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Serial Experiment Lain è il classico anime figlio del proprio tempo, il 1998, quando la democratizzazione di internet e della telefonia mobile facevano nascere fenomeni sociali virali e sopratutto inediti. Il Giappone di fine anni '90 era nell'occhio del ciclone, mentre in Italia si vedevano solo i primi abbozzi scimmiottati dagli USA. Così, dalla paura e dallo sbigottimento dei "padri" verso i "figli" di questa nuova era, nasce uno dei più psichedelici e introspettivi anime mai creati. Lain è una ragazza introversa che scopre che il suo entourage usa il Wired, ovvero il Web, tanto da non fare più distinzione tra il reale e il virtuale e addirittura preferendo quest'ultimo alla vita reale. inizialmente Lain non è molto interessata alla cosa ma piano piano comincia a muovere i primi passi e ad appassionarcisi, capendo che il Wired nasconde capacità che vanno al di fuori del semplice scambio di informazioni, ma collega le anime di chi lo sua facendo emergere le vere personalità che si nascondono dietro le maschere della società. Proprio questo concetto diventa la chiave di lettura, che sfocia nell'idea dell'unificazione delle coscienze derivata dalla condivisione delle informazioni personali.

Da questa prefazione "intellettualoide" si potrebbe evincere che Serial Experiment Lain sia un capolavoro, ebbene no. Inutile dire di come tutto questo, visto 13 anni dopo, risulti risibile e di come le paure materializzate alla fine del secolo, e piacevolmente descritte dall'anime, si siano perse col passare del tempo.
Voto 5, i creatori si sono lasciati trasportare da un vocabolario astruso (per l'epoca) e modaiolo senza sforzarsi a darne una visione organica, ma mescolando sentiti dire e dialoghi volutamente illogici per destabilizzare lo spettatore anziché farlo partecipe di una vera rivoluzione socio-tecnologica. Il finale ci fa vedere di come il concetto di "stupire" possa avere un'accezione negativa in seno ad una serie dalle grandi e - ahimè - sprecate potenzialità.