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Nel 1978 la NTV decise di festeggiare il venticinquesimo anniversario dall'inizio delle sue trasmissioni televisive con una maratona di ventiquattr'ore intitolandola <i>L'amore salverà la Terra</i>. Nella programmazione venne deciso di includere anche un lungometraggio d'animazione e per realizzarlo venne contattata la Tezuka Productions.
Nacque così <i>Il viaggio di un milione di anni: il libro di Bander</i>, una space-opera di ampio respiro che abbraccia molte delle tematiche care a Tezuka, in primis il rispetto e la dignità della vita - di ogni vita - e che impiega come attori un cospicuo numero di personaggi del suo star system, cosa in effetti per nulla inusuale.

Il protagonista dell'avventura è il suddetto Bander (per qualche misterioso motivo modificato in Bandar nel doppiaggio italiano), figlio adottivo della coppia reale del pianeta Zobi, nel quale vivrà tranquillamente fin quando non scoprirà le sue origini terrestri. Nel momento stesso in cui ne viene a conoscenza, infatti, sconvolto dal sapersi appartenente alla specie più bellicosa e crudele dell'universo e afflitto dal rifiuto dei genitori di lasciarlo sposare con la sorella minore di cui si è innamorato, decide di partire alla volta della Terra per scoprire il mandante che si cela dietro l'assassinio dei suoi genitori naturali e di realizzare la vendetta che il padre chiede nel suo ultimo messaggio registrato al proprio figlio. Ma il proposito è ben lontano dal realizzarsi e già lasciare il pianeta si rivela ben più difficoltoso di quanto il giovane Bander avesse previsto...

La maggior parte dei personaggi che compaiono sullo schermo, nonostante il pesante bagaglio della maschera che si portano dietro, gode di una buona caratterizzazione e la trama contiene senza dubbio molti spunti interessanti, molti dei quali, come il rapporto tra il protagonista e il fratello che scoprirà di avere, ottimamente messi in scena. In particolare il finale, ancorché piuttosto prevedibile, risulta molto azzeccato e ancora oggi riesce a trasmettere incisivamente il suo messaggio agli spettatori, i quali però non devono interpretarlo come un semplice ritorno alla natura, ma piuttosto come la chiusura del ciclo e la sua necessaria riapertura. Cosa abbastanza ovvia, se si conosce un minimo l'autore in questione e se si ragiona un poco sull'eloquente titolo che in italiano è però stato - non so quanto giustamente – trasformato in <i>Le avventure di Bandar</i>.
La scena più bella e significativa io credo rimanga comunque quella in cui il re di Zobi spiega a Bandar le ragioni per cui gli esseri umani sono considerati le creature più pericolose dell'universo.
Il contrasto tra i semplici disegni - notevoli in special modo i due buffi ometti che tentano in ogni maniera di spostare il confine che separa i loro due territori, tra l'altro completamente vuoti, a proprio vantaggio - e il discorso fin troppo serio del re sembra quasi una rappresentazione della maniera in cui generalmente agiscono gli uomini. Concentrati sull'accaparrasi tutto quello che possono, essi vedono solo i vantaggi derivanti dalle loro azioni (i disegni), mentre tendono a trascurare completamente gli effetti che questi loro vantaggi hanno sugli altri e sull'ambiente in cui vivono (le parole del re), cosa che prima o poi finirà palesemente per ritorcersi contro di loro.
Personalmente Le Avventure di Bander mi ha ricordato la Batracomiomachia, ma è solo una suggestione e nulla più. Nondimeno credo varrebbe la pena di vedere questo special, anche solo per visionare questa sequenza.

Tuttavia i difetti non mancano e i più evidenti sono senz'altro l'eccessiva povertà delle animazioni, accompagnata a volte da disegni di qualità altalenante, così come la mancata fluidità di alcune scene, che sembrano concluse un po' troppo frettolosamente. Suppongo che ciò sia dovuto principalmente al fatto che il lungometraggio fu realizzato in fretta e furia in soli sei mesi e, forse, anche perché si tratta della prima produzione di questa lunghezza realizzata dalla Tezuka Productions.
Già nello special dell'anno successivo, <i>Marine express</i>, si notano infatti notevoli miglioramenti sia nella qualità dei disegni sia in quella delle animazioni.
Infine, per quanto il doppiaggio italiano non sia affatto male, non sono certo di quanto possa essere affidabile l'adattamento. Non conoscendo il giapponese e preferendo di norma guardare gli anime nella mia lingua, il dubbio non mi sarebbe mai sorto, sennonché nel libretto presente nel box contenente questo e altri cinque lungometraggi si menziona un breve scambio di battute tra Black Jack e un altro personaggio ("Sei tu?", "Ciao papà") sulla base delle quali si fornisce un'interessante interpretazione del rapporto che nel passato ha legato i due. Se si prende per buono quello che viene detto nel doppiaggio italiano, quest'ultima non ha il minimo senso. Per curiosità ho provato ad ascoltare il dialogo in lingua originale e non mi è parso di sentire il nome proprio che viene inserito in lingua nostrana.

Non sono certo un sostenitore della traduzione letterale, anzi penso piuttosto sia più importante conservare il senso che la forma, ma in questo caso avrei preferito una fedeltà maggiore verso il testo giapponese. Certamente queste due frasi non sono una parte essenziale del film, ma quello che sottintendono è talmente vasto che è un peccato venga perso. Evidentemente chi ha dovuto adattare il lungometraggio non ha fatto caso a questa leggera sfumatura e ha pensato che quelle battute in quel contesto non avessero senso. Certo, di primo acchito sarebbero risultate strane, questo sì, ma comunque ogni tanto dovrà pure toccare anche allo spettatore interpretare qualche scena e darsi una propria spiegazione, no?
In conclusione, benché non privo di difetti, <i>Le avventure di Bandar</i> rappresenta un pezzo importante della storia dell'animazione e resta ancora oggi un ottimo film, per cui non posso che consigliarlo caldamente a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere fin qui.
Buona visione.