Ken il Guerriero - seconda serie
La seconda serie di "Ken il Guerriero" si può salvare solo per l'opening heavy metal, qualche nuovo personaggio e per il nuovo outfit di Ken.
E' un seguito diretto della prima serie, ambientato qualche anno dopo la morte di Raul. I disegni sono leggermente migliorati rispetto alla prima serie, ma le animazioni sono state realizzate ancor più in economia. La maggior parte dei combattimenti, vista l'evoluzione delle tecniche, sarà mostrata come uno scontro di energia psichica piuttosto che cazzottoni e sganassoni. La storia, come la prima serie, ricalca fedelmente le vicende del manga, sia nella trama che nella sceneggiatura. Pertanto, permangono le pecche mostrate da questa parte del manga: storia banale e ripetitiva, personaggi scarsamente caratterizzati psicologicamente, continuity che è un optional.
La consiglio solo agli entusiasti del franchise.
E' un seguito diretto della prima serie, ambientato qualche anno dopo la morte di Raul. I disegni sono leggermente migliorati rispetto alla prima serie, ma le animazioni sono state realizzate ancor più in economia. La maggior parte dei combattimenti, vista l'evoluzione delle tecniche, sarà mostrata come uno scontro di energia psichica piuttosto che cazzottoni e sganassoni. La storia, come la prima serie, ricalca fedelmente le vicende del manga, sia nella trama che nella sceneggiatura. Pertanto, permangono le pecche mostrate da questa parte del manga: storia banale e ripetitiva, personaggi scarsamente caratterizzati psicologicamente, continuity che è un optional.
La consiglio solo agli entusiasti del franchise.
La seconda serie di Ken è sicuramente inferiore alla prima ma non per questo bisogna giudicarla in maniera errata perché anche questa risulta piena zeppa di caratteristiche eccelse. Innanzitutto i disegni e le animazioni qui sono nettamente superiori alla prima serie e finalmente il character design raggiunge la sua piena maturità restituendoci personaggi molto affascinanti e di grande carisma. Purtroppo il neo di questa serie è senza alcun dubbio la parte iniziale in cui viene a perdersi quell'atmosfera post apocalittica presente nella prima serie e quel senso di degrado e desolazione tipico di quest'anime. Tuttavia la serie risulta comunque godibile anche nelle puntate imperiali che, tra l'altro, non sono neanche molte. In questa prima parte fa la sua comparsa un avversario ben caratterizzato, Falco, il generale d'oro della Scuola Imperiale di Gento, che si rivelerà per Ken un durissimo e carismatico avversario. Ken ora è un uomo adulto e tosto, Lynn e Bart sono ormai ragazzi, di conseguenza anche tutte le vicende narrate vengono viste da un punto di vista più serio e maturo. Ma la parte più bella della serie è sicuramente l'isola dei demoni. Qui le vicende prendono tutta un'altra piega e le atmosfere si fanno più cupe ed "immersive". L'isola dei demoni è una terra imbevuta del sangue dei suoi abitanti e vige la mentalità secondo la quale più si uccide e più si viene rispettati e temuti. Ken qui dovrà vedersela con svariati demoni e ritorna il tanto divertente canovaccio della prima serie, con incontri di esseri abbietti che il nostro protagonista prende in giro e uccide nei modi più svariati. Sull'isola dei demoni Ken diventa infinitamente più potente rispetto a prima perché, per poter sopravvivere ed uscire vittorioso dalle numerose battaglie, dovrà venire a conoscenza di tutti i segreti della Sacra Scuola di Okuto. I suoi nuovi e temibili avversari sono i tre demoni più potenti dell'isola, tutti e tre padroni delle tecniche della Scuola di Hokuto Gemmy, e questi sono: Ron, il terzo, Io, il secondo e Kaio, il primo, quest'ultimo dotato di una potenza immensa, accompagnato da un'ombra diabolica inquietante e costantemente impregnato di un energia satanica che ne avvolge l'armatura. In questi scontri la serie raggiunge livelli di spettacolarità mai raggiunti prima ed il confronto tecnico con la prima serie non regge. Il character design porta i personaggi ad un livello estetico maniacale, insieme ad animazioni eccellenti ed effetti di luce davvero suggestivi. Le musiche, sin dalle due meravigliose sigle, mostrano un netto passo avanti rispetto ai MIDI precedenti, grazie ad una soundtrack decisamente più elettronica e ricca di suoni synth. Concludo dicendo che, nonostante l'inizio discreto, la serie si riscatta dieci volte tanto dall'isola dei demoni in poi, risultando fondamentale per l'intera saga.
Mai un attimo di tranquillità, nell'anno 199X. Il caro vecchio Kenshiro voleva solo starsene bello sereno e rilassato fino alla fine dei suoi giorni, quand'ecco che il mondo necessita, ancora una volta, di un salvatore, e chi se non lui? D'altronde, il nostro bel tenebroso ormai lo sa: è il suo destino, farsi carico della tristezza, e affrontare il male "a testa alta". Ecco quindi che appena salta fuori un malvagio imperatore il nostro si unisce all'Armata di Hokuto, guidata da alcune vecchie conoscenze, per poi dirigersi da solo verso l'isola degli Shura, un'isola abitata da veri e propri demoni combattenti.
Ken contro un esercito di demoni? Da solo? Non è il caso di chiamare rinforzi per salvarlo da loro, ma piuttosto per salvare loro da lui.
"Hokuto no Ken 2" fa da seguito all'originale serie animata proseguendo la narrazione delle vicende del manga e coprendole quasi fino alla fine (mancano, in animazione, solo gli ultimi tre volumi), tagliando subito una caratteristica negativa del passato: addio animazioni povere e riciclate, questa nuova serie è tutta di gran classe grafica - a parte forse alcune scene con grande folla, dove le persone meno dettagliate somiglieranno pericolosamente agli Sbullonati -, anche grazie al fatto che è stata realizzata qualche anno dopo l'inizio della prima.
Anche il chara design è più curato, seguendo l'evoluzione stilistica di Tetsuo Hara, che ha trasformato Kenshiro da novello Bruce Lee a un emulo di Sylvester Stallone, rendendolo più grosso e più arrabbiato. Ma molto più arrabbiato. E non a torto.
Ma Ken non sarà l'unico a vedere la sua figura plasmata su un'icona degli anni '80: dopo l'ottimo esperimento con lui e Raoul infatti, gli autori trasformano questa seconda serie in un vero e proprio acquario di figure note degli anni '80 sfruttate come modelli di personaggi nuovi: dai Legion of Doom a Hulk Hogan e Mr T. Quasi ogni figurante di questa seconda parte d'epopea avrà una sua controparte reale. Un grande affresco (anche se forse, per restare più "in periodo", sarebbe meglio dire graffito) agli anni '80, realizzato negli anni '80: questo è Ken il Guerriero e questo è "Hokuto no Ken 2", che data la sua natura di sequel realizzato un po' a posteriori abbandona la sua tecnica narrativa ad albero rovesciato che tante emozioni aveva donato nella prima serie per seguire delle avventure un po' più "libere", e questo, pur fornendo maggiore spazio di manovra narrativa, si rivela talvolta debole, specialmente quando vengono svelati retroscena vagamente (o pesantemente) stridenti con quelle che erano alcune vicende della prima serie.
Nonostante ciò, la storia mantiene quello che è il succo e l'anima dell'opera di Buronson e Hara: dramma, epicità, spirito di sacrificio e prove di grande forza, fisica e d'animo. Impossibile non affezionarsi ad alcuni personaggi di questa seconda serie così come ci si era affezionati a molti della prima: la figura di Hein, così leggera prima e profonda poi, o di Orca Rossa e suo figlio, così lontani ma così legati, o dei fratelli Harn, uniti come fossero una cosa sola.
Ken è Ken, e inevitabilmente commuove, con questi nuovi arrivi meravigliosi (chi più chi meno) a rendere sempre più epico, sempre più forte e sempre più intenso ogni episodio.
C'è anche da dire che purtroppo pure in questa seconda serie, i filler non mancheranno, e, pur essendo tutto sommato meno di numero, spezzano troppo l'azione, oltre a introdurre personaggi dal carisma traballante e che fanno storcere il naso.
Tecnicamente parlando, come detto più su, la serie si dimostra rinnovata, esaltando ancora di più la caratterizzazione fisica originale dei personaggi del manga, e rendendo finalmente appieno giustizia grafica a un caposaldo del fumetto mondiale come questo.
Per quel che riguarda le musiche, quelle di sottofondo sono rimaste pressoché le stesse della prima serie, a parte la presenza di versioni strumentali delle sigle nuove e l'aggiunta, in molte scene epiche, di vere e proprie canzoni cantate, che ancor di più enfatizzano le situazioni. Che si tratti di uno scontro mortale, dell'addio a un amico o di momenti di preparazione a una nuova avventura, questi brani contribuiscono largamente a rendere di ancor più ampio respiro le vicende riportate su schermo. A questo punto è necessario citare le due sigle, quella di testa e quella di coda, che accompagneranno questa serie dal primo all'ultimo episodio.
L'opening è, qui in Italia, famosissima: "Tough Boy" è il titolo, Tom Cat la band che la esegue; questa canzone non è stata sostituita come le altre, ma è rimasta al suo posto anche nel passaggio italico di Kenshiro in TV, e questo ha portato i fan che seguivano le storie dell'eroe di Hokuto sugli schermi televisivi nostrani ad affezionarcisi come non mai. E a ragione. "Tough Boy" è infatti un perfetto inno del mondo di Ken il Guerriero, sia nel testo sia nella grinta delle musiche: un rock epico e trascinante, che parla del futuro da conquistare e per cui lottare, incita a non arrendersi e a continuare a combattere e che nella frase "We are livin', livin' in the 90's" (nella versione "in singolo" è invece "80's") trova un vero e proprio motto per gli amanti di Ken e degli anni in cui è nato e/o è stato seguito, e in generale riveste appieno quelle che sono le tematiche di questa seconda serie: la lotta per il domani.
Se l'opening pensa al futuro del mondo con immensa grinta, l'ending pensa al futuro di sé stessi con grande sentimento e dolcezza: "Love Song", sempre della stessa band, è quello che dice di essere: una canzone d'amore, su un amore un po' tormentato, forse sì, ma che dà un'energia enorme a chi lo prova. "Love Song" è una canzone da coro al concerto con accendini annessi, per le sue sentita gioia e coinvolgente tenerezza, accompagnata inoltre dalle immagini della dolcissima Lynn.
Sul lato del doppiaggio, si ripercorrono le dorate vie che già s'erano intraprese nella prima serie. Akira Kamiya (Suguru Kinniku in "Kinnikuman", Ryo Saeba in "City Hunter") è ancora un perfetto, perfetto, perfetto Kenshiro, dal tono provato, duro, serioso, e al contempo così meravigliosamente vibrante con quei suoi versetti durante i combattimenti.
Shigeru Chiba (Orco Barbuto in "Sakigake!! Otoko Juku", Bagy in "One Piece"), che riprende il suo iconico ruolo di narratore, è persino più scatenato di prima, e nelle preview accennerà persino a dei versi da teatro Kabuki, oltre a dare la voce anche a uno dei primi villain della serie: un'interpretazione magistrale, come magistrale è la doppia interpretazione di Daisuke Gouri (Heihachi Edajima in "Sakigake!! Otoko Juku", il suo derivato Heihachi Mishima in Tekken 3/4/5/6 e nel primo Tekken Tag Tournament, Mister Satan in Dragon Ball Z, GT e nei films). Ora, in questa serie c'è un pirata, grosso, forte e barbuto, dall'aspetto duro, ma dall'animo buono ed eroico. Poteva non doppiarlo lui? E infatti Orca Rossa è tutto suo, "suo" nel senso che gli appartiene, un personaggio come quello in giapponese non lo poteva doppiare nessuno meglio di lui, e infatti così andò. Pare di avercelo davanti, Orca Rossa, quando parla Gouri, pare di sentire con le mani la sua giacca rovinata dal tempo, pare di sentire l'odore della salsedine e della polvere da sparo, così come pare di sentire l'odore di sudore di Haz, uno dei due fratelli Han, anch'esso doppiato dal buon Daisuke. E anch'esso perfetto, visto che Mister Gouri era adattissimo a questi ruoli di simpatica canaglia dal cuore d'oro.
Ottime le prove anche di Keiichi Nanba (Aphrodite dei Pesci e Poseidone in "Saint Seiya") e Miina Tominaga (Maam in "Dragon Quest: La grande avventura di Dai"), nuovi entrati nel cast principale, e di altri doppiatori che si alternano nei vari personaggi che ci accompagneranno per parte delle vicende. In parole povere, il doppiaggio originale anche stavolta è di grandissimo livello.
Insomma, il buon Ken riesce con questo bis a essere epico come lo era nella prima serie? La risposta è un sonoro sì, ma con qualche riservuccia. Tutto quel che c'era di bello nella prima serie, bene o male c'è ancora: l'atmosfera, così opprimente e apocalittica nei suoi deserti corrotti di povera gente sottomessa a mascalzoni e prepotenti. I rimandi al decennio di riferimento della serie stessa, gli anni '80, stavolta sono persino più marcati. C'è l'epicità degli scontri, vere e proprie guerre tra titani lottate fino all'ultimo, il grande senso di spirito di sacrificio per un domani migliore, monito assoluto e perfettamente sentito della prima serie qui rimarcato perfettamente.
La caratterizzazione dei personaggi, che però ogni tanto "deficita", purtroppo anche su elementi importanti della trama.
"Hokuto no Ken 2" riesce a essere vicino al livello della serie originale, ma non a raggiungerlo, per via delle sue evidenti origini posticce, che lo portano a replicare in alcuni frangenti le migliori idee della prima serie pur non sapendole sfruttare allo stesso modo. L'ultimo avversario della serie, in particolare, risulta avere una capacità d'attirare l'interesse che se potesse essere rappresentato con un grafico a linea sarebbe a V rovesciata: all'inizio c'è sempre più hype su di lui, più mistero sulle sue abilità e sui suoi poteri, poi, raggiunto il picco, comincia a calare, tra rivelazioni prima un pochino deludenti, poi un po' di più, poi parecchio. Ma nonostante questo la battaglia finale è il giusto picco di una serie che riesce comunque nella non facile impresa di essere degna della sua serie origine: era davvero impresa da eroi realizzare qualcosa di così epicamente degno dopo che tutto era stato fatto e tutto era stato detto, e anche grazie a miglioramenti di molti dei difetti della prima serie, che ovviano a mancanze della seconda nei suoi confronti; "Hokuto no Ken 2" merita comunque un grandissimo plauso.
Dove c'è da andare incontro al nuovo, e all'innovazione, questa serie brilla di luce propria; dove invece c'è da ripercorrere i passi della precedente, purtroppo, essa barcolla, ma davvero a queste due serie in coppia difficilmente si potrebbe chiedere di più, se non la trasposizione delle parti di trama mancanti qui e presenti nel manga; insomma, l'unica cosa da chiedere sarebbe... una terza serie, o quantomeno più episodi.
Concludendo, "Hokuto no Ken 2" è da vedere assolutamente, per chi ha visto e amato la prima serie, perché potrà avere un grandioso "extra" all'altezza, con diverse sorprese e qualche passo falso, ma comunque è imprescindibile per chiunque abbia amato le avventure originali. Essa è un lavoro ottimo, non epocale come il suo predecessore, con dei difetti, ma con dei pregi nuovi che ne oscurano, in parte, le problematiche.
