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<Attenzione contiene spoiler>

Introduzione

Il suo nome evoca purezza e nobiltà d'animo. Una fanciulla che più limpida, onesta e sincera non può essere. Chi non ha mai sentito parlare della sua vicenda e non n'è rimasto commosso nel profondo? Signore e signori, accogliamo umilmente nella nostra vita la sola, unica ed innocente Biancaneve.
La sua storia parla da sé, comunque cercherò di essere profondo, completo ed esaustivo nell'illustrazione di questo capolavoro, poiché essendo la trasposizione di una fiaba, merita, al pari di altri film ispirate sempre a fiabe e favole, gli opportuni approfondimenti e quindi le dovute spiegazioni.

Sinossi

La nostra povera Biancaneve è insidiata dalla perfida matrigna, la regina. Questa ordina ad un cacciatore di condurla nel bosco, di ucciderla e di portarle il suo cuore, (mentre nella favola il cacciatore avrebbe dovuto portarle il fegato e i polmoni della fanciulla come prova della sua morte). Ma il cacciatore non se la sente e la fa fuggire nel bosco, dove Biancaneve si addentra, stremata, disperata e tutta sola. Fortunatamente, viene aiutata dagli animali e condotta in una casetta graziosa che a quanto a pare è abitata. Vedendo che non c'è nessuno Biancaneve si dà da fare per riordinarla in attesa del ritorno degli inquilini. Questi ritornano e sono colti di sorpresa dalla sua presenza ed anche se inizialmente vogliono cacciarla poiché essa racconta loro della vicenda della regina malvagia, ma poi la accolgono e la fanno restare, mentre lei si occupa della casa, prepara da mangiare e se la spassa con loro a ritmo di musica. Per un po' tutto sembra tranquillo. Purtroppo la tranquillità e la felicità non durano a lungo: la regina viene a sapere che Biancaneve è ancora viva e che si nasconde nella casetta dei sette nani nel bosco. Pertanto decide di agire personalmente al fine di ucciderla e dopo aver bevuto una pozione malefica assume le sembianze di una vecchia strega, sceglie il sortilegio per ucciderla e si reca da lei per mettere in atto il suo piano. Intanto i nani si preparano a tornare a lavorare nelle miniere, ma prima mettono Biancaneve in guardia dalla regina e dai suoi incantesimi e sortilegi. Ma Biancaneve che è una ragazza ingenua e di animo buono cade facilmente nella trappola della regina e rimane avvelenata dalla mela. La regina crede di aver vinto, ma viene inseguita dai nani che sono stati avvertiti dagli animali della foresta; la regina prova ad uccidere anche loro, ma viene punita dal cielo per la sua crudeltà e precipita in un burrone venendo schiacciata da un masso. Tutto sembra essere finito, ma purtroppo Biancaneve è morta e tutti sono tristi. I nani decidono di porre il suo corpo privo di vita in una barra di cristallo e di farle omaggio ogni giorno, finché giunge il principe che la risveglia dal suo sonno eterno. E da allora i due tornarono al castello e vissero per sempre felici e contenti.

Confronto tra racconto originale e trasposizione cinematografica, influenze, contestualizzazione e stile

Essendo questo film ripreso dalla tradizione popolare ed essendo stato creato dalla Disney, sono state apportate molte modifiche significative. Quindi vi sono delle differenze fondamentali tra il racconto e il film che bisogna tenere in considerazione.

