Recensione
E' una serie che prende spunto da "Gundam" (pare che nasca inizialmente come una parodia di quest'ultimo), ma finisce per avere una vita tutta sua.
Il protagonista Hikaru è il classico ragazzo visto nelle opere mecha del periodo, uno che di botto si ritrova in una situazione più grande di lui. In questo caso però non sarà tanto il salvatore della patria né piloterà un robot speciale, visto che qui da questo punto di vista si abbandonano quasi definitivamente gli stilemi del genere robotico dell'epoca, a parte in un caso particolare. Infatti i buoni utilizzano le valkyrie, specie di aerei spaziali che si trasformano in mini-robot più o meno tutti uguali, e i cattivi non hanno bisogno di mezzi simili, data la loro natura.
Il cast è piuttosto ricco e vede in plancia l'esperto capitano Gloval coadiuvato dalla decisa e seriosa Misa, l'affabile Claudia e un simpatico trio di ragazze, Vanessa, Kim e Shammy. Sul campo di battaglia ad affiancare il nostro ci sono tra gli altri lo spaccone Roy, il grosso dal cuore tenero Hayao e il mite Max.
Dal lato dei cattivi, i terribili Zentradi, che hanno fatto del combattimento e della conquista la loro ragione di vita, svettano il valoroso Britai, il suo fedele braccio destro Exedore, il "ribelle" Quamzin, l'orgoliosa Millia e tre impacciati e simpatici soldati, Warera, Rorii e Konda.
Tra questi due fuochi finisce una cittadina di civili dove troviamo la graziosa Lynn Minmay, suo cugino Kaifun dal carattere un po' "astioso" e gli zii gestori di un ristorante.
La particolarità della serie cui deve la sua fama sta nel fatto di mischiare con nonchalance mecha, storie romantiche e addirittura il genere musicale. Infatti alla maturazione e alle peripezie belliche di Hikaru fa da contraltare la carriera da cantante di Minmay, che ci farà ascoltare più di una gradevole canzone (le mie preferite sono "Shao Pai Long" e "Zero G love").
Nonostante tutto, dove non manca anche qualche tocco comedy, rimane un'opera molto seriosa, dando anche spazio alla frustrazione e alla sofferenza delle persone comuni causate dalla situazione in corso.
Nonostante la non lunga durata si divide in due parti. La prima ad ampio respiro mentre la seconda di natura episodica, dove si dà ancor più spazio ai sentimenti dei personaggi. Quello che secondo me non la rende un capolavoro è il fatto di avere una narrazione incredibilmente velocizzata negli ultimi episodi del primo tomo, dove si susseguono avvenimenti a rotta di collo, alcuni dei quali avrebbero meritato maggior approfondimento. Anche il secondo, per quanto gradevole, non aggiunge quasi niente, a parte i risvolti umani e alcune cose in più che scopriamo sugli Zentradi.
Non so se sia solo una mia impressione, ma per la caratterizzazione dei due schieramenti ci ho visto un'allegoria del periodo in cui la serie uscì, con i Terrestri a simboleggiare il blocco occidentale più consumistico e frivolo, e gli Zentradi quello dell'Est, dai modi rigidi e meno enfatici che pensa soprattutto al proprio dovere. A proposito di questo (non so se la cosa sia voluta o meno), Millia e il trio maschile ricordano un po' Ninotchka e i suoi colleghi dell'omonimo film.
Il character design si differenzia da quello solito dell'epoca e il comparto grafico per il periodo è molto curato, con una ricchezza di particolari notevole. Certo, non manca qualche puntata più al risparmio, ma a livello medio i risultati ancora oggi si notano.
Il suo successo ha generato vari sequel che nel corso degli anni si sono succeduti.
Da noi arrivò all'interno del famoso "collaggione" "Robotech", che comprende anche "Southern Cross" e "Mospeada", una delle tipiche operazioni d'importazione statunitense con tutti i difetti del caso.