Ken contro un esercito di demoni? Da solo? Non è il caso di chiamare rinforzi per salvarlo da loro, ma piuttosto per salvare loro da lui.
"Hokuto no Ken 2" fa da seguito all'originale serie animata proseguendo la narrazione delle vicende del manga e coprendole quasi fino alla fine (mancano, in animazione, solo gli ultimi tre volumi), tagliando subito una caratteristica negativa del passato: addio animazioni povere e riciclate, questa nuova serie è tutta di gran classe grafica - a parte forse alcune scene con grande folla, dove le persone meno dettagliate somiglieranno pericolosamente agli Sbullonati -, anche grazie al fatto che è stata realizzata qualche anno dopo l'inizio della prima.
Anche il chara design è più curato, seguendo l'evoluzione stilistica di Tetsuo Hara, che ha trasformato Kenshiro da novello Bruce Lee a un emulo di Sylvester Stallone, rendendolo più grosso e più arrabbiato. Ma molto più arrabbiato. E non a torto.
Ma Ken non sarà l'unico a vedere la sua figura plasmata su un'icona degli anni '80: dopo l'ottimo esperimento con lui e Raoul infatti, gli autori trasformano questa seconda serie in un vero e proprio acquario di figure note degli anni '80 sfruttate come modelli di personaggi nuovi: dai Legion of Doom a Hulk Hogan e Mr T. Quasi ogni figurante di questa seconda parte d'epopea avrà una sua controparte reale. Un grande affresco (anche se forse, per restare più "in periodo", sarebbe meglio dire graffito) agli anni '80, realizzato negli anni '80: questo è Ken il Guerriero e questo è "Hokuto no Ken 2", che data la sua natura di sequel realizzato un po' a posteriori abbandona la sua tecnica narrativa ad albero rovesciato che tante emozioni aveva donato nella prima serie per seguire delle avventure un po' più "libere", e questo, pur fornendo maggiore spazio di manovra narrativa, si rivela talvolta debole, specialmente quando vengono svelati retroscena vagamente (o pesantemente) stridenti con quelle che erano alcune vicende della prima serie.
Nonostante ciò, la storia mantiene quello che è il succo e l'anima dell'opera di Buronson e Hara: dramma, epicità, spirito di sacrificio e prove di grande forza, fisica e d'animo. Impossibile non affezionarsi ad alcuni personaggi di questa seconda serie così come ci si era affezionati a molti della prima: la figura di Hein, così leggera prima e profonda poi, o di Orca Rossa e suo figlio, così lontani ma così legati, o dei fratelli Harn, uniti come fossero una cosa sola.
Ken è Ken, e inevitabilmente commuove, con questi nuovi arrivi meravigliosi (chi più chi meno) a rendere sempre più epico, sempre più forte e sempre più intenso ogni episodio.
C'è anche da dire che purtroppo pure in questa seconda serie, i filler non mancheranno, e, pur essendo tutto sommato meno di numero, spezzano troppo l'azione, oltre a introdurre personaggi dal carisma traballante e che fanno storcere il naso.
Tecnicamente parlando, come detto più su, la serie si dimostra rinnovata, esaltando ancora di più la caratterizzazione fisica originale dei personaggi del manga, e rendendo finalmente appieno giustizia grafica a un caposaldo del fumetto mondiale come questo.
Per quel che riguarda le musiche, quelle di sottofondo sono rimaste pressoché le stesse della prima serie, a parte la presenza di versioni strumentali delle sigle nuove e l'aggiunta, in molte scene epiche, di vere e proprie canzoni cantate, che ancor di più enfatizzano le situazioni. Che si tratti di uno scontro mortale, dell'addio a un amico o di momenti di preparazione a una nuova avventura, questi brani contribuiscono largamente a rendere di ancor più ampio respiro le vicende riportate su schermo. A questo punto è necessario citare le due sigle, quella di testa e quella di coda, che accompagneranno questa serie dal primo all'ultimo episodio.
L'opening è, qui in Italia, famosissima: "Tough Boy" è il titolo, Tom Cat la band che la esegue; questa canzone non è stata sostituita come le altre, ma è rimasta al suo posto anche nel passaggio italico di Kenshiro in TV, e questo ha portato i fan che seguivano le storie dell'eroe di Hokuto sugli schermi televisivi nostrani ad affezionarcisi come non mai. E a ragione. "Tough Boy" è infatti un perfetto inno del mondo di Ken il Guerriero, sia nel testo sia nella grinta delle musiche: un rock epico e trascinante, che parla del futuro da conquistare e per cui lottare, incita a non arrendersi e a continuare a combattere e che nella frase "We are livin', livin' in the 90's" (nella versione "in singolo" è invece "80's") trova un vero e proprio motto per gli amanti di Ken e degli anni in cui è nato e/o è stato seguito, e in generale riveste appieno quelle che sono le tematiche di questa seconda serie: la lotta per il domani.
Se l'opening pensa al futuro del mondo con immensa grinta, l'ending pensa al futuro di sé stessi con grande sentimento e dolcezza: "Love Song", sempre della stessa band, è quello che dice di essere: una canzone d'amore, su un amore un po' tormentato, forse sì, ma che dà un'energia enorme a chi lo prova. "Love Song" è una canzone da coro al concerto con accendini annessi, per le sue sentita gioia e coinvolgente tenerezza, accompagnata inoltre dalle immagini della dolcissima Lynn.
Sul lato del doppiaggio, si ripercorrono le dorate vie che già s'erano intraprese nella prima serie. Akira Kamiya (Suguru Kinniku in "Kinnikuman", Ryo Saeba in "City Hunter") è ancora un perfetto, perfetto, perfetto Kenshiro, dal tono provato, duro, serioso, e al contempo così meravigliosamente vibrante con quei suoi versetti durante i combattimenti.
Shigeru Chiba (Orco Barbuto in "Sakigake!! Otoko Juku", Bagy in "One Piece"), che riprende il suo iconico ruolo di narratore, è persino più scatenato di prima, e nelle preview accennerà persino a dei versi da teatro Kabuki, oltre a dare la voce anche a uno dei primi villain della serie: un'interpretazione magistrale, come magistrale è la doppia interpretazione di Daisuke Gouri (Heihachi Edajima in "Sakigake!! Otoko Juku", il suo derivato Heihachi Mishima in Tekken 3/4/5/6 e nel primo Tekken Tag Tournament, Mister Satan in Dragon Ball Z, GT e nei films). Ora, in questa serie c'è un pirata, grosso, forte e barbuto, dall'aspetto duro, ma dall'animo buono ed eroico. Poteva non doppiarlo lui? E infatti Orca Rossa è tutto suo, "suo" nel senso che gli appartiene, un personaggio come quello in giapponese non lo poteva doppiare nessuno meglio di lui, e infatti così andò. Pare di avercelo davanti, Orca Rossa, quando parla Gouri, pare di sentire con le mani la sua giacca rovinata dal tempo, pare di sentire l'odore della salsedine e della polvere da sparo, così come pare di sentire l'odore di sudore di Haz, uno dei due fratelli Han, anch'esso doppiato dal buon Daisuke. E anch'esso perfetto, visto che Mister Gouri era adattissimo a questi ruoli di simpatica canaglia dal cuore d'oro.
Ottime le prove anche di Keiichi Nanba (Aphrodite dei Pesci e Poseidone in "Saint Seiya") e Miina Tominaga (Maam in "Dragon Quest: La grande avventura di Dai"), nuovi entrati nel cast principale, e di altri doppiatori che si alternano nei vari personaggi che ci accompagneranno per parte delle vicende. In parole povere, il doppiaggio originale anche stavolta è di grandissimo livello.
Insomma, il buon Ken riesce con questo bis a essere epico come lo era nella prima serie? La risposta è un sonoro sì, ma con qualche riservuccia. Tutto quel che c'era di bello nella prima serie, bene o male c'è ancora: l'atmosfera, così opprimente e apocalittica nei suoi deserti corrotti di povera gente sottomessa a mascalzoni e prepotenti. I rimandi al decennio di riferimento della serie stessa, gli anni '80, stavolta sono persino più marcati. C'è l'epicità degli scontri, vere e proprie guerre tra titani lottate fino all'ultimo, il grande senso di spirito di sacrificio per un domani migliore, monito assoluto e perfettamente sentito della prima serie qui rimarcato perfettamente.
La caratterizzazione dei personaggi, che però ogni tanto "deficita", purtroppo anche su elementi importanti della trama.
"Hokuto no Ken 2" riesce a essere vicino al livello della serie originale, ma non a raggiungerlo, per via delle sue evidenti origini posticce, che lo portano a replicare in alcuni frangenti le migliori idee della prima serie pur non sapendole sfruttare allo stesso modo. L'ultimo avversario della serie, in particolare, risulta avere una capacità d'attirare l'interesse che se potesse essere rappresentato con un grafico a linea sarebbe a V rovesciata: all'inizio c'è sempre più hype su di lui, più mistero sulle sue abilità e sui suoi poteri, poi, raggiunto il picco, comincia a calare, tra rivelazioni prima un pochino deludenti, poi un po' di più, poi parecchio. Ma nonostante questo la battaglia finale è il giusto picco di una serie che riesce comunque nella non facile impresa di essere degna della sua serie origine: era davvero impresa da eroi realizzare qualcosa di così epicamente degno dopo che tutto era stato fatto e tutto era stato detto, e anche grazie a miglioramenti di molti dei difetti della prima serie, che ovviano a mancanze della seconda nei suoi confronti; "Hokuto no Ken 2" merita comunque un grandissimo plauso.
Dove c'è da andare incontro al nuovo, e all'innovazione, questa serie brilla di luce propria; dove invece c'è da ripercorrere i passi della precedente, purtroppo, essa barcolla, ma davvero a queste due serie in coppia difficilmente si potrebbe chiedere di più, se non la trasposizione delle parti di trama mancanti qui e presenti nel manga; insomma, l'unica cosa da chiedere sarebbe... una terza serie, o quantomeno più episodi.
Concludendo, "Hokuto no Ken 2" è da vedere assolutamente, per chi ha visto e amato la prima serie, perché potrà avere un grandioso "extra" all'altezza, con diverse sorprese e qualche passo falso, ma comunque è imprescindibile per chiunque abbia amato le avventure originali. Essa è un lavoro ottimo, non epocale come il suo predecessore, con dei difetti, ma con dei pregi nuovi che ne oscurano, in parte, le problematiche.
Premessa: la recensione si riferisce alla versione giapponese della serie, dunque non farò menzione del doppiaggio e dell'adattamento della versione italiana.
<i>We are living, living in the 80s. We still fight, fight in the 80s.</i>
E' con queste parole che si apre "Hokuto no Ken 2", diretto seguito delle avventure dell'ombroso ed errante Kenshiro, che adatta in una serie animata i volumi dal 16 al 24 del manga di Buronson e Tetsuo Hara.
D'accordo, la sigla in versione televisiva dice "90s" e non "80s", per meglio rimarcare agli spettatori che l'universo narrativo, anche se mutato, è sempre quel fantomatico 199X che tanto avevano amato nella prima storia. Tuttavia, non ci vuole molto per capire che "Tough Boy", la sigla d'apertura, ha pienamente ragione, e che "Hokuto no Ken 2", ancor più della prima serie, si mostra ai suoi spettatori come una vicenda inconfondibilmente anni '80.
Due le parti in cui la storia si divide, anche se stavolta non avremo una separazione così netta come fu per i quattro capitoli della prima serie animata.
Nella prima, riprenderemo le fila dell'universo narrativo che avevamo lasciato, ritrovando, nonostante il passare degli anni, un mondo ancora travagliato, dove ancora, anche se in maniera diversa, i deboli vengono vessati dai ricchi e dai potenti.
A governare questo mondo è la fantomatica figura chiamata "Tentei", l'Imperatore Celeste, che nessuno ha mai visto di preciso, ma che semina ingiustizie e terrore dalla sua modernissima cittadella retta dal perverso viceré Jakou.
Le truppe del Tentei, infatti, girano dappertutto compiendo razzie e reclutando schiavi e nessuno riesce a opporsi loro. Nessuno, tranne l'Armata di Hokuto, un gruppo di ribelli guidato da un vecchio Rihaku del Mare e da Bart e Lynn, i compagni di viaggio di Kenshiro ormai diventati due giovani vigorosi e di spirito. I vecchi eroi hanno continuato a narrare le gesta del guerriero di Hokuto, che alla sconfitta di Raoh si era allontanato partendo per lidi sconosciuti insieme all'amata e moribonda Julia, e a sperare nel suo ritorno. Che, fortunatamente per loro, avviene.
Unitosi ai vecchi amici, Kenshiro partirà dunque alla volta della cittadella imperiale, per scoprire i misteri che si celano dietro all'enigmatico Tentei e porre fine al terrore che egli incute. Lungo il loro cammino troveranno nuovi alleati e nuovi nemici, come i combattenti della Gento Kouken, una potente e ancestrale scuola di arti marziali i cui praticanti sono da generazioni predestinati alla protezione dell'imperatore.
La seconda parte della storia, risolta la sotto-trama relativa al Tentei e ai suoi misteri, porta Kenshiro in una landa sconosciuta al di là del mare, la Terra degli Shura, vero e proprio inferno dove regnano unicamente la violenza e la forza. Mentre attraversa quella landa infernale, il nostro eroe incontrerà nuovi amici, scoprirà nuove rivelazioni sulle origini della Hokuto Shinken, sul suo passato e su quello di molti personaggi da lui incontrati nel corso delle sue avventure, e sarà costretto a battersi contro i tre temibili Rasho, i governatori della Terra degli Shura: Han, Hyo e, soprattutto, il demoniaco Kaioh.
Living in the 80s, si diceva. E, in effetti, l'atmosfera che si respira fra un episodio e l'altro di "Hokuto no Ken 2" è ancora una volta, ancora più marcatamente, quella degli anni '80, di cui questa serie è indubbiamente figlia, cosa che è probabilmente uno dei suoi maggiori pregi e motivi di successo.
Ce ne accorgiamo sin dallo stesso protagonista Kenshiro. Se nella serie precedente subiva un processo di mutazione a livello grafico che lo portava a somigliare prima a Bruce Lee e poi a Sylvester Stallone, in questo sequel il nostro ombroso eroe si è definitivamente avvicinato a Stallone, da cui ha mutuato l'espressone accigliata, il taglio di capelli, il fisico scolpito e persino gli occhiali da sole da lui indossati in una delle scene più rappresentative, che si rifanno in maniera palese alla storica locandina di "Cobra", film di Stallone del 1986.
Ancora, i primi avversari che gli autori contrappongono al nostro accigliato eroe sono una coppia di grossi cattivoni che hanno le sembianze di Terry "Hulk Hogan" Bollea e Laurence "Mr. T" Tureaud, due icone sportive e cinematografiche del periodo, che hanno incrociato i pugni con Stallone nel celeberrimo "Rocky III" del 1983.
Chi invece, preferisce l'ancor più iconico quarto capitolo della saga del pugile di Philadelphia, uscito nel 1985 ed entrato nell'immaginario collettivo di quegli anni, stia tranquillo: "Hokuto no Ken 2" ha pensato anche a lui. Il personaggio di Falco, il generale più forte della Gento Kouken, infatti, ha le fattezze di Dolph Lundgren, meglio noto come Ivan Drago, il gigante sovietico che "spiezza in due" Rocky nel quarto film della serie. Idea semplice quanto geniale, quella di contrapporlo a Kenshiro/Stallone/Rocky, lo spettatore quasi sente risuonare nella testa le note di "Eye of the tiger" dei Survivor durante il loro combattimento. Peraltro, come se non bastasse, caso vuole che un popolare cantante europeo dell'epoca avesse proprio "Falco" come nome d'arte...