Nel racconto originale si ha la regina che si punge con un arcolaio e vedendo il sangue uscire e scorrere lungo il suo dito desidera avere una bambina di pelle bianca come la neve, rossa come il sangue e dai capelli corvini. Altri dettagli che vengono trascurati sono il fatto che il re, il padre di Biancaneve si risposa insieme ai primi due tentativi della regina di uccidere la fanciulla prima con una cintura stretta eccessivamente alla vita e la seconda con un pettine avvelenato così come il trattamento che le viene riservato e che consiste nel ballare incessantemente indossando due scarpe di ferro rovente, in seguito a cui muore davanti a tutti i presenti del matrimonio di Biancaneve e il principe.
Nella pellicola questi dettagli vengono omessi, poiché sappiamo che i film Disney sono noti per il fatto che le scene violente vengono minimizzate e/o omesse qualora i racconti originali dovessero essere troppo brutali e violenti, visto che il target principale consiste in un pubblico di bambini e queste scene risulterebbero troppo violente.

Quindi sono tanti i particolari che sono stati tolti dalla pellicola, perché tante e diverse sono le versioni della storia e quindi tanti sono i finali; saltano all'attenzione soprattutto le diverse versioni composte dai Fratelli Grimm nel corso della loro carriera.

Qui ne abbiamo solo alcune principali da essi composte:

1812

Nella prima redazione del 1812, la madre di Biancaneve dopo essersi punta un dito sogna di avere una bambina bianca come la neve, nera come l'ebano, rossa come il sangue. Rimane quindi incinta e partorisce una bambina. La mamma non muore, ma diventa gelosa di sua figlia quando Biancaneve compie sette anni, così chiede a un cacciatore di ucciderla e di portarle polmoni e fegato della bambina, per cucinarli con sale e pepe. Biancaneve si rifugia presso i sette nani.

La madre si presenta da Biancaneve camuffata da vecchia merciaia, e regala alla figlia un pettine avvelenato. Il tentativo è sventato dai nani che sfilano il pettine dai capelli della bambina. Al secondo tentativo Biancaneve cade nel tranello: mangia la mela avvelenata e giace a terra come morta. Quando i nani la trovano, pensano che sia troppo bella per seppellirla, così la mettono in una bara di cristallo con inciso il nome della bambina in lettere d'argento, e la tengono in casa "per molto, molto, molto tempo". Il principe, passando di lì, si innamora perdutamente del cadavere e lo chiede in dono ai nani:

«La chiese allora in dono, ché non poteva più vivere senza averla sotto gli occhi, e disse che l’avrebbe innalzata e onorata come la cosa più cara al mondo. A quel punto i nanetti si impietosirono e gli consegnarono la bara. Il principe la fece trasportare nel suo castello e sistemare nei suoi appartamenti. Stava seduto lì, tutto il giorno a fissarla, senza riuscire a distogliere lo sguardo. E quando doveva uscire e non poteva guardarla era preso da umor nero, e senza la bara accanto non riusciva a mandar giù nemmeno un boccone.»

I servitori del principe, stanchi di scarrozzare la bara avanti e indietro, un giorno la aprono e se la prendono con il cadavere, tenendolo per le spalle e scuotendolo. In questo modo Biancaneve sputa il pezzo di mela e ritorna in vita:

«Allora accadde che i servi, che dovevano continuamente portare la bara avanti e indietro, cominciarono a irritarsi per la situazione, e, una volta, uno di loro scoperchiò la cassa, e, sollevando Biancaneve, dissero: “Guardate qui, ci tocca questa corvée tutto il giorno, per colpa di una ragazza morta”; e così dicendo, le diedero un colpo di mano sulla schiena, e così, in quel mentre, il terribile pezzo di mela che aveva morso, le fuoriuscì dalla gola, e Biancaneve tornò in vita.»

Quando la madre è invitata alle nozze si reca da sua figlia per cercare ancora di ucciderla, ma la aspetta una terribile vendetta:

«Erano state preparate per la madre delle scarpe di ferro incandescenti. Fu costretta a indossarle e danzare e danzare, fino ad avere i piedi orribilmente bruciati, e senza poter smettere fino a quando, ballando ballando, fu lei a cadere a terra morta.»

