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8.0/10
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È l'opera migliore della Takahashi: narra di una pensione, chiamata Maison Ikkoku, dove il vecchio amministratore è appena stato sostituito da una bellissima ragazza da poco rimasta vedova: Kyoko Otonashi.
Yusaku Godai è uno studente residente nella pensione che si innamora a prima vista della nuova amministratrice, ma quest'ultima pensa ancora al suo defunto marito e non è affatto disposta a innamorarsi di un altro. Il tutto è condito dai co-inquilini di Godai: Akemi, Ichinose e Yotsuya sempre pronti a bere e fare festa per ogni motivo, per quanto superfluo possa essere, ma sopratutto dei gran ficcanaso, sempre in cerca di pettegolezzi.

Manga romantico ma pure divertente, che descrive il Giappone degli anni Ottanta dove non essere sposati come Kyoko è considerato sconveniente; dove il povero Godai deve sudare sette (ma diciamo pure quattordici o ventuno) camicie per trovare un lavoro mentre un giovane ricco come Mitaka pare proprio il marito ideale: bello e facoltoso.
Senza contare il terribile conflitto generazionale: i figli hanno una mentalità diversa dai genitori e sono in costante litigio. Kyoko con i suoi genitori, Mitaka con suo zio, Yagami (personaggio che apparirà più avanti nel corso della storia) con suo padre, solo Godai e la sua famiglia ne sono immuni.

Decisamente un bel manga, anche se è uno di quei casi in cui al fumetto originale preferisco la serie animata.

Ma cosa rende questa lettura l'opera migliore della cosidetta "Principessa dei manga"? In primo luogo qui le situazioni non si ripetono all'infinito come in Ranma o Lamù. La lunghezza della storia è più che ragionevole (qualchè capitolo inutile c'è ma veramente pochi) e poi è anche una questione di target: gli altri sono più fantasiosi e pensati per gli adolescenti, mentre questo è decisamente più realistico e indirizzato a un pubblico adulto.

I disegni sono abbastanza scadenti per me, sopratutto nei primi volumi, ma potrebbe essere solo una sensazione dovuta al fatto che mi ero abituato alla versione animata.