Innumerevoli, davvero, le citazioni. Ci sono ad esempio i due massicci fratelli Buz e Gill Harn, modellati su Michael "Hawk" Hegstrand e Joe "Animal" Laurinaitis, ossia i Road Warriors/Legion of Doom, autentici miti del wrestling di quegli anni (e, guarda caso, i due guerrieri sono detentori della tecnica segreta chiamata Pugno dei Falchi - Hawk, in inglese - Gemelli di Nanto). C'è il temibile Han che sembra Freddie Mercury; c'è l'ambiguo e affascinante Shachi, che ha lo stesso look di David Bowie nel film "Labyrinth" del 1986; c'è Sloth de "I Goonies" (1985) nel ruolo di una comparsa uccisa dal succitato Shachi, e chi più ne ha, più ne metta. Un caleidoscopio di rimandi, ispirazioni e volti noti che si innesta in un universo narrativo che ha un sapore nostalgico persino negli scenari, degni dei migliori picchiaduro a scorrimento, fra fortezze ultra tecnologiche, navi pirata, antichi templi con gigantesche statue di figure mitologiche orientali, cacciatori di taglie con abiti a stelle e strisce che guidano autovetture gigantesche, armature fantasy che sembrano uscite da "Golden Axe", "Metamorphic Force", "He-Man", "Conan il barbaro" o dagli "Hercules" di Lou Ferrigno, arene alla "Mortal Kombat" dove si svolgono incontri mortali che il boss di turno può guardare seduto sul suo opulento trono bevendo vino e attorniandosi di bellissime servitrici svestite.
Mancano soltanto una sfida a braccio di ferro di Kenshiro/Stallone contro un clone di Rick "Bull Hurley" Zumwalt e un locale dove si esibiscono due cloni di Dan "Elwood Blues" Aykroyd e John "Joliet Jake" Belushi per poter dire che praticamente tutte le icone, gli stereotipi e i miti musicali, sportivi, cinematografici, sociali della decade 1980 sono rappresentati dai 43 episodi di questo "Hokuto no Ken 2". Il "viaggio nel tempo" che questo continuo gioco di rimandi offre ai suoi spettatori è uno degli elementi di maggior fascino della serie. A patto, naturalmente, di saper stare al gioco, sia che lo spettatore abbia o meno vissuto gli anni '80, e contestualizzare nel modo giusto.
La prima parte della storia ha in sé numerosi elementi di cultura popolare occidentale (e americana soprattutto); la seconda, invece ritorna, soprattutto nelle ultime battute, a scenari e tematiche più orientali, con le sue scuole di arti marziali, i maestri, gli anziani santoni, i santuari, le statue con le iscrizioni che svelano antiche tecniche segrete, le arti marziali oscure che se abbracciate completamente corrodono l'animo di chi le usa mutandolo in un demone (l'abbiamo già visto in qualche videogioco successivo a "Hokuto no Ken"?). Questo esplicita allo spettatore che, fortunatamente, uno degli elementi più fortunati della serie precedente, ossia il culture clash fra Oriente e Occidente, riflesso del Giappone dell'epoca, ritorna anche in questa seconda avventura.
Non è l'unico, fortunatamente. Avremo ancora mirabolanti combattimenti con varie esplosioni di corpi, frasi a effetto, cattivoni viscidi e/o enormi che schiavizzano o maltrattano poveri innocenti.
Soprattutto, avremo ancora una delle cose più belle che la prima serie ci aveva regalato: gli eroi.
"Hokuto no Ken 2" ci pone davanti a una nuova carrellata di personaggi, tanti guerrieri muscolosi che sembrano una linea di pupazzi da collezionare tutti per farli scontrare tra loro in epiche battaglie di fantasia. Magari in alcuni casi sanno un po' di già visto (impossibile non rivedere un po' di Rei in Ain o in Shachi), ma anche stavolta gli eroi di "Hokuto no Ken" non mancano di affascinarci, anche perché, da piccoli, un po' tutti si amava giocare con quel tipo di pupazzi, ammettiamolo.
Forti, decisi, tormentati, sicuri di sé, robusti, ammantati in abiti colorati e pacchiani, in svolazzanti mantelli o in lucenti armature: anche i nuovi eroi di "Hokuto no Ken 2" si rendono indimenticabili, personaggi a metà tra le star del cinema d'azione hollywoodiano e quelle degli shounen manga dell'epoca, sempre pronti al sacrificio più estremo in nome di un sogno, di un familiare, di un amore, di un amico, di un valore a cui non vogliono rinunciare a credere. Impossibile non farsi toccare più o meno nel profondo dal macho Ain e dal grande affetto che prova per la sua donna; dal tormentato Shachi, che per amore passa dal bene al male e viceversa; dal malinconico Capitan Akashachi, uomo di mare segnato da un tragico passato; dalla simpatia e dal profondo affetto fraterno di Buz e Gill; dallo sfortunato Hyo, vittima di un tragico destino; dal potente Falco e dai suoi conflitti; da Shouki, raro esempio di gentilezza in un mondo dominato dalla violenza. In più, oltre a tanti nuovi personaggi, ritroviamo con gioia anche qualcuno dei vecchi, come Bart e Lynn, che, cresciuti, ora condividono attivamente un destino di eroismo, amore, sofferenza e sacrifici.
Ancora una volta, "Hokuto no Ken" torna a parlarci di eroi, e sceglie di farlo con morti liriche, sofferte, passionali e commoventi, impreziosite di volta in volta da canzoni in sottofondo, flashback, simbolismi, in un grande affresco audiovisivo che difficilmente sarà dimenticato e che dona calore a una storia che poi, in realtà, non offre molto di più di quanto si era già visto nella prima serie.
Purtroppo, al di là delle belle sensazioni che comunque continua a dare ai suoi spettatori, in "Hokuto no Ken 2" la magia un po' si spezza, soprattutto nella seconda parte. La partenza per la Terra degli Shura darà il via a una vicenda dove le forzature, le complicazioni della trama e le contraddizioni con quanto detto nella prima serie si sprecheranno, dove i combattimenti, per quanto spettacolari, saranno tendenzialmente un po' sbrigativi. Lo stesso cattivone finale, Kaioh, è tanto bello, potente e carismatico alla prima apparizione, con la sua armatura nera, il fisico possente, il gigantesco destriero, l'aura demoniaca che sprigiona di continuo e che sembra debba esplodere da un momento all'altro, la voce cavernosa, ma quando si vanno poi ad approfondire la sua storia passata e le sue motivazioni perde tutto il carisma e il timore che incuteva in precedenza, e rendere epica la sua fine ricalcando quella di Raoh non serve a molto. Raoh, il cattivo finale della prima serie, torreggia ancora su tutti anche ad anni di distanza, con una leggenda scolpita nella storia che fa ancora tremare ed emozionare i personaggi e gli spettatori in un modo che Kaioh, purtroppo per lui, non riuscirà mai a fare.
I colpi di scena non mancano e alcuni di essi sono anche di grande effetto, ma altri invece sono piuttosto forzati o lasciano il tempo che trovano, non andando a incidere troppo sulla storia futura.
A questi difetti, mutuati dalla storia originale narrata nel manga, se ne aggiungono altri esclusivi della trasposizione animata, che derivano dalla volontà di quest'ultima di distaccarsi dal fumetto. Già l'inizio della storia si discosta, presentando un episodio riempitivo che ricalca l'incipit della saga di Kenshiro e il film cinematografico del 1986. Questo non si differenzia troppo dai classici riempitivi della prima serie - e risulta quindi decisamente forzato e seccante a questo punto della storia - e con la sua presenza toglie epicità all'incipit cartaceo della seconda, decisamente più suggestivo.
La prima parte di "Hokuto no Ken 2" continua a differenziarsi dal manga, tagliando bei passaggi o toccanti battute dei personaggi, eliminando personaggi e sostituendoli con altri (il ruolo dei figli di Jakou viene qui svolto da altri generali della Gento Kouken, che però, bisogna dirlo, hanno il loro perché, a livello grafico), uccidendo personaggi che nel fumetto sopravvivevano (e modificando dunque scene a loro relative), inserendo scene aggiuntive che lasciano intuire - e, dunque, indeboliscono - i colpi di scena, scombussolando la cronologia degli eventi e facendo riflettere queste modifiche sulla psicologia dei personaggi. Il tutto continua a funzionare, ma chi - come me - ha precedentemente letto il manga può venire infastidito ogni tanto da tutti questi cambiamenti che privano l'adattamento animato di molte belle cose del fumetto.
Per quanto riguarda la seconda parte, vi è da valutare in negativo il pezzo centrale della serie, che fra riassunti inopportuni e una mini saga riempitiva assolutamente trascurabile e popolata da personaggi fuori contesto - fra cui ricordiamo una sorta di Zorro che si porta dietro un gruppo assortito di stereotipi da film western -, fa perdere il buon ritmo che si era sino a quel momento raggiunto.
Ultimo difetto, ma non proprio trascurabile, è il fatto che "Hokuto no Ken 2" adatta in animazione soltanto i volumi del manga fino al 24, e non esiste un "Hokuto no Ken 3" che narri le vicende dei rimanenti tre albi e con loro il bel finale del manga, che chiudeva il cerchio della storia in maniera molto poetica. Non che il finale di questa serie animata sia meno intenso, ma a quelli che conoscono il manga dispiace.
Tanta acqua è passata sotto i ponti, fortunatamente, dai primi, goffi, episodi del primo "Hokuto no Ken". "Hokuto no Ken 2" è un crescendo, a livello grafico, una festa di combattimenti spettacolari, con emissioni energetiche, auree e raggi di luce colorata in ogni dove, con animazioni fluidissime e colori più accesi rispetto al passato. Balzi in avanti segna anche il character design, molto più definito, con personaggi femminili decisamente più affascinanti, muscoli sempre più possenti, capelli ondeggianti al vento e saltuari, splendidi episodi disegnati in uno stile molto simile - se non addirittura suo, ma non mi risulta - a quello, delicato e sobrio, di Shingo Araki.
La colonna sonora è di buon livello, ma meno curata rispetto a quella della prima serie, da cui riprende spesso e volentieri brani che sì, è un piacere riascoltare, ma che spesso sono inseriti fuori contesto. Esempio emblematico è quello di "Shizukanaru kyojin Fudou" ("Fudou, il gigante buono"), melodia orchestrata che passerà ogni tanto in sottofondo ai momenti drammatici. E' bellissima, ma è il tema di un personaggio della prima serie che non c'è più, c'entra poco con le vicende della seconda.
Eccezion fatta per le versioni strumentali delle due sigle, gli altri brani non cantati esclusivi di "Hokuto no Ken 2" non sono nulla di memorabile, mentre le sigle sono già più piacevoli: l'opening "Tough Boy" è un rock potente, anche se non incisivo quanto "Ai wo torimodose" della prima serie, mentre l'ending "Love song" è una ballad struggente quanto basta.
Numerose, inoltre, sono le canzoni che accompagnano le scene clou degli episodi, ora malinconiche e struggenti come "Wind and rain", ora grintose come l'accattivante "Kill the fight", che viene inserita come colonna sonora di numerosi passaggi e combattimenti. Il connubio fra una grafica molto curata e una colonna sonora coinvolgente risalta soprattutto nelle scene con le morti dei personaggi, oltre che nei combattimenti, che risultano così molto d'impatto.
Nell'ultimo episodio, tornano per speciali cammei tutte le quattro sigle della prima serie, con "Yuria, eien ni...", che fa da speciale chiusura della serie, in maniera molto toccante, coronando un ultimo episodio-jukebox ben realizzato, cui le musiche donano grande epicità.
Per quanto riguarda il doppiaggio, "Hokuto no Ken 2" riconferma i grandi nomi già apparsi nella serie precedente, che riprendono i loro ruoli dove possibile o donano la loro voce a nuovi personaggi. In testa, un sempre ottimo Akira Kamiya che continua lo splendido lavoro svolto nella prima serie per caratterizzare un Kenshiro capace di passare da una voce flemmatica a una più rabbiosa, senza dimenticare le mitiche urla che accompagnano i suoi combattimenti. A seguire, ritorna anche Shigeru Chiba, che qui, oltre a fare diverse comparse, presta la voce, con inquietante versatilità, sia al pacato mentore Kuroyasha sia al perverso e sghignazzante viceré Jakou. Senza dimenticare, naturalmente, il suo rodato ruolo di voce narrante, qui portato all'estremo nelle spassosissime preview dei prossimi episodi di "Hokuto no Ken Tsuu", dove la voce esaltata del doppiatore viene accompagnata da tradizionali effetti sonori da teatro kabuki che fanno ridere e insieme ricordano l'origine orientale della serie.
Molte le voci famose che interpretano con professionalità i nuovi personaggi: da Keiichi Nanba, un eroico Bart adulto, a Miina Tominaga, una dolcissima Lynn adulta; da Hirotaka Suzuoki (Shachi) a Kouji Totani (Han); da Ken Yamaguchi (Ain) a Hideyuki Tanaka (Falco). Menzione d'onore va a Daisuke Gouri, una delle voci più rappresentative della saga di Hokuto no Ken, che in questa seconda serie dapprima, coadiuvato dal meno conosciuto - ma non per questo meno bravo - Yu Shimaka nel ruolo di Gill, ci regala un Buz Harn vigoroso e divertente, ma anche serio e drammatico nei momenti cruciali, e in seguito mette la sua voce possente al servizio di Akashachi, vero uomo di mare tormentato da un passato difficile, a cui il maestro dona un'inflessione paterna, calorosa e rassicurante.
Da segnalare il ritorno anche di Kenji Utsumi, storica voce di Raoh, che qui torna a interpretare il personaggio in alcuni flashback e, stranamente, interpreterà anche Kaioh, il cattivone finale, donandogli un'inflessione robusta e malvagia decisamente adatta al personaggio, che ha infatti diversi punti in comune con il precedente nemico Raoh, denotando però così la scarsa fantasia degli autori nel caratterizzarlo, anche a livello vocale.
"Hokuto no Ken 2" è dunque una serie tutt'altro che perfetta, a cui non mancano le falle nella trama e nei personaggi, dalla caratterizzazione già vista o un po' blanda. La sensazione del seguito fatto a posteriori per cavalcare il successo della prima serie è palpabile, di tanto in tanto, così come lo è il leggero sentimento di delusione che pervade lo spettatore nell'apprendere le ragioni che muovono il boss finale e nel confrontare quest'ultimo con l'eccelso Raoh che lo ha preceduto.
Eppure, i personaggi di questa storia, per quanto generalmente non raggiungano i fasti dei loro predecessori della prima parte, in qualche modo si riesce ugualmente ad amarli, poiché portano con sé lo stesso fascino degli scintillanti e invincibili eroi degli anni '80, quelli dei film d'azione, quelli del ring delle federazioni di wrestling. Eroi mortali, per quanto invincibili, che ci lasciano in maniera lirica, passionale, struggente, drammatica, ma rimangono lì, eterni, incrollabili, vittoriosi nelle loro convinzioni, scolpiti nella memoria, portatori di un messaggio d'amore e di giustizia universale e difficilmente dimenticabile. Eroi cui, alla fine della fiera, si riesce a perdonare un po' tutto, sacrificando un po' di realismo per ottenere in cambio un sogno.