1819

In questa versione la regina desidera avere una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue e nera come l'ebano. Rimane incinta e partorisce Biancaneve, ma muore durante il parto. Il padre si risposa dopo un anno, con una donna bellissima e invidiosa. Quando Biancaneve compie sette anni, diventa gelosa della sua bellezza e chiede a un cacciatore di ucciderla e di portarle polmoni e fegato - non per mangiarli, ma a prova della sua morte. Il cacciatore uccide un cinghiale e consegna le interiora alla matrigna, che comunque le mangia, credendo che siano di Biancaneve.

Quando la matrigna scopre che Biancaneve è ancora viva, si traveste da venditrice ambulante e la convince a comprare un nastro per capelli, ma entrando in casa la soffoca legandole il nastro in vita e la lascia a terra come morta. Sono i nani che salvano Biancaneve, tagliando il nastro. La matrigna riprova vendendo un pettine avvelenato, di nuovo Biancaneve si lascia convincere a comprarlo e metterlo nei capelli, morendo di nuovo. I nani la salvano ancora, togliendo il pettine dai capelli. Al terzo tentativo, Biancaneve è ormai messa in guardia, ma la finta venditrice di frutta la convince a comprare una mela proponendole di fare a metà - la mela però ha due colori diversi e la matrigna tiene per sé la parte non avvelenata. Così Biancaneve muore per la terza volta.

I nani la vegliano per tre giorni, poi la chiudono in una bara di vetro con inciso il suo nome a lettere d'oro, e portano la bara su una montagna. Passa un principe che se ne innamora e chiede la bara in dono ai nani. I suoi servitori la prendono per portarla al castello ma uno di loro inciampa e fa rovesciare la bara, così Biancaneve sputa il pezzo di mela e torna in vita. Il principe le chiede allora di sposarlo. La regina matrigna non ha pace finché non può presentarsi alle nozze della figliastra, ma recandosi al ballo è costretta a indossare un paio di scarpe roventi e a ballare senza fermarsi, finché cade in terra morta.

1857

Nella settima e ultima versione, la madre di Biancaneve dopo essersi punta un dito sogna di avere un bambino (non una bambina) bianco come la neve, nero come l'ebano, rosso come il sangue. Rimane quindi incinta e partorisce una bambina, che chiama Biancaneve.

Come tutte le storie ispirate e/o tratte dalla narrativa popolare, soprattutto di stampo fiabesco e favolistico, Biancaneve discende da una lunga e profonda tradizione che vanta nomi illustri come Charles Perrault, Gianbattista Basile e i Fratelli Grimm che ne hanno prodotto varie versioni più o meno affini le une con le altre e che ne hanno decretato l'immensa fortuna. Tuttavia non molti sanno che questa favola o fiaba, lungi dall'essere un mero racconto di fantasia e/o immaginazione, affonda le sue radici in una realtà storica molto precisa e ben definita; in altre parole essa è basata su fatti storici realmente accaduti ed è quindi figlia della sua epoca storica.

Diversi studiosi hanno effettuato delle ricerche più approfondite sul conto della fiaba e molti hanno ritrovato molti riscontri con personalità realmente esistite nelle diverse epoche e contesti nei quali essa è stata riadattata per le diverse fasce d'età.

