In Giappone la religione è un concetto molto fluido: buddismo e scintoismo (e a volte seppur di striscio e con poca consapevolezza anche il cristianesimo) si fondono l'un con l'altro, portando ad avere moltissimi kami (le divinità) a cui rivolgersi. Il pantheon nipponico è quindi molto variegato ma ci sono sette divinità che sono molto popolari.
Gli Shichifukujin infatti sono un gruppo di dei che si venerano soprattutto quando si è alla ricerca di felicità e fortuna, perché questo è il loro campo.
Benzaiten, Bishamonten, Daikokuten, Ebisu, Fukurokuju, Hotei e Jurojin sono noti a tutti i giapponesi. Provenienti da varie correnti religiose, questo gruppo di divinità unico al mondo è pregato sia nei templi che nei santuari dell'arcipelago, indifferentemente da quale fede si persegua.
In giapponese, la parola Shichifukujin che designa le Sette Divinità della Felicità è composta da shichi che è il numero 7 considerato di buon auspicio, da fuku che significa "fortuna" o "buona fortuna" e da jin che qui vuol dire "divino" o "divinità".
Benzaiten, Daikokuten, Ebisu, Bishamonten, Hotei, Fukurokuju e Jurojin hanno origini shintoiste, buddiste, indù e taoiste creando una miscela unica che possiamo riscontrare solo in Giappone grazie appunto alla sua propensione al sincretismo religioso di cui accennavo nell'introduzione.
Tutti evocano felicità e buona fortuna ma presi singolarmente ognuno ha un suo campo specifico d'azione, speso legato ad una professione in particolare, quindi possono essere pregate individualmente o in gruppo.
Le prime che diventarono oggetto di culto e dispensatrici di fortuna furono Ebisu e Daikokuten, che acquistarono una crescente popolarità tra i mercanti, per ottenere guadagni negli affari e assicurarsi ricchezze e abbondanza.
Altre figure professionali aspiravano ad avere un kami a loro dedicato e quindi i viandanti, i dottori e i missionari elessero Bishamonten come loro guida, mentre Benzaiten lo divenne per si occupava delle arti in genere. Gli intellettuali iniziarono a pregare Fukurokuju e Jurojin e gli studiosi e i letterati preferirono Hotei.
Il perché poi vennero riuniti in un unico grande gruppo non è noto: alcuni ritengono sia stato per l'importanza del numero sette nella tradizione, altri per predilezione per i giapponesi del concetto di gruppo.
La loro prima comparsa sembra risalire al XV secolo, in particolare al 1420, quando a Fushimi si tenne una processione delle sette divinità della fortuna, che voleva emulare quella del Daimyo. Il culto degli Shichifukujin si diffuse tanto che tra il 1469 e il 1486 si ha notizia di alcuni criminali che si mascherarono con le fattezze delle sette divinità per compiere rapine.
L'istituzionalizzazione del culto fu fatta dal monaco buddista Tenkei, incaricato dallo shogun Iemitsu Tokugawa di selezionare le divinità che potevano rappresentare al meglio le virtù adatte. Dal periodo Edo in poi gli Shichifukujin acquistarono una fama sempre maggiore che è arrivata fino ai giorni nostri, con numerosi pellegrinaggi e tour ai templi e ai santuari dedicati alle varie divinità che sono particolarmente celebrate durante il Capodanno.
Fra le varie usanze praticate il 1 gennaio, oltre appunto a visitare i 7 templi dedicati ad ognuno dei kami, c'è anche quella per cui i bambini mettono sotto il cuscino un'immagine tradizionale che rappresenta i 7 personaggi divini in una barca a vela chiamata Takarabune. Così, il loro primo sogno dell'anno sarà di buon auspicio e servirà a portare fortuna per i restanti 365 giorni.
L'immagine delle sette divinità poste su un'imbarcazione è infatti forse la più iconica per i Shichifukujin. In essa vi sono raffigurati molti oggetti simbolici: oro, pesce e riso raffigurano la ricchezza, gru e tartaruga significano longevità, borse gonfie di oggetti per l'opulenza e oggetti con poteri magici per esaudire i desideri dei fedeli, come un mantello o un cappello dell'invisibilità o anche una chiave sacra.
Ogni divinità ha le sue caratteristiche, i suoi poteri e una personalità particolare per essere facilmente riconoscibile. Vediamole quindi nel dettaglio.
Benzaiten
La dea delle arti, dell'eloquenza e dell'erudizione è una delle divinità più popolari e l'unica donna del gruppo. La sua figura origina dalla dea Sarasvatī (che in sanscrito vuol dire "colei che scorre"), una delle principali dee dell'induismo. Divinità quindi dell'acqua ma anche di "tutto ciò che scorre" come il tempo, le parole, la musica e, per estensione, la conoscenza, è spesso raffigurata mentre suona il biwa, uno strumento musicale tradizionale a corde, e talvolta con armi quando è dotata di più braccia.