Più del suo predecessore, forse, "Hokuto no Ken 2" è una serie che va vissuta come un viaggio indietro nel tempo, con il cuore un po' bambino di chi durante l'infanzia rincorreva sogni guardando gli incontri dei Legion of Doom e di Hulk Hogan alla tv e inventando giochi e combattimenti con i pupazzi dei lottatori di wrestling o degli eroi televisivi e cinematografici di turno.
"Hokuto no Ken 2" è una serie per voi, che da bambini avete sognato di salire correndo le scalinate di Philadelphia sulle note di "Gonna fly now", che quando giocavate a braccio di ferro vi portavate istintivamente all'indietro la visiera del berretto da baseball mentre in testa vi risuonava "Winner takes it all" di Sammy Hagar, che inserivate i gettoni nei cabinati delle sale giochi, che giocavate con i pupazzi dei G.I. Joe, dei Masters of the Universe, delle Ninja Turtles.
Ancora una volta, dunque, gli anni '80 sono tutti qui: fracassoni, pacchiani, esagerati, sicuramente non perfetti, ma decisamente passionali, esattamente come i tanti eroi che costellano questa storia, che, con i loro corpi muscolosi, i loro abiti pacchiani, i loro combattimenti violenti, con i loro volti da stelle dello spettacolo, ancora una volta parlano d'amore, amicizia, fratellanza e altri valori universali agli spettatori di ogni tempo e luogo.
<i>Welcome to this crazy time</i>, dice ancora "Tough Boy".
<i>We are living, living in the 80s. We still fight, fight in the 80s.</i>
E' con queste parole che si apre "Hokuto no Ken 2", diretto seguito delle avventure dell'ombroso ed errante Kenshiro, che adatta in una serie animata i volumi dal 16 al 24 del manga di Buronson e Tetsuo Hara.
D'accordo, la sigla in versione televisiva dice "90s" e non "80s", per meglio rimarcare agli spettatori che l'universo narrativo, anche se mutato, è sempre quel fantomatico 199X che tanto avevano amato nella prima storia. Tuttavia, non ci vuole molto per capire che "Tough Boy", la sigla d'apertura, ha pienamente ragione, e che "Hokuto no Ken 2", ancor più della prima serie, si mostra ai suoi spettatori come una vicenda inconfondibilmente anni '80.
Due le parti in cui la storia si divide, anche se stavolta non avremo una separazione così netta come fu per i quattro capitoli della prima serie animata.
Nella prima, riprenderemo le fila dell'universo narrativo che avevamo lasciato, ritrovando, nonostante il passare degli anni, un mondo ancora travagliato, dove ancora, anche se in maniera diversa, i deboli vengono vessati dai ricchi e dai potenti.
A governare questo mondo è la fantomatica figura chiamata "Tentei", l'Imperatore Celeste, che nessuno ha mai visto di preciso, ma che semina ingiustizie e terrore dalla sua modernissima cittadella retta dal perverso viceré Jakou.
Le truppe del Tentei, infatti, girano dappertutto compiendo razzie e reclutando schiavi e nessuno riesce a opporsi loro. Nessuno, tranne l'Armata di Hokuto, un gruppo di ribelli guidato da un vecchio Rihaku del Mare e da Bart e Lynn, i compagni di viaggio di Kenshiro ormai diventati due giovani vigorosi e di spirito. I vecchi eroi hanno continuato a narrare le gesta del guerriero di Hokuto, che alla sconfitta di Raoh si era allontanato partendo per lidi sconosciuti insieme all'amata e moribonda Julia, e a sperare nel suo ritorno. Che, fortunatamente per loro, avviene.
Unitosi ai vecchi amici, Kenshiro partirà dunque alla volta della cittadella imperiale, per scoprire i misteri che si celano dietro all'enigmatico Tentei e porre fine al terrore che egli incute. Lungo il loro cammino troveranno nuovi alleati e nuovi nemici, come i combattenti della Gento Kouken, una potente e ancestrale scuola di arti marziali i cui praticanti sono da generazioni predestinati alla protezione dell'imperatore.
La seconda parte della storia, risolta la sotto-trama relativa al Tentei e ai suoi misteri, porta Kenshiro in una landa sconosciuta al di là del mare, la Terra degli Shura, vero e proprio inferno dove regnano unicamente la violenza e la forza. Mentre attraversa quella landa infernale, il nostro eroe incontrerà nuovi amici, scoprirà nuove rivelazioni sulle origini della Hokuto Shinken, sul suo passato e su quello di molti personaggi da lui incontrati nel corso delle sue avventure, e sarà costretto a battersi contro i tre temibili Rasho, i governatori della Terra degli Shura: Han, Hyo e, soprattutto, il demoniaco Kaioh.
Living in the 80s, si diceva. E, in effetti, l'atmosfera che si respira fra un episodio e l'altro di "Hokuto no Ken 2" è ancora una volta, ancora più marcatamente, quella degli anni '80, di cui questa serie è indubbiamente figlia, cosa che è probabilmente uno dei suoi maggiori pregi e motivi di successo.
Ce ne accorgiamo sin dallo stesso protagonista Kenshiro. Se nella serie precedente subiva un processo di mutazione a livello grafico che lo portava a somigliare prima a Bruce Lee e poi a Sylvester Stallone, in questo sequel il nostro ombroso eroe si è definitivamente avvicinato a Stallone, da cui ha mutuato l'espressone accigliata, il taglio di capelli, il fisico scolpito e persino gli occhiali da sole da lui indossati in una delle scene più rappresentative, che si rifanno in maniera palese alla storica locandina di "Cobra", film di Stallone del 1986.
Ancora, i primi avversari che gli autori contrappongono al nostro accigliato eroe sono una coppia di grossi cattivoni che hanno le sembianze di Terry "Hulk Hogan" Bollea e Laurence "Mr. T" Tureaud, due icone sportive e cinematografiche del periodo, che hanno incrociato i pugni con Stallone nel celeberrimo "Rocky III" del 1983.
Chi invece, preferisce l'ancor più iconico quarto capitolo della saga del pugile di Philadelphia, uscito nel 1985 ed entrato nell'immaginario collettivo di quegli anni, stia tranquillo: "Hokuto no Ken 2" ha pensato anche a lui. Il personaggio di Falco, il generale più forte della Gento Kouken, infatti, ha le fattezze di Dolph Lundgren, meglio noto come Ivan Drago, il gigante sovietico che "spiezza in due" Rocky nel quarto film della serie. Idea semplice quanto geniale, quella di contrapporlo a Kenshiro/Stallone/Rocky, lo spettatore quasi sente risuonare nella testa le note di "Eye of the tiger" dei Survivor durante il loro combattimento. Peraltro, come se non bastasse, caso vuole che un popolare cantante europeo dell'epoca avesse proprio "Falco" come nome d'arte...
Innumerevoli, davvero, le citazioni. Ci sono ad esempio i due massicci fratelli Buz e Gill Harn, modellati su Michael "Hawk" Hegstrand e Joe "Animal" Laurinaitis, ossia i Road Warriors/Legion of Doom, autentici miti del wrestling di quegli anni (e, guarda caso, i due guerrieri sono detentori della tecnica segreta chiamata Pugno dei Falchi - Hawk, in inglese - Gemelli di Nanto). C'è il temibile Han che sembra Freddie Mercury; c'è l'ambiguo e affascinante Shachi, che ha lo stesso look di David Bowie nel film "Labyrinth" del 1986; c'è Sloth de "I Goonies" (1985) nel ruolo di una comparsa uccisa dal succitato Shachi, e chi più ne ha, più ne metta. Un caleidoscopio di rimandi, ispirazioni e volti noti che si innesta in un universo narrativo che ha un sapore nostalgico persino negli scenari, degni dei migliori picchiaduro a scorrimento, fra fortezze ultra tecnologiche, navi pirata, antichi templi con gigantesche statue di figure mitologiche orientali, cacciatori di taglie con abiti a stelle e strisce che guidano autovetture gigantesche, armature fantasy che sembrano uscite da "Golden Axe", "Metamorphic Force", "He-Man", "Conan il barbaro" o dagli "Hercules" di Lou Ferrigno, arene alla "Mortal Kombat" dove si svolgono incontri mortali che il boss di turno può guardare seduto sul suo opulento trono bevendo vino e attorniandosi di bellissime servitrici svestite.
Mancano soltanto una sfida a braccio di ferro di Kenshiro/Stallone contro un clone di Rick "Bull Hurley" Zumwalt e un locale dove si esibiscono due cloni di Dan "Elwood Blues" Aykroyd e John "Joliet Jake" Belushi per poter dire che praticamente tutte le icone, gli stereotipi e i miti musicali, sportivi, cinematografici, sociali della decade 1980 sono rappresentati dai 43 episodi di questo "Hokuto no Ken 2". Il "viaggio nel tempo" che questo continuo gioco di rimandi offre ai suoi spettatori è uno degli elementi di maggior fascino della serie. A patto, naturalmente, di saper stare al gioco, sia che lo spettatore abbia o meno vissuto gli anni '80, e contestualizzare nel modo giusto.
La prima parte della storia ha in sé numerosi elementi di cultura popolare occidentale (e americana soprattutto); la seconda, invece ritorna, soprattutto nelle ultime battute, a scenari e tematiche più orientali, con le sue scuole di arti marziali, i maestri, gli anziani santoni, i santuari, le statue con le iscrizioni che svelano antiche tecniche segrete, le arti marziali oscure che se abbracciate completamente corrodono l'animo di chi le usa mutandolo in un demone (l'abbiamo già visto in qualche videogioco successivo a "Hokuto no Ken"?). Questo esplicita allo spettatore che, fortunatamente, uno degli elementi più fortunati della serie precedente, ossia il culture clash fra Oriente e Occidente, riflesso del Giappone dell'epoca, ritorna anche in questa seconda avventura.
Non è l'unico, fortunatamente. Avremo ancora mirabolanti combattimenti con varie esplosioni di corpi, frasi a effetto, cattivoni viscidi e/o enormi che schiavizzano o maltrattano poveri innocenti.
Soprattutto, avremo ancora una delle cose più belle che la prima serie ci aveva regalato: gli eroi.
"Hokuto no Ken 2" ci pone davanti a una nuova carrellata di personaggi, tanti guerrieri muscolosi che sembrano una linea di pupazzi da collezionare tutti per farli scontrare tra loro in epiche battaglie di fantasia. Magari in alcuni casi sanno un po' di già visto (impossibile non rivedere un po' di Rei in Ain o in Shachi), ma anche stavolta gli eroi di "Hokuto no Ken" non mancano di affascinarci, anche perché, da piccoli, un po' tutti si amava giocare con quel tipo di pupazzi, ammettiamolo.
Forti, decisi, tormentati, sicuri di sé, robusti, ammantati in abiti colorati e pacchiani, in svolazzanti mantelli o in lucenti armature: anche i nuovi eroi di "Hokuto no Ken 2" si rendono indimenticabili, personaggi a metà tra le star del cinema d'azione hollywoodiano e quelle degli shounen manga dell'epoca, sempre pronti al sacrificio più estremo in nome di un sogno, di un familiare, di un amore, di un amico, di un valore a cui non vogliono rinunciare a credere. Impossibile non farsi toccare più o meno nel profondo dal macho Ain e dal grande affetto che prova per la sua donna; dal tormentato Shachi, che per amore passa dal bene al male e viceversa; dal malinconico Capitan Akashachi, uomo di mare segnato da un tragico passato; dalla simpatia e dal profondo affetto fraterno di Buz e Gill; dallo sfortunato Hyo, vittima di un tragico destino; dal potente Falco e dai suoi conflitti; da Shouki, raro esempio di gentilezza in un mondo dominato dalla violenza. In più, oltre a tanti nuovi personaggi, ritroviamo con gioia anche qualcuno dei vecchi, come Bart e Lynn, che, cresciuti, ora condividono attivamente un destino di eroismo, amore, sofferenza e sacrifici.
Ancora una volta, "Hokuto no Ken" torna a parlarci di eroi, e sceglie di farlo con morti liriche, sofferte, passionali e commoventi, impreziosite di volta in volta da canzoni in sottofondo, flashback, simbolismi, in un grande affresco audiovisivo che difficilmente sarà dimenticato e che dona calore a una storia che poi, in realtà, non offre molto di più di quanto si era già visto nella prima serie.
Purtroppo, al di là delle belle sensazioni che comunque continua a dare ai suoi spettatori, in "Hokuto no Ken 2" la magia un po' si spezza, soprattutto nella seconda parte. La partenza per la Terra degli Shura darà il via a una vicenda dove le forzature, le complicazioni della trama e le contraddizioni con quanto detto nella prima serie si sprecheranno, dove i combattimenti, per quanto spettacolari, saranno tendenzialmente un po' sbrigativi. Lo stesso cattivone finale, Kaioh, è tanto bello, potente e carismatico alla prima apparizione, con la sua armatura nera, il fisico possente, il gigantesco destriero, l'aura demoniaca che sprigiona di continuo e che sembra debba esplodere da un momento all'altro, la voce cavernosa, ma quando si vanno poi ad approfondire la sua storia passata e le sue motivazioni perde tutto il carisma e il timore che incuteva in precedenza, e rendere epica la sua fine ricalcando quella di Raoh non serve a molto. Raoh, il cattivo finale della prima serie, torreggia ancora su tutti anche ad anni di distanza, con una leggenda scolpita nella storia che fa ancora tremare ed emozionare i personaggi e gli spettatori in un modo che Kaioh, purtroppo per lui, non riuscirà mai a fare.
I colpi di scena non mancano e alcuni di essi sono anche di grande effetto, ma altri invece sono piuttosto forzati o lasciano il tempo che trovano, non andando a incidere troppo sulla storia futura.
A questi difetti, mutuati dalla storia originale narrata nel manga, se ne aggiungono altri esclusivi della trasposizione animata, che derivano dalla volontà di quest'ultima di distaccarsi dal fumetto. Già l'inizio della storia si discosta, presentando un episodio riempitivo che ricalca l'incipit della saga di Kenshiro e il film cinematografico del 1986. Questo non si differenzia troppo dai classici riempitivi della prima serie - e risulta quindi decisamente forzato e seccante a questo punto della storia - e con la sua presenza toglie epicità all'incipit cartaceo della seconda, decisamente più suggestivo.
La prima parte di "Hokuto no Ken 2" continua a differenziarsi dal manga, tagliando bei passaggi o toccanti battute dei personaggi, eliminando personaggi e sostituendoli con altri (il ruolo dei figli di Jakou viene qui svolto da altri generali della Gento Kouken, che però, bisogna dirlo, hanno il loro perché, a livello grafico), uccidendo personaggi che nel fumetto sopravvivevano (e modificando dunque scene a loro relative), inserendo scene aggiuntive che lasciano intuire - e, dunque, indeboliscono - i colpi di scena, scombussolando la cronologia degli eventi e facendo riflettere queste modifiche sulla psicologia dei personaggi. Il tutto continua a funzionare, ma chi - come me - ha precedentemente letto il manga può venire infastidito ogni tanto da tutti questi cambiamenti che privano l'adattamento animato di molte belle cose del fumetto.
Per quanto riguarda la seconda parte, vi è da valutare in negativo il pezzo centrale della serie, che fra riassunti inopportuni e una mini saga riempitiva assolutamente trascurabile e popolata da personaggi fuori contesto - fra cui ricordiamo una sorta di Zorro che si porta dietro un gruppo assortito di stereotipi da film western -, fa perdere il buon ritmo che si era sino a quel momento raggiunto.
