Recensione
Akira
9.0/10
Negli ultimi anni le maggiori case di produzioni cinematografiche americane hanno iniziato a puntare lo sguardo verso l'interminabile serbatoio dei manga e degli anime, proficuo bacino di idee rimasto finora quasi del tutto inesplorato. Si è parlato di molti titoli, alcuni dei quali anche molto famosi, come Death Note, Cowboy Bebop, Mai la ragazza psichica, con annessi dubbi e perplessità sulla validità di un ipotetica versione statunitense. Tra tutti questi spicca un titolo che, paradossalmente potrebbe venir trasposto in maniera molto fedele dal cinema americano visti i suoi contenuti. Sto parlando di Akira.
Akira nasce dalla fervida mente del mangaka Katsuhiro Otomo nel 1982 continuando per un lungo periodo di serializzazione fino al 1990, contando 6 numeri, edito da Kodansha. La visionaria opera ci porta nell'anno 2019 in una Tokyo risorta dalle ceneri della Terza Guerra Mondiale e che, a fatica cerca a stento di ritirarsi su dal disastro mondiale. In questa giungla metropolitana, costituita da degrado e criminalità come mai se ne sono visti di simili si muove la disordinata banda di teppisti capitanata dal giovane Kaneda e dal fido amico Tetsuo. I ragazzi sono un gruppo di sbandati, giovani senza una guida, senza genitori, senza nessuno che badi a loro o che gli impartisca i giusti doveri e valori morali. Un giorno, durante una corsa in moto il gruppo si imbatte in uno strano ragazzino con il volto insolitamente da vecchio e uno di loro, Tetsuo, nel tentativo di evitarlo finisce per avere un incidente. Mentre i suoi amici cercano di soccorrerlo interviene quasi immediatamente l'esercito e, cercando il misterioso ragazzino ormai scomparso preleva il povero Tetsuo e lo porta via in gran segreto. Da questo momento Kaneda e i suoi fidi amici cercheranno di scoprire cosa c'è dietro questo insolito sequestro e che cosa trama in gran segreto il governo di Neo-Tokyo.
Ciò che colpisce maggiormente il lettore, durante le prime pagine del manga è la cura maniacale riposta nei disegni e nei vari dettagli, specialmente della metropoli e nei vari lati tecnologici che man mano faranno la loro comparsa nella vicenda: la monumentale città di Neo-Tokyo appare come un gigante, un'imponente serie di grattacieli che si stagliano all'infinito verso il cielo in una sequenza claustrofobica. La visionaria città rappresenta la punta massima dell'evoluzione tecnologica ma allo stesso tempo il degrado e l'implosione sociale che ne è derivata: la società proposta in Akira è completamente allo sbando, senza più controllo, senza più ordine etico e sociale, senza più certezze e sicurezza, un inferno urbano dove a farla da padrone c'è la corruzione e la criminalità. La punta di questo iceberg nonchè simbolo della rovina umana è rappresentata dal giovane Tetsuo, amico nonchè nemesi del protagonista Kaneda. Il giovane, alienato dalla società ha represso per anni le proprie incertezze e paure, diventando uno dei tanti emarginati allontanato da tutto e da tutti e pieno di rancore e odio per ciò che lo ha reso così. Tetsuo vede nell'amico Kaneda un modello da seguire e ammirare ma al tempo stesso ne subisce un profondo senso di inferiorità che sfocia in invidia. Kaneda non si accorge di tutto questo e continua a ritenere Tetsuo un amico sincero ma la visione del suo amico cambierà definitivamente dopo lo sfortunato incidente nel quale verrà coinvolto suo malgrado.
I temi trattati in Akira sono molteplici, primo su tutti l'emarginazione sociale del quale farà un grande perno centrale per l'evoluzione della vicenda ma arriverà a trattare anche grandi problemi come la corruzione, il lato peggiore del potere politico continuando anche per il già citato sopra degrado urbano e sociologico, qui portato al limite massimo possibile. Ovviamente, in tutto questo sarà presente anche l'amicizia e l'amore, in un turbine di eventi che culminerà nella seconda parte a dir poco epica.
