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6.5/10
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Platinum End non è un manga per tutti, anzi, è un manga per pochissimi e che sicuramente deluderà buona parte dei lettori che arrivano da Death Note o che leggendo il sommario penseranno di trovarsi in un altro Battle Royale.

ATTENZIONE, CONTIENE LIEVI SPOILER

Bisogna subito dire che questo manga ha una struttura quantomeno curiosa, che non è chiaro se sia voluta dagli autori stessi o da decisioni editoriali. Fatto sta che l'opera può benissimo essere divisa in due parti distinte e che funzionano in maniera molto diversa.

La prima parte è decisamente più uno shonen classico. C'è un antagonista che vuole diventare Dio uccidendo gli altri candidati e il gruppo di buoni che lo combatte.
Questa parte sarà sicuramente la più apprezzata dal lettore medio, che si troverà a seguire dinamiche classiche e ben note. Tuttavia non brilla per originalità e l'antagonista stesso non l'ho trovato molto interessante o quantomeno avrebbe potuto essere sviluppato meglio.

La seconda parte è invece molto più particolare ed è ciò che rende questo manga interessante rispetto ad altri e che può dare un motivo per leggerlo.
Sostanzialmente è un manga anticlimatico. Laddove lo shonen è sempre un susseguirsi di nemici più forti, in Platinum End, si arriva a metà storia senza un nemico particolare e questo abbassa il ritmo della trama, o per meglio dire, ne sposta totalmente il baricentro.
Da una lotta tra candidati si passa ad un manga riflessivo, dove la filosofia e la ricerca del senso della vita e di quello che vivono i personaggi prende il sopravvento. Qui si cominciano a respirare di più i dialoghi alla Death Note, fatti di discorsi complicati e non sempre facili da capire, ma molto affascinanti e ricchi di spunti di riflessione.

Questo rende Platinum End un manga anomalo, che lascerà buona parte dei lettori delusi e annoiati dall'evoluzione della trama. Ma i restanti potrebbero trovarsi in mano un'opera che li lascerà seriamente colpiti e increduli per quello che hanno letto.

Bisogna però ammettere che l'esperimento è riuscito solo in parte.
Questo suo essere diviso in due parti così diverse è il suo punto debole, in quanto tende naturalmente a deludere le aspettative dei lettori a metà lettura e pare di trovarsi a due opere con target differenti, rendendola quasi inadatta a qualunque pubblico.

Mirai è un protagonista debole. Pare l'esatto opposto di Light Yagami, quindi un personaggio estremamente buono, moralista e che odia la morte e la sofferenza altrui. Nonostante il personaggio non sia piatto nella caratterizzazione, è comunque prevedibile e molto standard per uno shonen per ragazzi.
L'unico personaggio che ho davvero apprezzato e trovato interessante è Yoneda, che dona alla storia quel plus che risolleva la trama, elevandola dalla mediocrità dei temi che si rischiava di trattare.

Si nota a mio parere che la chiusura forse non è stata quella voluta dagli autori, anche per il fatto che alcune sotto trame lasciate intese nel manga non vengano chiuse o trattate. Tuttavia non si può dire che l'opera sia incompleta e che non porti a termine quello che si era prefissata.

Platinum End è quindi un manga coraggioso, ma riuscito solo a metà e che forse, se trattato da seinen avrebbe raggiunto un livello molto più alto.

A monte di tutto devo però ammettere che PE è uno dei manga col finale più devastante e assurdo che abbia mai letto. Una chiusura davvero impensabile ma che secondo me risolleva le sorti della storia e ci dona qualcosa su cui seriamente riflettere.
Se però preferite qualcosa di standard, il consiglio è fermarvi al penultimo capitolo.

Il mio voto è quindi 6,5. Un manga non riuscitissimo, ma nella sostanza coraggioso e meritevole della sufficienza, anche solo per come vi lascerà atterriti.