Ultimo difetto, ma non proprio trascurabile, è il fatto che "Hokuto no Ken 2" adatta in animazione soltanto i volumi del manga fino al 24, e non esiste un "Hokuto no Ken 3" che narri le vicende dei rimanenti tre albi e con loro il bel finale del manga, che chiudeva il cerchio della storia in maniera molto poetica. Non che il finale di questa serie animata sia meno intenso, ma a quelli che conoscono il manga dispiace.
Tanta acqua è passata sotto i ponti, fortunatamente, dai primi, goffi, episodi del primo "Hokuto no Ken". "Hokuto no Ken 2" è un crescendo, a livello grafico, una festa di combattimenti spettacolari, con emissioni energetiche, auree e raggi di luce colorata in ogni dove, con animazioni fluidissime e colori più accesi rispetto al passato. Balzi in avanti segna anche il character design, molto più definito, con personaggi femminili decisamente più affascinanti, muscoli sempre più possenti, capelli ondeggianti al vento e saltuari, splendidi episodi disegnati in uno stile molto simile - se non addirittura suo, ma non mi risulta - a quello, delicato e sobrio, di Shingo Araki.
La colonna sonora è di buon livello, ma meno curata rispetto a quella della prima serie, da cui riprende spesso e volentieri brani che sì, è un piacere riascoltare, ma che spesso sono inseriti fuori contesto. Esempio emblematico è quello di "Shizukanaru kyojin Fudou" ("Fudou, il gigante buono"), melodia orchestrata che passerà ogni tanto in sottofondo ai momenti drammatici. E' bellissima, ma è il tema di un personaggio della prima serie che non c'è più, c'entra poco con le vicende della seconda.
Eccezion fatta per le versioni strumentali delle due sigle, gli altri brani non cantati esclusivi di "Hokuto no Ken 2" non sono nulla di memorabile, mentre le sigle sono già più piacevoli: l'opening "Tough Boy" è un rock potente, anche se non incisivo quanto "Ai wo torimodose" della prima serie, mentre l'ending "Love song" è una ballad struggente quanto basta.
Numerose, inoltre, sono le canzoni che accompagnano le scene clou degli episodi, ora malinconiche e struggenti come "Wind and rain", ora grintose come l'accattivante "Kill the fight", che viene inserita come colonna sonora di numerosi passaggi e combattimenti. Il connubio fra una grafica molto curata e una colonna sonora coinvolgente risalta soprattutto nelle scene con le morti dei personaggi, oltre che nei combattimenti, che risultano così molto d'impatto.
Nell'ultimo episodio, tornano per speciali cammei tutte le quattro sigle della prima serie, con "Yuria, eien ni...", che fa da speciale chiusura della serie, in maniera molto toccante, coronando un ultimo episodio-jukebox ben realizzato, cui le musiche donano grande epicità.
Per quanto riguarda il doppiaggio, "Hokuto no Ken 2" riconferma i grandi nomi già apparsi nella serie precedente, che riprendono i loro ruoli dove possibile o donano la loro voce a nuovi personaggi. In testa, un sempre ottimo Akira Kamiya che continua lo splendido lavoro svolto nella prima serie per caratterizzare un Kenshiro capace di passare da una voce flemmatica a una più rabbiosa, senza dimenticare le mitiche urla che accompagnano i suoi combattimenti. A seguire, ritorna anche Shigeru Chiba, che qui, oltre a fare diverse comparse, presta la voce, con inquietante versatilità, sia al pacato mentore Kuroyasha sia al perverso e sghignazzante viceré Jakou. Senza dimenticare, naturalmente, il suo rodato ruolo di voce narrante, qui portato all'estremo nelle spassosissime preview dei prossimi episodi di "Hokuto no Ken Tsuu", dove la voce esaltata del doppiatore viene accompagnata da tradizionali effetti sonori da teatro kabuki che fanno ridere e insieme ricordano l'origine orientale della serie.
Molte le voci famose che interpretano con professionalità i nuovi personaggi: da Keiichi Nanba, un eroico Bart adulto, a Miina Tominaga, una dolcissima Lynn adulta; da Hirotaka Suzuoki (Shachi) a Kouji Totani (Han); da Ken Yamaguchi (Ain) a Hideyuki Tanaka (Falco). Menzione d'onore va a Daisuke Gouri, una delle voci più rappresentative della saga di Hokuto no Ken, che in questa seconda serie dapprima, coadiuvato dal meno conosciuto - ma non per questo meno bravo - Yu Shimaka nel ruolo di Gill, ci regala un Buz Harn vigoroso e divertente, ma anche serio e drammatico nei momenti cruciali, e in seguito mette la sua voce possente al servizio di Akashachi, vero uomo di mare tormentato da un passato difficile, a cui il maestro dona un'inflessione paterna, calorosa e rassicurante.
Da segnalare il ritorno anche di Kenji Utsumi, storica voce di Raoh, che qui torna a interpretare il personaggio in alcuni flashback e, stranamente, interpreterà anche Kaioh, il cattivone finale, donandogli un'inflessione robusta e malvagia decisamente adatta al personaggio, che ha infatti diversi punti in comune con il precedente nemico Raoh, denotando però così la scarsa fantasia degli autori nel caratterizzarlo, anche a livello vocale.
"Hokuto no Ken 2" è dunque una serie tutt'altro che perfetta, a cui non mancano le falle nella trama e nei personaggi, dalla caratterizzazione già vista o un po' blanda. La sensazione del seguito fatto a posteriori per cavalcare il successo della prima serie è palpabile, di tanto in tanto, così come lo è il leggero sentimento di delusione che pervade lo spettatore nell'apprendere le ragioni che muovono il boss finale e nel confrontare quest'ultimo con l'eccelso Raoh che lo ha preceduto.
Eppure, i personaggi di questa storia, per quanto generalmente non raggiungano i fasti dei loro predecessori della prima parte, in qualche modo si riesce ugualmente ad amarli, poiché portano con sé lo stesso fascino degli scintillanti e invincibili eroi degli anni '80, quelli dei film d'azione, quelli del ring delle federazioni di wrestling. Eroi mortali, per quanto invincibili, che ci lasciano in maniera lirica, passionale, struggente, drammatica, ma rimangono lì, eterni, incrollabili, vittoriosi nelle loro convinzioni, scolpiti nella memoria, portatori di un messaggio d'amore e di giustizia universale e difficilmente dimenticabile. Eroi cui, alla fine della fiera, si riesce a perdonare un po' tutto, sacrificando un po' di realismo per ottenere in cambio un sogno.
Più del suo predecessore, forse, "Hokuto no Ken 2" è una serie che va vissuta come un viaggio indietro nel tempo, con il cuore un po' bambino di chi durante l'infanzia rincorreva sogni guardando gli incontri dei Legion of Doom e di Hulk Hogan alla tv e inventando giochi e combattimenti con i pupazzi dei lottatori di wrestling o degli eroi televisivi e cinematografici di turno.
"Hokuto no Ken 2" è una serie per voi, che da bambini avete sognato di salire correndo le scalinate di Philadelphia sulle note di "Gonna fly now", che quando giocavate a braccio di ferro vi portavate istintivamente all'indietro la visiera del berretto da baseball mentre in testa vi risuonava "Winner takes it all" di Sammy Hagar, che inserivate i gettoni nei cabinati delle sale giochi, che giocavate con i pupazzi dei G.I. Joe, dei Masters of the Universe, delle Ninja Turtles.
Ancora una volta, dunque, gli anni '80 sono tutti qui: fracassoni, pacchiani, esagerati, sicuramente non perfetti, ma decisamente passionali, esattamente come i tanti eroi che costellano questa storia, che, con i loro corpi muscolosi, i loro abiti pacchiani, i loro combattimenti violenti, con i loro volti da stelle dello spettacolo, ancora una volta parlano d'amore, amicizia, fratellanza e altri valori universali agli spettatori di ogni tempo e luogo.
<i>Welcome to this crazy time</i>, dice ancora "Tough Boy".
La seconda serie di Ken Il Guerriero non è sicuramente all'altezza della prima, ma non è per questo brutta o noiosa; purtroppo ha la pecca di cadere nella ripetitività, dato che tutti i personaggi, nonostante il salto temporale, sono identici, salvo per un personaggio, che è diventato vecchio, e per Lynn e Bartt, che sono diventati un po' più grandi.
I disegni rimangono identici alla prima serie, quindi siamo su buonissimi livelli, così anche le musiche, decisamente appropriate.
Cambiano quindi i nemici, ma non le mosse o il tipo di combattimenti che si vengono a creare; tutto rimane statico e piatto, e proprio per questi motivi la visione resta consigliata solo ed esclusivamente ai fan del nostro Ken, dato che verremo a conoscenza di altre novità sul suo passato.
I disegni rimangono identici alla prima serie, quindi siamo su buonissimi livelli, così anche le musiche, decisamente appropriate.
Cambiano quindi i nemici, ma non le mosse o il tipo di combattimenti che si vengono a creare; tutto rimane statico e piatto, e proprio per questi motivi la visione resta consigliata solo ed esclusivamente ai fan del nostro Ken, dato che verremo a conoscenza di altre novità sul suo passato.
Sono passati alcuni anni dallo scontro di Ken e Raoul, ma la pace non sembra durare: un nuovo tiranno che si fa chiamare "L'Imperatore" e nuove barbarie si profilano all'orizzonte. Per combattere queste minacce viene fondata l'Armata di Hokuto, un gruppo di guerrieri comandato dagli ormai cresciuti Burt e Lynn.
Nella prima parte della serie saranno loro i protagonisti, intenti a combattere contro l'Impero Celeste, alleato con la Scuola Imperiale di Gento, specializzata in attacchi a distanza. La loro forza però non è sufficiente e rischiano così di soccombere, ma ecco che Kenshiro fa la sua ricomparsa.
A manovrare l'Impero Celeste è il viceré, Jako, che temendo il buio più di ogni altra cosa, costringe gli schiavi a produrre energia elettrica per rendere sempre più luminosa la capitale.
Inizia così, sulle note "rockettare" di <i>Tough Boy</i>, l'inevitabile seconda serie per Ken il Guerriero e prosieguo degli eventi della prima, che nonostante i suoi 100 e passa episodi non andava oltre il volume 15 del manga.
Più violenta della precedente, non solo per quanto riguarda lo splatter ma anche in tematiche trattate, più matura e con una maggior cura nei dettagli, grazie anche al restyling grafico, "Ken il Guerriero 2" è una serie che parte a fari spenti per poi esplodere nelle fasi finali.
Sono i nemici a non incidere nella prima parte: prima Jako e poi Falco sanno di già visto. Ma in seguito, dal capitolo dell'isola dei Demoni in poi, la serie decolla grazie a personaggi di indubbio fascino e a una trama ricca di colpi di scena e rivelazioni sui fratelli di Ken e sulla vera natura della scuola di Hokuto.
Il tutto per arrivare poi all'epico scontro con Kaio, l'avversario più forte mai affrontato da Ken, un personaggio imponente che sicuramente non farà rimpiangere gli antagonisti che caratterizzavano la prima serie.
43 episodi per un "Hokuto no Ken 2" che non perde tempo: meglio del primo dunque? La risposta è no. Il motivo riguarda principalmente la prima parte di questa serie, sottotono, come detto, in quanto a emozioni trasmesse, ma in generale Ken 2 non vanta la quantità momenti epici e tutti quei personaggi della prima serie che sono rimasti nella memoria di molti.
Manca inoltre la parte finale narrata nel manga, l'epilogo oltre la battaglia finale coincidente con i volumi 25,26 e 27, composti prima da retroscena sul rapporto tra Ken e il figlio di Raoul, poi su quello tra Burt e Lynn.
Cambia anche il compositore della OST, e si sente: la colonna sonora è decisamente meno incisiva di quella classica; perfette e indimenticabili sono invece le due sigle, quella di apertura come quella di chiusura.
Per concludere, "Ken il Guerriero 2", nonostante sia più curata e violenta, è un gradino sotto rispetto alla prima serie per i motivi sopra citati. Rimane però una visione obbligata per tutti i fan del guerriero di Hokuto e per coloro che lo hanno amato.
Nella prima parte della serie saranno loro i protagonisti, intenti a combattere contro l'Impero Celeste, alleato con la Scuola Imperiale di Gento, specializzata in attacchi a distanza. La loro forza però non è sufficiente e rischiano così di soccombere, ma ecco che Kenshiro fa la sua ricomparsa.
A manovrare l'Impero Celeste è il viceré, Jako, che temendo il buio più di ogni altra cosa, costringe gli schiavi a produrre energia elettrica per rendere sempre più luminosa la capitale.
Inizia così, sulle note "rockettare" di <i>Tough Boy</i>, l'inevitabile seconda serie per Ken il Guerriero e prosieguo degli eventi della prima, che nonostante i suoi 100 e passa episodi non andava oltre il volume 15 del manga.
Più violenta della precedente, non solo per quanto riguarda lo splatter ma anche in tematiche trattate, più matura e con una maggior cura nei dettagli, grazie anche al restyling grafico, "Ken il Guerriero 2" è una serie che parte a fari spenti per poi esplodere nelle fasi finali.
Sono i nemici a non incidere nella prima parte: prima Jako e poi Falco sanno di già visto. Ma in seguito, dal capitolo dell'isola dei Demoni in poi, la serie decolla grazie a personaggi di indubbio fascino e a una trama ricca di colpi di scena e rivelazioni sui fratelli di Ken e sulla vera natura della scuola di Hokuto.
Il tutto per arrivare poi all'epico scontro con Kaio, l'avversario più forte mai affrontato da Ken, un personaggio imponente che sicuramente non farà rimpiangere gli antagonisti che caratterizzavano la prima serie.
43 episodi per un "Hokuto no Ken 2" che non perde tempo: meglio del primo dunque? La risposta è no. Il motivo riguarda principalmente la prima parte di questa serie, sottotono, come detto, in quanto a emozioni trasmesse, ma in generale Ken 2 non vanta la quantità momenti epici e tutti quei personaggi della prima serie che sono rimasti nella memoria di molti.
Manca inoltre la parte finale narrata nel manga, l'epilogo oltre la battaglia finale coincidente con i volumi 25,26 e 27, composti prima da retroscena sul rapporto tra Ken e il figlio di Raoul, poi su quello tra Burt e Lynn.
Cambia anche il compositore della OST, e si sente: la colonna sonora è decisamente meno incisiva di quella classica; perfette e indimenticabili sono invece le due sigle, quella di apertura come quella di chiusura.
Per concludere, "Ken il Guerriero 2", nonostante sia più curata e violenta, è un gradino sotto rispetto alla prima serie per i motivi sopra citati. Rimane però una visione obbligata per tutti i fan del guerriero di Hokuto e per coloro che lo hanno amato.
Sempre dalla Toei Animation prende vita la nuova serie di avventure dedicata al combattente della giustizia, Ken il Guerriero. La storia si svolge lungo 43 episodi e ricalca l’ultima manciata di avventure dopo la morte di Raoul presenti nel manga originale di Tetsuo Hara e Buronson.
Sono passati vari anni dalla partenza di Ken che si è lasciato alle spalle un mondo pronto a rinascere senza le oscure nubi dell’odio e del potere, e per vari anni la felicità è prosperata nella popolazione che si aiutava a vicenda e non soffriva più la fame, la sete e soprattutto non sopportava più gli abusi. Purtroppo nell’animo umano è insito il seme dell’odio e dell’avidità e in breve tempo un nuovo imperatore sta spadroneggiando sul mondo contrastato solo da Lynn e Bart, ormai adulti, che guidano un’armata di ribelli. Ma ora che si sono raddensate le nubi che a fatica erano state cacciate riappare una figura nota all’orizzonte, il profilo di un uomo generoso e benevolo, Ken il guerriero.
