Recensione
Summer Time Rendering
7.5/10
Recensione di Mirokusama
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Mystery, thriller, fantascienza e spiagge assolate in mezzo all’oceano, non potevano esserci elementi migliori per godersi una bella serie nella torrida estate che abbiamo appena lasciato, elementi tutti presenti in “Summer Time Rendering”, anime in venticinque episodi, adattamento dell’omonimo manga di Yasuki Tanaka, andato in onda in Giappone tra luglio e ottobre 2022.
La storia è ambientata nell’immaginaria isola di Hitogashima (fortemente ispirata dal vero arcipelago di Tomogashima, gruppo di isole della prefettura in cui è nato l’autore del manga), archetipo di piccolo paradiso abitato da una piccola comunità dove tutti si conoscono e tutti sono, apparentemente, uniti. Di questa comunità fa parte, o faceva, Shinpei Ajiro, il protagonista della storia che, il giorno 22 luglio, sta proprio tornando sulla sua isola natale, che ha lasciato due anni prima, per motivi purtroppo tutt’altro che lieti; Shinpei ritorna infatti per partecipare al funerale della sua amica e sorella adottiva Ushio Kofune, recentemente morta in un incidente in mare, quando ha provato a salvare una bambina in difficoltà, rimanendo purtroppo coinvolta lei stessa. Durante la cerimonia funebre, però, strani comportamenti e strani avvenimenti insospettiscono Shinpei e la sorella minore di Ushio, Mio, facendo arrivare addirittura a dubitare ad entrambi che la stessa morte di Ushio sia stata effettivamente accidentale. L’indagine dei due però è destinata ad avere vita breve, visto che di lì a poco entrambi saranno sorpresi e uccisi da una figura misteriosa che ha il medesimo aspetto della stessa Mio. Ma quella che normalmente sarebbe un’amara fine in “Summer Time Rendering” diventa un nuovo inizio: Shinpei si risveglia infatti la mattina del 22 luglio in cui si stava recando sull’isola, ricordando quello che era successo dopo il funerale di Ushio, ma prima che gli eventi siano effettivamente accaduti.
Questo incipit di trama contiene di base tutti gli elementi citati sopra che caratterizzeranno da qui in poi la serie: la morte ambigua di Ushio, il grande mistero che sembra permeare gran parte della comunità di Hitogashima e l’abilità di Shinpei di sfruttare i suoi loop temporali per provare a districarlo, cercando di riportare meno danni possibili per lui e i suoi alleati. Ovviamente non posso dilungarmi sulla natura del segreto che nascondono l’isola e i suoi abitanti, del resto il pregio migliore di questa storia probabilmente è riuscire a capire cosa si nasconde davvero dietro le scomparse misteriose dei suoi abitanti e, soprattutto, cosa nascondono i personaggi che incroceremo e in che modo sono effettivamente coinvolti nella vicenda. Da questo punto di vista posso dire che “Summer Time Rendering” funziona benissimo, la curiosità sugli eventi è immediata, la costruzione degli episodi trasmette una tensione palpabile, il ritmo serrato della narrazione interrotto dai classici cliffhanger di fine episodio rende la visione entusiasmante e trasmette una grande voglia di continuare e capire effettivamente come sia andata. Dove la serie funziona di meno per me, invece, è quando questo velo di mistero comincia a sollevarsi e le varie, e necessarie, spiegazioni finiscono per sovrapporsi in una serie di eventi costantemente in bilico tra l’inverosimiglianza scenica e la forzatura pesante, che rischiano di erodere lentamente quella collinetta di interesse che comunque l’ambiguità e l’oscurità di fondo iniziali avevano contribuito a creare. Lo stesso finale della storia, che anche qui ovviamente non riporto per non fare un torto a chi l’anime avesse intenzione di vederlo, non mi ha convinto in buona parte della sua costruzione, perché mi sembrava che tradisse i contenuti e gli sforzi dei personaggi compiuti fino a quel momento; chiaramente questa resta una mia opinione passabile di critica, ma, se ci sono dei fattori che rendono il mio giudizio su “Summer Time Rendering” non così entusiasta come l’inizio poteva farmi sembrare, sono legati soprattutto alla scelta finale in sé per sé e a diversi momenti della storia legati ai loop temporali di Shinpei, argomento che, va detto, è tanto affascinante da guardare quanto difficile da gestire, che non mi hanno convinto a proseguire la visione senza dubbi di sorta, come la serie invece si prefiggeva che dovesse essere.