Nel 1986, ad esempio, il ricercatore Karl-Heinz Barthels rese pubblica la sua tesi secondo la quale Biancaneve sarebbe stata in realtà Maria Sophia Margaretha Catharina von Erthal, nata a Lohr nel 1725 e figlia di un importante magistrato e rappresentante del Principe Elettore tedesco. La nobile aveva perso la madre in età giovanile e suo padre si era risposato con Claudia Elisabeth von Reichenstein, che aveva usato la sua nuova posizione sociale per favorire i suoi figli di primo letto, a scapito della von Erthal. Questa sarebbe stata addirittura costretta a lasciare il palazzo per vivere nei boschi lì attorno; nella zona, peraltro, erano presenti molte miniere, nelle quali, data la ristrettezza dei cunicoli, lavoravano persone di statura molto bassa o addirittura bambini: da questo elemento sarebbero derivati i sette nani. La ragazza morì di vaiolo pochi anni dopo; probabilmente l'avversione dei suoi concittadini per la matrigna inasprì la figura di quest'ultima a vantaggio di Maria Sophia, dipinta come una martire; la sua storia venne tramandata oralmente in forme simili a quella poi raccolta dai Grimm, che attualmente conosciamo. Il castello dei von Erthal è tuttora un'attrazione turistica, e ai visitatori viene mostrato il cosiddetto "specchio parlante", che il padre di Maria Sophia avrebbe regalato alla matrigna: si tratta di un giocattolo acustico in voga nel ‘700, in grado di registrare e riprodurre le frasi pronunciate da chi si specchiava. Esso sarebbe alla base dello “Specchio Magico” della matrigna.

Un'altra teoria, pubblicata dallo storico Eckhard Sander nel 1994, vedrebbe invece la Biancaneve originale in Margaretha von Waldeck, nata a Bruxelles nel 1533: la ragazza sarebbe stata l'amore giovanile di Filippo II di Spagna, ma fu tolta di mezzo a ventuno anni dalla polizia segreta del re, che vedeva nella loro unione un possibile impedimento ai matrimoni combinati delle case regnanti. Margaretha fu uccisa con del veleno. Anche in questo caso sembrano esserci numerose corrispondenze tra fiaba e realtà: a parte la vicenda della donna (anche lei orfana di madre in giovane età e affidata a una matrigna), suo padre, il conte Filippo IV di Waldeck, gestiva nella zona di Bruxelles diverse miniere, dando vita alla figura dei nani come nella teoria di Barthels. A questi elementi si aggiungerebbe anche la figura dello Stregone dei Meli, una sorta di "Uomo Nero" del folklore locale, la cui presenza viene utilizzata per suggestionare i bambini e spingerli a non rubare dai frutteti altrui: lo Stregone sarebbe infatti in grado di avvelenare le mele per causare nei bambini-ladruncoli lancinanti dolori di gola e di stomaco. La sovrapposizione delle credenze locali con la storia di Margaretha avrebbe dato vita alla storia di Biancaneve.