L’inizio non è dei migliori, sembra una semplice forzatura atta solo a dare nuova linfa alla storia, e in effetti non propone spunti di particolare interesse sia per le situazioni noiose sia per i combattimenti piatti. Ma in breve la situazione cambia grazie alla presenza di alcuni nuovi personaggi e soprattutto da Ain, un nemico inaspettatamente carismatico che riuscirà a far commuovere con la sua toccante storia, e soprattutto si rimane basiti davanti alla scoperta della vera identità di Lynn. Quest’ultimo sarà l’evento che amplia il mondo di Ken che dovrà affrontare un lungo viaggio per raggiungere una nuova terra, e qui la trama raschia il fondo del barile.
La struttura narrativa è grossomodo la stessa: sconfitto il nemico principale se ne aggiungono altri sempre più forti, ma il difetto è la caratterizzazione dei nuovi nemici. I pesci piccoli sono praticamente inesistenti e fanno brevi comparse, mentre gli altri ricordano grosso modo altri già visti, soprattutto Kaio, che sembra una pallida copia di Raoul, sia esteticamente sia come comportamenti, anche se in realtà...
Infine i combattimenti sarebbero anche gradevoli e si discostano dalle coreografie monotone e ripetitive della prima serie, anche se in troppe occasioni sono decisi da “emissioni di energia” che poco si adattano alla serie.
Altra nota negativa sono gli sviluppi della storia di Nanto che viene continuamente ampliata e crea fitte ramificazioni di rapporto tra i personaggi, e, anche se incastrate ottimamente tra loro, si avverte un’eccessiva volontà da parte degli autori di volere inserire a tutti i costi nuovi personaggi. Il finale però riacquista di mordente e riesce a emozionare e commuovere come in passato, facendo rivalutare i nuovi personaggi. Il finale inoltre è diverso da quello che ci si aspetterebbe, anziché abbracciare la filosofia della serie, perché Kaio non rappresenta un personale senso di giustizia o di amore come tutti gli antagonisti, ma rappresenta dichiaratamente l’odio e la sofferenza.
Insomma, c'è tanta carne al fuoco che produce lati negativi e lati positivi, soprattutto nel finale.
La direzione artistica regala degli scenari più coinvolgenti negli atti iniziali; le città in rovina sono più curate e non sono più ammassi di cemento come in passato e la presenza di auto distrutte non fa che aumentare l’atmosfera post-apocalisse. Poi arriva una grossa contraddizione, ovvero il castello dell’imperatore che combatte tutte le leggi della fisica e sembra uscito da un film di fantascienza, oppure le armature futuristiche dei soldati. Tutto sembra fuori luogo. L’azione infine si sposta in un nuovo paese ancora più violento e sanguinario, anch’esso dominato da distese infinite di terra e roccia, con qualche piccola variazione.
Il character design invece è più azzardato e piatto, con Ais che indossa la tuta a stelle e strisce, oppure il Pirata Rosso con tanto di rampino al posto della mano e benda sull’occhio. Invece i combattenti che scompaiono dopo un pugno di Ken sono tutti anonimi e identici tra loro, se non fosse per quelli che si ispirano agli animali come il camaleonte, il granchio o la zebra. Con le loro armature orrende e quasi inesistenti offrono pochi secondi di fastidio prima di passare a miglior vita.
I disegni complessivamente offrono una qualità leggermente maggiore, sia per continuità sia per cura nei dettagli e nelle ombreggiature più cupe, ma capiteranno ancora situazioni dove la prospettiva e le proporzioni daranno risultati assurdi, mentre le animazioni sembrano addirittura peggiorate, si fanno frammentarie e meccaniche.
La colonna sonora riprende quasi completamente quella già sentita lungo i 109 episodi della prima serie, quindi è stata sentita talmente tante volte da essere quasi assente, ma a offrire maggiore varietà ci pensano le sigle, sia le due nuove sia le quattro della prima serie che subentreranno alle arie e andranno a sottolineare particolari momenti drammatici o adrenalinici. L’ultimo episodio in particolare sfrutta quasi solamente queste come colonna sonora con risultati più che eccellenti.
Le sigle di questa serie, inoltre, ricalcano lo stile delle precedenti. L'opening energica e “rockettara”, e l'ending più romantica e malinconica.
Ancora una volta l’adattamento italiano si fa notare più per gli svarioni che per la qualità. I doppiatori offrono ancora una volta un lavoro gradevole ma non perfetto, e i più capaci sembrano relegati ai ruoli secondari. Ma ciò che pesa di più è l’adattamento che traslittera i nomi in modo alquanto discutibile e soprattutto modifica pesantemente un paio di dialoghi. Incomprensibile infine la scelta di tradurre Hokuto Ryu Ken (Gemma di Hokuto) in un anonimo e ambiguo Hokuto Gem, o Gemmy, in base a chi lo pronuncia.
Guardare o non guardare la seconda serie di Ken? La qualità offerta è altalenante: si apre in crescendo per subire poi un brusco calo sotto tutti gli aspetti, risanato solo dai bellissimi episodi finali, che riprendono le qualità tanto amate nella prima serie, emozionando e commuovendo. Se le forzature già presenti nella prima serie non hanno creato fastidi lo spettatore potrà godersi queste nuove avventure, ma se si avvertiva già l’eccessiva espansione narrativa è meglio evitare di seguire la serie.
Sono passati vari anni dalla partenza di Ken che si è lasciato alle spalle un mondo pronto a rinascere senza le oscure nubi dell’odio e del potere, e per vari anni la felicità è prosperata nella popolazione che si aiutava a vicenda e non soffriva più la fame, la sete e soprattutto non sopportava più gli abusi. Purtroppo nell’animo umano è insito il seme dell’odio e dell’avidità e in breve tempo un nuovo imperatore sta spadroneggiando sul mondo contrastato solo da Lynn e Bart, ormai adulti, che guidano un’armata di ribelli. Ma ora che si sono raddensate le nubi che a fatica erano state cacciate riappare una figura nota all’orizzonte, il profilo di un uomo generoso e benevolo, Ken il guerriero.
L’inizio non è dei migliori, sembra una semplice forzatura atta solo a dare nuova linfa alla storia, e in effetti non propone spunti di particolare interesse sia per le situazioni noiose sia per i combattimenti piatti. Ma in breve la situazione cambia grazie alla presenza di alcuni nuovi personaggi e soprattutto da Ain, un nemico inaspettatamente carismatico che riuscirà a far commuovere con la sua toccante storia, e soprattutto si rimane basiti davanti alla scoperta della vera identità di Lynn. Quest’ultimo sarà l’evento che amplia il mondo di Ken che dovrà affrontare un lungo viaggio per raggiungere una nuova terra, e qui la trama raschia il fondo del barile.
La struttura narrativa è grossomodo la stessa: sconfitto il nemico principale se ne aggiungono altri sempre più forti, ma il difetto è la caratterizzazione dei nuovi nemici. I pesci piccoli sono praticamente inesistenti e fanno brevi comparse, mentre gli altri ricordano grosso modo altri già visti, soprattutto Kaio, che sembra una pallida copia di Raoul, sia esteticamente sia come comportamenti, anche se in realtà...
Infine i combattimenti sarebbero anche gradevoli e si discostano dalle coreografie monotone e ripetitive della prima serie, anche se in troppe occasioni sono decisi da “emissioni di energia” che poco si adattano alla serie.
Altra nota negativa sono gli sviluppi della storia di Nanto che viene continuamente ampliata e crea fitte ramificazioni di rapporto tra i personaggi, e, anche se incastrate ottimamente tra loro, si avverte un’eccessiva volontà da parte degli autori di volere inserire a tutti i costi nuovi personaggi. Il finale però riacquista di mordente e riesce a emozionare e commuovere come in passato, facendo rivalutare i nuovi personaggi. Il finale inoltre è diverso da quello che ci si aspetterebbe, anziché abbracciare la filosofia della serie, perché Kaio non rappresenta un personale senso di giustizia o di amore come tutti gli antagonisti, ma rappresenta dichiaratamente l’odio e la sofferenza.
Insomma, c'è tanta carne al fuoco che produce lati negativi e lati positivi, soprattutto nel finale.
La direzione artistica regala degli scenari più coinvolgenti negli atti iniziali; le città in rovina sono più curate e non sono più ammassi di cemento come in passato e la presenza di auto distrutte non fa che aumentare l’atmosfera post-apocalisse. Poi arriva una grossa contraddizione, ovvero il castello dell’imperatore che combatte tutte le leggi della fisica e sembra uscito da un film di fantascienza, oppure le armature futuristiche dei soldati. Tutto sembra fuori luogo. L’azione infine si sposta in un nuovo paese ancora più violento e sanguinario, anch’esso dominato da distese infinite di terra e roccia, con qualche piccola variazione.
Il character design invece è più azzardato e piatto, con Ais che indossa la tuta a stelle e strisce, oppure il Pirata Rosso con tanto di rampino al posto della mano e benda sull’occhio. Invece i combattenti che scompaiono dopo un pugno di Ken sono tutti anonimi e identici tra loro, se non fosse per quelli che si ispirano agli animali come il camaleonte, il granchio o la zebra. Con le loro armature orrende e quasi inesistenti offrono pochi secondi di fastidio prima di passare a miglior vita.
I disegni complessivamente offrono una qualità leggermente maggiore, sia per continuità sia per cura nei dettagli e nelle ombreggiature più cupe, ma capiteranno ancora situazioni dove la prospettiva e le proporzioni daranno risultati assurdi, mentre le animazioni sembrano addirittura peggiorate, si fanno frammentarie e meccaniche.
La colonna sonora riprende quasi completamente quella già sentita lungo i 109 episodi della prima serie, quindi è stata sentita talmente tante volte da essere quasi assente, ma a offrire maggiore varietà ci pensano le sigle, sia le due nuove sia le quattro della prima serie che subentreranno alle arie e andranno a sottolineare particolari momenti drammatici o adrenalinici. L’ultimo episodio in particolare sfrutta quasi solamente queste come colonna sonora con risultati più che eccellenti.
Le sigle di questa serie, inoltre, ricalcano lo stile delle precedenti. L'opening energica e “rockettara”, e l'ending più romantica e malinconica.
Ancora una volta l’adattamento italiano si fa notare più per gli svarioni che per la qualità. I doppiatori offrono ancora una volta un lavoro gradevole ma non perfetto, e i più capaci sembrano relegati ai ruoli secondari. Ma ciò che pesa di più è l’adattamento che traslittera i nomi in modo alquanto discutibile e soprattutto modifica pesantemente un paio di dialoghi. Incomprensibile infine la scelta di tradurre Hokuto Ryu Ken (Gemma di Hokuto) in un anonimo e ambiguo Hokuto Gem, o Gemmy, in base a chi lo pronuncia.
Guardare o non guardare la seconda serie di Ken? La qualità offerta è altalenante: si apre in crescendo per subire poi un brusco calo sotto tutti gli aspetti, risanato solo dai bellissimi episodi finali, che riprendono le qualità tanto amate nella prima serie, emozionando e commuovendo. Se le forzature già presenti nella prima serie non hanno creato fastidi lo spettatore potrà godersi queste nuove avventure, ma se si avvertiva già l’eccessiva espansione narrativa è meglio evitare di seguire la serie.
Al contrario di quello che molti pensano, io credo che la seconda serie di Hokuto no Ken non abbia perso nulla della suspance e dello stile della prima.
Ci sono delle contraddizioni, è vero, ma sono dovute più allo scarso livello nel doppiaggio e nelle traduzioni che alla storia dell'anime in sé.
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
La prima parte dedicata alla lotta contro l'imperatore è solo un antipasto dello scontro nell'isola dei demoni, ancora oggi credo che la serie dedicata all'isola dei demoni sia la più bella e appassionante fra tutte.
Una delle più evidenti sorprese/delusioni è stata sicuramente la morte improvvisa di Falco, che si era dimostrato fortissimo nella lotta contro Ken e che muore per mano di un semplice demonio appena arrivato sull'isola, morte però non così assurda se si pensa che Falco veniva da uno scontro mortale e che era gravemente ferito.
Il finale è da brividi, le musiche e lo scenario per me sono insuperabili; ancora oggi riesce a fare emozionare, grande Ken.
Ci sono delle contraddizioni, è vero, ma sono dovute più allo scarso livello nel doppiaggio e nelle traduzioni che alla storia dell'anime in sé.
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
La prima parte dedicata alla lotta contro l'imperatore è solo un antipasto dello scontro nell'isola dei demoni, ancora oggi credo che la serie dedicata all'isola dei demoni sia la più bella e appassionante fra tutte.
Una delle più evidenti sorprese/delusioni è stata sicuramente la morte improvvisa di Falco, che si era dimostrato fortissimo nella lotta contro Ken e che muore per mano di un semplice demonio appena arrivato sull'isola, morte però non così assurda se si pensa che Falco veniva da uno scontro mortale e che era gravemente ferito.
Il finale è da brividi, le musiche e lo scenario per me sono insuperabili; ancora oggi riesce a fare emozionare, grande Ken.
Manuale pratico per rovinare un anime storico: così è possibile sintetizzare la seconda serie dedicata al guerriero dalle sette stelle. Una storia così è forse adatta all'espansione di un videogioco in cui si crea una nuova isola i cui abitanti sono più forti di quelli affrontati in precedenza; non è, invece, certo adatta come seguito di uno degli anime più conosciuti di sempre.
Domanda numero 1: possibile che i personaggi della prima serie abbiano fratelli, cognati, zii e nonni sparsi un po' ovunque di cui avevano ignorato o dimenticato l'esistenza? L'anime sembra una lite fra bulli: se non ti ho picchiato io ti mando mio fratello che è più grande e più forte di me.
Domanda numero 2: quest'isola dei demoni è spuntata dal nulla? Possibile che un territorio così terribile fosse stato in precedenza dimenticato?
Domanda numero 3: non era meglio creare una storia del tutto nuova invece di rimescolare le vecchie vicende in questo modo (tra l'altro le contraddizioni fioccano come se fosse natale)?
Domanda numero 4: qui mi ripeto come nella serie 1. Ma se tutti gli avversari di Ken erano in realtà suoi amici, e per di più suoi fratelli, perché li ha ammazzati?
Altre domande come queste ce ne sono a migliaia, ma mi fermo qui. Trattasi di classico prodotto con esclusivi intenti commerciali e che in quanto tale merita una vigorosa e decisa stroncatura. Guardate altro che è meglio.
Domanda numero 1: possibile che i personaggi della prima serie abbiano fratelli, cognati, zii e nonni sparsi un po' ovunque di cui avevano ignorato o dimenticato l'esistenza? L'anime sembra una lite fra bulli: se non ti ho picchiato io ti mando mio fratello che è più grande e più forte di me.
Domanda numero 2: quest'isola dei demoni è spuntata dal nulla? Possibile che un territorio così terribile fosse stato in precedenza dimenticato?
Domanda numero 3: non era meglio creare una storia del tutto nuova invece di rimescolare le vecchie vicende in questo modo (tra l'altro le contraddizioni fioccano come se fosse natale)?
Domanda numero 4: qui mi ripeto come nella serie 1. Ma se tutti gli avversari di Ken erano in realtà suoi amici, e per di più suoi fratelli, perché li ha ammazzati?
