Leggendo i primi numeri di "Our Little Sister" mi sono accorta che, seppure l'ultimo saluto ad una persona cara sia sempre un momento delicato e difficile, il momento del funerale è un espediente letterario usato spesso in opere come manga, anime e film. I primi che mi vengono in mente sono "Usagi drop" e il pluripremiato "Departures" in cui era centrale la figura del tanato esteta. Da lì a cercare maggiori informazioni e scrivere un articolo il passo è stato breve.
Come sempre, quando si parla di riti legati alla religione, occorre ricordare che nell'arcipelago il concetto di appartenenza ad un credo è molto flessibile. I giapponesi adorano il Natale (e anche se a modo loro lo festeggiano), si sposano in chiesa, celebrano il Capodanno recandosi a pregare in un santuario shintoista.
Quindi non deve apparire strano che per i funerali scelgano invece il rito buddista: più del 90% delle esequie infatti sono svolte secondo questa religione, seguite dal 3,4% di shintoisti e dal 2,4% di riti civili. Per questo è comune sentir parlare di "buddismo funerario": per i monaci buddisti infatti il lavoro principale è proprio organizzare le esequie. Più che di fede reale insomma si potrebbe parlare di tradizione familiare o locale, un modo per onorare e ricordare al meglio gli antenati.
Nonostante alcune differenze a seconda della scuola buddista da cui il monaco può provenire o della regione geografica, la cerimonia funebre si svolge secondo un rituale abbastanza consolidato. La prima cosa che va fatta al capezzale del defunto è quella di recitare un sutra; poi il corpo è pulito e preparato per essere deposto nella bara.
Solo a questo punto può iniziare la veglia funebre, detta Otsuya in cui i parenti più prossimi e gli amici possono visitare e salutare il defunto e partecipare ad una ricca cena che è sia momento di condivisione del dolore che di ricordo della vita del defunto. Inoltre con la veglia si attende il distacco definitivo dell’anima dal corpo, e per chi rimane è un momento per riflettere.
Il giorno dopo si effettua il funerale vero e proprio (soshiki) a cui segue la cremazione (kasou). Chi assisterà alle esequie dovrà assolutamente vestirsi di nero, o al massimo di grigio scuro. Accanto al corpo ci sarà una ciotola contenente riso con una o due bacchette in piedi in posizione verticale: è il cibo per i defunti da mangiare nel loro viaggio verso l’aldilà.
Durante la cerimonia, un rito molto importante è lo shôkô, che consiste nel bruciare dell'incenso in memoria del defunto. Con il pollice, l'indice e il medio della mano destra si prende un pizzico di polvere di incenso e la si porta all'altezza della fronte. Quindi come si farebbe con una presa di sale, la si lascia cadere nel brucia incenso. A seconda della scuola, questo gesto si può compiere una volta sola oppure ripeterlo per tre volte.
Dopo lo shôkô i familiari accolgono i partecipanti in una sala dove è offerto da bere e da mangiare; durante il rinfresco, è consuetudine ricordare il caro estinto. Prima di rientrare a casa loro, gli intervenuti alla cerimonia ricevono un regalo come ringraziamento per essere venuti alle esequie.
Prima che la bara sia messa nel forno crematorio, accanto al corpo del defunto sono adagiati gli oggetti che aveva amato di più in vita. Poi si procede alla cremazione e se vogliono i familiari possono rimanere ad osservare da una piccola finestra dell’impianto.
Una volta che il proprio caro è ridotto in cenere, i partecipanti alla cerimonia, a coppie, guidati da un addetto dell'impianto, raccolgono, con delle bacchette fatte apposta, piccoli pezzi di ossa del defunto che non sono state consumate del tutto dalla cremazione e le depongono all'interno di un'urna. Si inizia dalle ossa dei piedi e si prosegue arrivando fino alla testa, questo per garantire che il defunto non sia a testa in giù nell’urna. È un'usanza che si riscontra solo in Giappone.
L'urna è poi di solito portata a casa e messa sul butsudan (l'altare buddista che si trova in molte case); dopo 49 giorni sarà trasferita nella tomba al cimitero. Il tutto ha un costo medio di 2 milioni di yen (circa 15.000 euro); chi si reca alle esequie dovrà presentarsi con un kôden, cioè una busta chiusa in cui vi sarà una somma di denaro che varierà in base al grado di parentela (di solito va dai 5.000 ai 10.000 yen, cioè 40-80 euro circa).
Negli ultimi anni l'organizzazione del funerale è di solito affidata ad un'agenzia: per contenere i costi, le esequie diventano sempre più semplici e iniziano a essere proposte cerimonie alternative meno formali. Anche perché la popolazione diventa sempre più vecchia e le famiglie sempre più piccole e sostenere le spese di un funerale secondo tutti i crismi può essere un problema.