Più di recente la Yamato ha editato un'edizione fedele.
Il protagonista Hikaru è il classico ragazzo visto nelle opere mecha del periodo, uno che di botto si ritrova in una situazione più grande di lui. In questo caso però non sarà tanto il salvatore della patria né piloterà un robot speciale, visto che qui da questo punto di vista si abbandonano quasi definitivamente gli stilemi del genere robotico dell'epoca, a parte in un caso particolare. Infatti i buoni utilizzano le valkyrie, specie di aerei spaziali che si trasformano in mini-robot più o meno tutti uguali, e i cattivi non hanno bisogno di mezzi simili, data la loro natura.
Il cast è piuttosto ricco e vede in plancia l'esperto capitano Gloval coadiuvato dalla decisa e seriosa Misa, l'affabile Claudia e un simpatico trio di ragazze, Vanessa, Kim e Shammy. Sul campo di battaglia ad affiancare il nostro ci sono tra gli altri lo spaccone Roy, il grosso dal cuore tenero Hayao e il mite Max.
Dal lato dei cattivi, i terribili Zentradi, che hanno fatto del combattimento e della conquista la loro ragione di vita, svettano il valoroso Britai, il suo fedele braccio destro Exedore, il "ribelle" Quamzin, l'orgoliosa Millia e tre impacciati e simpatici soldati, Warera, Rorii e Konda.
Tra questi due fuochi finisce una cittadina di civili dove troviamo la graziosa Lynn Minmay, suo cugino Kaifun dal carattere un po' "astioso" e gli zii gestori di un ristorante.
La particolarità della serie cui deve la sua fama sta nel fatto di mischiare con nonchalance mecha, storie romantiche e addirittura il genere musicale. Infatti alla maturazione e alle peripezie belliche di Hikaru fa da contraltare la carriera da cantante di Minmay, che ci farà ascoltare più di una gradevole canzone (le mie preferite sono "Shao Pai Long" e "Zero G love").
Nonostante tutto, dove non manca anche qualche tocco comedy, rimane un'opera molto seriosa, dando anche spazio alla frustrazione e alla sofferenza delle persone comuni causate dalla situazione in corso.
Nonostante la non lunga durata si divide in due parti. La prima ad ampio respiro mentre la seconda di natura episodica, dove si dà ancor più spazio ai sentimenti dei personaggi. Quello che secondo me non la rende un capolavoro è il fatto di avere una narrazione incredibilmente velocizzata negli ultimi episodi del primo tomo, dove si susseguono avvenimenti a rotta di collo, alcuni dei quali avrebbero meritato maggior approfondimento. Anche il secondo, per quanto gradevole, non aggiunge quasi niente, a parte i risvolti umani e alcune cose in più che scopriamo sugli Zentradi.
Non so se sia solo una mia impressione, ma per la caratterizzazione dei due schieramenti ci ho visto un'allegoria del periodo in cui la serie uscì, con i Terrestri a simboleggiare il blocco occidentale più consumistico e frivolo, e gli Zentradi quello dell'Est, dai modi rigidi e meno enfatici che pensa soprattutto al proprio dovere. A proposito di questo (non so se la cosa sia voluta o meno), Millia e il trio maschile ricordano un po' Ninotchka e i suoi colleghi dell'omonimo film.
Il character design si differenzia da quello solito dell'epoca e il comparto grafico per il periodo è molto curato, con una ricchezza di particolari notevole. Certo, non manca qualche puntata più al risparmio, ma a livello medio i risultati ancora oggi si notano.
Il suo successo ha generato vari sequel che nel corso degli anni si sono succeduti.
Da noi arrivò all'interno del famoso "collaggione" "Robotech", che comprende anche "Southern Cross" e "Mospeada", una delle tipiche operazioni d'importazione statunitense con tutti i difetti del caso.
Più di recente la Yamato ha editato un'edizione fedele.