Recensione
Reiraku - La Caduta
8.5/10
Reiraku, l’ultima fatica di Asano è un’opera diversa dalle sue precedenti che erano intrise di grottesca ermeticità, il nuovo volume è invece dolorosamente realistico, esplicito e diretto, non si risparmia nel ritrarre la disillusione e lo squallore che vive Fukasawa, un fumettista al giorno d’oggi. Scelta estremamente coraggiosa dato che il volume è venduto come autobiografico.
In poche pagine Asano è capace di trattare tantissimi temi partendo però da uno cardine: un annichilente senso di svuotamento: della creatività, della motivazione e delle relazioni umane.
La convergenza della realtà circostante e dei social ha come conseguenza una pressione continua alla produttività. Una produttività a tutti costi, anche a scapito della qualità.
Asano ritrae un quadro chiaro del mangaka contemporaneo: un uomo solo, profondamente solo, che sacrifica al lavoro le relazioni umane. Incapace di impegnarsi continuativamente in un rapporto, si consola con un palliativo dell’amore, le escort, perché la vicinanza fisica è l’unica che può permettersi dato che ha un prezzo. Mentre il rapporto con la moglie, che sarebbe recuperabile solo con la dedizione, con il tempo e con la cura, quello un mangaka come lui non se lo può permettere.
Altra ambivalenza è quella tra la qualità e la produttività. Il protagonista disprezza il calo contenutistico nel panorama fumettistico ma non può fare a meno di essere ossessionato dalle vendite e di giudicare il valore di un artista- lui stesso innanzitutto- in base a queste.
È arrogante e patologicamente insicuro allo stesso tempo, sempre in preda alla contraddizione del disprezzare la mistificazione che alcuni lettori fanno del mondo dei manga e degli autori e quello che lui sente come un legittimo sentimento di superiorità.
Odia essere incompreso, ma odia anche chi millanta una comprensione profonda non solo dei suoi lavori ma anche della sua persona.
Quindi chi è il “mangaka” per Asano?
un uomo demotivato e disilluso, che tira avanti perché il fumetto è l’unico mondo che ha mai conosciuto, un mondo esigente a cui ha immolato tutta la sua esistenza.
I bellissimi disegni, più realistici del solito, vanno di pari passo con il registro narrativo: serio e maturo.
La sensibilità e la delicatezza di Asano fanno sì che quello che potrebbe apparire come un quadro fin troppo squallido e deprimente venga smorzato. Basta notare il rispetto con cui ritrae una prostituta in carne o il tenero bisogno di calore umano di un uomo emotivamente immaturo, per vedere tutto sotto una nuova luce, sempre drammatica e nichilista, ma più indulgente.
In poche pagine Asano è capace di trattare tantissimi temi partendo però da uno cardine: un annichilente senso di svuotamento: della creatività, della motivazione e delle relazioni umane.
La convergenza della realtà circostante e dei social ha come conseguenza una pressione continua alla produttività. Una produttività a tutti costi, anche a scapito della qualità.
Asano ritrae un quadro chiaro del mangaka contemporaneo: un uomo solo, profondamente solo, che sacrifica al lavoro le relazioni umane. Incapace di impegnarsi continuativamente in un rapporto, si consola con un palliativo dell’amore, le escort, perché la vicinanza fisica è l’unica che può permettersi dato che ha un prezzo. Mentre il rapporto con la moglie, che sarebbe recuperabile solo con la dedizione, con il tempo e con la cura, quello un mangaka come lui non se lo può permettere.
Altra ambivalenza è quella tra la qualità e la produttività. Il protagonista disprezza il calo contenutistico nel panorama fumettistico ma non può fare a meno di essere ossessionato dalle vendite e di giudicare il valore di un artista- lui stesso innanzitutto- in base a queste.
È arrogante e patologicamente insicuro allo stesso tempo, sempre in preda alla contraddizione del disprezzare la mistificazione che alcuni lettori fanno del mondo dei manga e degli autori e quello che lui sente come un legittimo sentimento di superiorità.
Odia essere incompreso, ma odia anche chi millanta una comprensione profonda non solo dei suoi lavori ma anche della sua persona.
Quindi chi è il “mangaka” per Asano?
un uomo demotivato e disilluso, che tira avanti perché il fumetto è l’unico mondo che ha mai conosciuto, un mondo esigente a cui ha immolato tutta la sua esistenza.
I bellissimi disegni, più realistici del solito, vanno di pari passo con il registro narrativo: serio e maturo.
La sensibilità e la delicatezza di Asano fanno sì che quello che potrebbe apparire come un quadro fin troppo squallido e deprimente venga smorzato. Basta notare il rispetto con cui ritrae una prostituta in carne o il tenero bisogno di calore umano di un uomo emotivamente immaturo, per vedere tutto sotto una nuova luce, sempre drammatica e nichilista, ma più indulgente.