Recensione
Adabana
7.0/10
Recensione di DarkSoulRead
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In un’apparentemente placida cittadina giapponese una liceale viene trovata morta e mutilata nella neve, in una fredda notte di dicembre. Si tratta di Mako Igarashi, una ragazza all'apparenza estremamente solare che nasconde più di qualche scheletro nell’armadio. La sua migliore amica, Mizuki Aikawa, si costituisce dichiarandosi colpevole dell’omicidio. La confessione tuttavia risulta fallace e sembra non convincere gli inquirenti, che decidono di andare a fondo nell’indagine per scoprire la verità.
L’autrice NON (ex Idol), scrive e disegna una storia cupa e intrigante su un soggetto ideato da suo marito Dai Tezuka, farcendola di flashback e colpi di scena per mantenere sempre alto il coinvolgimento del lettore.
La mangaka scoperchia lentamente un vaso di Pandora dai contenuti torbidi e disturbanti, confezionando un thriller che per temi trattati può ricordare “My Broken Mariko”, ma con le atmosfere opprimenti e morbose tipiche di Shūzō Oshimi e quella grattata di noir dark che richiama il misterioso “Moryo’s Box”.
Il risultato è un prodotto decisamente accattivante, che, pur non brillando per originalità degli argomenti trattati, riesce a distinguersi dall’agglomerato grazie a una poetica intrinseca peculiare e ispirata.
Le tematiche sono spinose e piuttosto attuali, grazie anche alla contestualizzazione moderna data dall’ausilio dei social network (i personaggi utilizzano Instagram), si passa dalla diffusione di materiale pornografico in rete allo stalking, dagli abusi sessuali al suicidio, questi ultimi argomenti già ampiamente trattati da opere come la sopraccitata “My Broken Mariko”, “Clessidra - Ricordi d’amore”, e “Mars” andando ancora più a ritroso negli anni.
L’intreccio narrativo è intessuto bene e nonostante qualche sporadico scivolone l’autrice riesce a sbrogliare la matassa in modo piuttosto convincente.
Il numero esiguo di personaggi viene incontro alla mangaka nella caratterizzazione attenta e meticolosa delle loro personalità, che reagiscono sempre in modo coerente e credibile alle avversità che gli si presentano, per uno sviluppo naturale delle vicende che si lascia leggere tutto d’un fiato.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Spesso le mangaka cadono nel tranello retorico delle “power girl”, ideando personaggi femminili che vogliono essere a tutti i costi la rivalsa del “sesso debole”, risultando il più delle volte stucchevoli per quanto sopra le righe.
NON schiva il proiettile della scontatezza retorica: le sue ragazze non sono eroine, ma anime fragili con cui risulta estremamente facile empatizzare.
Si nota una certa enfatizzazione della tragicità, in questo senso sì è un po’ forzata la mano per far convergere il tutto in un melodramma asfissiante, ma, data la godibilità della storia, risulta un compromesso accettabile; estremizzazioni che emergono in particolare sulle vicende di Mako (ripercorse attraverso flashback), che tra fidanzato e situazione familiare si trova in un limaccioso circolo vizioso da cui sembra impossibile fuggire.
Il tratto dell’autrice è particolarmente espressivo, con uno stile moderno che strizza l’occhio al classico.
NON dà il meglio di sé nella realizzazione dei primi piani, con volti curati nei minimi dettagli e sguardi penetranti e comunicativi da sganasciarsi le mascelle.
Purtroppo la stessa solerzia non sempre è riservata agli sfondi, sovente lasciati bianchi.
“Adabana” è un termine utilizzato per indicare un fiore che non da frutti, un’esistenza incompiuta, che, metaforizzando, diventa la vita spezzata di Mako.
Ecco che una stupidaggine, come la mancata escursione al parco giochi di Tokyo tanto amato da Mako, diventa per Mizuki un macigno dal peso insostenibile, dato che la gita non è avvenuta per l’opposizione della pedante madre di quest’ultima che voleva la figlia concentrata sugli studi in vista degli esami.
Un’opera sull’incomunicabilità, sull’effimerità dei rapporti, sulla caducità della vita, che non rinuncia a far denuncia sociale lanciando diverse stilettate alle falle del sistema giuridico (che non considera un crimine l’istigazione al suicidio), mostrandoci i lati più reconditi e sporchi dell’animo umano, che siano ferali pulsioni sessuali o incontrollabili furie omicide.
Tre volumi di pregevolissima fattura compongono una miniserie ricca di spunti e trovate interessanti, come quella di proporci prima le vicende dal punto di vista di Mizuki, per poi cambiare le carte in tavola nel secondo volume mostrandoci invece la prospettiva di Mako. Il racconto di una ragazza violata, vessata, tradita dall’unico ragazzo che abbia mai amato e “venduta” dalla famiglia per cui si è sempre sacrificata lavorando come una forsennata dopo la morte di sua madre.
