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"Il castello errante di Howl" è un lungometraggio dello Studio Ghibli, scritto e prodotto da Hayao Miyazaki, basato sul romanzo omonimo di Diana Wynne Jones.

Capolavoro visivo di livello sopraffino, "Il castello errante di Howl" racconta di Sophie, una ragazza un po' rigida e chiusa in se stessa che vive lavorando nella cappelleria di famiglia. La vita di Sophie scorre monotona e senza alcuna ambizione in particolare, fino a che viene a sapere che in città è arrivato, col suo castello in grado di muoversi, il temibile mago Howl, che si diverte a conquistare ragazze alle quali - secondo le voci che corrono - mangerebbe il cuore prima di abbandonarle. Un giorno per caso, Sophie viene importunata da due uomini e a salvarla arriva un ragazzo misterioso che altri non è che il mago Howl; questo episodio però costerà caro alla povera ragazza, che verrà notata dalla terribile Strega delle Lande Desolate, che credendo che Sophie abbia qualcosa a che fare col mago, la maledice rendendola una signora anziana. Da questo momento in poi, Sophie è costretta a vivere nel suo corpo invecchiato di parecchi decenni, e con non poca fatica decide di mettersi in viaggio per trovare un modo per liberarsi da questa maledizione... Dopo un po' riesce a ritrovare il castello errante del mago e a entrarvi. Dopo aver conosciuto l'aiutante di Howl e soprattutto Calcifer, il demone del fuoco col quale molti anni prima Howl aveva fatto un patto per ricevere i suoi poteri, e che è al tempo stesso colui che tiene in movimento il castello, Sophie riesce a farsi assumere come donna delle pulizie dal mago stesso, per avere un'occasione di indagare e cercare qualunque indizio possa essere utile per tornare giovane...
Queste sono le premesse per una storia piena di magia e colpi di scena, piena zeppa di personaggi.

Partiamo dal comparto visivo, che è eccezionale e prosegue sulla scia della "Città Incantata", capolavoro precedente dello Studio Ghibli, che ha conquistato anche il pubblico occidentale coi suoi colori sgargianti, le animazioni fluide e i fondali curati in modo maniacale.
Qui ritroviamo esattamente le stesse caratteristiche con un character design accattivante ma che ha il tipico stile dei personaggi ai quali lo Studio Ghibli ci ha abituato nel corso degli anni, forse in chiave più moderna.
Maestosa anche la colonna sonora che accompagna i personaggi nel corso del film, fino alla splendida e dolcissima canzone del finale.

La sceneggiatura del film, come già detto, è curata da Hayao Miyazaki, che ha voluto inserire l'elemento di una guerra magica che si sta consumando nel regno, che in realtà è assente dal libro originale.
Probabilmente questa scelta di trattare un tema tipicamente caro al Maestro costituisce l'unico punto di debolezza del film, altrimenti impeccabile.
La sceneggiatura alterna infatti momenti perfettamente aderenti al romanzo (come la parte iniziale e la scena in cui Sophie arranca faticosamente per salire le scale del palazzo reale) ad altre aggiunte e a personaggi pesantemente modificati.
Nel romanzo, infatti, Sophie ha ben due sorelle, che saranno oggetto di larga parte della narrazione, poiché disgraziatamente sembra che Howl si sia infatuato di una delle due (Lettie, che nel film si vede lavorare in pasticceria circondata da ammiratori) con non poca preoccupazione da parte di Sophie; un altro elemento di fondamentale differenza è che nel romanzo Howl in realtà è nato nel Galles dei giorni nostri e solo in seguito ha acquisito la magia; infatti, una delle uscite del castello è costituita dal Galles attuale, mondo in cui Howl ha una difficile situazione familiare, e dal quale scappa in continuazione.
In buona sostanza, poiché il romanzo si concentra principalmente sul rapporto tra Howl e Sophie e sulle loro rispettive vite, è lasciato molto più spazio alla loro caratterizzazione, che risulta efficace e di impatto, cosa sulla quale forse sarebbe stato necessario calcare di più la mano nel film: introducendo l'elemento della guerra si perde focalizzazione sui personaggi principali, mentre, invece, probabilmente la storia familiare di Howl e qualche nota in più sulle preoccupazioni di Sophie sarebbero state più in linea con il ritmo della narrazione e con l'idea originale dell'autrice.
La sceneggiatura di Miyazaki rimane un ottimo lavoro, ma forse una maggiore aderenza ai temi del romanzo originale avrebbe reso maggiore giustizia a questo splendido romanzo per ragazzi (che però forse può essere apprezzato a pieno solo da un lettore adulto, per essere compreso in tutte le sue sfumature).

Per quanto riguarda l'adattamento italiano, come al solito ci troviamo di fronte a perle di ineffabile bruttezza come "Sorellona di se stessi bisogna decidere da se stessi!" (frase gridata da Lettie a Sophie all'inizio del film) che contribuiscono a rovinare il ritmo e la credibilità della sceneggiatura.
Tuttavia, a parte qualche bruttura come quella citata sopra, siamo ancora nell'ambito del comprensibile, anche se ancora una volta bisognerebbe fare una riflessione profonda sul confine tra una traduzione aderente e rispettosa dell'originale e il concetto stesso di adattamento (spesso completamente assente).
Il doppiaggio è buono, con qualche scelta meno felice e altre più azzeccate, ma il vero problema è che un adattamento artificioso o comunque troppo macchinoso rende il doppiaggio meno credibile e secondo me irrigidisce la recitazione dei doppiatori, visto che si perde quasi il senso delle battute che devono pronunciare (cosa palese in "Arrietty" sempre dello Studio Ghibli), anche se come dicevo siamo ancora nei limiti dell'accettabile. Anche se un film di questo livello e con questo impegno a monte forse avrebbe meritato qualche sforzo in più in termini di adattamento.