Protettrice del buddismo giapponese e fornitrice di ricchezza, Benzaiten, detta anche Benten, oggi è conosciuta come dea della bellezza e dell'eloquenza, patrona degli artisti e della musica.
Bishamonten
Dio della guerra e della fortuna, Bishamonten ha le sue origini nell'induismo ed è arrivato in Giappone attraverso la Cina. Conosciuto anche come Tamon-ten, è il più importante dei Quattro Re Celesti, gli Shi-Tenno guardiani dei punti cardinali nei templi buddisti. Dotato di un udito estremamente fine, protegge il mondo dall'arrivo dei demoni osservando il nord.
Adornato con un'armatura in stile cinese e una lancia, è spesso rappresentato con una pagoda in miniatura tra le mani, essendo anche un protettore della legge buddista.
Ebisu
Dio della pesca, dell'agricoltura e del commercio, Ebisu è considerata l'unica divinità di origine giapponese tra i 7 Shichifukujin. Nato inizialmente nella comunità dei pescatori e legato all'attività della pesca, il culto si sarebbe poi esteso al commercio più in generale, diventando il patrono dei commercianti, pescatori e contadini e simboleggiando l'onestà e l'etica che si devono tenere negli affari.
Ebisu è rappresentato come un pescatore barbuto e grassoccio, sempre sorridente, con in mano una canna da pesca e un grosso pesce, spesso un sarago o un'orata di colore rosso, simbolo di fortuna. A Tokyo c'è addirittura un quartiere omonimo che ne ha fatto il suo emblema.
Oggi i santuari dedicati a Ebisu sono visitati spesso dai commercianti e la sua immagine è presente in moltissimi negozi oppure in molte cucine, specie nelle comunità agricole.
Daikokuten
Dio della ricchezza, dell'agricoltura e fornitore di cibo, Daikokuten garantisce abbondanza e prosperità alle persone. Va spesso di pari passo con Ebisu, con il quale condivide il concetto di prosperità. Trae origine dalla divinità indù Mahākāla ("Grande-Nero"), una delle incarnazione di Shiva, dio della guerra. In questa forma viene a volte rappresentato come una figura con tre volti accigliati e sei braccia.
In alcuni templi buddisti in India fu venerato come dio della fortuna, posto all'interno delle cucine come simbolo di abbondanza e raffigurato con un sacco in spalla. Il fondatore della scuola buddista Tendai Saicho introdusse Daikoku in Giappone proprio in questa versione, diventando così il nume tutelare delle cucine.
Rappresentato seduto su grandi sacchi pieni di riso, è dotato di un maglio che esaudisce i desideri dei fedeli e che in alcuni santuari e templi è usato per pescare gli omikuji che annunciano buona o cattiva fortuna. Poiché promuove il commercio, la sua statua come quella di Ebisu, si trova spesso sui banconi e nelle vetrine dei negozi.
Hotei
Patrono dell'economia, della filantropia, della contentezza e della buona salute, Hotei è un monaco Zen semileggendario del buddismo cinese e presente nella religione taoista. Rappresentato come un uomo grassottello e ridente, molto simile al Buddha cinese, è la divinità della gioia e della felicità e comunemente definito come il protettore dei bambini. La sua grande pancia rotonda e nuda si strofina per chiamare a sè la fortuna. Il suo nome significa "borsa di lino" ed è infatti ritratto con un sacco in spalla contenente, a seconda delle versioni, o regali da distribuire ai bambini o vestiti e oggetti di uso quotidiano da dare ai poveri e ai bisognosi.
Alcune tesi Zen, tuttavia, spiegano che la borsa è in realtà vuota per imparare ad accontentarsi di ciò che si ha.
Fukurokuju
Divinità della salute e della longevità, Fukurokuju origina dalla religione taoista. Viene raffigurato come un vecchio di bassa statura e con una fronte sproporzionata, simbolo nel taoismo di fortuna e immortalità. Si trova spesso accompagnato da una gru o da una tartaruga, animali che rappresentano la longevità in Giappone.
Nella sua forma umana potrebbe vivere senza mangiare e come Dio potrebbe risuscitare i morti. È anche spesso associato a Jurojin.
Jurojin
Un altro dio della longevità del taoismo, Jurojin è anch'esso disegnato nelle sembianze di un vecchio accompagnato da una gru o da un cervo. Ha una pergamena o un sutra in cui sono scritti i segreti della longevità e della saggezza del mondo. Fukurojin e Jurojin avrebbero convissuto nello stesso corpo, da qui la frequente confusione tra queste due divinità.
