Recensione
Bugie d'Aprile
6.0/10
Esasperante.
Per gran parte della serie, lo show è intriso di dramma e morbosità. In genere non amo partire subito dai difetti, però stavolta vorrei prima elencare questi per poi passare alle qualità che salvano il prodotto dall'insufficienza, poiché sono più i contro che i pro, sebbene molti non concorderanno con la recensione... ma ahimè, dal canto mio non concordo con le loro opinioni esageratamente positive.
I protagonisti sono un quartetto di ragazzi adolescenti sui quattordici anni, tra i quali spiccano principalmente il duo di musicisti, ovvero il passivo Kousei e l'esuberante Kaori. Il primo suona il pianoforte fin da bambino per volere della madre malata, mentre l'altra è appassionata di violino. Incontrandosi in una piena giornata primaverile, i due, nonostante il carattere opposto, hanno in realtà molto in comune grazie alla musica.
Anzitutto, il fatto che il protagonista maschile sia idolatrato a destra e manca da tutti, ma dico tutti, i personaggi del cast, lo fa risultare un po' antipatico, soprattutto perché neanche ama suonare, lo fa per gli altri fin dall'inizio e ciò non va bene. L'occhialuto ha dei rivali, ma onestamente parlando non sono niente di speciale, talvolta nella loro ossessione nel raggiungere e competere con lui li fanno apparire oltremodo patetici. Sarebbe stato più saggio introdurre un nemico all'altezza del talento di Kousei. Inoltre, l'inserimento di un nuovo personaggio verso la fine dell'anime non è il massimo della bellezza... perlomeno a qualcosa serve, anche se la sua presenza ce la saremmo risparmiati volentieri.
Passiamo alla figura della madre di Kousei: giuro che questa donna tanto fissata quanto incoerente ha suscitato in me un'ira indescrivibile, odiando molte, ma moltissime puntate dedicate a lei. Ok che nell'universo possono esistere mamme simili, e che il Telefono Azzurro non lo chiama mai nessuno, però a tutto c'è un limite. Non so se di preciso si tratta di ira o se invece è semplice noia, fatto sta che a dare più fastidio, tuttavia, sono le situazioni cupe, deprimenti e lente che la riguardano, e che inevitabilmente toccano anche al figlio complessato - ohibò -, rallentando così la narrazione con scene ripetitive, inutili, prolisse. La parte centrale della serie, difatti, è uno strazio.
Ah, il padre sappiamo che è vivo, ma non è chiaro cosa faccia e dove diamine sia, quindi tanto vale non accennarlo affatto.
Positivi i comprimari Watari e Tsubaki, gli amici d'infanzia di Kousei, che sono assai apprezzati. Purtroppo succede spesso che costoro hanno decisamente meno spazio di ciò che meritano, rimanendo così un po' nell'anonimato rispetto alle vicende dominanti.
Altra cosa che fa storcere il naso è il fatto che alcuni monologhi e i dialoghi dei ragazzi sono troppo adulti per la loro età, ma tutto sommato meglio tali che tutti puerili, altrimenti sì che ci sarebbe da strozzarsi. In ogni caso, dai piagnistei non si scappa!
La storia di Kaori è percepita di meno, anche se pareva concentrarsi su di lei l'intera trama; nel complesso la sceneggiatura è orientata verso la controparte maschile.
Il pregio maggiore della serie è indubbiamente l'animazione, con colori affascinanti che richiamano appunto la primavera, con fondali accurati e un chara tondeggiante ma abbastanza efficace. Le musiche contribuiscono a creare particolare pathos durante le esibizioni, chi è amante della musica classica si divertirà a riconoscere i vari brani suonati.
L'inizio promette bene, quella freschezza e gioventù rapisce e appassiona, diversamente dagli sviluppi che portano a tutt'altra direzione. Per fortuna, il finale non delude, sia perché è il vero finale, dato che è il medesimo del manga concluso da cui è tratto, e sia perché termina ciò che era aperto con una certa maturità, priva di forzature e melodrammi.
In sintesi, l'incipit e l'epilogo sono le parti migliori, alternanti le parti centrali che fanno abbassare di molto il voto totale.