Akira è un manga, ma riprende molto lo stile fantascientifico americano, calcandone la mano e rendendolo più occidentale che orientale. Numerose le fonti di ispirazioni evidenti, Katsuhiro Otomo ha sempre ammesso di essere un grande fan della cinematografia americana e detto questo si potrà scorgere tranquillamente un po' di Blade Runner e di Brazil nella struttura della cosmopolita megalopoli di Neo-Tokyo, così imponente ma allo stesso tempo così fragile e decadente, così affollata ma così marcia nelle fondamenta sociali da diventare un grande cellula tumorale dell'umanità stessa. Si scorge anche un po' di 1997: Fuga da New York nella seconda parte del manga, con una Neo-Tokyo da incubo che ricorda tantissimo il mega carcere di sicurezza che era diventato l'isola di Manhatthan nel film di John Carpenter. Si passa anche ad Alien, nelle cupe e tetre mura fatte di tubi, fili, impianti e reti di circuiti che caratterizzeranno molti laboratori e celle di massima sicurezza, un'orgia di tecnologia futuristica da brivido. Esplosioni, grattacieli che crollano, strade che si aprono, enormi crateri che si creano dal nulla, spostamenti d'aria immani, Akira è caratterizzato da una continua nonché inesauribile corsa alla distruzione di tutto e di tutti, sia al livello fisico che mentale. Un grande viaggio introspettivo della persona, del mondo in cui viviamo ma anche del senso stesso della vita, di come percepiamo il potere, di come lo useremmo una volta ottenuto, di ciò che vogliamo veramente dalla vita, di ciò che conta maggiormente per noi. Nonostante i contenuti siano di rilievo e molto delicati la vicenda non pesa affatto e tranne qualche passaggio un po' più pesante nei primi numeri la trama difficilmente annoierà o peserà al lettore, trovandosi terribilmente incollato alle pagine della serie.
Akira, nonostante sia un must capace di incidere il proprio nome nella lunga storia dei fumetti giapponesi non è esente da difetti, uno su tutti i personaggi stessi: di caratterizzazione non eccelsa ma comunque buona e valida, molti verranno "inglobati" dalla catastrofica sequenza di eventi, risultando così schiacciati e soffocati senza spiccare in maniera particolare. Niente paura, perchè già dal terzo volume ognuno troverà una sua strada permettendo così al lettore di inquadrarlo in maniera ottimale e di farsi un'idea su essi.
Akira in Italia è stato riproposto di recente da parte di Planet Manga ristampando i 6 maxi volumi di Akira Collection precedentemente andati esauriti. L'edizione non è delle migliori purtroppo, avendo un prezzo non accessibile a tutti e una qualità fisica del volume mediocre. Vari disguidi e non precisate motivazioni della casa giapponese, Kodansha, hanno impedito all'editore nostrano di rilasciare una nuova edizione completamente nuova, indi si è optato per una semplice ristampa dell'ultima edizione rilasciata.
Akira fa parte della storia dei fumetti giapponesi. Un titolo che è stato capace di rivoluzionare la concezione stessa di manga, così come ha fatto per gli anime l'omonimo film uscito nel 1988, scritto e diretto sempre dallo stesso Otomo. Non una lettura per tutti ma che al tempo stesso consiglio caldamente a tutti coloro che sono appassionati e che amano il vasto mondo dei manga, che ne amano le caratteristiche, gli inaspettati risvolti, i carismatici personaggi, i bei disegni e i finali commoventi. Un capolavoro immortale pieno di messaggi e di valori, un'opera titanica che rimarrà tale per sempre.
"Il ricordo di Akira vive per sempre nei nostri cuori".
Akira nasce dalla fervida mente del mangaka Katsuhiro Otomo nel 1982 continuando per un lungo periodo di serializzazione fino al 1990, contando 6 numeri, edito da Kodansha. La visionaria opera ci porta nell'anno 2019 in una Tokyo risorta dalle ceneri della Terza Guerra Mondiale e che, a fatica cerca a stento di ritirarsi su dal disastro mondiale. In questa giungla metropolitana, costituita da degrado e criminalità come mai se ne sono visti di simili si muove la disordinata banda di teppisti capitanata dal giovane Kaneda e dal fido amico Tetsuo. I ragazzi sono un gruppo di sbandati, giovani senza una guida, senza genitori, senza nessuno che badi a loro o che gli impartisca i giusti doveri e valori morali. Un giorno, durante una corsa in moto il gruppo si imbatte in uno strano ragazzino con il volto insolitamente da vecchio e uno di loro, Tetsuo, nel tentativo di evitarlo finisce per avere un incidente. Mentre i suoi amici cercano di soccorrerlo interviene quasi immediatamente l'esercito e, cercando il misterioso ragazzino ormai scomparso preleva il povero Tetsuo e lo porta via in gran segreto. Da questo momento Kaneda e i suoi fidi amici cercheranno di scoprire cosa c'è dietro questo insolito sequestro e che cosa trama in gran segreto il governo di Neo-Tokyo.
