Recensione
Ranma 1/2
10.0/10
Recensione di AtomTaishi
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Rumiko Takahashi è una delle più importanti e influenti mangaka partorite dal paese del sol levante. Il suo, a mio parere, è uno di quei nomi che andrebbero accostati a gente come Osamu Tezuka (il più grande fumettista giapponese della storia), Go Nagai (uno dei grandi rivoluzionari della storia dei manga), Monkey Punch (creatore di Lupin e sdoganatore della sessualità nel fumetto nipponico, assieme al precedentemente citato Nagai), Leiji Matsumoto (autentico poeta del manga), Shigeru Mizuki (uno dei grandi maestri della vecchia scuola), e altri grandi nomi.
Arrivata alla fine degli anni '70, e ottenuti i primi riconoscimenti grazie a storie brevi (pubblicate in Italia nei volumi della serie "Rumic World") nelle quali risaltava già tutto il suo stile fatto di situazioni folli e deliranti e gag divertentissime, creò la sua prima serie nel '78, il capolavoro di demenziale genialità "Urusey Yatsura", e fece il botto con "Maison Ikkoku" nel 1980 (manga che probabilmente rappresenta la sua vetta artistica). Nel 1987 diede i natali a quella che è forse la sua serie principe: Ranma 1/2, ovvero il fumetto che mi appresto a recensire.
Ranma è uno di quei fumetti che meglio rappresentano la Takahashi; forse non è il suo capolavoro (starei più su UY o MI), ma sicuramente è un'opera geniale dove la fumettista riesce a fare quello che sa fare meglio: creare personaggi indimenticabili e caratterizzati ottimamente, assurdi eppure così credibili (grazie anche all'interazione che hanno tra di loro), e gettarli in situazioni di delirio puro (sforando a volte nel demente, anche se mai ai livelli di UY) e di imbarazzo totale. Le gag sono divertentissime e genuine, fanno ridere e la risata è sempre sincera. Il genio della Takahashi riesce a creare sempre situazioni nuove e divertenti, partendo spesso da premesse inesistenti oppure riciclate. Infatti, spesso ci troviamo ad assistere a una serie di sfide atte a conquistare un determinato oggetto o un tal individuo, ma la noia non riesce a farsi sentire, dato che Rumiko riesce quasi sempre a creare gag fresche e a spalmare qualche intuizione geniale che colora l'intera storia.
Come ho già scritto in precedenza, la cosa migliore del manga sono forse i personaggi e il modo in cui interagiscono tra di loro: è in questo manga, infatti, che il lettore può seguire le avventure di quelli che figurano tra i migliori personaggi mai creati da Rumiko. Il rapporto tra di loro, le sottotrame che quindi si vengono a creare, gli amori assurdi e gli amori che ci sono ma devono maturare (quella tra Ranma e Akane è, a mio parere, una delle storie sentimentali più belle e divertenti mai raccontate in un fumetto giapponese) e quanto tutto ciò riesca a rapire il lettore, rende Ranma 12 un manga che consiglio assolutamente (e da qui, la scelta di attribuire il voto massimo: bisognerebbe assolutamente possederlo o almeno leggerlo).
Parlando della storia, l'opera è contraddistinta da una trama principale che ha la sola funzione di creare un contesto alle vicende narrate (il tutto è strutturato ad episodi autoconclusivi) e serve a giustificare alcune azioni compiute dai personaggi, tra di loro o su di loro. Ranma Saotome, e suo padre Genma, si trasferiscono a vivere nella città di Tokyo, nella palestra di arti marziali indiscriminate di Soun Tendo (amico di Genma), assieme a quest'ultimo e alle sue tre figlie: Akane di sedici anni, Nabiki di diciassette e Kasumi di venti. Ranma, di anni sedici, dovrà andare in sposo ad una di queste tre fanciulle per portare avanti la gestione della palestra Tendo (così hanno deciso di comune accordo Soun e Genma). La scelta del ragazzo, ripiegherà sulla figlia più giovane: Akane. Fino a qui tutto bene, non sembra esserci nulla di strano, senonché la famiglia Tendo scopre ben presto che qualcosa non va nei loro nuovi coinquilini. Ranma e suo padre, infatti, sono stati colpiti da una terribile maledizione che li porta a trasformarsi, rispettivamente, in una ragazza e in una panda, a contatto con l'acqua fredda. Per tornare normali, dovranno bagnarsi con l'acqua calda. Questa è, a mio parere, l'intuizione migliore dell'opera, che porta quindi il lettore a trovarsi immerso in quelle situazioni assurde e originali di cui parlavo sopra. Proseguendo nella storia, appariranno altri personaggi maledetti che, a contatto con l'acqua, si trasformeranno in differenti animali/creature. La colpa di queste maledizioni è da ricondursi ad alcune sorgenti maledette situate in Cina, luogo nel quale, spesso, gli esperti di arti marziali si recano ad allenarsi.
Le avventure che i protagonisti del manga si trovano a vivere, sono tratteggiate da Rumiko col suo solito stile di disegno fresco e dinamico, rotondo e molto cartoon, di tezukiana memoria, con personaggi dagli occhi grandi ed espressioni facciali spesso buffe ed esasperate.