Vi sono poi riti che devono essere compiuti nei giorni e nei mesi successivi. Dopo una settimana si farà la Shonanoka, una cerimonia in cui recitare sutra e preghiere per il defunto. Dopo 49 giorni invece ci sarà il Shiju-kunichi: è stato scelto proprio il giorno 49 perché i giapponesi credono che l’anima parta per un viaggio di 49 giorni attraverso la terra dei morti dove sarà giudicata ed assegnata ad uno dei sei regni della cosmologia buddhista. L'urna è collocata nella tomba di famiglia e il defunto riceve un nuovo nome buddista.
Fonti consultate:
Nippon
LuttoeMemoria
TheFlowerofDeath
Come sempre, quando si parla di riti legati alla religione, occorre ricordare che nell'arcipelago il concetto di appartenenza ad un credo è molto flessibile. I giapponesi adorano il Natale (e anche se a modo loro lo festeggiano), si sposano in chiesa, celebrano il Capodanno recandosi a pregare in un santuario shintoista.
Quindi non deve apparire strano che per i funerali scelgano invece il rito buddista: più del 90% delle esequie infatti sono svolte secondo questa religione, seguite dal 3,4% di shintoisti e dal 2,4% di riti civili. Per questo è comune sentir parlare di "buddismo funerario": per i monaci buddisti infatti il lavoro principale è proprio organizzare le esequie. Più che di fede reale insomma si potrebbe parlare di tradizione familiare o locale, un modo per onorare e ricordare al meglio gli antenati.
Nonostante alcune differenze a seconda della scuola buddista da cui il monaco può provenire o della regione geografica, la cerimonia funebre si svolge secondo un rituale abbastanza consolidato. La prima cosa che va fatta al capezzale del defunto è quella di recitare un sutra; poi il corpo è pulito e preparato per essere deposto nella bara.
Solo a questo punto può iniziare la veglia funebre, detta Otsuya in cui i parenti più prossimi e gli amici possono visitare e salutare il defunto e partecipare ad una ricca cena che è sia momento di condivisione del dolore che di ricordo della vita del defunto. Inoltre con la veglia si attende il distacco definitivo dell’anima dal corpo, e per chi rimane è un momento per riflettere.
Il giorno dopo si effettua il funerale vero e proprio (soshiki) a cui segue la cremazione (kasou). Chi assisterà alle esequie dovrà assolutamente vestirsi di nero, o al massimo di grigio scuro. Accanto al corpo ci sarà una ciotola contenente riso con una o due bacchette in piedi in posizione verticale: è il cibo per i defunti da mangiare nel loro viaggio verso l’aldilà.
Durante la cerimonia, un rito molto importante è lo shôkô, che consiste nel bruciare dell'incenso in memoria del defunto. Con il pollice, l'indice e il medio della mano destra si prende un pizzico di polvere di incenso e la si porta all'altezza della fronte. Quindi come si farebbe con una presa di sale, la si lascia cadere nel brucia incenso. A seconda della scuola, questo gesto si può compiere una volta sola oppure ripeterlo per tre volte.
Dopo lo shôkô i familiari accolgono i partecipanti in una sala dove è offerto da bere e da mangiare; durante il rinfresco, è consuetudine ricordare il caro estinto. Prima di rientrare a casa loro, gli intervenuti alla cerimonia ricevono un regalo come ringraziamento per essere venuti alle esequie.
Prima che la bara sia messa nel forno crematorio, accanto al corpo del defunto sono adagiati gli oggetti che aveva amato di più in vita. Poi si procede alla cremazione e se vogliono i familiari possono rimanere ad osservare da una piccola finestra dell’impianto.
Una volta che il proprio caro è ridotto in cenere, i partecipanti alla cerimonia, a coppie, guidati da un addetto dell'impianto, raccolgono, con delle bacchette fatte apposta, piccoli pezzi di ossa del defunto che non sono state consumate del tutto dalla cremazione e le depongono all'interno di un'urna. Si inizia dalle ossa dei piedi e si prosegue arrivando fino alla testa, questo per garantire che il defunto non sia a testa in giù nell’urna. È un'usanza che si riscontra solo in Giappone.
L'urna è poi di solito portata a casa e messa sul butsudan (l'altare buddista che si trova in molte case); dopo 49 giorni sarà trasferita nella tomba al cimitero. Il tutto ha un costo medio di 2 milioni di yen (circa 15.000 euro); chi si reca alle esequie dovrà presentarsi con un kôden, cioè una busta chiusa in cui vi sarà una somma di denaro che varierà in base al grado di parentela (di solito va dai 5.000 ai 10.000 yen, cioè 40-80 euro circa).