Un thriller psicologico che, seppur con qualche riserva, diventa una must read per tutti gli amanti del genere.
“Adabana” è una storia triste, cruenta, permeata da un’oscurità densa, cosi imperscrutabile da rendere segreta la verità che è sotto gli occhi.
L’autrice NON (ex Idol), scrive e disegna una storia cupa e intrigante su un soggetto ideato da suo marito Dai Tezuka, farcendola di flashback e colpi di scena per mantenere sempre alto il coinvolgimento del lettore.
La mangaka scoperchia lentamente un vaso di Pandora dai contenuti torbidi e disturbanti, confezionando un thriller che per temi trattati può ricordare “My Broken Mariko”, ma con le atmosfere opprimenti e morbose tipiche di Shūzō Oshimi e quella grattata di noir dark che richiama il misterioso “Moryo’s Box”.
Il risultato è un prodotto decisamente accattivante, che, pur non brillando per originalità degli argomenti trattati, riesce a distinguersi dall’agglomerato grazie a una poetica intrinseca peculiare e ispirata.
Le tematiche sono spinose e piuttosto attuali, grazie anche alla contestualizzazione moderna data dall’ausilio dei social network (i personaggi utilizzano Instagram), si passa dalla diffusione di materiale pornografico in rete allo stalking, dagli abusi sessuali al suicidio, questi ultimi argomenti già ampiamente trattati da opere come la sopraccitata “My Broken Mariko”, “Clessidra - Ricordi d’amore”, e “Mars” andando ancora più a ritroso negli anni.
L’intreccio narrativo è intessuto bene e nonostante qualche sporadico scivolone l’autrice riesce a sbrogliare la matassa in modo piuttosto convincente.
Il numero esiguo di personaggi viene incontro alla mangaka nella caratterizzazione attenta e meticolosa delle loro personalità, che reagiscono sempre in modo coerente e credibile alle avversità che gli si presentano, per uno sviluppo naturale delle vicende che si lascia leggere tutto d’un fiato.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Spesso le mangaka cadono nel tranello retorico delle “power girl”, ideando personaggi femminili che vogliono essere a tutti i costi la rivalsa del “sesso debole”, risultando il più delle volte stucchevoli per quanto sopra le righe.
NON schiva il proiettile della scontatezza retorica: le sue ragazze non sono eroine, ma anime fragili con cui risulta estremamente facile empatizzare.
Si nota una certa enfatizzazione della tragicità, in questo senso sì è un po’ forzata la mano per far convergere il tutto in un melodramma asfissiante, ma, data la godibilità della storia, risulta un compromesso accettabile; estremizzazioni che emergono in particolare sulle vicende di Mako (ripercorse attraverso flashback), che tra fidanzato e situazione familiare si trova in un limaccioso circolo vizioso da cui sembra impossibile fuggire.
Il tratto dell’autrice è particolarmente espressivo, con uno stile moderno che strizza l’occhio al classico.
NON dà il meglio di sé nella realizzazione dei primi piani, con volti curati nei minimi dettagli e sguardi penetranti e comunicativi da sganasciarsi le mascelle.
Purtroppo la stessa solerzia non sempre è riservata agli sfondi, sovente lasciati bianchi.
“Adabana” è un termine utilizzato per indicare un fiore che non da frutti, un’esistenza incompiuta, che, metaforizzando, diventa la vita spezzata di Mako.
Ecco che una stupidaggine, come la mancata escursione al parco giochi di Tokyo tanto amato da Mako, diventa per Mizuki un macigno dal peso insostenibile, dato che la gita non è avvenuta per l’opposizione della pedante madre di quest’ultima che voleva la figlia concentrata sugli studi in vista degli esami.
Un’opera sull’incomunicabilità, sull’effimerità dei rapporti, sulla caducità della vita, che non rinuncia a far denuncia sociale lanciando diverse stilettate alle falle del sistema giuridico (che non considera un crimine l’istigazione al suicidio), mostrandoci i lati più reconditi e sporchi dell’animo umano, che siano ferali pulsioni sessuali o incontrollabili furie omicide.
Tre volumi di pregevolissima fattura compongono una miniserie ricca di spunti e trovate interessanti, come quella di proporci prima le vicende dal punto di vista di Mizuki, per poi cambiare le carte in tavola nel secondo volume mostrandoci invece la prospettiva di Mako. Il racconto di una ragazza violata, vessata, tradita dall’unico ragazzo che abbia mai amato e “venduta” dalla famiglia per cui si è sempre sacrificata lavorando come una forsennata dopo la morte di sua madre.
Un thriller psicologico che, seppur con qualche riserva, diventa una must read per tutti gli amanti del genere.
“Adabana” è una storia triste, cruenta, permeata da un’oscurità densa, cosi imperscrutabile da rendere segreta la verità che è sotto gli occhi.