Per gran parte della serie, lo show è intriso di dramma e morbosità. In genere non amo partire subito dai difetti, però stavolta vorrei prima elencare questi per poi passare alle qualità che salvano il prodotto dall'insufficienza, poiché sono più i contro che i pro, sebbene molti non concorderanno con la recensione... ma ahimè, dal canto mio non concordo con le loro opinioni esageratamente positive.
I protagonisti sono un quartetto di ragazzi adolescenti sui quattordici anni, tra i quali spiccano principalmente il duo di musicisti, ovvero il passivo Kousei e l'esuberante Kaori. Il primo suona il pianoforte fin da bambino per volere della madre malata, mentre l'altra è appassionata di violino. Incontrandosi in una piena giornata primaverile, i due, nonostante il carattere opposto, hanno in realtà molto in comune grazie alla musica.
Anzitutto, il fatto che il protagonista maschile sia idolatrato a destra e manca da tutti, ma dico tutti, i personaggi del cast, lo fa risultare un po' antipatico, soprattutto perché neanche ama suonare, lo fa per gli altri fin dall'inizio e ciò non va bene. L'occhialuto ha dei rivali, ma onestamente parlando non sono niente di speciale, talvolta nella loro ossessione nel raggiungere e competere con lui li fanno apparire oltremodo patetici. Sarebbe stato più saggio introdurre un nemico all'altezza del talento di Kousei. Inoltre, l'inserimento di un nuovo personaggio verso la fine dell'anime non è il massimo della bellezza... perlomeno a qualcosa serve, anche se la sua presenza ce la saremmo risparmiati volentieri.
Passiamo alla figura della madre di Kousei: giuro che questa donna tanto fissata quanto incoerente ha suscitato in me un'ira indescrivibile, odiando molte, ma moltissime puntate dedicate a lei. Ok che nell'universo possono esistere mamme simili, e che il Telefono Azzurro non lo chiama mai nessuno, però a tutto c'è un limite. Non so se di preciso si tratta di ira o se invece è semplice noia, fatto sta che a dare più fastidio, tuttavia, sono le situazioni cupe, deprimenti e lente che la riguardano, e che inevitabilmente toccano anche al figlio complessato - ohibò -, rallentando così la narrazione con scene ripetitive, inutili, prolisse. La parte centrale della serie, difatti, è uno strazio.
Ah, il padre sappiamo che è vivo, ma non è chiaro cosa faccia e dove diamine sia, quindi tanto vale non accennarlo affatto.
Positivi i comprimari Watari e Tsubaki, gli amici d'infanzia di Kousei, che sono assai apprezzati. Purtroppo succede spesso che costoro hanno decisamente meno spazio di ciò che meritano, rimanendo così un po' nell'anonimato rispetto alle vicende dominanti.
Altra cosa che fa storcere il naso è il fatto che alcuni monologhi e i dialoghi dei ragazzi sono troppo adulti per la loro età, ma tutto sommato meglio tali che tutti puerili, altrimenti sì che ci sarebbe da strozzarsi. In ogni caso, dai piagnistei non si scappa!
La storia di Kaori è percepita di meno, anche se pareva concentrarsi su di lei l'intera trama; nel complesso la sceneggiatura è orientata verso la controparte maschile.
Il pregio maggiore della serie è indubbiamente l'animazione, con colori affascinanti che richiamano appunto la primavera, con fondali accurati e un chara tondeggiante ma abbastanza efficace. Le musiche contribuiscono a creare particolare pathos durante le esibizioni, chi è amante della musica classica si divertirà a riconoscere i vari brani suonati.
L'inizio promette bene, quella freschezza e gioventù rapisce e appassiona, diversamente dagli sviluppi che portano a tutt'altra direzione. Per fortuna, il finale non delude, sia perché è il vero finale, dato che è il medesimo del manga concluso da cui è tratto, e sia perché termina ciò che era aperto con una certa maturità, priva di forzature e melodrammi.
In sintesi, l'incipit e l'epilogo sono le parti migliori, alternanti le parti centrali che fanno abbassare di molto il voto totale.