fede.
Lo Spirito Santo è quello che ti dovresti scolare stasera al bar... ubriacati che ti fa bene
Ma se ti ho dimostrato che non c'è nessun atto di fede nella mia concezione di arte. Te l'ho pure scritto il perché. I tuoi argomenti sono sbagliati perché hanno la pretesa di basarsi su un presunto giusto e sull'oggettivo di concepire l'arte e la vita, pur essendo, lo sai solo tu come, una tua opinione. E inoltre io non ho mai detto che i miei argomenti, come qualsiasi altro, non sono inattaccabili. Semplicemente tu non ci sei riuscito a smontarli. No grazie sono astemio . Il tuo infantilismo è di un ilarità unica, mi appaga gia quello XD
Cosa mi avresti dimostrato? Mi hai parlato di "percezioni allo stato puro e assoluto". L'assoluto è già di per sè un assioma, un dogma che puoi solo prendere per buono oppure no. Ma nessuno smonterà mai i tuoi argomenti, solo tu stesso puoi smontarteli da solo, scegliendo di abbandonare la fede.
Francamente se questa è una dimostrazione io sono il cane di Topolino.
Sì, ok, i miei argomenti sono sbagliati.
Il senso dell'umorismo, e la rinuncia a prendere tutto sul serio quando non ne vale la pena non è "infantile". Ti auguro di capirlo in futuro.
Guarda che ho capito la tua opinione, ma non me la stai dimostrando e non me la puoi dimostrare, tantomeno a parole.
Poi, visto che ci tieni: nei miei argomenti non c'è "giusto", "sbagliato" e non c'è una morale. I miei argomenti sono supportati dai fenomeni del benessere, del malessere e del desiderio, dal quale derivano le necessità. Non c'entra niente la morale.
Però forse ora mi risponderai che, indirettamente, ho sottinteso nei miei argomenti una morale. Ho capito che è questo il tuo "cavallo di battaglia". Anzi, il tuo cavillo di battaglia.
Non voler prendere sul serio, quando non è necessario, non è affatto un problema. Anzi, tutt'altro. Quindi non preoccuparti.
Potrei anche farlo, perché il benessere, il malessere e il desiderio di cui parli non sono di certo provenienti dalla volontà umana, ma da quella della necessità della massa, in quanto legate a delle specifiche di stampo prettamente utilitaristico, e quindi moralistico. Ma personalmente son stanco di ripeterti sempre le stesse cose per poi venire a sbattere contro il tuo muro di opinionismo selvaggio. Spetterà a chi legge i commenti dire chi avrà ragione o torto quindi è inutile continuare prenderci a pesci in faccia.
Se lo dici tu che non è un problema chi sono io per contraddirti XD
"Grazie, ho trascorso una magnifica serata. Ma non era questa."
Sipario
La necessità non c'entra nulla con la morale, novello Diego Fusaro. Se ho fame mangio, non penso a cosa è giusto o sbagliato fare prima di mangiare. Sono tutti fenomeni che scaturiscono dalla volontà, o se preferisci dall'impulso della vita a perpetuare sè stessa.
Non è una scelta tra il giusto e lo sbagliato.
Se percepisco l'arte come "semplicemente arte" non cambia nulla. Dare alla percezione l'attributo di "assoluta" significa considerarla priva di limitazioni e restrizioni. Ma percepire significa acquisire consapevolezza; la percezione è il frutto di un rapporto di interazione fra le facoltà sensoriali e i fenomeni. Definirla illimitata e immortale è fede pura. Legittimo!
Tranquillo, non mi interessa fare a gara tra chi ha torto o ragione.
Saluti
Scusami se ho urtato il tuo non-esistente ego con la parola assoluto. Ma, mio caro, se tu hai un immagine fissa di assoluto e illimitata è semplicemente un tuo diavolo di problema intellettivo, altro che legittimo. Io non ho negato il rapporto tra realtà sensoriali e fenomeni ( che forse tu non sai mio caro, ma è legata ad una componente psichica irrazionale), anzi io ho proprio detto che questo era il fruire l'arte ( a differenza di te che invece è un banale imparare a memoria una favoletta da sorpresa Kinder come dogma incrollobile per salvarci dall'EsTinZioNe). Tu invece la butti dicendo "gnè ma non puoi dire che l'arte è assoluta e illimitata perché nel mio cervellone quelle due parole sono a priori così", senza dimostrare perchè assoluto e illimitato sono delle specifiche sempre della fede, se non una tua personale stortura arbitraria. Di grazia non è che mi vuoi apporre a forza il concetto di religiosità perché fa più comodo a te che a me? Tanto non saresti il primo utente a fare questo giochetto puerile a prescindere. E non mi venire a dire il solito " a me non interessa niente di questo o di quello perché io sono nel giusto comunque" e altre fregnatacce simili.
Impara a rispettare il tuo interlocutore. Se certi ragionamenti ti innervosiscono a questo modo, il problema non è mio. Apri la mente a idee diverse.
In quanto alla volontà, hai mai letto Schopenhauer? Solo per dire che non tutti la pensano come te.
Ciao
Lo conosco benissimo e anche lui in parte è un autore da cui prendo spunto ( più lo Schopenhauer retore che filosofo vero e proprio, ma dettagli). Tu invece, visto che adesso è una questione di chi spara piu nomi lol, hai mai letto Nietzsche, che, partendo dalla sua stessa base, abbondantemente supera le aporie idealistiche del suo maestro, che guarda caso è Schopenhauer? A quanto pare no. Non ti piace Nietzsche? Beh ce ne sono molti altri dalla "mia parte" che smontano tranquillamente il tuo pensiero e le tue basi: Protagora, Lucrezio, Hume ecc..., solo per fare qualche esempio più "Mainstream". Senza contare che questa retorica del "non tutti la pensano come te", per quanto tu me la ripeti ad oltranza non sottintendende affatto che le posizioni di una persona non possono essere decostruite. Guarda che non sono le tue idee a darmi fastidio: di gente che la pensa come ne ho incontrata e ne incontrerò sempre a bizzeffe, tu non sei ne il primo ne l'ultimo. La cosa che mi da fastidio di te è il fatto che a delle critiche mosse contro di te, tu abbia risposto con prese per il culo e accuse ingiustificate senza argomentare sufficientemente contro i miei argomenti. Ecco il punto e, a tali condizioni, personalmente trovo nella causticità, oltre che nell'argomentazione, l'unica risposta possibile alle tue sentenze. Bene, detto questo, spero che tu, anche dopo questo commento, abbia l'intenzione di chiuderla realmente qua, anche perché mi libereresti dall'onere ( autoimposto lo ammetto) di doverti rispondere. Salut
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