Non ho dubbi sull’elogiare il comparto tecnico della serie, invece, assolutamente di buon livello dall’inizio alla fine. Opera dello studio OLM (Oriental Light and Magic), studio dalla produzione solida che negli ultimi tempi annovera titoli famosi come “Komi Can’t Communicate” o il capolavoro “Odd Taxi”, “Summer Time Rendering” è un anime di buona fattura senza cali qualitativi di sorta, nonostante la produzione e trasmissione in due cour consecutivi tra primavera ed estate, scelta sempre più rara nelle frenetiche produzioni moderne, che spesso preferiscono spalmare una serie in stagioni non contigue, se non in anni diversi proprio. Il character design dei personaggi è affidato a Miki Matsumoto, che riesce tutto sommato a restituire la bellezza del tratto di Yasuki Tanaka, specialmente nei bei personaggi femminili; decisamente di rilievo il lavoro fatto nel ricreare le ambientazioni della serie con fondali che trasmettono la bellezza dell’isola di Hitogashima e una scelta di colori sempre azzeccata, tanto chiari e caldi nelle scenografie esterne quotidiane, quanto scuri e opprimenti nei momenti che lo richiedono. Tutto questo con animazioni convincenti anche nelle parti più concitate della storia, con al lavoro dietro la sapiente regia di Ayumu Watanabe, che in anni recenti si è fatto notare per aver diretto due lungometraggi che, a parer mio, sono dei veri gioielli animati (“I figli del mare” e “La fortuna di Nikuko”), curiosamente anch’essi di ambientazione marittima, luoghi che trova evidentemente di suo piacimento. Funzionale alla storia, anche se non particolarmente memorabile a mio modo di vedere (o sentire, in questo caso) è la colonna sonora di cui fanno parte anche quattro sigle, due di apertura e due di chiusura, che ho trovato invece molto intriganti e suggestive; inappuntabile il doppiaggio giapponese, sia quando affidato alla voce di artisti rodati come Natsuki Hanae (Tanjiro di “Demon Slayer” o Odokawa di “Odd Taxi”, per dirne due), a cui è affidato il protagonista Shinpei, sia quando è assegnato a due doppiatrici poco più che esordienti come Anna Nagase e Saho Shirasu, voci rispettivamente delle sorelle Ushio e Mio. A onor del vero ci sarebbe anche un doppiaggio italiano da apprezzare e, eventualmente, valutare, ma le pessime scelte di distribuzione della serie in streaming, affidate purtroppo universalmente a Disney+, ci hanno per ora impedito di ascoltarlo, visto che questo doppiaggio è sì disponibile, ma solo nelle regioni in cui la serie è già accessibile (tra le varie, Hong Kong, Malesia, Australia), e tra queste non rientra l’Italia. Insomma, sperando che arrivi un giorno in cui questa recensione risulterà datata e anche da noi sarà possibile godersi la visione di questa serie legalmente, come streaming a pagamento comanda, per ora non resta che elogiare quello che di bello “Summer Time Rendering” ha da offrire e di consigliarne la visione a chiunque sia amante delle storie misteriose con (pesanti) tocchi di fantascienza: sicuramente questa serie andrà incontro ai vostri gusti almeno negli sviluppi iniziali, poi sull’evoluzione finale si può anche discutere, e magari il bello di anime simili è anche questo.
La storia è ambientata nell’immaginaria isola di Hitogashima (fortemente ispirata dal vero arcipelago di Tomogashima, gruppo di isole della prefettura in cui è nato l’autore del manga), archetipo di piccolo paradiso abitato da una piccola comunità dove tutti si conoscono e tutti sono, apparentemente, uniti. Di questa comunità fa parte, o faceva, Shinpei Ajiro, il protagonista della storia che, il giorno 22 luglio, sta proprio tornando sulla sua isola natale, che ha lasciato due anni prima, per motivi purtroppo tutt’altro che lieti; Shinpei ritorna infatti per partecipare al funerale della sua amica e sorella adottiva Ushio Kofune, recentemente morta in un incidente in mare, quando ha provato a salvare una bambina in difficoltà, rimanendo purtroppo coinvolta lei stessa. Durante la cerimonia funebre, però, strani comportamenti e strani avvenimenti insospettiscono Shinpei e la sorella minore di Ushio, Mio, facendo arrivare addirittura a dubitare ad entrambi che la stessa morte di Ushio sia stata effettivamente accidentale. L’indagine dei due però è destinata ad avere vita breve, visto che di lì a poco entrambi saranno sorpresi e uccisi da una figura misteriosa che ha il medesimo aspetto della stessa Mio. Ma quella che normalmente sarebbe un’amara fine in “Summer Time Rendering” diventa un nuovo inizio: Shinpei si risveglia infatti la mattina del 22 luglio in cui si stava recando sull’isola, ricordando quello che era successo dopo il funerale di Ushio, ma prima che gli eventi siano effettivamente accaduti.