Concludendo, Ranma 1/2 è uno di quei manga che ogni amante di cultura nipponica e non dovrebbe possedere, una pietra miliare del fumetto giapponese di fine anni '80 che, letto oggi, non risente del peso degli anni, e diverte oggi come un tempo (forse proprio oggi, con tutto quel fumetto spazzatura che il Giappone ci rifila, meriterebbe di essere riscoperto).
Arrivata alla fine degli anni '70, e ottenuti i primi riconoscimenti grazie a storie brevi (pubblicate in Italia nei volumi della serie "Rumic World") nelle quali risaltava già tutto il suo stile fatto di situazioni folli e deliranti e gag divertentissime, creò la sua prima serie nel '78, il capolavoro di demenziale genialità "Urusey Yatsura", e fece il botto con "Maison Ikkoku" nel 1980 (manga che probabilmente rappresenta la sua vetta artistica). Nel 1987 diede i natali a quella che è forse la sua serie principe: Ranma 1/2, ovvero il fumetto che mi appresto a recensire.
Ranma è uno di quei fumetti che meglio rappresentano la Takahashi; forse non è il suo capolavoro (starei più su UY o MI), ma sicuramente è un'opera geniale dove la fumettista riesce a fare quello che sa fare meglio: creare personaggi indimenticabili e caratterizzati ottimamente, assurdi eppure così credibili (grazie anche all'interazione che hanno tra di loro), e gettarli in situazioni di delirio puro (sforando a volte nel demente, anche se mai ai livelli di UY) e di imbarazzo totale. Le gag sono divertentissime e genuine, fanno ridere e la risata è sempre sincera. Il genio della Takahashi riesce a creare sempre situazioni nuove e divertenti, partendo spesso da premesse inesistenti oppure riciclate. Infatti, spesso ci troviamo ad assistere a una serie di sfide atte a conquistare un determinato oggetto o un tal individuo, ma la noia non riesce a farsi sentire, dato che Rumiko riesce quasi sempre a creare gag fresche e a spalmare qualche intuizione geniale che colora l'intera storia.
Come ho già scritto in precedenza, la cosa migliore del manga sono forse i personaggi e il modo in cui interagiscono tra di loro: è in questo manga, infatti, che il lettore può seguire le avventure di quelli che figurano tra i migliori personaggi mai creati da Rumiko. Il rapporto tra di loro, le sottotrame che quindi si vengono a creare, gli amori assurdi e gli amori che ci sono ma devono maturare (quella tra Ranma e Akane è, a mio parere, una delle storie sentimentali più belle e divertenti mai raccontate in un fumetto giapponese) e quanto tutto ciò riesca a rapire il lettore, rende Ranma 12 un manga che consiglio assolutamente (e da qui, la scelta di attribuire il voto massimo: bisognerebbe assolutamente possederlo o almeno leggerlo).
Parlando della storia, l'opera è contraddistinta da una trama principale che ha la sola funzione di creare un contesto alle vicende narrate (il tutto è strutturato ad episodi autoconclusivi) e serve a giustificare alcune azioni compiute dai personaggi, tra di loro o su di loro. Ranma Saotome, e suo padre Genma, si trasferiscono a vivere nella città di Tokyo, nella palestra di arti marziali indiscriminate di Soun Tendo (amico di Genma), assieme a quest'ultimo e alle sue tre figlie: Akane di sedici anni, Nabiki di diciassette e Kasumi di venti. Ranma, di anni sedici, dovrà andare in sposo ad una di queste tre fanciulle per portare avanti la gestione della palestra Tendo (così hanno deciso di comune accordo Soun e Genma). La scelta del ragazzo, ripiegherà sulla figlia più giovane: Akane. Fino a qui tutto bene, non sembra esserci nulla di strano, senonché la famiglia Tendo scopre ben presto che qualcosa non va nei loro nuovi coinquilini. Ranma e suo padre, infatti, sono stati colpiti da una terribile maledizione che li porta a trasformarsi, rispettivamente, in una ragazza e in una panda, a contatto con l'acqua fredda. Per tornare normali, dovranno bagnarsi con l'acqua calda. Questa è, a mio parere, l'intuizione migliore dell'opera, che porta quindi il lettore a trovarsi immerso in quelle situazioni assurde e originali di cui parlavo sopra. Proseguendo nella storia, appariranno altri personaggi maledetti che, a contatto con l'acqua, si trasformeranno in differenti animali/creature. La colpa di queste maledizioni è da ricondursi ad alcune sorgenti maledette situate in Cina, luogo nel quale, spesso, gli esperti di arti marziali si recano ad allenarsi.
Le avventure che i protagonisti del manga si trovano a vivere, sono tratteggiate da Rumiko col suo solito stile di disegno fresco e dinamico, rotondo e molto cartoon, di tezukiana memoria, con personaggi dagli occhi grandi ed espressioni facciali spesso buffe ed esasperate.
Concludendo, Ranma 1/2 è uno di quei manga che ogni amante di cultura nipponica e non dovrebbe possedere, una pietra miliare del fumetto giapponese di fine anni '80 che, letto oggi, non risente del peso degli anni, e diverte oggi come un tempo (forse proprio oggi, con tutto quel fumetto spazzatura che il Giappone ci rifila, meriterebbe di essere riscoperto).