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Raccontare "Ken" per me significa riportare alla luce ricordi lontani. Far riaffiorare esperienze remote che hanno rivoluzionato radicalmente la mia visione esperienziale sul fumetto e l'animazione giapponese. "Ken" è la forza di non mollare mai, la voglia di credere nel prossimo, anche nei momenti più disperati, ma anche il terrore più profondo, un amore non corrisposto e il dolore più lancinante che attanaglia il cuore umano. In questo capolavoro c'è un mondo intero... una delle opere che più di tutte riesce a raccontare lo spirito dell'uomo, senza giri di parole, senza tranelli ma parlando direttamente al nostro cuore. La vera forza di Buronson è insita nella stesura dei suoi personaggi: tormentati, ricchi di sfaccettature e, soprattutto, tridimensionali. Il confine tra santi e diavoli è molto labile e spesso la verità porta alla luce esperienze traumatiche capaci di generare percorsi di vita colmi di violenza. Una brutalità come segno di debolezza, che nasce da un animo fragile o anche da quello più forte che reprime i suoi sentimenti per un fine più alto. I disegni di Tetsuo Hara si adattano come una seconda pelle all'impronta psicologica che cerca di esprimere Buronson. Non ricordo dei personaggi così espressivi... le emozioni traboccano come un fiume in piena attraverso i loro occhi e i lineamenti del loro viso. I combattimenti sono epici, mai stucchevoli e soprattutto ben definiti. Il lettore riesce a seguire passo dopo passo ogni singolo frammento della tecnica utilizzata che contraddistingue ogni esponente delle sacre scuole che affollano l'universo di "Ken il guerriero". Non fermatevi dunque ad una lettura superficiale di quest'opera d'arte. Chi ci vede solo violenza gratuita e scazzottate tra bulli allora non ha colto minimamente il messaggio di questo manga o, semplicemente, non lo ha proprio letto. "Ken" va letto e riletto e riletto e riletto... e ogni volta vi farà emozionare come se fosse la prima.