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"Nisemonogatari" è la seconda trasposizione animata, sempre realizzata dallo studio Shaft, derivante dalla collana di light novel nata dalla penna di Nishio Ishin. Quest'anime particolarmente breve si pone cronologicamente come il sequel di "Bakemonogatari", sebbene focalizzi l'attenzione sulle due sorelline del protagonista principale, Araragi Koyomi.

Un dato positivo sono i cambiamenti apportati sul fronte tecnico. Il lato grafico si presenta più curato, vengono diminuiti gli eccessi di sfondi e ambientazioni fortemente stilizzate, e il numero dei cartellini che apparivano costantemente su schermo è decimato, con buona pace di coloro che per leggerli tutti mettevano spesso l'anime in pausa. Non vi è più alcuna presenza di foto reali, spesso raffiguranti una mano reggente qualche oggetto, che stonano a dir poco in un anime - ma che sono comunque state sostituite nell'edizione Blu-Ray del prequel. Tuttavia, gli aspetti positivi di "Nisemonogatari" terminano qui.

Una trama mal fatta, anche quella avrebbe potuto a suo modo giovare, visto quanto presentato. La storia dell'anime comincia di fatto nelle sequenze intermedie del sesto episodio, non perché questo si sia dilungato in un esordio particolarmente prolisso che sta alla base di una storia lunga e articolata, ma perché gli unici avvenimenti che potevano essere tranquillamente accorpati nel primo episodio (sequenzialmente: discorso fra Senjoughara e Koyomi, comparsa del tetro Kaiki e maledizione di una delle due sorelline a opera di quest'ultimo) sono stati mostrati in tutte queste altre puntate. Il fatto che un anime di undici episodi porti a compimento in sei puntate tutto ciò che può essere mostrato nella prima, o nelle prime due se vogliamo essere di manica larga, la dice già lunga sul fattore qualità. Le problematiche che sorgono alla fine del sesto episodio vengono poi concluse in quello successivo, rendendo il tutto fin troppo inconsistente, e sino alla fine dell'ottavo non viene mostrato niente che abbia una valenza ai fini di trama o di mettere in piedi discorsi volti alla caratterizzazione dei personaggi.
Cosa colma, quindi, questo vuoto narrativo che riempie praticamente l'intera visione? Costanti dialoghi e frecciatine che mirano continuamente e quasi esclusivamente alla sfera sessuale, ogni volta con una ragazza diversa, a partire da una bambina delle elementari. Quest'imbarazzante spreco di parole si diluisce nell'ottavo episodio, ma solo per dar spazio alla sorellina del protagonista mentre si struscia contro quest'ultimo nei modi più svariati, concludendo la puntata con un incestuoso orgasmo, o forse una spazzolata di denti.

La tematica principe dei dialoghi resta invariata e questo breve anime ne esce davvero a pezzi. L'unico episodio che riesce tutto sommato a sollevarsi è solo quello finale, ma il discorso moralizzante di Koyomi sul significato e i valori della famiglia diventa ben ridicolo dopo le situazioni alquanto singolari che ha passato con tutte le ragazze mostrate nell'anime, inclusa una delle sue sorelline.
In questo notevole insieme di punti a sfavore, non riesco proprio a intravedere qualcosa che possa far avvicinare il mio giudizio anche solo alla sufficienza.