Recensione
Family Compo
8.0/10
Family Compo è più famoso per essere il manga di minore successo di Tsukasa Hojo, l'autore di best seller come City Hunter e Cat's Eye, che per le sue qualità intrinseche. Per me è veramente un peccato che non abbia incontrato i favori del pubblico in patria, ma sicuramente la svolta radicale di tematiche che ha qui intrapreso Hojo ha fatto storcere il naso ai suoi aficionados, più avvezzi ai canoni narrativi tipici dei suoi manga più famosi, come le atmosfere poliziesche e metropolitane, l'azione e l'umorismo grossolano. Family Compo però è un manga intelligente, divertente e poetico al punto giusto, oltre che coraggioso.
E' la storia di Masahiko, un adolescente rimasto orfano dopo la morte improvvisa del padre, un uomo perennemente impegnato con il lavoro che si è sempre poco curato dell'unico figlio. Alla notizia della morte, verrà a fargli visita una donna mai vista prima da Masahiko, la zia Yukari, la quale gli propone di andare a stare da lei. Masahiko accetta, ma è perplesso: lui ricordava di avere uno zio, non una zia. Giunto a casa degli zii, si trova a stare in una famiglia meravigliosa: Yukari e Sora, il marito, vivono una bella villa in completa armonia, in più hanno una figlia da loro adorata, la cugina Shion, che è una bellissima ragazza. Cosa chiedere di più? Peccato che subito dopo Masahiko scoprirà che quella famiglia perfetta ha un piccolo difetto: Yukari, la zia, è effettivamente lo zio del protagonista! Semplicemente vive vestito da donna e lo stesso fa Sora, che in realtà si chiama Haruka, vivendo nei panni di un uomo. A complicare il tutto poi c'è Shion, la stupenda cugina, che rivela ben presto anche lei il "vizietto" di andare in giro una volta vestita da maschio, un'altra da donna... Ma alla fine è maschio o femmina Shion? Sarà il povero Masahiko a doverlo scoprire. Da qui partirà tutto il tourbillon di avventure tragicomiche che il protagonista dovrà vivere.
La morale di questo manga è palese: una famiglia fuori da qualsiasi canone di normalità è molto più sana e affettuosa di quella moralmente accettabile da cui proviene Masahiko. Nonostante ciò, la velata satira di costume di Family Compo non si traduce mai in un intreccio didascalico o politicamente corretto. Per quanto praticamente tutti i personaggi siano omosessuali o transessuali, non vedremo mai delle lesbiche forti e valorose, dei gay svenevoli e frivoli o dei transessuali intenti a lavorare in qualche localaccio a Shinjuku. Tutti i personaggi rifuggono ogni tipo di stereotipo, sono caratteri tutti a sé stanti, cosa che permette al lettore una facile immedesimazione e quindi, una più facile e credibile comprensione delle loro problematiche, rendendo il messaggio di Family Compo efficace e mai ridondante o perbenista.
A tutto questo poi si unisce un umorismo completamente diverso rispetto a quello che abbiamo imparato a conoscere nei manga di Hojo. Il mangaka qui abbandona infatti l'umorismo slapstick di City Hunter e Cat's Eye, creando invece una commedia molto più sofisticata e dai tratti molto meno frenetici, tutta incentrata su eventi di vita quotidiana più o meno paradossali. Nonostante il cambio repentino di stile, non si rimpiange assolutamente il glorioso passato dell'autore, anzi, questa narrazione più rilassata e riflessiva non manca di divertire il lettore visto che gli spunti comici sono ottimamente gestiti e godibilissimi; inoltre questo tipo di umorismo è il migliore apripista per i momenti di maggiore malinconia o romanticismo, elementi che non sono mai mancati nei manga di Tsukasa Hojo. Solo che se per esempio in City Hunter certe volte lo stacco tra i momenti di completa demenzialità e quelli più drammatici era così forte da risultare stucchevole, qui invece il meccanismo funziona impeccabilmente e alcuni episodi diventano tra i più coinvolgenti della produzione artistica del mangaka.