Secondo un'altra tesi, sostenuta dal professore trevigiano Giuliano Palmieri, la fiaba di Biancaneve potrebbe essere originaria delle dolomiti della Provincia di Belluno, e provenire dalle valli del Cordevole.
Giambattista Basile scrisse e raccontò le sue fiabe ben prima di Charles Perrault e dei Fratelli Grimm, quindi è evidente l'ispirazione italiana se si comparano e confrontano alcuni aspetti comuni a tante fiabe degli scrittori a lui successivi e posteri. La diffusione fu facilitata perché lo stesso Basile era feudatario e frequentava persone della corte regia napoletana, che poi viaggiando tra le varie corti o per legami di parentela, portavano le sue fiabe oltre le Alpi (a tal proposito si veda la famiglia «Corvi di Sulmona» strettamente imparentata con i «Tabassi», questi imparentati con la Casata degli «Hohenzollern»). La tesi di Giuliano Palmieri si potrebbe riconnettere a questi fatti, perché le fiabe di Giambattista Basile si erano diffuse anche in ambiente veneto durante il periodo in cui lo scrittore rendeva servizio come soldato mercenario per la Repubblica di Venezia e poi all'estero. Il capolavoro Lo cunto de li cunti, pubblicato postumo in epoca barocca, contiene fiabe ispirate da personaggi italiani realmente esistiti, come il caso de' Lo cuorvo ("Il corvo"). Questa fiaba racconta di un Re, titolo nobiliare usato per facilitare la comprensione ai bambini e far comprendere che si tratta di uno che comanda, che un giorno vede un corvo morto nella neve, e il contrasto del sangue rosso sul bianco lo colpisce tanto da non desiderare altro che una sposa dalla pelle bianca e le guance rosse. Queste è una delle prime ispirazioni per Biancaneve, che verrà poi ripresa anche nelle favole successive dei Grimm. Il personaggio di Biancaneve sembra essere ispirato alla Marchesa Giovanna Zazzera (a volte scritto Zazzara), di famiglia di origine veneziana, luogo dove si usava tingersi il viso di bianco e le guance di rosso e dove la famiglia usava un'arma o stemma «d’argento, alla fascia di rosso» (cioè una fascia rossa su fondo bianco). Lo stemma era ispirato da una situazione di guerra, dove Pietro Zorzi (talvolta Ser Pippo Zorzi), che era capostipite della famiglia Zazzera, durante la conquista di Curzola, espose uno straccio di lino bianco macchiato del suo sangue, come se fosse un vessillo: si trattava di uno stemma bianco con una fascia rossa, così come era desiderio (del Re nella favola Il Corvo di Basile) avere una moglie dalle guance rosse e la pelle bianca come la neve che gli ricordasse il sangue del corvo morto nella neve bianca. La marchesa Giovanna Zazzera si sarebbe poi sposata più volte con esponenti della famiglia Corvi di Sulmona, ispirando così a Giambattista Basile la favola Il corvo e l'idea del matrimonio con quel Re che diventerà in tante fiabe poi identificato con il Principe Azzurro. Infatti, la famiglia Corvi è ricordata anche da una leggenda che narra di una venerazione e amore per i corvi, che sono appunto neri come il colore corvino dei capelli di Biancaneve al quale fa riferimento il cognome Zazzera. Successivamente, l'idea di Biancaneve presa da Giambattista Basile è stata sovrapposta e modificata con racconti e situazioni locali, assumendo molteplici varianti. Biancaneve sarebbe stata ispirata da questa visione di questo corvo nero (come i capelli nero corvino di Biancaneve), nella neve bianca (come la pelle che doveva avere la moglie del Re di Basile, e come era bianco il drappo di Pietro Zorzi), con le guance rosse (che ricordavano il sangue del corvo, così come del drappo di Pietro Zorzi). Naturalmente non è da dimenticare che il luogo di Sulmona non è casuale, se si pensa alla Chione di Publio Ovidio Nasone.

Lo studioso Graham Anderson paragona la fiaba alla leggenda romana di Chione, o "Neve", registrata nelle Metamorfosi di Ovidio. Quindi ancora una volta le origini sono fissate in Italia, sempre nella città natale di Publio Ovidio Nasone, che avrebbe quindi ispirato poi Giambattista Basile insieme al matrimonio della Marchesa Giovanna Zazzera con la famiglia Corvi, per dare vita al personaggio.

Grafica

La grafica Disney è semplicemente magnifica, con i suoi colori ad acquerello che sempre hanno espresso, sempre esprimono e sempre esprimeranno la spontaneità, la fluidità e la dinamicità dei disegni, dei colori e ne sottolineano il profondo legame indissolubile con la trama e la sua naturalezza. I disegni assomigliano a dei veri e propri dipinti e fanno venire voglia di immergersi e immedesimarsi in questo mondo quasi del tutto dimenticato che assomiglia ad un vero e proprio paradiso dal quale nessuno vorrebbe mai più lasciare. I colori sono naturali, spontanei e sono definiti da un'ottimo contrasto chiaro-scuro. Le inquadrature mettono in risalto i personaggi, le loro espressioni facciali e quindi le loro emozioni, sentimenti, stati d'animo e la loro personalità.

