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9.0/10
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Touch è un'opera che significa molto per me. Per questa ragione, temo che sarò tutt'altro che oggettiva nel recensirla, siete avvisati.
I disegni di Adachi sono semplici e chiari ma, al tempo stesso, curati, soprattutto per quanto riguarda gli sfondi. Dal momento che si tratta di un'opera degli anni '80, un lettore abituato a un tratto più moderno potrebbe, almeno in un primo momento, non trovare di suo gusto questo stile, ma io invito a proseguire comunque nella lettura, anche solo per apprezzare come Adachi riesca a trasmettere il senso dello scorrere del tempo (e dello spostarsi nello spazio) semplicemente passando da una vignetta a un'altra, senza bisogno di didascalie o di altri stratagemmi. Ammetto di aver letto altre opere che riescono in quest'intento ma, prima di Touch, ero abituata a leggere solo fumetti occidentali di un certo tipo e perciò questa caratteristica mi colpì moltissimo, senza contare che, ancora adesso, credo che Touch rimanga comunque unico per il modo in cui riesce a farti prendere coscienza dei mutamenti che lentamente avvengono nel mondo e nella vita dei suoi protagonisti.
A proposito di protagonisti, Touch è quel tipo di storia che ti costringe ad affezionarti a tutti i personaggi, da quelli più importanti a quelli di contorno, capaci comunque di strapparti un sorriso. Non ci sono psicologie particolarmente complesse ma, proprio per questo, non vi sono nemmeno incoerenze e, d'altra parte, questo non significa che non vi sia approfondimento: Tatsuya e Minami sono ovviamente i due a cui è dedicato più spazio, ma anche moltissimi altri comprimari hanno il loro momento per brillare, per mostrarci un lato inaspettato del loro carattere, o qualcosa che non conoscevamo del loro passato, o semplicemente un loro sentimento più intimo. Purtroppo non tutti i personaggi sono gestiti bene, ve ne sono alcuni che vengono introdotti solo per scomparire senza aver dato un vero contributo alla storia. Secondo me, questo è un difetto solo fino a un certo punto: nella vita spesso si conoscono persone con le quali si perdono in fretta i contatti, perciò questa caratteristica di Touch può essere considerata come un supplemento di realismo, per quanto possa infastidire i lettori più attenti ai dettagli.
Quello che invece non può deludere nessuno, è il modo in cui vengono gestite le partite di baseball. Io non sono un'appassionata di sport e tanto meno di baseball, eppure giuro che, leggendo Touch, mi sono ritrovata a esultare per un fuoricampo e poi a urlare "no!" quando questo viene annullato perché i nostri hanno sbagliato l'ordine di battuta... E l'emozione trasmessa al lettore è la stessa per ogni partita! Infatti non ci si annoia mai e, per quanto talvolta il risultato della partita stessa sia prevedibile, c'è sempre un autentico senso di sfida, non si ha mai la sensazione che la vittoria si assicurata.
Ma Touch non emoziona solo per il baseball. Touch è riuscito a farmi ridere con le sue battute e la sua ironia, come è riuscito a farmi piangere (ben più di una volta) con i suoi momenti drammatici. Questo è il motivo per cui quest'opera è così importante per me: nella sua semplicità, è riuscito a donarmi queste emozioni (di per se non facili da suscitare) nel corso di tutta la lettura. Non posso fare altro che consigliare a tutti di recuperarlo: sport, slice of life, romanticismo, dramma, relazioni credibili tra i personaggi, commedia, cura per i dettagli e molto altro, sono tutte componenti che insieme riescono a dare di più della somma delle singole parti. Creano Touch.