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È l’ennesimo isekai che tenta di introdurre qualcosa di nuovo, ma alla fine viene frenato dai limiti intrinseci del genere, quantomeno per come lo interpretano le varie produzioni che vi si cimentano.

Le novità sono che qui i protagonisti non muoiono e si reincarnano, ma vengono trasportati in un mondo fantasy da un dio che intravede il loro potenziale e vuole giocare con loro. Curiosa l'accoppiata fratello-sorella, legatissimi ma senza che ci sia mai un accenno a superare il lecito legame fraterno, cosa che personalmente ho apprezzato moltissimo.
L'ambientazione è resa innocua dalla premessa: un mondo dove è proibito uccidere o prevaricare gli altri, dove l'unico modo per risolvere le dispute è attraverso scommesse e giochi di abilità e fortuna, dove è anche concesso barare, a patto di non venire scoperti.

Il resto però è tutto già visto: il mondo in cui finiscono è abitato da persone mediamente stupide o comunque molto limitate, per cui le novità introdotte dai due fratelli, per quanto elementari ai nostri occhi, appaiono rivoluzionare e li ergono a guide. La maggior parte dei personaggi con cui interagiscono sono ragazze, e tutte quante finiscono per mettersi al servizio dei protagonisti e obbedire ai loro ordini, finendo per ammirarli e amarli dopo un paio di banalissime interazioni che non giustificano per nulla la cosa.
Secondo me è anche resa male la scelta di rendere i due protagonisti dei geni assoluti, in grado di sconfiggere i loro avversari nelle rispettive sfide di fortuna e abilità grazie a strategie e previsioni impossibili: in realtà non si percepisce mai questa genialità, questa superiorità rispetto agli altri, perché le loro vittorie sono sempre palesemente dovute al fatto che lo vogliano gli autori. Insomma, in nessun momento sembra di trovarsi al cospetto di un Light Yagami o un Lelouch Lamperouge.

Se a questo aggiungiamo che la serie è incompleta, direi che la visione, pur non certo sgradevole, alla fine lascia solo la sensazione di aver sprecato il proprio tempo...