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Difficilissimo per me dare un giudizio con gli occhi di oggi all'anime di "Hokuto no Ken".
Quando arrivò in Italia (credo a fine anni '80), veniva mandato in programmazione insieme ad altri prodotti di una decina di anni prima: passare da Fantaman a Ken era un bel salto, dal punto di vista grafico, narrativo e di impatto. Il paragone tra Ken e i prodotti mandati in onda in concorrenza era davvero impietoso. Ken aveva delle immagini di una violenza inaudita, e tutto quello splatter, insieme alla filosofia di base delle arti marziali, dava un gran fascino al cartone. Comprai anche tutte le uscite della Granata Press del manga; ai tempi facevo le medie, quindi sarà tra il '91 e il '94.
Tuttavia, provando a dare un giudizio al netto della nostalgia di quegli anni devo dire che HnK è un anime che è invecchiato malissimo: ad una prima parte, in cui l'unico motivo di interesse sono i colpi segreti e le catchphrase di Ken, segue quella più interessante. Peccato che dopo lo scontro tra Toki e Raul, la continuity vada a farsi benedire e l'anime soffra del riciclo di personaggi e situazioni, con colpi di scena senza senso. E' forse anche l'ecatombe che caratterizza i comprimari a rendere la seconda parte della serie un po' noiosa anche agli gli occhi di un ragazzino.

La caratterizzazione dei personaggi è approssimativa: Ken ha la stessa espressività di uno scaldabagno e con il passare del tempo anche le motivazioni che muovono le sue azioni perdono senso; il rifiuto del suo ruolo di salvatore è spesso richiamato, ma l'autore si tiene bene alla larga dall'approfondirne il motivo, preferendo battere i territori sicuri dell'azione e delle mazzate a tutto spiano; una scelta narrativa ben chiara che, dopo l'iniziale orgia di violenza con conseguente adrenalina, tende a stancare e rende l'opera prolissa, pesante come se si dovesse digerire un mattone. Forse i personaggi meglio delineati sono quelli emotivamente più fragili, e rimane impressa la storia di Rei e Juda, entrambi caratterizzati da un amore incompiuto a causa del destino, con la sorprendente dichiarazione di amore omosessuale in punto di morte da parte del secondo nei confronti del primo. L'espediente della redenzione in punto di morte, che quasi mi fa venire in mente il Manzoni, è usato in maniera reiterata per tutti i cattivi principali e in tutta franchezza è forse uno degli aspetti più irritanti della serie.

I disegni ricalcano grosso modo quelli del manga, ma, per motivi di produzione, sono scevri dei tanti dettagli che caratterizzano le tavole del manga di Testuo Hara. Miglioreranno col prosieguo della serie, di pari passo con il miglioramento riscontrabile nel manga. Le animazioni sono realizzate un po' al risparmio e non sono proprio curatissime. La colonna sonora è più che buona, anche se tre-quattro temi portanti sono ben pochi per una serie così lunga.
In sostanza, ciò che rimane di questo anime, a trent'anni della sua realizzazione, sono le immagini delle sonore mazzate che si scambiano i personaggi. La spettacolarità dei combattimenti purtroppo non riesce a coprire i difetti della narrazione, per una storia che, vista la lunghezza della trama e la scarsa caratterizzazione dei personaggi, risulta alla lunga noiosa e ripetitiva.