Recensione
Lo dico subito: se non avete letto questa serie di Jojo, non potete considerarvi veri appassionati, né tantomeno esperti di manga. Perché Stardust Crusaders, con l'avvento degli stand e un enorme balzo avanti nella genialità dell'autore, costituisce un autentico caposaldo del genere fumettistico nipponico, tant'è che può essere considerato ben più influente di opere più famose nello sviluppo degli shonen moderni.
Ricordate le onde concentriche, che la famiglia Joestar usava per combattere vampiri e Uomini del Pilastro nelle due serie precedenti? Bene, dimenticatele. Perché con questa serie di 16 volumi Hiroiko Araki si è meritato la qualifica di genio, creando un potere così originale, quasi perfetto, come gli stand, entità spirituali che si manifestano al comando del portatore per combattere, e che saranno sfruttati da Jotaro Kujo, nipote giapponese dell'ormai anziano Joseph, e dai suoi compagni, per combattere una nostra vecchia conoscenza tornata dal passato. Con gli stand, Araki è riuscito a sposare magistralmente bei poteri, originalità, innovazione, e rappresentazioni grafiche davvero ben curate (che verranno poi sviluppate e perfezionate nella serie successiva).
Stardust Crusaders si differenzia subito da Phantom Blood e Battle Tendency, oltre che per i già citati stand, per la lunghezza (ben 16 volumi in confronto ai 5 e 7 delle altre due) e per l'espediente narrativo del viaggio. Il gruppo dei protagonisti dovrà infatti compiere un'immensa traversata di mezzo mondo, per raggiungere, partendo dal Giappone, Il Cairo, in Egitto. E questa trovata è davvero riuscita: Araki ha trovato il modo di mostrarci ogni volta un'ambientazione differente e innovativa, sempre curata a dovere.
Un'altra nota positiva della terza serie è il ritmo incessante dei combattimenti: non troverete un capitolo, né tantomeno un volume, che non contenga almeno uno scambio di colpi tra portatori di stand. Tuttavia, questo a volte da un pregio rischia di diventare un difetto: il ritmo è così incalzante che a volte spererete che la sequenza di lotte venga interrotta per lasciarvi un po' di fiato, cosa che non succederà mai. E bisogna dire che forse Araki ha esagerato nel voler incentrare questa serie (così come le successive) quasi esclusivamente sui combattimenti, penalizzando in troppi casi la trama, che passa del tutto in secondo piano. Anche perché troverete alcuni di questi scontri assolutamente superflui, evitabili e poco curati, tanto che sembreranno messi lì solo per allungare il brodo.
Altro punto forte di Stardust Crusaders è il divertimento: ebbene sì, perché sembra che dopo circa tre anni di Jojo, Hirohiko Araki abbia anche risvegliato un talento comico assolutamente inaspettato, inserendo siparietti a dir poco esilaranti anche all'interno dei più rischiosi combattimenti, senza risultare mai banale, anzi, aggiungendo un giusto pizzico di ironia che va ad amalgamare tra loro le varie lotte di questa serie.
Dopo tutti questi complimenti, non posso però non inserire una critica verso il finale: sebbene Araki sia riuscito a infondere nella lotta contro l'antagonista principale di tutta la serie drammaticità ed epicità al punto giusto, quello che stona parecchio è il deus ex machina utilizzato dall'autore per permettere ai protagonisti di sconfiggere un nemico davvero troppo forte (in questo, si ricollega perfettamente alla seconda serie, Battle Tendency, che presenta lo stesso identico difetto: in entrambi i casi, Araki ha esagerato nel creare un potere praticamente incontrastabile).
Questo, comunque, non vi rovinerà la lettura del patriarca degli shonen attuali. Stardust Crusaders è un'opera ben al di sopra della media (soprattutto per l'epoca a cui risale); dopo averla completata, non potrete che riconoscere Hirohiko Araki come un genio assoluto e un pioniere nell'inventare dal nulla qualcosa di innovativo e originale come gli stand.
Ricordate le onde concentriche, che la famiglia Joestar usava per combattere vampiri e Uomini del Pilastro nelle due serie precedenti? Bene, dimenticatele. Perché con questa serie di 16 volumi Hiroiko Araki si è meritato la qualifica di genio, creando un potere così originale, quasi perfetto, come gli stand, entità spirituali che si manifestano al comando del portatore per combattere, e che saranno sfruttati da Jotaro Kujo, nipote giapponese dell'ormai anziano Joseph, e dai suoi compagni, per combattere una nostra vecchia conoscenza tornata dal passato. Con gli stand, Araki è riuscito a sposare magistralmente bei poteri, originalità, innovazione, e rappresentazioni grafiche davvero ben curate (che verranno poi sviluppate e perfezionate nella serie successiva).
Stardust Crusaders si differenzia subito da Phantom Blood e Battle Tendency, oltre che per i già citati stand, per la lunghezza (ben 16 volumi in confronto ai 5 e 7 delle altre due) e per l'espediente narrativo del viaggio. Il gruppo dei protagonisti dovrà infatti compiere un'immensa traversata di mezzo mondo, per raggiungere, partendo dal Giappone, Il Cairo, in Egitto. E questa trovata è davvero riuscita: Araki ha trovato il modo di mostrarci ogni volta un'ambientazione differente e innovativa, sempre curata a dovere.
Un'altra nota positiva della terza serie è il ritmo incessante dei combattimenti: non troverete un capitolo, né tantomeno un volume, che non contenga almeno uno scambio di colpi tra portatori di stand. Tuttavia, questo a volte da un pregio rischia di diventare un difetto: il ritmo è così incalzante che a volte spererete che la sequenza di lotte venga interrotta per lasciarvi un po' di fiato, cosa che non succederà mai. E bisogna dire che forse Araki ha esagerato nel voler incentrare questa serie (così come le successive) quasi esclusivamente sui combattimenti, penalizzando in troppi casi la trama, che passa del tutto in secondo piano. Anche perché troverete alcuni di questi scontri assolutamente superflui, evitabili e poco curati, tanto che sembreranno messi lì solo per allungare il brodo.
Altro punto forte di Stardust Crusaders è il divertimento: ebbene sì, perché sembra che dopo circa tre anni di Jojo, Hirohiko Araki abbia anche risvegliato un talento comico assolutamente inaspettato, inserendo siparietti a dir poco esilaranti anche all'interno dei più rischiosi combattimenti, senza risultare mai banale, anzi, aggiungendo un giusto pizzico di ironia che va ad amalgamare tra loro le varie lotte di questa serie.
Dopo tutti questi complimenti, non posso però non inserire una critica verso il finale: sebbene Araki sia riuscito a infondere nella lotta contro l'antagonista principale di tutta la serie drammaticità ed epicità al punto giusto, quello che stona parecchio è il deus ex machina utilizzato dall'autore per permettere ai protagonisti di sconfiggere un nemico davvero troppo forte (in questo, si ricollega perfettamente alla seconda serie, Battle Tendency, che presenta lo stesso identico difetto: in entrambi i casi, Araki ha esagerato nel creare un potere praticamente incontrastabile).
Questo, comunque, non vi rovinerà la lettura del patriarca degli shonen attuali. Stardust Crusaders è un'opera ben al di sopra della media (soprattutto per l'epoca a cui risale); dopo averla completata, non potrete che riconoscere Hirohiko Araki come un genio assoluto e un pioniere nell'inventare dal nulla qualcosa di innovativo e originale come gli stand.