Il tutto poi ci viene servito su uno stile di disegno che è il punto più alto toccato da Tsukasa Hojo. Forse sono di parte, visto che considero le vignette disegnate da questo autore le più belle di tutto il panorama dei manga. Qui però si arriva a vette stratosferiche di precisione, bellezza e gamma di espressioni: penso che se Tsukasa Hojo sappia dare senza forzature ad ogni sua storia un tocco di poesia è perché sa fare assumere ai suoi personaggi tutte le sfumature del volto e gli atteggiamenti del corpo che vuole. Insomma Family Compo è una vera e propria gioia per gli occhi.
Certamente questo manga non è immune a difetti. Innanzitutto in alcuni punti la storia ha effettivamente delle forzature che non si possono proprio giustificare: basti pensare al fatto che Yukari va al mare in costume e nessuno dubita del suo vero sesso. Ora, un uomo può essere efebico quanto vuole, ma nessuno maschio può essere credibile come donna in costume da bagno, spiacente. Inoltre la vicenda sul vero sesso di Shion si presenta da subito debole e meno interessante rispetto alle altre sotto trame che si affastellano nel manga o ai singoli episodi. Penso che anche lo stesso autore se ne sia accorto, dandogli un peso non così rilevante nell'economia di tutta la serie. Infine, il finale, ahimè, lascia con l'amaro in bocca.
L'edizione italiana della Star Comics poi ebbe da subito una peculiarità che ricordava la prima edizione di Video Girl Ai. Se in Video Girl Ai la posta dei lettori divenne quasi subito l'alcova degli innamorati respinti che sfogavano nella casella delle lettere della Star le loro vicissitudini sentimentali, la posta di Family Compo divenne... il luogo per tanti lettori dove potere finalmente dichiararsi gay. In effetti quando venne pubblicato, nel 2000, di manga e fumetti a tematica GLBT (acronimo che sta per gay, lesbian, bisex e transex e che indica le opere che affrontano questo tipo di tematiche) praticamente non esistevano nelle fumetterie, se non di estrema nicchia. Nemmeno la questione dei diritti dei gay aveva la risonanza che ha tutt'oggi. Quindi, tutti gli utenti che scrivevano ringraziavano sentitamente i Kappa Boys di avere portato in Italia quest'opera di Hojo, perché leggendo le avventure di Masahiko molti si erano finalmente accettati, visto che avevano capito di essere come i membri di questa particolarissima famiglia: delle persone normali.
Sarà anche per questo che reputo Family Compo il manga più bello di Tsukasa Hojo assieme a L'Estate dell'Adolescenza?
Da riscoprire assolutamente.
E' la storia di Masahiko, un adolescente rimasto orfano dopo la morte improvvisa del padre, un uomo perennemente impegnato con il lavoro che si è sempre poco curato dell'unico figlio. Alla notizia della morte, verrà a fargli visita una donna mai vista prima da Masahiko, la zia Yukari, la quale gli propone di andare a stare da lei. Masahiko accetta, ma è perplesso: lui ricordava di avere uno zio, non una zia. Giunto a casa degli zii, si trova a stare in una famiglia meravigliosa: Yukari e Sora, il marito, vivono una bella villa in completa armonia, in più hanno una figlia da loro adorata, la cugina Shion, che è una bellissima ragazza. Cosa chiedere di più? Peccato che subito dopo Masahiko scoprirà che quella famiglia perfetta ha un piccolo difetto: Yukari, la zia, è effettivamente lo zio del protagonista! Semplicemente vive vestito da donna e lo stesso fa Sora, che in realtà si chiama Haruka, vivendo nei panni di un uomo. A complicare il tutto poi c'è Shion, la stupenda cugina, che rivela ben presto anche lei il "vizietto" di andare in giro una volta vestita da maschio, un'altra da donna... Ma alla fine è maschio o femmina Shion? Sarà il povero Masahiko a doverlo scoprire. Da qui partirà tutto il tourbillon di avventure tragicomiche che il protagonista dovrà vivere.