Fonte consultata:
Kanpai
Gli Shichifukujin infatti sono un gruppo di dei che si venerano soprattutto quando si è alla ricerca di felicità e fortuna, perché questo è il loro campo.
Benzaiten, Bishamonten, Daikokuten, Ebisu, Fukurokuju, Hotei e Jurojin sono noti a tutti i giapponesi. Provenienti da varie correnti religiose, questo gruppo di divinità unico al mondo è pregato sia nei templi che nei santuari dell'arcipelago, indifferentemente da quale fede si persegua.
In giapponese, la parola Shichifukujin che designa le Sette Divinità della Felicità è composta da shichi che è il numero 7 considerato di buon auspicio, da fuku che significa "fortuna" o "buona fortuna" e da jin che qui vuol dire "divino" o "divinità".
Benzaiten, Daikokuten, Ebisu, Bishamonten, Hotei, Fukurokuju e Jurojin hanno origini shintoiste, buddiste, indù e taoiste creando una miscela unica che possiamo riscontrare solo in Giappone grazie appunto alla sua propensione al sincretismo religioso di cui accennavo nell'introduzione.
Tutti evocano felicità e buona fortuna ma presi singolarmente ognuno ha un suo campo specifico d'azione, speso legato ad una professione in particolare, quindi possono essere pregate individualmente o in gruppo.
Le prime che diventarono oggetto di culto e dispensatrici di fortuna furono Ebisu e Daikokuten, che acquistarono una crescente popolarità tra i mercanti, per ottenere guadagni negli affari e assicurarsi ricchezze e abbondanza.
Altre figure professionali aspiravano ad avere un kami a loro dedicato e quindi i viandanti, i dottori e i missionari elessero Bishamonten come loro guida, mentre Benzaiten lo divenne per si occupava delle arti in genere. Gli intellettuali iniziarono a pregare Fukurokuju e Jurojin e gli studiosi e i letterati preferirono Hotei.
Il perché poi vennero riuniti in un unico grande gruppo non è noto: alcuni ritengono sia stato per l'importanza del numero sette nella tradizione, altri per predilezione per i giapponesi del concetto di gruppo.
La loro prima comparsa sembra risalire al XV secolo, in particolare al 1420, quando a Fushimi si tenne una processione delle sette divinità della fortuna, che voleva emulare quella del Daimyo. Il culto degli Shichifukujin si diffuse tanto che tra il 1469 e il 1486 si ha notizia di alcuni criminali che si mascherarono con le fattezze delle sette divinità per compiere rapine.
L'istituzionalizzazione del culto fu fatta dal monaco buddista Tenkei, incaricato dallo shogun Iemitsu Tokugawa di selezionare le divinità che potevano rappresentare al meglio le virtù adatte. Dal periodo Edo in poi gli Shichifukujin acquistarono una fama sempre maggiore che è arrivata fino ai giorni nostri, con numerosi pellegrinaggi e tour ai templi e ai santuari dedicati alle varie divinità che sono particolarmente celebrate durante il Capodanno.
Fra le varie usanze praticate il 1 gennaio, oltre appunto a visitare i 7 templi dedicati ad ognuno dei kami, c'è anche quella per cui i bambini mettono sotto il cuscino un'immagine tradizionale che rappresenta i 7 personaggi divini in una barca a vela chiamata Takarabune. Così, il loro primo sogno dell'anno sarà di buon auspicio e servirà a portare fortuna per i restanti 365 giorni.
L'immagine delle sette divinità poste su un'imbarcazione è infatti forse la più iconica per i Shichifukujin. In essa vi sono raffigurati molti oggetti simbolici: oro, pesce e riso raffigurano la ricchezza, gru e tartaruga significano longevità, borse gonfie di oggetti per l'opulenza e oggetti con poteri magici per esaudire i desideri dei fedeli, come un mantello o un cappello dell'invisibilità o anche una chiave sacra.
Ogni divinità ha le sue caratteristiche, i suoi poteri e una personalità particolare per essere facilmente riconoscibile. Vediamole quindi nel dettaglio.
Benzaiten
La dea delle arti, dell'eloquenza e dell'erudizione è una delle divinità più popolari e l'unica donna del gruppo. La sua figura origina dalla dea Sarasvatī (che in sanscrito vuol dire "colei che scorre"), una delle principali dee dell'induismo. Divinità quindi dell'acqua ma anche di "tutto ciò che scorre" come il tempo, le parole, la musica e, per estensione, la conoscenza, è spesso raffigurata mentre suona il biwa, uno strumento musicale tradizionale a corde, e talvolta con armi quando è dotata di più braccia.
Protettrice del buddismo giapponese e fornitrice di ricchezza, Benzaiten, detta anche Benten, oggi è conosciuta come dea della bellezza e dell'eloquenza, patrona degli artisti e della musica.
