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La trama dell'opera gira attorno alle disavventure di Satou Tatsuhiro, un'hikikomori ormai da diversi anni che vive da solo in un piccolo appartamento di Tokyo, senza lavorare nè studiare, e che tira avanti economicamente soltanto con le "paghette" mensili dei genitori.
La sua situazione sembra prendere una svolta quando incontra prima il suo vecchio kohai delle superiori Yamazaki, ma soprattutto in seguito, quando fa la conoscenza di una giovane ragazza di nome Misaki, che, per motivi inizialmente ignoti, gli propone il suo aiuto per venire fuori dal suo status di hikikomori.
Gli episodi si susseguono così uno dopo l'altro tra i vari tentativi del povero Satou di uscire dall'isolamento, che porteranno al crearsi di scene veramente divertentissime, ma, al contempo, cosparse anche da una velata malinconia per la situazione veramente triste del protagonista.
Allora, descritta in breve la trama, premetto che l'anime è in assoluto uno dei miei preferiti, e non soltanto per il suo modo di trattare in maniera così ironica un argomento serio come quello degli hikikomori, che già personalmente apprezzo particolarmente, quanto più che altro per la straordinaria psicologia che caratterizza i personaggi principali; li ho trovati tutti estremamente realistici, con pensieri ed azioni tutti molto coerenti alle varie situazioni.
Prendiamo per esempio Misaki: all'inizio sembra la solita ragazza senza volontà o un minimo di materia grigia, già vista e rivista in moltissimi anime, e che poi, chissà un po' perché, finisce con l'invaghirsi del protagonista, ma invece non è assolutamente così. Il personaggio in questione, proseguendo con la visione, mostra i suoi perché e delle motivazioni più che plausibili e coerenti, staccandosi così da tutti gli stereotipi del genere.
Anche Satou, sempre psicologicamente parlando, l'ho trovato davvero intrigante; una linea di pensiero ed un itinerario psicologico molto credibile, considerata la sua situazione, ma soprattutto ho apprezzato particolarmente il suo punto di vista riguardo quella che, secondo lui, è l'origine di tutti i suoi mali: l'NHK. Infatti, secondo lui, l'NHK (per chi non lo sapesse è una stazione radio televisiva giapponese, che trasmette molti anime) è la diretta responsabile della sua situazione di hikikomori, visto che, trasmettendo molti anime, porta le persone a divenire otaku e a venire così sempre meno ai rapporti sociali con gli altri, con il portare in conclusione all'isolamento cronico.
Secondo me definire geniale una trovata del genere è un eufemismo. Sì, tecnicamente è una teoria poco credibile, ma il suo utilizzo è ovviamente una scusa per sviare dalla sua persona la colpa di tutti i suoi insuccessi, onde evitare di impazzire. Che poi questo capro espiatorio sia l'NHK, Dio, o la società stessa, poco cambia. In sin dei conti, chi non si comporterebbe così, in una situazione simile?
Per ultimo, un altro aspetto che ho apprezzato moltissimo, è l'atmosfera di rassegnazione, o impotenza nei confronti degli eventi se vogliamo, che caratterizza ogni azione dei protagonisti, che seppur ce la mettano tutta, non riescono mai a risolvere i loro problemi, ritrovandosi sempre al punto di partenza.
Semplicemente indimenticabile la frase conclusiva pronciata da Misaki, che, più che voler dire ciò che esprimono le testuali parole, pare un ilarico invito ad arrendersi verso quello che è l'inevitabile decorso della vita.
Un anime che consiglio a chiunque, che sia per farsi quattro risate o che sia per altro di ben più profondo.