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Mi domandavo spesso perché "Clannad - After Story" venisse considerato quasi all'unanimità uno degli anime più belli di sempre. Le classifiche, i commenti, i voti e le recensioni, sembrava proprio che non ci fossero dubbi. Io invece qualche dubbio ce l'avevo, perché dopo avere terminato la prima serie di "Clannad" ero rimasto piacevolmente sorpreso da una visione decisamente ben strutturata, rilassante, commovente in alcuni frangenti, ma che risentiva di una certa ingenuità di fondo a cui mancavano i presupposti per essere considerato un anime di alto livello. Buono sì, ma non eccelso.
Ma cominciamo con ordine.

Il paese del Sol Levante, paradiso in terra per gli appassionati di anime/manga/videogiochi, ci ha ormai abituato a ogni tipo d'intrattenimento, dalle idee tanto stravaganti che spesso trovano il fulcro della propria ispirazione all'interno di meccanismi che riescono sempre a stupirci. E ai quali però siamo ormai abituati, ed è per questo che troviamo quasi normale leggere la notizia di una nuova serie ispirata ai personaggi del Pachinko o di un anime il cui scopo è quello di pubblicizzare una nota azienda che produce automobili. E anche se il risultato non è quasi mai esaltante, il prodotto è spesso ben confezionato, riuscendo a offrire una visione decisamente appagante. E allora cosa possiamo aspettarci da un anime, Clannad per l'appunto, che prende ispirazione da una visual novel?

La storia riprende esattamente dal punto in cui ci aveva lasciati. Ritroviamo da subito Tomoya Okazaki e Nagisa Furukawa, ormai fidanzati, ancora immersi in quel piccolo universo costellato dai volti dei loro stravaganti amici, che fin dalle prime battute sapranno ricondurci verso quelle atmosfere a cui eravamo tanto legati, riallacciando immediatamente ogni singolo legame con ogni singolo personaggio. Il filo non si è spezzato.
Le prime puntate sembrano ripercorrere esattamente la strada intrapresa dalla prima serie, dove i personaggi, le situazioni, tutti gli elementi, si muovono attraverso i gesti di questi ragazzi, ora all'ultimo anno del liceo. E' questa una sorta di "introduzione", come se gli autori non volessero deludere lo spettatore, offrendo una struttura ormai ben collaudata sulla quale avevano costruito tutta la prima serie, e che i fan avevano imparato ad amare. Sembrerebbe non esserci quindi nulla di nuovo, tranne un'animazione più curata rispetto al passato, una regia più attenta che cerca di dare una visione meno "formale" scegliendo una strada più matura, situazioni più intelligenti che tra uno spazio comico e l'altro sembrano volere suggerire che qualcosa di più grande si sta alimentando dall'interno. Insomma, vi è un inizio senza grossi stravolgimenti, con un deciso e tangibile miglioramento, ma che sembra non volere andare oltre.
Fino a quando però la scuola finisce, siamo circa all'undicesima puntata, e l'atmosfera sta cominciando da un paio di episodi a mutare, a diventare più introspettiva, più profonda, dimostrandoci di essere capace di sorreggersi senza dovere ricorrere al lato "comico" della vita.

Ed è qui che inizia la vera rivoluzione, il punto di svolta, una crescita improvvisa che sorprende lo spettatore lasciandolo disorientato.
I nostri due protagonisti si ritrovano improvvisamente a dovere far fronte a tutti quei problemi che la fine della scuola comporta, come la ricerca di un lavoro, le responsabilità, la spensieratezza che sembra ormai affievolirsi offuscata dalle tante preoccupazioni. I cambiamenti investono indistintamente tutti, ed è così che l'affiatato gruppo di amici sembra essere disperso, lasciando apparentemente Tomya e Nagisa soli. Una scelta precisa, forte, che costringe i sentimenti dello spettatore verso una direzione obbligata, che sembra essere come un prologo di una storia molto più grande. Ed è proprio quando diventiamo parte di questo meccanismo che un evento (forse non tanto inatteso) arriva a stravolgere ancora le nostre certezze.
Da quel momento l'intera vicenda prende le sembianze di un lungo domino, ogni tassello che cade innesca una serie di eventi che andranno a scavare sempre più nel profondo, come se volessero strapparci l'anima, lasciandoci alla fine di ogni episodio un piccolo vuoto dentro. Sono emozioni forti, che non lasciano tregua, anche quando alcune situazioni "comiche" sembrano venire in soccorso dello spettatore, sarà difficile distogliere lo sguardo dal fulcro dell'intera storia: una crescita importante, profonda, matura, difficile come la vita. Cercando di risalire fin dove è possibile, attraverso un percorso che non lascia tregua.

"Clannad - After Story" è un anime assolutamente unico. Quello che inizialmente sembra essere il classico seguito, in perfetta armonia con la serie precedente, spiazza lo spettatore ignaro di quello che lo attende. Presenta un incipt che serve a ricreare un legame, a riportarci dentro le atmosfere di Clannad, per poi spingerti verso un cambiamento drastico, una crescita che inevitabilmente scivola senza tregua: una storia matura, raccontata con intelligenza, che non cerca escamotage. Racconta i piccoli eventi della vita, quelli che possono fare "male", e lo fa senza inutili fronzoli, gettandoci dentro un mondo che appartiene un po' a tutti.
Finalmente ho capito il significato della parola "capolavoro" accanto a "Clannad - After Story". Voto: 9,5.