Bishamonten
Dio della guerra e della fortuna, Bishamonten ha le sue origini nell'induismo ed è arrivato in Giappone attraverso la Cina. Conosciuto anche come Tamon-ten, è il più importante dei Quattro Re Celesti, gli Shi-Tenno guardiani dei punti cardinali nei templi buddisti. Dotato di un udito estremamente fine, protegge il mondo dall'arrivo dei demoni osservando il nord.
Adornato con un'armatura in stile cinese e una lancia, è spesso rappresentato con una pagoda in miniatura tra le mani, essendo anche un protettore della legge buddista.
Ebisu
Dio della pesca, dell'agricoltura e del commercio, Ebisu è considerata l'unica divinità di origine giapponese tra i 7 Shichifukujin. Nato inizialmente nella comunità dei pescatori e legato all'attività della pesca, il culto si sarebbe poi esteso al commercio più in generale, diventando il patrono dei commercianti, pescatori e contadini e simboleggiando l'onestà e l'etica che si devono tenere negli affari.
Ebisu è rappresentato come un pescatore barbuto e grassoccio, sempre sorridente, con in mano una canna da pesca e un grosso pesce, spesso un sarago o un'orata di colore rosso, simbolo di fortuna. A Tokyo c'è addirittura un quartiere omonimo che ne ha fatto il suo emblema.
Oggi i santuari dedicati a Ebisu sono visitati spesso dai commercianti e la sua immagine è presente in moltissimi negozi oppure in molte cucine, specie nelle comunità agricole.
Daikokuten
Dio della ricchezza, dell'agricoltura e fornitore di cibo, Daikokuten garantisce abbondanza e prosperità alle persone. Va spesso di pari passo con Ebisu, con il quale condivide il concetto di prosperità. Trae origine dalla divinità indù Mahākāla ("Grande-Nero"), una delle incarnazione di Shiva, dio della guerra. In questa forma viene a volte rappresentato come una figura con tre volti accigliati e sei braccia.
In alcuni templi buddisti in India fu venerato come dio della fortuna, posto all'interno delle cucine come simbolo di abbondanza e raffigurato con un sacco in spalla. Il fondatore della scuola buddista Tendai Saicho introdusse Daikoku in Giappone proprio in questa versione, diventando così il nume tutelare delle cucine.
Rappresentato seduto su grandi sacchi pieni di riso, è dotato di un maglio che esaudisce i desideri dei fedeli e che in alcuni santuari e templi è usato per pescare gli omikuji che annunciano buona o cattiva fortuna. Poiché promuove il commercio, la sua statua come quella di Ebisu, si trova spesso sui banconi e nelle vetrine dei negozi.
Hotei
Patrono dell'economia, della filantropia, della contentezza e della buona salute, Hotei è un monaco Zen semileggendario del buddismo cinese e presente nella religione taoista. Rappresentato come un uomo grassottello e ridente, molto simile al Buddha cinese, è la divinità della gioia e della felicità e comunemente definito come il protettore dei bambini. La sua grande pancia rotonda e nuda si strofina per chiamare a sè la fortuna. Il suo nome significa "borsa di lino" ed è infatti ritratto con un sacco in spalla contenente, a seconda delle versioni, o regali da distribuire ai bambini o vestiti e oggetti di uso quotidiano da dare ai poveri e ai bisognosi.
Alcune tesi Zen, tuttavia, spiegano che la borsa è in realtà vuota per imparare ad accontentarsi di ciò che si ha.
Fukurokuju
Divinità della salute e della longevità, Fukurokuju origina dalla religione taoista. Viene raffigurato come un vecchio di bassa statura e con una fronte sproporzionata, simbolo nel taoismo di fortuna e immortalità. Si trova spesso accompagnato da una gru o da una tartaruga, animali che rappresentano la longevità in Giappone.
Nella sua forma umana potrebbe vivere senza mangiare e come Dio potrebbe risuscitare i morti. È anche spesso associato a Jurojin.
Jurojin
Un altro dio della longevità del taoismo, Jurojin è anch'esso disegnato nelle sembianze di un vecchio accompagnato da una gru o da un cervo. Ha una pergamena o un sutra in cui sono scritti i segreti della longevità e della saggezza del mondo. Fukurojin e Jurojin avrebbero convissuto nello stesso corpo, da qui la frequente confusione tra queste due divinità.
Fonte consultata:
Kanpai
Complimenti @hachi194! Come sempre.
Grazie Hachi per questo articolo, è sempre molto interessante conoscere le sfaccettature di questa cultura.
Come detto da altri, le 7 divinità della fortuna appaiono spesso in anime e manga quindi bene o male le conoscevo tutte, seppur in maniera più superficiale.
Grazie a Noragami, il mio preferito è Ebisu (in ambedue le forme)! 😍
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