Negli ultimi anni l'organizzazione del funerale è di solito affidata ad un'agenzia: per contenere i costi, le esequie diventano sempre più semplici e iniziano a essere proposte cerimonie alternative meno formali. Anche perché la popolazione diventa sempre più vecchia e le famiglie sempre più piccole e sostenere le spese di un funerale secondo tutti i crismi può essere un problema.
Vi sono poi riti che devono essere compiuti nei giorni e nei mesi successivi. Dopo una settimana si farà la Shonanoka, una cerimonia in cui recitare sutra e preghiere per il defunto. Dopo 49 giorni invece ci sarà il Shiju-kunichi: è stato scelto proprio il giorno 49 perché i giapponesi credono che l’anima parta per un viaggio di 49 giorni attraverso la terra dei morti dove sarà giudicata ed assegnata ad uno dei sei regni della cosmologia buddhista. L'urna è collocata nella tomba di famiglia e il defunto riceve un nuovo nome buddista.
Fonti consultate:
Nippon
LuttoeMemoria
TheFlowerofDeath
Hachi194 grazie per questi articoli sulla cultura JP.
Costa caruccio morire in Giappone...
Grazie.
Su questo tema consiglio di visionare il bel film Giapponese, Departures.
bhe ci si sposa cristiani se la moda di sposarsi in bianco prende piede naturalmente rispetto alla scelta della normale cerimonia
A tal proposito vi linko il video di Federico Norsa in cui parla della sua esperienza
con il rito funebre in Giappone.
P.S. Departures è un film che consiglio vivamente a tutti! Regia,
attori, musiche....tutto al top!
Si tratta di un fatto culturale. Io, personalmente, preferirei di gran lunga questo rituale al passaggio dei resti incineriti nella macchina frantumaossa che si fa nei nostri cimiteri provvisti di crematorio per dare "un'urna con le ceneri dentro" ai parenti (che, spesso, prima della cerimonia neanche sapevano dell'esistenza di questo passaggio).
Non sapevo di questa cosa! Ma la fanno ovunque o è "a scelta"? Chiedo per curiosità, perché ad esempio mia zia è stata cremata ma non con questa procedura... è stato fatto un funerale cristiano e poi il corpo è stato trasportato nell'agenzia di pompe funebri che aveva un crematorio e si occupava di questa cosa. In seguito sempre loro hanno affidato le ceneri ai genitori.
Cmq articolo molto interessante, complimenti!
bhe in effetti credo sia a scelta, se ricordo bene, purtroppo ho visto molti funerali e ne ho dovuti personalmente pagare almeno due. comunque quello che volevo dire è che la religione cristiana per anni anzi per secoli non prevedeva la cremazione in vista appunto della resurrezione della carne, dalla serie se non c'è un corpo non risorgi alla fine, e quindi nella nostra cultura è molto recente e forse non c'è nemmeno quella cura particolare che si da invece al corpo intero piuttosto che alle ceneri, non sapevo che passassero ad un tritaossa che brutta cosa.
altra cosa che mi colpisce molto è che spesso noi pensiamo ad un giappone chiuso nelle proprie tradizioni, invece paradossalmente è una cultura molto più interculturale di quello che pensiamo, basti guardare alla commistione di religioni e usanze provenienti dalla cina e dall' occidente, anche da tempi non brevi. è incredibile.
ovviemente concordo, questo è proprio un bell' articolo.
Grazie a mille a tutti per i complimenti.
De gustibus. Io preferisco vedere cenere e qualche ossicino piuttosto che una salma che andrà in decomposizione. Ho sempre trovato la cremazione il migliore (nonchè più igienico) modo di tumulare. Ho visto certi cadaveri e certe mummie che darebbero gli incubi a chiunque sia sano di mente. Del resto siamo polvere e polvere ecc. ecc.
Sono d'accordo!
credo sia anche per un fattore culturale. al giorno d' oggi è quasi proibito parlare di morti, tranne che al telegiornale dove però la morte è un tema più spersonalizzante. provate a cercare in un necrologio qualsiasi la parola morte e vedrete che non c'è.
credo invece che questo approccio diretto abbia un forte valore educativo e psicologico, in primis educativo perchè ci aiuta a non aver paura della morte in quanto processo naturale, in secondo luogo ha una forte valenza di elaborazione del lutto, senza contare che per i buddisti si parla di reincarnazione, quindi il caro estinto anche se non ha più quel corpo, ne avrà un altro e starà ancora su questa terra.
Comunque grazie per questi articoli culturali molto accurati.