La morale di questo manga è palese: una famiglia fuori da qualsiasi canone di normalità è molto più sana e affettuosa di quella moralmente accettabile da cui proviene Masahiko. Nonostante ciò, la velata satira di costume di Family Compo non si traduce mai in un intreccio didascalico o politicamente corretto. Per quanto praticamente tutti i personaggi siano omosessuali o transessuali, non vedremo mai delle lesbiche forti e valorose, dei gay svenevoli e frivoli o dei transessuali intenti a lavorare in qualche localaccio a Shinjuku. Tutti i personaggi rifuggono ogni tipo di stereotipo, sono caratteri tutti a sé stanti, cosa che permette al lettore una facile immedesimazione e quindi, una più facile e credibile comprensione delle loro problematiche, rendendo il messaggio di Family Compo efficace e mai ridondante o perbenista.
A tutto questo poi si unisce un umorismo completamente diverso rispetto a quello che abbiamo imparato a conoscere nei manga di Hojo. Il mangaka qui abbandona infatti l'umorismo slapstick di City Hunter e Cat's Eye, creando invece una commedia molto più sofisticata e dai tratti molto meno frenetici, tutta incentrata su eventi di vita quotidiana più o meno paradossali. Nonostante il cambio repentino di stile, non si rimpiange assolutamente il glorioso passato dell'autore, anzi, questa narrazione più rilassata e riflessiva non manca di divertire il lettore visto che gli spunti comici sono ottimamente gestiti e godibilissimi; inoltre questo tipo di umorismo è il migliore apripista per i momenti di maggiore malinconia o romanticismo, elementi che non sono mai mancati nei manga di Tsukasa Hojo. Solo che se per esempio in City Hunter certe volte lo stacco tra i momenti di completa demenzialità e quelli più drammatici era così forte da risultare stucchevole, qui invece il meccanismo funziona impeccabilmente e alcuni episodi diventano tra i più coinvolgenti della produzione artistica del mangaka.
Il tutto poi ci viene servito su uno stile di disegno che è il punto più alto toccato da Tsukasa Hojo. Forse sono di parte, visto che considero le vignette disegnate da questo autore le più belle di tutto il panorama dei manga. Qui però si arriva a vette stratosferiche di precisione, bellezza e gamma di espressioni: penso che se Tsukasa Hojo sappia dare senza forzature ad ogni sua storia un tocco di poesia è perché sa fare assumere ai suoi personaggi tutte le sfumature del volto e gli atteggiamenti del corpo che vuole. Insomma Family Compo è una vera e propria gioia per gli occhi.
Certamente questo manga non è immune a difetti. Innanzitutto in alcuni punti la storia ha effettivamente delle forzature che non si possono proprio giustificare: basti pensare al fatto che Yukari va al mare in costume e nessuno dubita del suo vero sesso. Ora, un uomo può essere efebico quanto vuole, ma nessuno maschio può essere credibile come donna in costume da bagno, spiacente. Inoltre la vicenda sul vero sesso di Shion si presenta da subito debole e meno interessante rispetto alle altre sotto trame che si affastellano nel manga o ai singoli episodi. Penso che anche lo stesso autore se ne sia accorto, dandogli un peso non così rilevante nell'economia di tutta la serie. Infine, il finale, ahimè, lascia con l'amaro in bocca.
L'edizione italiana della Star Comics poi ebbe da subito una peculiarità che ricordava la prima edizione di Video Girl Ai. Se in Video Girl Ai la posta dei lettori divenne quasi subito l'alcova degli innamorati respinti che sfogavano nella casella delle lettere della Star le loro vicissitudini sentimentali, la posta di Family Compo divenne... il luogo per tanti lettori dove potere finalmente dichiararsi gay. In effetti quando venne pubblicato, nel 2000, di manga e fumetti a tematica GLBT (acronimo che sta per gay, lesbian, bisex e transex e che indica le opere che affrontano questo tipo di tematiche) praticamente non esistevano nelle fumetterie, se non di estrema nicchia. Nemmeno la questione dei diritti dei gay aveva la risonanza che ha tutt'oggi. Quindi, tutti gli utenti che scrivevano ringraziavano sentitamente i Kappa Boys di avere portato in Italia quest'opera di Hojo, perché leggendo le avventure di Masahiko molti si erano finalmente accettati, visto che avevano capito di essere come i membri di questa particolarissima famiglia: delle persone normali.
Sarà anche per questo che reputo Family Compo il manga più bello di Tsukasa Hojo assieme a L'Estate dell'Adolescenza?
Da riscoprire assolutamente.