Altre domande come queste ce ne sono a migliaia, ma mi fermo qui. Trattasi di classico prodotto con esclusivi intenti commerciali e che in quanto tale merita una vigorosa e decisa stroncatura. Guardate altro che è meglio.
Ho rivisto questa serie di recente e devo dire che ho confermato la mia prima impressione: è una serie mediocre, decisamente non all'altezza della prima.
E' spezzata in due tronconi (fino alla lotta nella città imperiale prima, la lotta nella terra dei demòni poi), neanche collegati fra di loro, quindi già manca del presupposto importantissimo dell'unità della narrazione.
La prima parte è promettente, perché la città imperiale è fascinosa e poi vedere Lynn e Vurt adulti fa effetto. Inoltre vengono introdotti due personaggi interessanti, Hain e Falco.
Ma poi tutto finisce lì, si passa ai demòni e anziché lottare per un fine importantissimo, questa volta Ken lotta in buona sostanza per eliminare i membri di una costola "spuria" della scuola di Hokuto. Una trama talmente di piccolo cabotaggio da essere più adatta ad un singolo oav.
Ma non è solo questo. Dopo i primi personaggi, quelli della prima parte della serie, non viene più introdotto alcun personaggio veramente interessante (nemmeno Orc... il ribelle dal cuore nobile che lotta per la sua bella non è un carattere originalissimo...). I vari Hio e Kaio sono personaggi un po' stereotipi, con non grande personalità, in qualche modo già visti.
Le varie ricostruzioni sul passato di Ken e altri personaggi sono piuttosto banali (sempre i soliti sacrifici, sempre le solite sofferenze in nome del destino) e l'autore commette nelle ricostruzioni errori a ripetizione, a volte grotteschi (si parla degli eventi di quando Ken era neonato riferiti a "20 anni prima"... ma a conti fatti, Ken deve avere come minimo 27-28 anni nella seconda serie).
Ma il più grosso difetto di questa serie, a paragone del quale tutti gli altri sono niente, è che non dice niente di nuovo sul piano delle psicologie e dei messaggi veicolati.
Niente di nuovo su Ken: non sarebbe stato logico approfondire sul suo stato d'animo, sulle motivazioni che lo portano ancora a lottare, sul suo destino, sulle sue emozioni, sulle sue eventuali vicende amorose, sul ricordo dei momenti passati con Juria? E invece no, l'autore ci consegna un Ken diverso da prima quasi in nulla malgrado gli almeno 10 anni trascorsi, salvo il fatto che è un po' più spavaldo (ma perché???) e che assomiglia un po' a troppo, a tratti, a Sylvester Stallone.
Cosa ce ne facciamo di altri 43 episodi di soli combattimenti?
E poi Burt, ci aspetteremmo che sia uno dei protagonisti, ma dopo la prima "sezione" in pratica scompare nel nulla.
Quanto a Lynn, è senza ombra di dubbio il personaggio-motore della serie, nonché la portatrice dell'unica vera novità della serie, non sul piano degli eventi ma dei sentimenti che in lei si agitano (chi ha visto la serie sa di cosa parlo). Eppure tale elemento nuovo, che avrebbe dovuto rappresentare il centro della serie, la pietra angolare, non viene approfondito a dovere ma anzi appena accennato. Male, anzi malissimo.
E così ci ritroviamo una serie senza unità, con una sola vera novità che viene quasi "strozzata" dall'autore, impegnato a disegnare Ken a immagine e somiglianza del suo eroe hollywoodiano Stallone.
Mi verrebbe da dare 3, ma la serie si riscatta parzialmente grazie ai due personaggi della prima sezione (non originalissimi, ma comunque convincenti), grazie a Lynn e ai suoi sentimenti (anche se il personaggio rimane un po' scialbo in verità) e grazie all'ultima puntata, con una scelta comunque forte di Gen e con la splendida canzone "Julia per l'eternità" che chiude la serie mentre scorrono le immagini dei tanti avversari affrontati da Ken.
Ma Hokuto no Ken 2 lascia nel complesso l'impressione di una generale e desolante mediocrità, di una assoluta drammatica mancanza d'idee.
Consigliata ai soli super-appassionati, per gli altri è una perdita di tempo.
E' spezzata in due tronconi (fino alla lotta nella città imperiale prima, la lotta nella terra dei demòni poi), neanche collegati fra di loro, quindi già manca del presupposto importantissimo dell'unità della narrazione.
La prima parte è promettente, perché la città imperiale è fascinosa e poi vedere Lynn e Vurt adulti fa effetto. Inoltre vengono introdotti due personaggi interessanti, Hain e Falco.
Ma poi tutto finisce lì, si passa ai demòni e anziché lottare per un fine importantissimo, questa volta Ken lotta in buona sostanza per eliminare i membri di una costola "spuria" della scuola di Hokuto. Una trama talmente di piccolo cabotaggio da essere più adatta ad un singolo oav.
Ma non è solo questo. Dopo i primi personaggi, quelli della prima parte della serie, non viene più introdotto alcun personaggio veramente interessante (nemmeno Orc... il ribelle dal cuore nobile che lotta per la sua bella non è un carattere originalissimo...). I vari Hio e Kaio sono personaggi un po' stereotipi, con non grande personalità, in qualche modo già visti.
Le varie ricostruzioni sul passato di Ken e altri personaggi sono piuttosto banali (sempre i soliti sacrifici, sempre le solite sofferenze in nome del destino) e l'autore commette nelle ricostruzioni errori a ripetizione, a volte grotteschi (si parla degli eventi di quando Ken era neonato riferiti a "20 anni prima"... ma a conti fatti, Ken deve avere come minimo 27-28 anni nella seconda serie).
Ma il più grosso difetto di questa serie, a paragone del quale tutti gli altri sono niente, è che non dice niente di nuovo sul piano delle psicologie e dei messaggi veicolati.
Niente di nuovo su Ken: non sarebbe stato logico approfondire sul suo stato d'animo, sulle motivazioni che lo portano ancora a lottare, sul suo destino, sulle sue emozioni, sulle sue eventuali vicende amorose, sul ricordo dei momenti passati con Juria? E invece no, l'autore ci consegna un Ken diverso da prima quasi in nulla malgrado gli almeno 10 anni trascorsi, salvo il fatto che è un po' più spavaldo (ma perché???) e che assomiglia un po' a troppo, a tratti, a Sylvester Stallone.
Cosa ce ne facciamo di altri 43 episodi di soli combattimenti?
E poi Burt, ci aspetteremmo che sia uno dei protagonisti, ma dopo la prima "sezione" in pratica scompare nel nulla.
Quanto a Lynn, è senza ombra di dubbio il personaggio-motore della serie, nonché la portatrice dell'unica vera novità della serie, non sul piano degli eventi ma dei sentimenti che in lei si agitano (chi ha visto la serie sa di cosa parlo). Eppure tale elemento nuovo, che avrebbe dovuto rappresentare il centro della serie, la pietra angolare, non viene approfondito a dovere ma anzi appena accennato. Male, anzi malissimo.
E così ci ritroviamo una serie senza unità, con una sola vera novità che viene quasi "strozzata" dall'autore, impegnato a disegnare Ken a immagine e somiglianza del suo eroe hollywoodiano Stallone.
Mi verrebbe da dare 3, ma la serie si riscatta parzialmente grazie ai due personaggi della prima sezione (non originalissimi, ma comunque convincenti), grazie a Lynn e ai suoi sentimenti (anche se il personaggio rimane un po' scialbo in verità) e grazie all'ultima puntata, con una scelta comunque forte di Gen e con la splendida canzone "Julia per l'eternità" che chiude la serie mentre scorrono le immagini dei tanti avversari affrontati da Ken.
Ma Hokuto no Ken 2 lascia nel complesso l'impressione di una generale e desolante mediocrità, di una assoluta drammatica mancanza d'idee.
Consigliata ai soli super-appassionati, per gli altri è una perdita di tempo.
Questa seconda serie di kenshiro vive un tratto molto più oscuro e violento della prima, i nemici che si pongono davanti al cammino del nostro eroe sono di una crudeltà ancora più incisiva e non mostrano le benchè minime emozioni, anche per coloro che sono alleati al protagonista.
Ormai è stato turbato un equilibrio di secoli tra sacre scuole e discendenti, equilibrio che doveva ristabilirsi grazie a Raoul, colui che avevano definito il salvatore del tempo, invece le genti hanno visto arrivare sull'isola dei demoni un uomo diverso da quello che si immaginavano, un uomo che sta portando in mezzo a città distrutte, saccheggiate e derubate di ogni valore morale e materiale per la semplice bramosia di potere e insoddisfatta sete di sangue, che è stata la causa di questa orrenda trasformazione.
Un grande maestro di queste sacre scuole avrebbe voluto soggiogare questo male facendo tornare la memoria ad un valente guerriero di quei luoghi, ma la mente era già stata plasmata da un nuovo despota che aveva paura del passato, e voleva far vivere le genti nel futuro pieno di conquiste e continue devastazioni, a cui si è aggiunto il sacrificio nuovamente di una donna, nonché stretta parente del sedicente conquistatore.
La follia poi porta a diventare il contrario di quando si è uomini nobili, quando si viene privati anche degli ultimi conforti di pace e di giustizia, ed è così che l'uomo nobile che veniva visto così da tutti si trasforma nel più vendicativo dei demoni, ma sarà il suo insperato e ritrovato fratellastro Kenshiro a rimettere a posto ogni cosa, affinché si compia nel nome di Hokuto il destino di millenarie generazioni nello scontro finale con il vile conquistatore, colui che viene ritenuto la vera fonte di ogni attuale problema dei discendenti delle sette stelle, colui che addirittura ne causò un'intestina scissione.
Alla fine, sarà però ancora l'amore a trionfare, il nascosto amore per una madre che si è sacrificata per il bene dell'umanità da una parte, contro l'amore di un uomo che nonostante abbia toccato con mano molte volte la morte, è rimasto fedele alle forme e i contorni di quell'amore che mai ha dimenticato,allo stesso modo di come non ha mai dimenticato fratelli, fratellastri e avversari che sono stati utili fino alla fine per uscire anche dalla più impervia delle difficoltà.
Pur durando meno puntate è una serie che sputa sangue da ogni episodio, è a volte di una violenza inaudita, però ha il neo di non essere disegnata bene in molti episodi, con più cura sarebbe stato un capolavoro che poteva primeggiare benissimo con la prima serie, ma che comunque rimane una degna continuazione della prima.
Ormai è stato turbato un equilibrio di secoli tra sacre scuole e discendenti, equilibrio che doveva ristabilirsi grazie a Raoul, colui che avevano definito il salvatore del tempo, invece le genti hanno visto arrivare sull'isola dei demoni un uomo diverso da quello che si immaginavano, un uomo che sta portando in mezzo a città distrutte, saccheggiate e derubate di ogni valore morale e materiale per la semplice bramosia di potere e insoddisfatta sete di sangue, che è stata la causa di questa orrenda trasformazione.
Un grande maestro di queste sacre scuole avrebbe voluto soggiogare questo male facendo tornare la memoria ad un valente guerriero di quei luoghi, ma la mente era già stata plasmata da un nuovo despota che aveva paura del passato, e voleva far vivere le genti nel futuro pieno di conquiste e continue devastazioni, a cui si è aggiunto il sacrificio nuovamente di una donna, nonché stretta parente del sedicente conquistatore.
La follia poi porta a diventare il contrario di quando si è uomini nobili, quando si viene privati anche degli ultimi conforti di pace e di giustizia, ed è così che l'uomo nobile che veniva visto così da tutti si trasforma nel più vendicativo dei demoni, ma sarà il suo insperato e ritrovato fratellastro Kenshiro a rimettere a posto ogni cosa, affinché si compia nel nome di Hokuto il destino di millenarie generazioni nello scontro finale con il vile conquistatore, colui che viene ritenuto la vera fonte di ogni attuale problema dei discendenti delle sette stelle, colui che addirittura ne causò un'intestina scissione.
Alla fine, sarà però ancora l'amore a trionfare, il nascosto amore per una madre che si è sacrificata per il bene dell'umanità da una parte, contro l'amore di un uomo che nonostante abbia toccato con mano molte volte la morte, è rimasto fedele alle forme e i contorni di quell'amore che mai ha dimenticato,allo stesso modo di come non ha mai dimenticato fratelli, fratellastri e avversari che sono stati utili fino alla fine per uscire anche dalla più impervia delle difficoltà.
Pur durando meno puntate è una serie che sputa sangue da ogni episodio, è a volte di una violenza inaudita, però ha il neo di non essere disegnata bene in molti episodi, con più cura sarebbe stato un capolavoro che poteva primeggiare benissimo con la prima serie, ma che comunque rimane una degna continuazione della prima.
I figli di grandi padri temono sempre l’ombra del genitore che li può offuscare. Non da meno il sequel di Ken il Guerriero si adatta a questo format e cerca di superare se stesso sia in sceneggiatura che in colpi di scena. Per farlo concentra in 43 puntate una mole di schiaffoni, cattivi, eventi, tragedie e lieto fine che assume una densità tanto alta da risultare quasi indigesta. Prodotto nel 1987, sempre dalle mani di Tetsuo Hana e Bronson (o Buron Son , dir si voglia), riprende le gesta di Kenshiro anni dopo lo scontro con Raoul e viene trasmesso in Italia su emittenti locali a partire dalla fine degli anni 80.
Kenshiro si è ritirato ad un’ascetica vita con Julia ma sul mondo incombe un’altra ombra preoccupante. C’è un nuovo imperatore che sottomette la popolazione e guida una marmaglia di brutti ceffi che opprimono la gente privandola di un’improbabile felicità post-apocalittica. Una mal assortita schiera di rivoltosi guida una specie di lotta partigiana contro il potere imperiale. Alla loro guida, Bart e Lin, ormai adulti seguono le orme di Kenshiro con la loro brigata di Hokuto. Il vecchio eroe non si attarderà a tornare all’opera, facendo saltare teste a suon di schiaffazzi.
Le differenze con la prima serie sono parecchie. Il Character Design è molto meno curato, poco approfondite le vite dei personaggi antagonisti, a partire dai Generali di Gento (alcuni accoppati solo in quanto tali) fino alla terra dei Demoni, dove Kenshiro combatterà un contro una folta schiera di suoi parenti (non è molto fortunato con la famiglia, vedi anche la mia recensione sulla prima serie), per rimettere sul trono imperiale chi di dovere. Lo scarso sviluppo dei personaggi è dovuto a due fattori distinti : in primo luogo i protagonisti sono stati ampiamente snocciolati nella prima serie, senza dover aggiungere altro e gli antagonisti vengono un po’ snobbati in quanto il loro numero è tale che in sole 43 puntate sarebbe stato praticamente impossibile caratterizzarne con cura l’aspetto di ognuno. La combinazione “poche puntate” e “troppi personaggi” ha dato quindi luogo alla scelta scenografica di non insistere sull’introspezione caratteriale dei singoli in favore di una storia più fluida e sicuramente più leggera. La cosa può piacere o meno, sicuramente lo stile è assai diverso tra la prima e la seconda e sembra quasi che il format stesso cambi, evolvendosi da saga a film d’azione. Questo non implica che il risultato sia pessimo, è semplicemente diverso.
Il disegno migliora, in 4 anni le tecniche grafiche si sono evolute anche per Kenshiro. I personaggi restano molto spigolosi, squadrati, volutamente cupi, come i paesaggi. Un chiaro esempio è il mare (visto per la prima volta) scuro e burrascoso. Un luogo inospitale tanto quanto la terraferma. Luci ancor più rosse, magenta e viola accompagnano un’atmosfera che tripudia il suo omaggio all’horror ed allo splatter B-movie.