Colonna sonora

La colonna sonora è semplicemente magnifica, un'alternarsi di sonorità acute e gravi a seconda che il personaggio inquadrato si tratti rispettivamente di Biancaneve, gli animali e i nani o della regina malvagia. Nel mezzo assistiamo alla scena di Biancaneve che balla con i nani a ritmo di yodel svizzero alternato a ritmi classici che ben definiscono l'atmosfera gioiosa e festosa. In seguito al fatto che la regina l'avvelena l'atmosfera si fa più cupa ed oscura e di conseguenza la colonna sonora subisce un drastico cambiamento diventando più tesa e suscitando ansia, angoscia, paura ed altre sensazioni, sentimenti ed emozioni duri e oscuri.

Messaggi e personaggi ed altre possibili interpretazioni ed associazioni esoteriche, mistiche ed occulte

Essendo uno dei racconti più popolari e densi ed intensi al mondo e proveniendo da una tradizione narrativa e popolare imponente, vasta Biancaneve è alla pari delle altre favole e fiabe di questa tradizione denso di messaggi, aneddoti e lezioni di vita. Il primo indubbiamente è che un cuore puro e candido non potrà mai essere distrutto ed annientato dal male se colui e/o colei che lo ha continua ad essere tale e ad essere guidato da buone parole, pensieri, intenzioni ed azioni (Biancaneve e i sette nani e il cacciatore). Il secondo messaggio che si estrae da questa storia è che al contrario chi si lascia guidare dall'egoismo, dalla paura, dall'invidia, dalla rabbia e dall'odio e compie azioni malvagie, empie, crudeli, disumane e spietate viene sempre punito in un modo o nell'altro (la regina malvagia). Infine il terzo messaggio che emerge da questo racconto e che il vero amore pazienta, spera ed attende in attesa cercandoci e trovandoci (il principe). Proprio i personaggi incarnano questi valori: C’è chi interpreta le fiabe in chiave cattolica, chi in chiave esoterica/alchemica, chi mitologica e i due antagonisti – bene e male – vengono identificati in base appunto a questa chiave di lettura.
Biancaneve nasce quando la madre, intenta a cucire, si punge un dito e una goccia di sangue cade sulla terra innevata e, in quel momento, esprime il desiderio: “Avessi una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue, e dai capelli neri come il legno della finestra!”. La nascita di Biancaneve è ispirata dalla natura e dai suoi colori: bianco, rosso e nero, per quest’ultimo in alcune versioni si preciserà “nero come l’ebano”.
Le stesse caratteristiche dei tre colori sono nella personalità di Biancaneve? Il bianco è il bianco candido, accentuato ancor di più dal rosso vivo delle guance e dal nero dei capelli; è il bianco della pallida luna, l’irraggiungibile luna; il rosso è il sangue, la vita che scorre la parte solare; il nero è la morte in cui spesso sotto forma di improvvisi sonni Biancaneve si imbatte (si addormenta nel bosco; si addormenta quando viene pettinata; si addormenta quando morderà la mela); ma il nero è associato all’ ebano e partecipando così delle sue stesse qualità: forza, durezza e resistenza. Biancaneve giunge nel bosco, lasciata lì dal cacciatore incaricato di ucciderla, e lì dovrà continuare la sua vita perché quella è la sua origine, il ritorno nella vecchia casa è impossibile a rischio della stessa vita, solo nel bosco può trovare la salvezza. Esausta si addormenta. Un sonno che la rigenera e, nella versione animata di Walt Disney, si può vedere il tornare alla vita di tutti gli animaletti del bosco che guardano incuriositi l’intrusa. Un’intrusa che porta la rinascita nella natura, una sorta di primavera della terra che, sciolta la neve, germoglia di nuovo. L’immagine di Biancaneve sdraiata a terra e che si solleva fa pensare a questo trionfo primaverile.
Ed i 7 nani, che cosa rappresentano?
