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7.0/10
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EDIZIONE **DRAGON BALL PERFECT EDITION**
VOLUMI 34

Un bambino con la coda, una razza di guerrieri venuti dallo spazio, la sfera dalle quattro stelle; in altre parole: “Dragonball”.

L’opera del sensei Toriyama porta con sé un curioso primato: tutti ne hanno sentito parlare almeno una volta, la conoscono o credono di farlo.
A distanza di 30 anni e 34 volumi dalla conclusione della serializzazione è però doveroso togliersi dagli occhi il filtro della nostalgia e valutare l’opera per come è stata originariamente concepita, plus e malus compresi.
Se vi sentite pronti, accendete il vostro dragon radar e unitevi a me alla ricerca delle sfere del drago!

Sfogliando le prime pagine ci si scontra con una narrazione estremamente lineare, verticale, in cui prendono vita personaggi giocosi, caricaturali e a tratti bizzarri, inseriti in un ambiente che mescola furbescamente caratteri moderni e preistorici.
I dialoghi si dimostrano accessibili e piuttosto banali, senza fronzoli e complicazioni.
Il susseguirsi degli eventi è segmentato da archi narrativi ben definiti, accomunati dalla costante rappresentata da una nuova minaccia da affrontare.

La trama, per certi versi, risulta essere l’aspetto di minore importanza, in questo caso.
La gestione della narrazione si dimostra, infatti, essere l’essenza stessa di una creazione presente all’interno dell’opera: il torneo Tenkaichi.
“Dragonball è un enorme torneo Tenkaichi della durata di 34 volumi, con protagonisti i personaggi ideati dal maestro Toriyama; nulla di più”.

L’autore si affida a un disegno rigorosamente manuale, asciutto, caratterizzato prevalentemente da line-art e in totale assenza di retini e ombreggiature, bensì con il solo ausilio di neri per i riempimento.
L’anatomia dei personaggi prende a riferimento forme più aggraziate per il gentil sesso mentre più spigolose per gli uomini, andando a variare con grande fantasia: razza, corporatura e acconciature.
A dare man forte all’impatto visivo ci pensa la grande fantasia dell’autore, che ci regala architetture, dispositivi e scenari dal giusto mix retro-futuristico.
Le scene di combattimento risultano coinvolgenti e variegate ma sempre di immediata lettura e interpretazione.

+PRO+
1/ I personaggi mutano nel tempo: non solo nei modi e nella mentalità ma anche nell’aspetto e abbigliamento.
2/ Grande varietà di personaggi, tutti iconici e riconoscibili.

-CONTRO-
1/ Alcuni dialoghi e scelte di linguaggio riportati nel primo arco narrativo, risultano poco felici: figli di un’epoca in cui certe espressioni potevano essere considerate di uso comune, mentre oggi risultano essere fuori luogo.
2/ A più riprese, la traduzione italiana mette in luce delle contraddizioni tra la trama e quanto, invece, viene mostrato.
3/ Non è raro imbattersi in capitoli aventi un titolo che ne spoilera il contenuto.
4/ La trama fa abbondante uso di ripetizioni, riciclando dialoghi ed eventi passati, nonché alimentando una costante sensazione di deja-vu.
5/ Rapporti tra i personaggi poco credibili e, in alcuni casi, ridotti all’osso o addirittura inesistenti.
6/ Troppe cose, anche importanti, accadono off-screen; fatto che porta a pensare a un’incapacità da parte dello stesso autore di darne una giustificazione, portando alcuni eventi ad accadere perché.. perché si.
7/ Fare un eccessivo uso e affidamento sulle sfere del drago porta ogni singolo scontro a perdere di importanza, dal momento che i protagonisti sono ben consapevoli di avere sempre a disposizione questo asso nella manica.
8/ Più volte l’autore si dimentica le regole del mondo da lui ideato (es. la quantità e il tipo di desideri che ogni drago può esprimere, la capienza massima della stanza dello spirito e del tempo oppure le condizioni necessarie affinché si possa generare la sfera Genkidama).
9/ Con l’avanzare della storia sempre più personaggi vengono confinati al ruolo di comparse, senza prendere più parte attiva nella narrazione, la quale finisce inesorabilmente per ruotare attorno ai soliti noti.

Degni di menzione sono gli artwork presenti al termine di ogni albo, raffiguranti i protagonisti dell’opera in illustrazioni inedite anche a colori.

Il supporto cartaceo è di buona fattura: il formato è più grande del classico tankobon e include alcune pagine a colori su carta ruvida spessa, mancano tuttavia sia la sovra-copertina che le alette.
Essendo l’edizione recensita particolarmente datata, mi limiterò a constatare che la tenuta della colla si è dimostrata sufficiente, dove le maggiori criticità si sono mostrate nell’attaccatura della copertina o della quarta, con solo qualche pagina staccata all'interno in tutta la serializzazione.
Da segnalare il fatto che l’illustrazione di copertina venga riproposta tale e quale anche nella quarta di copertina, scelta figlia di un periodo storico in cui la “lettura all’orientale” non era così radicata come lo è oggi; ciò rende le due parti del volumetto di fatto indistinguibili (a meno dell’indicazione del codice ISBN).
Alla luce di quanto sopra riportato, si può affermare che il prezzo di copertina risulta comunque estremamente competitivo.

Credo che Dragonball, ad oggi, sia un’opera che non possa più funzionare, nonché dal successo difficilmente replicabile.
Costruire una serializzazione su un prodotto: quasi privo di trama, con focus esclusivo sui combattimenti, avente come target un pubblico di giovanissimi nonché capace di diventare un vero e proprio fenomeno di culto; è un’impresa che poteva avvenire solamente negli anni 2000.

Per questa particolarità, mi trovo in difficoltà a consigliarne il recupero da parte di un lettore alle prime armi, dal momento che la reputo un’opera ormai fuori tempo massimo.
Per chi, invece, è cresciuto fruendo: del cartone animato in TV, delle carte collezionabili o dei videogiochi, meglio se in buona compagnia; sono convinto possa rappresentare un piacevole tuffo nel passato a memoria di quello che, almeno per me, è stato prima di tutto un prodotto finalizzato all’aggregazione sociale.