Recensione
Made in Abyss
9.5/10
Mi sono avvicinato a questo anime per lo stile che mi ricorda "Alien 9", uno dei titoli che apprezzai di più molti anni orsono, quando su Internet iniziavano a girare i primi fansub in formato digitale. "Made in Abyss" mi ha da subito positivamente impressionato e, con il senno di poi, è sorprendente, visto che ho preso un bel granchio: non ha nessuna connessione con "Alien 9" né è tratto da un manga dello stesso autore, come credevo. E’ tuttavia innegabile che i due anime condividano la stessa grafica: il disegno pare infantile e tende a ingannare lo spettatore, che potrebbe etichettarlo come un prodotto per bambini. La realtà è che il contrasto con la tenera età dei protagonisti e la brutalità delle situazioni che dovranno affrontare crea un coinvolgimento ancora maggiore nello spettatore, ingannato dal tratto esageratamente tondeggiante e pacioso. "Made in Abyss" sa essere crudo e crudele, non risparmia niente a nessuno e mette chiaro sin dall’inizio che probabilmente non assisteremo a un semplice e banale lieto fine. Considerate comunque che in questa prima stagione la trama è ben lontana dal concludersi, visto che si interrompe non tanto dopo la metà del viaggio.
Ho trovato l’ambientazione affascinante, ben ideata, e che non vedo l’ora di esplorare più a fondo, addentrandomi nei meandri dell’Abisso insieme alla giovane Riko, senza per fortuna dover subire gli effetti della risalita. In un mondo in cui ormai è tutto noto e schedato, c’è ancora un posto in cui l’uomo non riesce ad addentrarsi, l’Abisso ritrovato in mezzo a una sperduta isola nell’oceano. La curiosità, il ritrovamento di artefatti mai visti prima e spesso dai poteri sorprendenti ha dato il via ad una vera e propria caccia al tesoro che ha visto sorgere in poco tempo una vera e propria città sui bordi dell’Abisso. Ma la discesa non solo è pericolosa, visto che è abitato da creature feroci e mai viste in natura, ma ha una controversa e a volte mortale controindicazione, ovvero, quando si decide di risalire, si subiscono una serie di problemi che, qualora si scendesse troppo, arrivano fino all’inevitabile morte dell’esploratore. In tale contesto molti bambini rimangono orfani dei genitori, e Riko è infatti cresciuta in un orfanotrofio con il sogno di diventare una famosa esploratrice come sua madre.
"Made in Abyss" procede con il giusto ritmo narrativo, senza rallentare troppo, prendendosi il tempo necessario per creare dei personaggi con un certo spessore e soprattutto dipingendo l’ambientazione come è opportuno fare. L’ecosistema che viene presentato sembra stare in piedi: mi piacerebbe avere una mappa, un bestiario e, chissà, farci una bella sessione di un gioco di ruolo all’interno. Si tratta di una produzione curata sotto tutti gli aspetti, che ha l’unico difetto di calcare forse troppo su alcune scene che appaiono più cruente del necessario. L’abisso è stato costruito con coerenza e intelligenza, la sua esplorazione fa assaggiare allo spettatore l’adrenalina della scoperta, senza che possa sapere con precisione cosa dovranno affrontare i personaggi e quale meraviglie e segreti li attendono. Un mix coinvolgente che riesce a mantenersi tale per l’intera durata di questa prima parte di serie, che pare fare da antipasto a un pasto ancor più succulento, che non vedo l’ora di vedere.
Ho trovato l’ambientazione affascinante, ben ideata, e che non vedo l’ora di esplorare più a fondo, addentrandomi nei meandri dell’Abisso insieme alla giovane Riko, senza per fortuna dover subire gli effetti della risalita. In un mondo in cui ormai è tutto noto e schedato, c’è ancora un posto in cui l’uomo non riesce ad addentrarsi, l’Abisso ritrovato in mezzo a una sperduta isola nell’oceano. La curiosità, il ritrovamento di artefatti mai visti prima e spesso dai poteri sorprendenti ha dato il via ad una vera e propria caccia al tesoro che ha visto sorgere in poco tempo una vera e propria città sui bordi dell’Abisso. Ma la discesa non solo è pericolosa, visto che è abitato da creature feroci e mai viste in natura, ma ha una controversa e a volte mortale controindicazione, ovvero, quando si decide di risalire, si subiscono una serie di problemi che, qualora si scendesse troppo, arrivano fino all’inevitabile morte dell’esploratore. In tale contesto molti bambini rimangono orfani dei genitori, e Riko è infatti cresciuta in un orfanotrofio con il sogno di diventare una famosa esploratrice come sua madre.
"Made in Abyss" procede con il giusto ritmo narrativo, senza rallentare troppo, prendendosi il tempo necessario per creare dei personaggi con un certo spessore e soprattutto dipingendo l’ambientazione come è opportuno fare. L’ecosistema che viene presentato sembra stare in piedi: mi piacerebbe avere una mappa, un bestiario e, chissà, farci una bella sessione di un gioco di ruolo all’interno. Si tratta di una produzione curata sotto tutti gli aspetti, che ha l’unico difetto di calcare forse troppo su alcune scene che appaiono più cruente del necessario. L’abisso è stato costruito con coerenza e intelligenza, la sua esplorazione fa assaggiare allo spettatore l’adrenalina della scoperta, senza che possa sapere con precisione cosa dovranno affrontare i personaggi e quale meraviglie e segreti li attendono. Un mix coinvolgente che riesce a mantenersi tale per l’intera durata di questa prima parte di serie, che pare fare da antipasto a un pasto ancor più succulento, che non vedo l’ora di vedere.