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"Sanpei" è stato uno degli anime che ha fatto parte della mia infanzia e, seppur per una minima parte, leggere l'opera cartacea mi è sembrato un tributo doveroso alle gesta del ragazzo pescatore.
"Tezuka secondo me" , inoltre, ha fatto nascere in me la curiosità di vedere Yaguchi alle prese con il suo personaggio storico.

I quattro volumi di cui è composto questo sequel narrano altrettante avventure che hanno per protagonista il nostro Sanpei. Sono quindi episodi che, tranne per qualche rimando narrativo, non presentano legami e sono autoconclusive. Tutte propongono il medesimo incipit: un mistero che circonda qualche specie di pesce, più o meno conosciuta, che il nostro pescatore dovrà svelare. Unica eccezione è il terzo volume, probabilmente il più riuscito, del quale Sanpei non sarà il reale protagonista.

Il filo conduttore di ogni avventura è ovviamente la pesca, ma anche il tema ecologista occupa un ruolo di primo piano nelle opere di Yaguchi. Se, da una parte, catturare degli esseri viventi per puro diletto, agli occhi dei più ferventi animalisti, può sembrare sacrilego, dall'altra, l'autore non perde mai occasione di ribadire l'importanza di mantenerne intatto l'ecosistema in modo da preservare le specie che in esso coesistono.

Il punto debole dell'opera di Takao Yaguchi è, a mio avviso, la prolissità. Troppo spesso l'autore si dilunga oltremodo in spiegazioni che, per quanto interessanti, hanno il pessimo effetto di rallentare in maniera significativa il ritmo della narrazione. Molte volte l'autore potrebbe destinare tali chiarimenti a spazi più consoni, come ad esempio un'appendice a fine volume, e invece preferisce dilungarsi in discorsi interminabili e spesso ripetitivi.
Non è un caso che il migliore tra i racconti sia proprio quello scevro da ogni lungaggine e da spiegazioni troppo invadenti. Di conseguenza, grazie alla maestria di Yaguchi, la storia garantisce un ritmo sempre incalzante dalla prima all'ultima pagina.
È curioso notare come in una delle prefazioni, l'autore si vanti del fatto che, per la prima volta, non aveva avuto restrizioni dal redattore. Tutti i limiti sul numero di pagine, entro cui solitamente i mangaka devono mantenersi, questa volta non sono stati imposti al nostro Yaguchi, che non si rende conto di quanto proprio grazie a quelle regole un autore sia costretto a togliere il superfluo, con grande giovamento della fluidità narrativa.

I disegni sono davvero splendidi. Se i personaggi presentano tratti alquanto semplici, i paesaggi e tutto ciò che rappresenta l'ambiente circostante è realizzato con la massima cura. Ciò che lascia sbalorditi sono i fondali presenti, cosa per nulla scontata in particolar modo per uno shonen, nella quasi totalità delle vignette.
L'autore riesce poi a far esprimere grande dinamismo alle azioni dei suoi personaggi e questo, in un manga che tratta uno sport apparentemente statico, è un pregio da non sottovalutare.

L'edizione curata dalla Star Comics è, come spesso accade, decisamente povera e scadente. Spesso mancano le note che avrebbero potuto chiarire alcuni termini.