Recensione
Blame!
8.0/10
BLAME! del maestro Tsutomu Nihei rappresenta l'apoteosi del caos più totale: un futuro distopico costruito su infiniti livelli, disperazione, oscurità, confusione, sofferenza, ignoranza; un mix davvero giusto per creare un'atmosfera continuamente inquietante. Il mondo costruito è sconfinato, sfuggendo a qualsiasi regola universale: anche lo scorrere del tempo sembra del tutto ininfluente; ciò si riflette pesantemente sulla psiche e gli obiettivi dei personaggi, non a caso, i dialoghi sono ridotti davvero al minimo indispensabile e,spesso, volutamente confusionari. Le tavole sono 'sporche' , a tratti tenebrose, le forme sinuose raggiungono picchi di inquietudine sempre più alti, a mano a mano che Killy scala la struttura. Il tutto in una continua ricerca di qualcosa e per tutta l'opera si è pervasi da un senso di angoscia e di incompletezza: così come per tutti i personaggi, dalla ricerca di viveri per i pochi superstiti, alla ricerca dei 'geni per i terminali della rete' da parte del protagonista; una continua corsa verso l'ignoto, verso il caos e l'insicurezza più totale. Particolare menzione, vorrei dedicarla al battle boarding: sebbene non esattamente centrale, Nihei si è concentrato molto sulla parte relativa agli scontri tra Safeguard, taluni esseri umanoidi di silicio e i protagonisti, implementando con dovizia di particolari anche le varie tecniche di combattimento anche per gli esseri umani; nello specifico, molto interessante il funzionamento dell'arma di Killy, un "irradiatore gravitonico", molto ricercata negli sconfinati livelli della città da parte delle varie equipe di scienziati. La trama, per quanto cupa e caotica, è, al contempo, molto lineare poichè il filo conduttore è sempre lo stesso e ruota solo su di un manipolo di personaggi. In conclusione, l'opera è sicuramente godibile per chi sia amante di questo genere di nicchia: poichè è il classico elaborato che o si ama o si odia; infatti, mi piace paragonarlo ad un film di Quentin Tarantino, dove c'è di tutto ma questo tutto non sembra mai abbastanza, una violenza effimera mai realmente finalizzata a qualche obiettivo ma sempre e solo fine a se stessa, proprio come città in continua espansione che si trova ad esplorare Killy. Non a caso, anche il finale è gestito alla stessa maniera.. Considerato da molti del tutto inconculdente, io l'ho trovato comunque coerente con l'essenza stessa dell'opera.
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