Recensione
Flo, la piccola Robinson
9.5/10
Recensione di scancanensi
-
Un' opera che è veramente riduttivo chiamare "cartone animato", c'è poco da fare. Alcuni anime giapponesi degli anni '70/'80, tra cui questo, hanno una doppia traccia: quella puerile, e quella adulta, spesso molto più adulta di quanto si pensi!
"Kazoku Robinson hyōryūki Fushigi na shima no Furōne" non sarà tra gli anime più famosi, ma è di certo tra quelli che si ricordano! Compaiono, pressappoco nell'ordine, una miscellanea di molti generi: storico, dramma, avventura, didattico, catastrofico, e -a tratti- si abbandona alla comicità genuina.
Ogni personaggio è ben rappresentato e indispensabile: la piccola protagonista- nonchè voce narrante- anzitutto: anticonformista e naturalista convinta, si può dire che l'isola deserta le appartenga. Il fratello maggiore, un giovane artista malinconico, quello che "io non ci volevo venire", è però molto profondo nelle considerazioni sulla vita... il padre a dire il vero è un po' fastidioso nel suo non scomporsi mai, è tuttavia necessario, col suo saper fare tutto (in maniera a tratti ridicola), visto il tema centrale: la necessità di sopravvivere... la mamma, figura perfettamente calata nel contesto storico ottocentesco, amorosa verso i figli, ma, all'occorrenza, non disdegna punizioni corporali! Il fratellino, beh... dolcissimo!
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Tom Tom/ Tommy, rappresenta in un certo senso un "segno di umanità" dopo molte puntate di solitudine assoluta: irresistibile il paragone con "Venerdì" del famoso romanzo di Defoe (l'anime è però tratto da "il Robinson svizzero")... infine, il signor Morton, esilarante nella sua bestialità, è il classico "burbero dal cuore buono", nonchè elemento di svolta che, unito all'abilità di Ernest, consentirà il lieto fine, che altrimenti sarebbe stato assai arduo, visti i tentativi falliti.
Si intuisce però, al momento della partenza, un certo rammarico nel lasciare l'isola, quasi un ripensamento sul desiderio del ritorno alla civiltà, tanto desiderato: uno dei momenti profondi di cui sopra, dove ci si chiede quanto sia veramente ostile la vita in solitudine...
E veniamo alla sceneggiatura: disegni stilizzati (tuttavia un' altra opera d'arte giapponese) ma che spesso, come in questo caso, rendono in modo sorprendente... è la riproduzione fedele di un'isola realmente esistente (credo isole Salomone), con tanto di flora e fauna, tipici della zona tra Australia e Melanesia (come i lupi tigrati)... molto fedele anche nei particolari climatici, come l'alternarsi dei monsoni, per non parlare della grotta con sorgente sotterranea, che improvvisamente si riscalda: uno dei momenti in cui si tocca l'apice della suspense! Agghiacciante la scena del terremoto notturno, che spinge a trovare al più presto il modo di lasciare l'isola: un po' come nel naufragio, è uno dei momenti in cui gli sceneggiatori sanno abilmente passare dall'idilliaco al catastrofico, tenendo col fiato sospeso: quel vulcano che prima o poi scoppia, come quella nave che prima o poi affonda, ed entrambe le cose possono succedere da un momento all'altro !
"Kazoku Robinson hyōryūki Fushigi na shima no Furōne" non sarà tra gli anime più famosi, ma è di certo tra quelli che si ricordano! Compaiono, pressappoco nell'ordine, una miscellanea di molti generi: storico, dramma, avventura, didattico, catastrofico, e -a tratti- si abbandona alla comicità genuina.
Ogni personaggio è ben rappresentato e indispensabile: la piccola protagonista- nonchè voce narrante- anzitutto: anticonformista e naturalista convinta, si può dire che l'isola deserta le appartenga. Il fratello maggiore, un giovane artista malinconico, quello che "io non ci volevo venire", è però molto profondo nelle considerazioni sulla vita... il padre a dire il vero è un po' fastidioso nel suo non scomporsi mai, è tuttavia necessario, col suo saper fare tutto (in maniera a tratti ridicola), visto il tema centrale: la necessità di sopravvivere... la mamma, figura perfettamente calata nel contesto storico ottocentesco, amorosa verso i figli, ma, all'occorrenza, non disdegna punizioni corporali! Il fratellino, beh... dolcissimo!
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Tom Tom/ Tommy, rappresenta in un certo senso un "segno di umanità" dopo molte puntate di solitudine assoluta: irresistibile il paragone con "Venerdì" del famoso romanzo di Defoe (l'anime è però tratto da "il Robinson svizzero")... infine, il signor Morton, esilarante nella sua bestialità, è il classico "burbero dal cuore buono", nonchè elemento di svolta che, unito all'abilità di Ernest, consentirà il lieto fine, che altrimenti sarebbe stato assai arduo, visti i tentativi falliti.
Si intuisce però, al momento della partenza, un certo rammarico nel lasciare l'isola, quasi un ripensamento sul desiderio del ritorno alla civiltà, tanto desiderato: uno dei momenti profondi di cui sopra, dove ci si chiede quanto sia veramente ostile la vita in solitudine...
E veniamo alla sceneggiatura: disegni stilizzati (tuttavia un' altra opera d'arte giapponese) ma che spesso, come in questo caso, rendono in modo sorprendente... è la riproduzione fedele di un'isola realmente esistente (credo isole Salomone), con tanto di flora e fauna, tipici della zona tra Australia e Melanesia (come i lupi tigrati)... molto fedele anche nei particolari climatici, come l'alternarsi dei monsoni, per non parlare della grotta con sorgente sotterranea, che improvvisamente si riscalda: uno dei momenti in cui si tocca l'apice della suspense! Agghiacciante la scena del terremoto notturno, che spinge a trovare al più presto il modo di lasciare l'isola: un po' come nel naufragio, è uno dei momenti in cui gli sceneggiatori sanno abilmente passare dall'idilliaco al catastrofico, tenendo col fiato sospeso: quel vulcano che prima o poi scoppia, come quella nave che prima o poi affonda, ed entrambe le cose possono succedere da un momento all'altro !