Il numero 7, insieme al 3, è il numero sacro più diffuso nella mitologia e nelle religioni. Tra i collegamenti più frequenti quello con i sette pianeti, più precisamente quei corpi che per gli antichi non avevano una collocazione fissa nel cielo: Sole, Luna, Venere, Giove, Marte, Mercurio e Saturno. Proprio per questo suo collegamento con il cielo, il numero 7 venne eletto a simbolo di saggezza e riflessione. Nel libro della Bibbia è presente ben 424 volte.
In fila indiana:
Dotto, Brontolo, Gongolo, Pisolo, Mammolo, Eolo, Cucciolo
I loro temperamenti furono collegati con le influenze di alcuni pianeti: Brontolo è associato alla ritrosia e alla prudenza di Saturno; Mammolo la pudicizia di Venere; Eolo ricorda la forza irruenta di Marte; Dotto è legato alla giovialità di Giove; Pisolo rappresenta il mondo onirico della Luna; Gongolo la vanità del Sole; Cucciolo la duttilità di Mercurio. Fortemente legati alla natura, i nani vivono nel sottosuolo, sono abili minatori, trasformano i metalli, attraverso la lavorazione, in oro e diamanti e forgiato oggetti preziosi (nelle saghe nordiche le più potenti e magiche spade degli eroi sono spesso state fabbricate dai Nani). Se Biancaneve vive sopra la terra, dove si addormenta e al suo risveglio tutta la natura si risveglia come al ritorno della primavera, così i nani agiscono nel sottosuolo, dove c’è la vita dei germogli, degli insetti, le falde acquifere, la vita sommersa che esploderà in superficie con l’arrivo della primavera (Biancaneve). Quando Biancaneve sembra ormai morta, ne conserveranno le spoglie nel cristallo, perché la terra non può accogliere il candore lunare del suo volto e il rosso vivo – solare - delle guance Dissero: - Non possiamo seppellirla dentro la terra nera…); la adagiarono dentro la bara di cristallo simile al ghiaccio invernale che ricopre e custodisce la terra, solo apparentemente morta, e in realtà potenzialmente fertile e rigogliosa. Il bacio del principe, unione dei due opposti (femminile e maschile, yin e lo yang, negativo e positivo), risvegliano la natura. Infine abbiamo l'elemento della mela; se ci pensiamo bene vi è il collegamento alla mela del peccato originale, quindi questo porterebbe ad associare la regina malvagia ad Eva e/o Eris, la dea della discordia che fa litigare Afrodite, Atena ed Era su chi sia la più bella, fatto che viene poi stabilito da Zeus attraverso la convocazione di Paride, fratello di Ettore e figlio di Priamo, re di Troia (anche se all'apparenza il mito greco ha poco a che vedere con la fiaba popolare). Vi è poi un'altro fatto curioso che forse si può in qualche modo collegare alla trama e che riguarda la regina malvagia e si chiama appunto sindrome di Biancaneve. Come per la Bella addormentata nel bosco dove abbiamo Aurora e Malefica oppure Rapunzel e Madre Gothel, Cenerentola e Madame Tremaine o anche in produzioni più recenti della Disney come Turning Red o Ribelle-The Brave, Biancaneve e la regina malvagia rappresentano in questo due fasi della vita di una donna. Biancaneve rappresenta la fanciulla giovane, bella ed aggraziata, ma anche ingenua, innocente ed inesperta sul mondo che la circonda, mentre la regina rappresenta la donna matura, cosciente, consapevole e apparentemente composta ma che non accetta di essere messa in secondo piano da un'altra donna e quindi ricorre ai mezzi più subdoli per riuscire a stroncarla. Si trasforma in vecchia, perché crede di poter ingannare la fanciulla, ma la sua decisione è solo in linea con lo scorrere naturale del tempo, fatto che poi ne decreta la morte.

Giudizio finale

Una storia all'apparenza semplice, ma dallo spessore imponente, vasto e profondo che non può essere compreso solo nel contesto del film, bensì necessità di approfondimenti e collegamenti di ampio respiro, visto che è scritta nel libro senza tempo della vita e dell'eternità.