Ciò che colpisce maggiormente il lettore, durante le prime pagine del manga è la cura maniacale riposta nei disegni e nei vari dettagli, specialmente della metropoli e nei vari lati tecnologici che man mano faranno la loro comparsa nella vicenda: la monumentale città di Neo-Tokyo appare come un gigante, un'imponente serie di grattacieli che si stagliano all'infinito verso il cielo in una sequenza claustrofobica. La visionaria città rappresenta la punta massima dell'evoluzione tecnologica ma allo stesso tempo il degrado e l'implosione sociale che ne è derivata: la società proposta in Akira è completamente allo sbando, senza più controllo, senza più ordine etico e sociale, senza più certezze e sicurezza, un inferno urbano dove a farla da padrone c'è la corruzione e la criminalità. La punta di questo iceberg nonchè simbolo della rovina umana è rappresentata dal giovane Tetsuo, amico nonchè nemesi del protagonista Kaneda. Il giovane, alienato dalla società ha represso per anni le proprie incertezze e paure, diventando uno dei tanti emarginati allontanato da tutto e da tutti e pieno di rancore e odio per ciò che lo ha reso così. Tetsuo vede nell'amico Kaneda un modello da seguire e ammirare ma al tempo stesso ne subisce un profondo senso di inferiorità che sfocia in invidia. Kaneda non si accorge di tutto questo e continua a ritenere Tetsuo un amico sincero ma la visione del suo amico cambierà definitivamente dopo lo sfortunato incidente nel quale verrà coinvolto suo malgrado.
I temi trattati in Akira sono molteplici, primo su tutti l'emarginazione sociale del quale farà un grande perno centrale per l'evoluzione della vicenda ma arriverà a trattare anche grandi problemi come la corruzione, il lato peggiore del potere politico continuando anche per il già citato sopra degrado urbano e sociologico, qui portato al limite massimo possibile. Ovviamente, in tutto questo sarà presente anche l'amicizia e l'amore, in un turbine di eventi che culminerà nella seconda parte a dir poco epica.
Akira è un manga, ma riprende molto lo stile fantascientifico americano, calcandone la mano e rendendolo più occidentale che orientale. Numerose le fonti di ispirazioni evidenti, Katsuhiro Otomo ha sempre ammesso di essere un grande fan della cinematografia americana e detto questo si potrà scorgere tranquillamente un po' di Blade Runner e di Brazil nella struttura della cosmopolita megalopoli di Neo-Tokyo, così imponente ma allo stesso tempo così fragile e decadente, così affollata ma così marcia nelle fondamenta sociali da diventare un grande cellula tumorale dell'umanità stessa. Si scorge anche un po' di 1997: Fuga da New York nella seconda parte del manga, con una Neo-Tokyo da incubo che ricorda tantissimo il mega carcere di sicurezza che era diventato l'isola di Manhatthan nel film di John Carpenter. Si passa anche ad Alien, nelle cupe e tetre mura fatte di tubi, fili, impianti e reti di circuiti che caratterizzeranno molti laboratori e celle di massima sicurezza, un'orgia di tecnologia futuristica da brivido. Esplosioni, grattacieli che crollano, strade che si aprono, enormi crateri che si creano dal nulla, spostamenti d'aria immani, Akira è caratterizzato da una continua nonché inesauribile corsa alla distruzione di tutto e di tutti, sia al livello fisico che mentale. Un grande viaggio introspettivo della persona, del mondo in cui viviamo ma anche del senso stesso della vita, di come percepiamo il potere, di come lo useremmo una volta ottenuto, di ciò che vogliamo veramente dalla vita, di ciò che conta maggiormente per noi. Nonostante i contenuti siano di rilievo e molto delicati la vicenda non pesa affatto e tranne qualche passaggio un po' più pesante nei primi numeri la trama difficilmente annoierà o peserà al lettore, trovandosi terribilmente incollato alle pagine della serie.
Akira, nonostante sia un must capace di incidere il proprio nome nella lunga storia dei fumetti giapponesi non è esente da difetti, uno su tutti i personaggi stessi: di caratterizzazione non eccelsa ma comunque buona e valida, molti verranno "inglobati" dalla catastrofica sequenza di eventi, risultando così schiacciati e soffocati senza spiccare in maniera particolare. Niente paura, perchè già dal terzo volume ognuno troverà una sua strada permettendo così al lettore di inquadrarlo in maniera ottimale e di farsi un'idea su essi.
Akira in Italia è stato riproposto di recente da parte di Planet Manga ristampando i 6 maxi volumi di Akira Collection precedentemente andati esauriti. L'edizione non è delle migliori purtroppo, avendo un prezzo non accessibile a tutti e una qualità fisica del volume mediocre. Vari disguidi e non precisate motivazioni della casa giapponese, Kodansha, hanno impedito all'editore nostrano di rilasciare una nuova edizione completamente nuova, indi si è optato per una semplice ristampa dell'ultima edizione rilasciata.
Akira fa parte della storia dei fumetti giapponesi. Un titolo che è stato capace di rivoluzionare la concezione stessa di manga, così come ha fatto per gli anime l'omonimo film uscito nel 1988, scritto e diretto sempre dallo stesso Otomo. Non una lettura per tutti ma che al tempo stesso consiglio caldamente a tutti coloro che sono appassionati e che amano il vasto mondo dei manga, che ne amano le caratteristiche, gli inaspettati risvolti, i carismatici personaggi, i bei disegni e i finali commoventi. Un capolavoro immortale pieno di messaggi e di valori, un'opera titanica che rimarrà tale per sempre.
"Il ricordo di Akira vive per sempre nei nostri cuori".