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MegaRoby

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
"Arte" narra le vicende di una omonima ragazza, dai natali nobiliari, che sogna di poter essere una pittrice, un sogno impossibile per una ragazza di Firenze del XVI secolo durante il quale l'arte è appannaggio dei soli uomini. Arte affronterà molte difficoltà e discriminazioni ricca di entusiasmo, curiosità e positività con i quali perseguirà il suo sogno di pittrice indipendente.

La trama è semplice e lineare con un obbiettivo ben chiaro fin dai primi minuti del primo episodio. La vicenda si apre con le difficoltà della protagonista che in un susseguirsi di peripezie la porterà fino a Venezia alla corte dei Fariel. Tutta la vicenda è narrata con sobrietà, senza guizzi eccentrici, ma con interessanti sviluppi non poi così elaborati, ma comunque piacevoli. L'ambientazione italiana di Firenze del XVI secolo mi sembra essere stata riprodotta piuttosto fedelmente, sia per quanto riguarda i luoghi rappresentati dai quali si respira italianità, sia dai personaggi dai tratti mediterranei che dal parlato dei personaggi stessi. L'ambientazione è curata e denota l'interesse e lo studio dell'autore della nostra cultura del Rinascimento italiano più precisamente fiorentino, la culla dell'arte insieme a Venezia. Luoghi e personaggi sono chiari riferimenti alla nostra cultura e particolari ricercati come ad esempio la famiglia Fariel. Pecca della narrazione è che per tempistiche, immagino, abbiano reso la vita facile ad Arte, ovvero ogni volta che incontra un personaggio le basta fare una singola azione per convincerlo a volerle bene e ad accettarla, cosa parecchio surreale, soprattutto per l'epoca. La voce narrante è davvero ben fatta e introduce curiosità tipiche dell'epoca davvero interessanti.

Menzione d'onore per il doppiaggio davvero sublime che esalta maggiormente l'opera con gli accenti e le caratteristiche linguistiche tipiche dell'epoca.

I personaggi sono davvero molto ben fatti, alcuni design lasciano davvero a bocca aperta per quanto belli e italiani siano, ognuno con vesti rinascimentali pienamente attinenti al contesto. I design cambiano anche da Firenze a Venezia rispecchiando le caratteristiche di entrambe le città nel modo di vestire, menzione d'onore anche per gli stranieri incontrati a Venezia in alcune scene e perfettamente riconoscibili. Purtroppo però la stessa cura nei design a mio avviso non è stata messa per la caratterizzazione e il background dei personaggi, si sarebbe potuto fare un lavoro migliore. I personaggi non sono psicologicamente e caratterialmente brutti, monotoni, piatti o stereotipati ma a un certo punto della storia secondo me si sente un po' quella mancanza di profondità.

Il comparto tecnico è davvero ottimo. Le ambientazioni, i fondali, i dipinti e la ricercatezza della grafica sono davvero encomiabili avvolte ti toglie il fiato da quanto è bella. Animazioni belle, doppiaggio sublime e ricercato, soundtrack belle dolci e soavi così come il tono della narrazione.

In conclusione un ottimo anime da guardare assolutamente con il doppiaggio in italiano che merita davvero tanto, spero presto in una seconda stagione almeno della medesima qualità se non superiore.


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edgofglory

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
Su questa serie io, nato a Firenze parecchio tempo fa, ho dovuto per forza buttare un occhio. Ero curioso di vedere come una produzione giapponese si concentrasse su un'opera ambientata in un paese straniero e in un'epoca molto lontana. Alla fine, direi che il risultato è stato discreto.

Arte è un personaggio che si fa amare sin da subito e che riesce in un modo o nell'altro a strappare un sorriso. Tite Ohkubo, la sua creatrice, ha puntato tantissimo su di lei, forse più che sull'accuratezza storica. Ha voluto concentrarsi sulla sua determinazione, sulla sua testardaggine e sulla sua passione, cercando di tener vivo il messaggio "credi sempre in ciò che ami fare e nelle tue capacità". Certo, poteva scadere da un momento all'altro in una storia più da Disney che da manga, ma proprio col contesto e con gli altri personaggi è riuscita nell'intento.

La domanda dunque sorge spontanea: l'anime avrà dato giustizia all'obiettivo della sua creatrice? Sì e no. Arte e altri personaggi, come il suo maestro Leo e la cortigiana Veronica, sono stati ben introdotti nella prima parte, in cui però, rispetto al manga, sono rimasti un po' zoppi altri interpreti come Angelo e soprattutto Dacia (forse l'errore più grossolano dell'adattamento).

Il ritmo nella seconda parte, apertasi col viaggio a Venezia, è apparso un po' più monotono. I nuovi personaggi, da Caterina alla domestica Dafne, sono stati ben introdotti, ma è il contesto che è un po' mancato, forse per l'eccessivo spazio dato proprio alle nuove vicende. Arte tuttavia è rimasta la nota più lieta della serie, chiusa in anticipo (con un espediente furbo ma coerente che tutto sommato lascia una bella emozione) rispetto al manga in attesa di una (al momento difficile) possibile seconda stagione.

In generale, forse anche per la tempesta del virus che si è scatenata proprio in contemporanea col lancio della serie, è rimasta l'impressione di un'opera che è apparsa sì discreta ma che poteva dare di più. La qualità grafica è apparsa buona, ma parecchio standardizzata. Non ha subito affatto bruschi cali, ma allo stesso tempo non ha avuto colpi ad effetto. Stessa impressione avuta dalla colonna sonora. Le tracce usate sono state ben scelte e hanno fatto il loro lavoro nel processo d'immersione nell'ambientazione, però nel numero sono state molto limitate. Il guaio delle poche OST è apparso più grave anche per via delle splendide sigle. Sia l'opening (Clover) che l'ending (Hare Moyou) possono essere definite gioielli in una bottega musicale che è rimasta presto senza rifornimenti.

