Recensione
Babil Junior
6.0/10
Uno dei grandi anime degli anni '70 è Babil Junior, storia di un ragazzo con superpoteri che combatte contro il male. A rendere l'idea più interessante, gli spunti che richiamano un passato antico e misterioso, la torre di Babele.
Quello che colpisce subito, rispetto agli anime di oggi, è come Babil si possa permettere una certa ingenua crudeltà: in anni in cui si poteva trattare alla leggera l'uso dell'elettricità, e in cui soprattutto era ancora possibile giocare con l'atomo senza farsi troppi problemi, nulla viene risparmiato sia al protagonista, sia ai suoi aiutanti, sia alle vittime di turno. La gente (ma non solo...) soffre e muore sul serio, anche dolorosamente. E nessuno si fa tanti problemi. A dispetto della grafica piuttosto semplice, Babil è un anime realistico, robusto, che rappresenta la vera crudeltà umana senza tanti scrupoli di fronte alla cosiddetta innocenza. Questo Babil sarebbe la gioia di ogni censore moderno.
Bisogna dire che è una serie parecchio ingenua, per gli standard odierni. Tutto viene accettato con disarmante facilità, con una naturalezza che i protagonisti di oggi non possono nemmeno sognarsi. Tutto è leggero, prevedibile, risolvibile in fretta. La comprensione della trama non è quindi gravosa.
Ma, a contribuire ad abbassare il voto, ci sono dei difetti che non possono essere giustificati con l'età della serie. Prima di tutto, Babil è composto da episodi autoconclusivi. Se fosse stata una serie di 12, sarebbe anche andata bene. Ma 39 tutti uguali sono troppi. Nella seconda metà della serie, poi, Babil sembra rinnegare tutto quello che ha detto e predicato nella prima parte sulla sua vita come Koichi, smentendosi puntualmente e facendo nascere parecchie perplessità.
Una menzione speciale va poi al povero Poseidon, il robottone sovrappeso e uno dei tre servi/aiutanti di Babil. Al contrario di Roden e Ropuros, definiti con coscienza dagli autori e ben disegnati, Poseidon sembra quasi inserito a forza, come se fosse stato concepito all'ultimo minuto senza un vero studio alle spalle, e mal realizzato di conseguenza. Oltre a lamentare un disegno carente dal punto di vista dei dettagli, e a essere colorato di un triste grigio con delle fascette giallastre, anche la sua utilità in battaglia è messa in ombra dagli altri due servi. Non solo viene “schiacciato” dalla grandezza degli altri robot nati in quegli anni, ma viene ridicolizzato persino dai robottoni che deve combattere!
Infine l'edizione italiana. A parte una sigla bellissima ma che promette molto più di quanto l'anime riesca a mantenere, mi è sembrato che spesso i dialoghi non c'entrassero nulla con le immagini e/o con la trama. L'adattamento non è fatto bene, ancora non si censuravano parole come “Giappone”, “Tokyo” o “morire”, ma c'è comunque qualcosa che non va proprio nel rapporto vista/udito. Voto: 6,5.
Quello che colpisce subito, rispetto agli anime di oggi, è come Babil si possa permettere una certa ingenua crudeltà: in anni in cui si poteva trattare alla leggera l'uso dell'elettricità, e in cui soprattutto era ancora possibile giocare con l'atomo senza farsi troppi problemi, nulla viene risparmiato sia al protagonista, sia ai suoi aiutanti, sia alle vittime di turno. La gente (ma non solo...) soffre e muore sul serio, anche dolorosamente. E nessuno si fa tanti problemi. A dispetto della grafica piuttosto semplice, Babil è un anime realistico, robusto, che rappresenta la vera crudeltà umana senza tanti scrupoli di fronte alla cosiddetta innocenza. Questo Babil sarebbe la gioia di ogni censore moderno.
Bisogna dire che è una serie parecchio ingenua, per gli standard odierni. Tutto viene accettato con disarmante facilità, con una naturalezza che i protagonisti di oggi non possono nemmeno sognarsi. Tutto è leggero, prevedibile, risolvibile in fretta. La comprensione della trama non è quindi gravosa.
Ma, a contribuire ad abbassare il voto, ci sono dei difetti che non possono essere giustificati con l'età della serie. Prima di tutto, Babil è composto da episodi autoconclusivi. Se fosse stata una serie di 12, sarebbe anche andata bene. Ma 39 tutti uguali sono troppi. Nella seconda metà della serie, poi, Babil sembra rinnegare tutto quello che ha detto e predicato nella prima parte sulla sua vita come Koichi, smentendosi puntualmente e facendo nascere parecchie perplessità.
Una menzione speciale va poi al povero Poseidon, il robottone sovrappeso e uno dei tre servi/aiutanti di Babil. Al contrario di Roden e Ropuros, definiti con coscienza dagli autori e ben disegnati, Poseidon sembra quasi inserito a forza, come se fosse stato concepito all'ultimo minuto senza un vero studio alle spalle, e mal realizzato di conseguenza. Oltre a lamentare un disegno carente dal punto di vista dei dettagli, e a essere colorato di un triste grigio con delle fascette giallastre, anche la sua utilità in battaglia è messa in ombra dagli altri due servi. Non solo viene “schiacciato” dalla grandezza degli altri robot nati in quegli anni, ma viene ridicolizzato persino dai robottoni che deve combattere!
Infine l'edizione italiana. A parte una sigla bellissima ma che promette molto più di quanto l'anime riesca a mantenere, mi è sembrato che spesso i dialoghi non c'entrassero nulla con le immagini e/o con la trama. L'adattamento non è fatto bene, ancora non si censuravano parole come “Giappone”, “Tokyo” o “morire”, ma c'è comunque qualcosa che non va proprio nel rapporto vista/udito. Voto: 6,5.