Questo incipit di trama contiene di base tutti gli elementi citati sopra che caratterizzeranno da qui in poi la serie: la morte ambigua di Ushio, il grande mistero che sembra permeare gran parte della comunità di Hitogashima e l’abilità di Shinpei di sfruttare i suoi loop temporali per provare a districarlo, cercando di riportare meno danni possibili per lui e i suoi alleati. Ovviamente non posso dilungarmi sulla natura del segreto che nascondono l’isola e i suoi abitanti, del resto il pregio migliore di questa storia probabilmente è riuscire a capire cosa si nasconde davvero dietro le scomparse misteriose dei suoi abitanti e, soprattutto, cosa nascondono i personaggi che incroceremo e in che modo sono effettivamente coinvolti nella vicenda. Da questo punto di vista posso dire che “Summer Time Rendering” funziona benissimo, la curiosità sugli eventi è immediata, la costruzione degli episodi trasmette una tensione palpabile, il ritmo serrato della narrazione interrotto dai classici cliffhanger di fine episodio rende la visione entusiasmante e trasmette una grande voglia di continuare e capire effettivamente come sia andata. Dove la serie funziona di meno per me, invece, è quando questo velo di mistero comincia a sollevarsi e le varie, e necessarie, spiegazioni finiscono per sovrapporsi in una serie di eventi costantemente in bilico tra l’inverosimiglianza scenica e la forzatura pesante, che rischiano di erodere lentamente quella collinetta di interesse che comunque l’ambiguità e l’oscurità di fondo iniziali avevano contribuito a creare. Lo stesso finale della storia, che anche qui ovviamente non riporto per non fare un torto a chi l’anime avesse intenzione di vederlo, non mi ha convinto in buona parte della sua costruzione, perché mi sembrava che tradisse i contenuti e gli sforzi dei personaggi compiuti fino a quel momento; chiaramente questa resta una mia opinione passabile di critica, ma, se ci sono dei fattori che rendono il mio giudizio su “Summer Time Rendering” non così entusiasta come l’inizio poteva farmi sembrare, sono legati soprattutto alla scelta finale in sé per sé e a diversi momenti della storia legati ai loop temporali di Shinpei, argomento che, va detto, è tanto affascinante da guardare quanto difficile da gestire, che non mi hanno convinto a proseguire la visione senza dubbi di sorta, come la serie invece si prefiggeva che dovesse essere.
Non ho dubbi sull’elogiare il comparto tecnico della serie, invece, assolutamente di buon livello dall’inizio alla fine. Opera dello studio OLM (Oriental Light and Magic), studio dalla produzione solida che negli ultimi tempi annovera titoli famosi come “Komi Can’t Communicate” o il capolavoro “Odd Taxi”, “Summer Time Rendering” è un anime di buona fattura senza cali qualitativi di sorta, nonostante la produzione e trasmissione in due cour consecutivi tra primavera ed estate, scelta sempre più rara nelle frenetiche produzioni moderne, che spesso preferiscono spalmare una serie in stagioni non contigue, se non in anni diversi proprio. Il character design dei personaggi è affidato a Miki Matsumoto, che riesce tutto sommato a restituire la bellezza del tratto di Yasuki Tanaka, specialmente nei bei personaggi femminili; decisamente di rilievo il lavoro fatto nel ricreare le ambientazioni della serie con fondali che trasmettono la bellezza dell’isola di Hitogashima e una scelta di colori sempre azzeccata, tanto chiari e caldi nelle scenografie esterne quotidiane, quanto scuri e opprimenti nei momenti che lo richiedono. Tutto questo con animazioni convincenti anche nelle parti più concitate della storia, con al lavoro dietro la sapiente regia di Ayumu Watanabe, che in anni recenti si è fatto notare per aver diretto due lungometraggi che, a parer mio, sono dei veri gioielli animati (“I figli del mare” e “La fortuna di Nikuko”), curiosamente anch’essi di ambientazione marittima, luoghi che trova evidentemente di suo piacimento. Funzionale alla storia, anche se non particolarmente memorabile a mio modo di vedere (o sentire, in questo caso) è la colonna sonora di cui fanno parte anche quattro sigle, due di apertura e due di chiusura, che ho trovato invece molto intriganti e suggestive; inappuntabile il doppiaggio giapponese, sia quando affidato alla voce di artisti rodati come Natsuki Hanae (Tanjiro di “Demon Slayer” o Odokawa di “Odd Taxi”, per dirne due), a cui è affidato il protagonista Shinpei, sia quando è assegnato a due doppiatrici poco più che esordienti come Anna Nagase e Saho Shirasu, voci rispettivamente delle sorelle Ushio e Mio. A onor del vero ci sarebbe anche un doppiaggio italiano da apprezzare e, eventualmente, valutare, ma le pessime scelte di distribuzione della serie in streaming, affidate purtroppo universalmente a Disney+, ci hanno per ora impedito di ascoltarlo, visto che questo doppiaggio è sì disponibile, ma solo nelle regioni in cui la serie è già accessibile (tra le varie, Hong Kong, Malesia, Australia), e tra queste non rientra l’Italia. Insomma, sperando che arrivi un giorno in cui questa recensione risulterà datata e anche da noi sarà possibile godersi la visione di questa serie legalmente, come streaming a pagamento comanda, per ora non resta che elogiare quello che di bello “Summer Time Rendering” ha da offrire e di consigliarne la visione a chiunque sia amante delle storie misteriose con (pesanti) tocchi di fantascienza: sicuramente questa serie andrà incontro ai vostri gusti almeno negli sviluppi iniziali, poi sull’evoluzione finale si può anche discutere, e magari il bello di anime simili è anche questo.