Recensione
La Fenice
2.0/10
La più brutta opera di Tezuka che io abbia letto. Con questo sorprendente commento (sorprendente per me quando l'ho letta, e forse per molti fan del dio dei manga), potrebbe terminare la mia recensione.
Avendo apprezzato tantissimo altre opere dello stesso autore (Ayako, MW, Kirihito, Don Dracula, La Storia dei Tre Adolf), la delusione che ho provato leggendo "La Fenice" non ha praticamente eguali. Anche "Kimba" e "Astroboy" non mi avevano entusiasmato, ma in fondo sono opere immature e troppo vicine a Disney per suscitare grande interesse a uno che Topolino lo legge da più di vent'anni, da quando era piccino piccino.
"La fenice" però è davvero noioso. Il lavoro di una vita del maestro si riduce a una raccolta di idee non troppo originali; tutto considerato, è facile trovare autocitazioni da altre opere, rispetto alle quali quanto si vede svolgersi è una pallida imitazione. Nei numeri migliori (il terzo e il dodicesimo) si coglie un'eco pesante dei lavori più famosi (Astroboy e Black Jack), in altri quello delle opere storiche (I libri della guerra civile e il libro del sole).
Sorge il sospetto che "La fenice" sia in realtà un sottile scherzo del maestro: come l'animale mitologico nasce dalle ceneri, cioè da scarti della combustione, l'opera omonima nasce dalle ceneri dal genio di Tezuka, che brucia assai più luminoso in altri luoghi.
Questo parto del nostro soffre, per quanto mi riguarda, di difetti innumerevoli, tra cui forse il meno importante è il riferimento a dettagli culturali e a valori che non sono universali. Si ha come l'impressione che Tezuka qui compia una passo falso; come se la spinta innovatrice di un grande autore qui venga sostituita da un vago rigurgito reazionario.
Può anche essere che io non abbia capito l'opera, ma può anche essere che non ci sia niente da capire.
A mio avviso tra i numeri più illeggibili figurano: il libro di Yamato, il libro dell'universo (che però potrebbe piacere ai più giovani in quanto avventuroso), il libro del mito e il libro della nostalgia. Salverei, come già detto, il libro del futuro, il libro della vita e il libro degli esseri fantastici. Ma nemmeno questi gridano al capolavoro.
Mi dispiace molto per Hazard, che ha avuto coraggio a pubblicarlo, ma di Tezuka è da comprare tutto, tranne quest'opera, a meno che non siate studiosi di Tezuka o fan sfegatati, disposti a leggere qualunque sua opera purché sia.
Avendo apprezzato tantissimo altre opere dello stesso autore (Ayako, MW, Kirihito, Don Dracula, La Storia dei Tre Adolf), la delusione che ho provato leggendo "La Fenice" non ha praticamente eguali. Anche "Kimba" e "Astroboy" non mi avevano entusiasmato, ma in fondo sono opere immature e troppo vicine a Disney per suscitare grande interesse a uno che Topolino lo legge da più di vent'anni, da quando era piccino piccino.
"La fenice" però è davvero noioso. Il lavoro di una vita del maestro si riduce a una raccolta di idee non troppo originali; tutto considerato, è facile trovare autocitazioni da altre opere, rispetto alle quali quanto si vede svolgersi è una pallida imitazione. Nei numeri migliori (il terzo e il dodicesimo) si coglie un'eco pesante dei lavori più famosi (Astroboy e Black Jack), in altri quello delle opere storiche (I libri della guerra civile e il libro del sole).
Sorge il sospetto che "La fenice" sia in realtà un sottile scherzo del maestro: come l'animale mitologico nasce dalle ceneri, cioè da scarti della combustione, l'opera omonima nasce dalle ceneri dal genio di Tezuka, che brucia assai più luminoso in altri luoghi.
Questo parto del nostro soffre, per quanto mi riguarda, di difetti innumerevoli, tra cui forse il meno importante è il riferimento a dettagli culturali e a valori che non sono universali. Si ha come l'impressione che Tezuka qui compia una passo falso; come se la spinta innovatrice di un grande autore qui venga sostituita da un vago rigurgito reazionario.
Può anche essere che io non abbia capito l'opera, ma può anche essere che non ci sia niente da capire.
A mio avviso tra i numeri più illeggibili figurano: il libro di Yamato, il libro dell'universo (che però potrebbe piacere ai più giovani in quanto avventuroso), il libro del mito e il libro della nostalgia. Salverei, come già detto, il libro del futuro, il libro della vita e il libro degli esseri fantastici. Ma nemmeno questi gridano al capolavoro.
Mi dispiace molto per Hazard, che ha avuto coraggio a pubblicarlo, ma di Tezuka è da comprare tutto, tranne quest'opera, a meno che non siate studiosi di Tezuka o fan sfegatati, disposti a leggere qualunque sua opera purché sia.