In verità è scorretto definire il buddhismo come una religione, se per essa s'intende un insieme di riti, tradizioni e visione d'intendere l'esistenza, almeno se ci affidiamo alle parole di Siddharta Gautama; "la mia dottrina è come una zattera, dovete usarla per giungere sull'altra sponda del fiume e poi abbandonarla".
Cosa poi hanno fatto gli asiatici qualche secolo dopo la sua morte, quando i suoi insegnamenti vennero divulgati, in primis i mongoli con il loro "Lamaesimo", trasformandolo di fatto in un insieme d'idolatria e adorazione, è tutt'altra storia, che non ha a che fare con il buddhismo originale.
Ciao Giu.Tar. ... hai toccato un tasto davvero delicato.
Il buddismo non è una religione in senso Semita-Occidentale, verissimo. Ma se pensi alla religione come ad una prassi salvifica di corpo e spirito, lo è invece in pieno.
Per quanto riguarda le diverse forme in cui il buddismo si è incarnato si potrebbe, ed è stato fatto, scrivere una pila di volumi
Di certo è che in Giappone si sono manifestati maestri come Eisai (fondatore del Rinzai) e Dogen (fondatore del Soto) che ridebbero di gusto a vedere i monaci specializzati in esequie funebri.
Non che nella nostra cultura cattolica questa distorsione della religione non sia presente, anzi...
Il contesto cattolico è completamente differente in tutti sensi, storici e culturali. Infondo il cattolicesimo è nato come forma d'organizzazione il cui obiettivo era quello di unificare a livello politico varie popolazioni che vivevano in modo diverso.
Il buddhismo, invece, per trovare un modo di definire l'esistenza e perseguire tale definizione. Come una sorta di scienza infondo, anche se non punta a un oggettivismo come fa invece la maggior parte degli scienziati oggi.
Per quanto concerne alla prassi "salvifica" non esiste nel buddhismo di Siddharta Gautama. Infatti lui punta, attraverso i suoi insegnamenti, all'"l'estinzione" (nirvana o, in pali, nibbana) della forma d'individualità (scusami, ma non mi va di utilizzare i termini "spirito" e "corpo", altrimenti sarebbe adoperare un sincretismo oltre che inutile persino dannoso) non di certo alla sua salvezza. Poichè non si deve intendere il Samsara (il ciclo delle trasmigrazioni) come qualcosa da cui salvarsi. Il resto non conta molto, e si discosta anche in molte parti dall'insegnamenti originari che, se si leggono i testi in sanscrito, si capisce che sono di una semplicità unica.
Comunque non usare il "nostro", poichè così fai intendere che che coloro che nascono sul suolo italico appartengano, per forza, alla cultura cattolica, cosa che non è ahahaha.
Anche questo è scorretto, il concetto di reincarnazione, inteso come l'idea di una parte eterna di una individualità che si sposta tra un contenitore all'altro, e più da attribuire all'induismo e simili non al buddhismo in cui, col nostro idioma, bisogna utillizzare il termine "trasmigrazione" per intendere lo spostamento di una forma d'essere, non neccesariamente eterna, che trasmigra tra varie condizioni d'esistenza.
Infatti l'obiettivo del buddhismo è quello di giungere all'estinzione di tale trasmigrazione, non punta di certo alla sua perpetuazione.
Ma tralasciando il buddhismo, mi trovi d'accordo sulla riluttanza che molti europei e americani, generalizzando "occidentali", hanno nell'affrontar l'idea della morte, infondo si potrebbe pensare che religioni che in senso storico ma anche d'insegnamento non si mantengono in piedi, cattolicesimo in primis, ci siano ancora oggi proprio perchè molti individui hanno bisogno di un "dopo" specificato alla morte.
Ciò però succede anche perchè a molti esseri umani non importa chissà che capire le cose così come sono, ma solo accettare, le cose così come sembrano.
io non ho detto anima eterna... perchè mi si mette in bocca cose che non dico?
Oltre a quanto ricordato da Hachi, aggiungo che viene descritto anche un rituale un po' particolare: portare una parte delle ossa dei defunti ai templi buddisti (o anche tutte per chi non poteva permettersi una tomba al cimitero). Al tempio Isshin-jin di Osaka, visto che non sapevano più come conservare le ossa ricevute, hanno costruito una serie di statue di Budda mescolando le ossa al cemento!
L'usanza è piaciuta ai fedeli, la stessa Ichiguchi dice che trova più umana la statua del Budda fatta con le ossa dei sui parenti rispetto alla tetra lapide del cimitero. Se volete approfondire ecco un paio di link:
* http://www.nippolandia.it/post/2192/il-tempio-isshin-ji-ad-osaka
* https://en.wikipedia.org/wiki/Isshin-ji
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