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Nella società odierna parlare della morte è quasi diventato un tabù. "Non esiste la morte, la malattia" sembra questo il messaggio che i media ci mandano. Nessuno ne parla ma è sempre presente intorno a noi in quanto la vita porta inevitabilmente alla morte. Analogamente anche le persone legate ad essa vengono rese invisibili dalla società questo particolarmente in Giappone dove la morte è vista come la disfatta dell'uomo in quanto essere ben determinato. Tutto ciò che è informe e non ben delineato è impuro e da evitare. Se l'anima non viene correttamente divisa da "quella massa in decadimento" porterà rancore ai vivi perseguitandoli. Tutti i rituali funerari giapponesi hanno lo scopo di far staccare l'anima del defunto il più in fretta possibile dalla vita dei vivi per non creare disagi a questi. In questo contesto il film Departures è stato creato. Un film che ha il coraggio di parlare della morte con una profondità e complessità mai vista prima. Un film che ti fa commuovere, sorridere e comunicare una speranza indicibile. Non tratta però solo della morte, narra anche la storia di un uomo, della sua vita quotidiana e dei fantasmi del suo passato e dell'amore. Questo film non è solo una denuncia verso la società giapponese che considera impuro tutto ciò che è a contatto con la morte ma anche un messaggio universale riguardo questi temi così nascosti nella nostra società. Dalla riflessione sulla morte si comprende quanto la vita sia un dono e di come la fine è anche l'inizio di un viaggio più grande.