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Le storie di Nadia, Jean e dei loro compagni di avventura rappresentano per me uno di quei prodotti difficili da recensire. Il motivo è prettamente emotivo: essendo una serie animata della mia stessa età, nata proprio quando nasceva il sottoscritto, è come se fosse avvolta da una coltre di nostalgia che attenua i rumori negativi di sottofondo e amplifica invece le note più positive. In pratica, fatico a darne un giudizio oggettivo, poiché inizio ad essere un vecchio, e in quanto tale tutto ciò che mi ricorda la mia infanzia è intoccabile e dorato.
Ciononostante, dopo decine di anni dalla sua messa in onda in Italia e dopo grossi patemi d'animo, sono riuscito a trovare la forza per concedermi un commento su "Nadia". Un giudizio che, mi scoccia ammettere, è lungi dall'essere elevato e immacolato quanto la mia nostalgia mi illudeva essere.

Già, perché sarebbe da folli non considerare al netto di una valutazione la seconda sezione della serie fino all'episodio 35: un calo così vistoso e vertiginoso da far girare la testa e chiedersi se possa valer la pena proseguire nella visione. Si tratta di buoni sette-otto episodi di una pochezza tale, da farci completamente rimangiare quanto avremmo potuto dire di buono sulla prima metà abbondante e sul finale. Dell'intensità emotiva e narrativa dei primi venti episodi abbondanti non resta nulla; il ritmo serrato e sostenuto, le scoperte sconvolgenti, i poteri e gli avvenimenti incomprensibili, persino quel retrogusto steampunk fatto di vapore e macchinari ingegnosi al limite tra antico e nuovo, tutto quanto viene spazzato via per lasciare spazio a un filone narrativo spoglio, inutile per il 95% della sua durata, che ha ragione di esistere in questa serie come il proverbiale elefante nel negozio di cristalli.
Fortunatamente, però, questo intermezzo di dubbio gusto e dubbia utilità è solo uno stacco isolato, per quanto lungo, e riesce ugualmente a lasciare abbondante spazio prima e dopo di sé a un prodotto di qualità, che emoziona, entusiasma, convince e piace, che fila via liscio senza intoppi e intriga per i tanti misteri presenti.

Altro minuscolo neo, la virata al fantascientifico puro del finale. Certamente le avvisaglie di questo cambiamento c'erano state per tutta la serie, ma mi aspettavo ugualmente qualcosa di meno tecnologicamente evoluto che facesse da prosieguo tematico a quanto era stato utilizzato nella prima sezione di anime. Quel sentore steampunk di cui parlavo prima in stile "Wild Wild West" di Will Smith, con pistoni, vapore, macchinari enormi e impressionanti, era stato secondo me un punto forte delle primissime puntate e aveva subito una certa propulsione dai ritrovamenti stile modernariato sulla civiltà perduta, ma è stato ugualmente messo a tacere nel finale per lasciare spazio a qualcosa più vicino ai mecha di "Neon Genesis Evangelion" (con tanto di riferimenti ad Adam...). Ora, mi aspettavo il cambiamento, ma non pensavo potesse essere così radicale; anche perché, volendo essere pignoli, le vicende sono state ambientate prima del Novecento, quindi qualcosa dal sapore più classico sarebbe risultato più appagante al mio palato.

Concludo. La serie è sicuramente piacevole e merita di essere vista, ma al contempo merita una riflessione la sezione centrale ad alto tasso di sbadigli. Senza di essa il voto avrebbe potuto ambire all'Olimpo, purtroppo si ferma a mezza strada tra terra e cielo, e tinge il mio giudizio con una punta di amarezza neanche tanto trascurabile. Peccato.