Nel complesso un buon prodotto, offuscato forse troppo dall’ombra del suo predecessore. Preso singolarmente l’anime è di ottima fattura, decade se confrontato con il fratello maggiore ma, va preso per quel che è : un sequel appunto. Inevitale quindi un confronto che non deve però sminuire questa serie dalla trama fluida e dai bei disegni. Nove.
[NOTA : Gran parte delle informazioni sulla saga di Kenshiro sono riportate nella mia recensione alla prima serie.]
Kenshiro si è ritirato ad un’ascetica vita con Julia ma sul mondo incombe un’altra ombra preoccupante. C’è un nuovo imperatore che sottomette la popolazione e guida una marmaglia di brutti ceffi che opprimono la gente privandola di un’improbabile felicità post-apocalittica. Una mal assortita schiera di rivoltosi guida una specie di lotta partigiana contro il potere imperiale. Alla loro guida, Bart e Lin, ormai adulti seguono le orme di Kenshiro con la loro brigata di Hokuto. Il vecchio eroe non si attarderà a tornare all’opera, facendo saltare teste a suon di schiaffazzi.
Le differenze con la prima serie sono parecchie. Il Character Design è molto meno curato, poco approfondite le vite dei personaggi antagonisti, a partire dai Generali di Gento (alcuni accoppati solo in quanto tali) fino alla terra dei Demoni, dove Kenshiro combatterà un contro una folta schiera di suoi parenti (non è molto fortunato con la famiglia, vedi anche la mia recensione sulla prima serie), per rimettere sul trono imperiale chi di dovere. Lo scarso sviluppo dei personaggi è dovuto a due fattori distinti : in primo luogo i protagonisti sono stati ampiamente snocciolati nella prima serie, senza dover aggiungere altro e gli antagonisti vengono un po’ snobbati in quanto il loro numero è tale che in sole 43 puntate sarebbe stato praticamente impossibile caratterizzarne con cura l’aspetto di ognuno. La combinazione “poche puntate” e “troppi personaggi” ha dato quindi luogo alla scelta scenografica di non insistere sull’introspezione caratteriale dei singoli in favore di una storia più fluida e sicuramente più leggera. La cosa può piacere o meno, sicuramente lo stile è assai diverso tra la prima e la seconda e sembra quasi che il format stesso cambi, evolvendosi da saga a film d’azione. Questo non implica che il risultato sia pessimo, è semplicemente diverso.
Il disegno migliora, in 4 anni le tecniche grafiche si sono evolute anche per Kenshiro. I personaggi restano molto spigolosi, squadrati, volutamente cupi, come i paesaggi. Un chiaro esempio è il mare (visto per la prima volta) scuro e burrascoso. Un luogo inospitale tanto quanto la terraferma. Luci ancor più rosse, magenta e viola accompagnano un’atmosfera che tripudia il suo omaggio all’horror ed allo splatter B-movie.
Nel complesso un buon prodotto, offuscato forse troppo dall’ombra del suo predecessore. Preso singolarmente l’anime è di ottima fattura, decade se confrontato con il fratello maggiore ma, va preso per quel che è : un sequel appunto. Inevitale quindi un confronto che non deve però sminuire questa serie dalla trama fluida e dai bei disegni. Nove.
[NOTA : Gran parte delle informazioni sulla saga di Kenshiro sono riportate nella mia recensione alla prima serie.]
<b>Contiene Spoiler.</b>
Questa è la seconda serie del mitico Ken il Guerriero, quella che pone fine alle vicende del nostro eroe, dando spiegazioni più accurate rispetto alla prima serie. In questa serie l'ambientazione è leggermente differente, Dopo che Ken se ne è andato con Giulia e Raul è morto, troviamo a dominare il mondo un imperatore che ha paura del buio e sfrutta i suoi sudditi condannandoli ai lavori forzati per produrre elettricità che illumini il suo palazzo.
In questo clima di tensione e crudeltà che afflige il mondo ritroviamo Bart e Liyn, i quali si sono trasformati in fuori legge che combattono sotto la bandiera a sette stelle di Hokuto aspettando il ritorno di Ken. Quando questo avviene iniziano le battaglie per sconfiggere il tiranno che è protetto dai guerrieri di Cento, tra cui Falcon (il più figo), il quale ha l'animo nobile come Ken ed è profondamente turbato dal comportamento del suo imperatore.
Dopo innumerevoli scontri Ken riesce a avere la meglio e a sconfiggere l'imperatore riportando la pace nel mondo, però uno dei generali di Cento scappa rapendo Liyn e la porta sull'isola dei Demoni. Ken e Falcon partono subito all'inseguimento e Flcon muore poco dopo esser sbarcato sull'isola dei Demoni a casa dello scontro contro un guerriero molto forte.
Qui Ken incontra Orc, un lottatore molto forte che si rivelerà un buon amico, e scopre la verità sulla sua infanzia infatti lui in realtà è nato su quest'isola.
Durante la sua permanenza sull'isola combatte contro i tre grandi Demoni dell'isola, due dei quali scoprirà essere suoi fratelli Io e Kaio.
Kaio il più forte è identico a Raul :) Qui la storia è un pò più sviluppata sulla spiegazione degli eventi passati, la grafica e il chara sono gli stessi quindi stesso voto..
Un meritatissimo 9!!!!
Questa è la seconda serie del mitico Ken il Guerriero, quella che pone fine alle vicende del nostro eroe, dando spiegazioni più accurate rispetto alla prima serie. In questa serie l'ambientazione è leggermente differente, Dopo che Ken se ne è andato con Giulia e Raul è morto, troviamo a dominare il mondo un imperatore che ha paura del buio e sfrutta i suoi sudditi condannandoli ai lavori forzati per produrre elettricità che illumini il suo palazzo.
In questo clima di tensione e crudeltà che afflige il mondo ritroviamo Bart e Liyn, i quali si sono trasformati in fuori legge che combattono sotto la bandiera a sette stelle di Hokuto aspettando il ritorno di Ken. Quando questo avviene iniziano le battaglie per sconfiggere il tiranno che è protetto dai guerrieri di Cento, tra cui Falcon (il più figo), il quale ha l'animo nobile come Ken ed è profondamente turbato dal comportamento del suo imperatore.
Dopo innumerevoli scontri Ken riesce a avere la meglio e a sconfiggere l'imperatore riportando la pace nel mondo, però uno dei generali di Cento scappa rapendo Liyn e la porta sull'isola dei Demoni. Ken e Falcon partono subito all'inseguimento e Flcon muore poco dopo esser sbarcato sull'isola dei Demoni a casa dello scontro contro un guerriero molto forte.
Qui Ken incontra Orc, un lottatore molto forte che si rivelerà un buon amico, e scopre la verità sulla sua infanzia infatti lui in realtà è nato su quest'isola.
Durante la sua permanenza sull'isola combatte contro i tre grandi Demoni dell'isola, due dei quali scoprirà essere suoi fratelli Io e Kaio.
Kaio il più forte è identico a Raul :) Qui la storia è un pò più sviluppata sulla spiegazione degli eventi passati, la grafica e il chara sono gli stessi quindi stesso voto..
Un meritatissimo 9!!!!
<b>Attenzione Spoiler</b>
Non posso fare confronti con la prima serie in quanto NON L'HO VISTA (non ci crederete, ma è così, non ho visto la prima serie), ma ho visto questa seconda parte (tanto alla fine la trama generale di Ken la sanno tutti) e mi è piaciuta molto. I personaggi sono tutti simili e allo stesso tempo diversi, fighi, colorati, carismatici. La realizzazione tecnica non si discute, risente sicuramente dei limiti di allora, ma la storia è davvero piacevole e, non avrei mai pensato, romantica! Infatti mi riferisco soprattutto alla seconda parte della seconda serie, con Ken che va a salvare Lynn. Ma in generale questa seconda serie è davvero stupenda, con un Kenshiro molto più bello rispetto a prima (gli si sono arricciati i capelli XD e non ha più quelle labbra da donnicciola) e momenti bellissimi, come il ritrovarsi iniziale di Ken con Bart e Lynn, il sacrificio di Orc e lo stesso finale con Ken che affida Lynn a Bart. Penso che tutti i fan di Ken l'abbiano già vista, quindi è superfluo consigliargliela, ma per me è stato sicuramente ciò che mi ha fatto amare Hokuto no Ken.
Non posso fare confronti con la prima serie in quanto NON L'HO VISTA (non ci crederete, ma è così, non ho visto la prima serie), ma ho visto questa seconda parte (tanto alla fine la trama generale di Ken la sanno tutti) e mi è piaciuta molto. I personaggi sono tutti simili e allo stesso tempo diversi, fighi, colorati, carismatici. La realizzazione tecnica non si discute, risente sicuramente dei limiti di allora, ma la storia è davvero piacevole e, non avrei mai pensato, romantica! Infatti mi riferisco soprattutto alla seconda parte della seconda serie, con Ken che va a salvare Lynn. Ma in generale questa seconda serie è davvero stupenda, con un Kenshiro molto più bello rispetto a prima (gli si sono arricciati i capelli XD e non ha più quelle labbra da donnicciola) e momenti bellissimi, come il ritrovarsi iniziale di Ken con Bart e Lynn, il sacrificio di Orc e lo stesso finale con Ken che affida Lynn a Bart. Penso che tutti i fan di Ken l'abbiano già vista, quindi è superfluo consigliargliela, ma per me è stato sicuramente ciò che mi ha fatto amare Hokuto no Ken.
Decisamente un netto calo rispetto alla prima serie, a livello grafico, indubbiamente un lavoro dettagliato, ma l'esasperazione fisica dei personaggi a volte è davvero eccessiva. La storia nel suo aspetto generale e' accozzata un po' male con alcune parti che vanno in contraddizione con quella della prima serie. In ogni caso ai fan dell'uomo delle sette stelle piacerà, ma risulta un po' un "trascinamento forzato" di quello che era stato e sempre sarà un mito.
Vedere questa seconda serie devo dire che mi ha fatto non poco piacere. Mi è piaciuto vedere i personaggi di Bart e Lynn più "cresciuti" e combattivi ( più che altro Bart ), nonché il veder proseguire la serie che, benché meno ispirata della prima, risulta comunque ( e sempre ) esaltante come combattimenti e scene d'azione. Disegni e musiche sono quelli tipici di Hokuto No Ken (parliamo del 1987)e anche le musiche ("spettacolare" la sigla di apertura, carina anche quella di chiusura).
Se avete amato la prima serie, di certo non snobberete questa.
Che la forza delle sette stelle sia con voi!
Voto: 7.5
Se avete amato la prima serie, di certo non snobberete questa.
Che la forza delle sette stelle sia con voi!
Voto: 7.5
Ok, lo ammetto, con Ken per me è difficile essere obiettivo! Questa serie, da adolescente, mi ha esaltato come e più della prima. Se lo rivedessi ora probabilmente direi che è una boiata colossale ma siccome, come vi ho avvisato, non sarò capace di essere neutrale, recensirò questa serie esattamente per come la ricordo alla fine anni '80 inizio '90.
Bene, se pensavate che il Ken della prima serie fosse "truzzo" aspettate di vedere questo! Tutto il chara design di questo "second run" è la versione "più grossa, più grassa, più tutto" della precedente. Sulla trama c'è poco da dire, come in fondo non c'era molto anche su quella della prima incarnazione. Ken ritorna dopo anni di auto esilio ed intraprende una nuova caterva di missioni che lo porteranno, ancora una volta, a scontrarsi con il suo passato ed una nuova carrettata di fratelli che nemmeno sapeva di avere. Ovviamente si ha un apice ogni N puntate in cui Ken affronta il super cattivo del momento fino al titanico scontro finale. Tutto sommato posso concludere dicendo che Ken 2 è un anime per nostalgici come me. E' tutto da vedere se possa piacere alle nuove generazioni. Le atmosfere alla MadMax/devastazione post atomiche erano un classico negli anni '80. Oggi potrebbero apparire "fuori tempo". Ad ogni modo se, come me, avete adorato la storia della stella del nord, adorerete anche questo Ken 2.
Bene, se pensavate che il Ken della prima serie fosse "truzzo" aspettate di vedere questo! Tutto il chara design di questo "second run" è la versione "più grossa, più grassa, più tutto" della precedente. Sulla trama c'è poco da dire, come in fondo non c'era molto anche su quella della prima incarnazione. Ken ritorna dopo anni di auto esilio ed intraprende una nuova caterva di missioni che lo porteranno, ancora una volta, a scontrarsi con il suo passato ed una nuova carrettata di fratelli che nemmeno sapeva di avere. Ovviamente si ha un apice ogni N puntate in cui Ken affronta il super cattivo del momento fino al titanico scontro finale. Tutto sommato posso concludere dicendo che Ken 2 è un anime per nostalgici come me. E' tutto da vedere se possa piacere alle nuove generazioni. Le atmosfere alla MadMax/devastazione post atomiche erano un classico negli anni '80. Oggi potrebbero apparire "fuori tempo". Ad ogni modo se, come me, avete adorato la storia della stella del nord, adorerete anche questo Ken 2.
<b>ATTENZIONE CONTIENE SPIOILER</b>
Non credo ci sia molto da aggiungere su una serie mitica come quella di Ken Shiro. Anche i sassi conoscono la sua storia, della sua tormentata ricerca di vendetta verso Shin e dello scontro tra le forze di Hokuto e Nanto. La seconda serie è invece ambientata inizialmente in un mondo in cui è un imperatore malvagio a dominare, per poi spostarsi nell'isola dei demoni, dove Ken affronta suo fratello Yo e il fratello di Raoh, Kayo. Si viene a conoscenza di un'altra scuola di combattimento affine all'Hokuto e ritroviamo personaggi già visti nella prima serie come Lynn e Bart, ormai cresciuti e capi della resistenza che lotta per l'Hokuto. Lo scontro finale vedrà faccia a faccia Ken e Kayo, con la morte del secondo. Come nella prima serie, Ken scompare e lascia nuovamente soli Lynn e Bart. Rispetto alla prima serie ci sono meno episodi e risulta essere meno intensa. Ken, non incontra tutti quei valorosi combattenti affrontati e conosciuti nella prima serie, ma questo non compromette più di tanto la qualità dell'anime. Se avete visto solo la prima, vi consiglio di seguire anche questa.
Non credo ci sia molto da aggiungere su una serie mitica come quella di Ken Shiro. Anche i sassi conoscono la sua storia, della sua tormentata ricerca di vendetta verso Shin e dello scontro tra le forze di Hokuto e Nanto. La seconda serie è invece ambientata inizialmente in un mondo in cui è un imperatore malvagio a dominare, per poi spostarsi nell'isola dei demoni, dove Ken affronta suo fratello Yo e il fratello di Raoh, Kayo. Si viene a conoscenza di un'altra scuola di combattimento affine all'Hokuto e ritroviamo personaggi già visti nella prima serie come Lynn e Bart, ormai cresciuti e capi della resistenza che lotta per l'Hokuto. Lo scontro finale vedrà faccia a faccia Ken e Kayo, con la morte del secondo. Come nella prima serie, Ken scompare e lascia nuovamente soli Lynn e Bart. Rispetto alla prima serie ci sono meno episodi e risulta essere meno intensa. Ken, non incontra tutti quei valorosi combattenti affrontati e conosciuti nella prima serie, ma questo non compromette più di tanto la qualità dell'anime. Se avete visto solo la prima, vi consiglio di seguire anche questa.