Da segnalare infine un paio di piccole chicche della Yamato, che nella realizzazione dei sottotitoli, in maniera geniale, ha usato alcuni termini puramente toscani come "grulla" o "bischeracci". Per un toscano come me è stato come sentirsi a casa.

Per concludere, si può affermare che Arte sia stato il classico anime da compitino, seppur gradevole, ideale per invogliare lo spettatore a recuperare l'opera originale. La sufficienza solida è il giudizio migliore, però gli concedo un voto in più: in un tempo cupo come la primavera 2020, la mezz'ora di svago regalata dalla forza d'animo di Arte è stata ossigeno puro.

pippo311lp

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
Negli ultimi mesi sulle pagine di AnimeClick è stato fonte di molta attenzione l’anime di Arte, quasi come se fosse una novità, nonostante il manga (di gran lunga migliore dell’anime, ma di questo ne parlerò nel corso della recensione) sia disponibile in Italia da un paio di anni. Prima di addentrarmi nella recensione dell’anime di Arte, voglio chiarire alcuni concetti e miti sbagliati letti fin troppo spesso all’interno di vari post e notizie nel sito.

"Arte", non è una serie storica, non racconta di un personaggio realmente esisto né ispirato ad alcuna figura storica. È “semplicemente” la storia di una ragazza, ambientata nel XVI secolo durante il rinascimento Italiano, scritta da una mangaka giapponese per il pubblico giapponese con relative influenze culturali (inchini e quant’altro). Che la mangaka si sia informata sul periodo storico è appurato, lei stessa lo sottolinea più volte nelle note del manga, ma senza che si sia ispirata a qualche personaggio in particolare. Smettiamola di fare illazioni sbagliate, promuovendo le false convinzioni dettate da similitudini. Per fare un esempio, se decido di creare una storia originale ambientata a cavallo delle due guerre mondiali, e il mio protagonista è un tedesco studioso di fisica, non significa che voglio fare la biografia di Albert Einstein. Semplicemente ci sono delle similitudini ma sono due storie completamente diverse.

Dopo queste dovute e importanti osservazioni, è il momento d'iniziare la recensione.

Siamo in Italia, precisamente a Firenze nel XVI secolo, culla del rinascimento. La nostra protagonista di nome Arte (sì, il nome della serie e della protagonista sono gli stessi), è una ragazza solare, forte e piena di vita, con un sogno, diventare pittrice. A contrapporsi tra lei e il suo sogno c’è la società in cui vive, una società con delle convinzioni sociali molto radicate e difficili da cambiare, in cui l’uomo può fare carriera e la donna è relegata in casa a fare la massaia. Nel corso degli episodi, Arte, andrà contro i costumi della società, metterà in gioco tutta se stessa pur di riuscire a realizzare il suo sogno.

L’ambientazione già da sola potrebbe reggere l’intera baracca, ma se a questo aggiungiamo una storia di rivalsa e maturazione con protagonista una donna forte in una società maschilista, supportata inoltre dalla disciplina dell’Arte durante il Rinascimento, ci troviamo davanti una serie che potrebbe regalare tante soddisfazioni e momenti unici. Eppure nonostante tutte queste qualità, i dettagli e la buona gestione del manga, l’anime fallisce, restituendo un’impronta abbastanza sbiadita e superficiale della storia.

Riprendendo il concetto scritto nelle osservazioni, Arte non vuole essere una serie storica o drammatica, ma è una storia di maturazione e riscatto in una società ostile, e punta principalmente a far empatizzare il lettore alle vicende, ai personaggi...non a farlo sorridere per le loro azioni. Un equilibrio che nel manga è ben gestito e che riesce ad appassionare e intrigare, ma che invece l’anime non riesce, se non in alcuni momenti, a emulare.
La formazione di Arte e le sue capacità passano quasi in secondo piano nella storia e già questo stride parecchio con le premesse dalla serie. Se non per i primi episodi, gli sviluppi procedono spediti, fin troppo spediti, la produzione risolve i dubbi, le paure e le sfide di Arte in pochissimi minuti, rendendo il tutto molto artificioso.
La situazione della donna nella società è solo accennata, tutto viene ricondotto a un’unica scena in cui Veronica mostra ad Arte come una donna può finire dalle stelle alle stalle, per il resto non ne sappiamo più niente. Viene saltato completamente il background di Dacia, buco incredibile dato che è un personaggio molto vicino alla protagonista, oltre a lei anche le vicende che riguardano Caterina, la madre e lo zio Yuri sono vittime dei tagli, nonostante quest’ultime avrebbero regalato diverse note interessanti durante l’esperienza Veneziana.
La scelta di tagliare tutti i dettagli e le situazioni intriganti ha certamente privato lo spettatore delle particolarità della serie, offrendogli quindi un prodotto privo di personalità. Gli sceneggiatori per ottenere 12 episodi da 25 minuti hanno corso e non si sono resi conto di aver perso per strada tutta la sostanza e qualità della trama.

La produzione è avara anche sul lato tecnico. Sceglie una palette cromatica calda e satura per mascherare le mancanze dei disegni, qualche scorcio interessante c’è, ma nel complesso visto che i soggetti rappresentati si prestavano più che bene, essendo due delle mete più apprezzate dai turisti di tutto il mondo, parliamo naturalmente di Firenze e Venezia, mi aspettavo qualcosina di più.
Animazioni basilari ed espressività dei personaggi legnosi ci accompagnano per quasi tutto il tempo, ma incredibilmente sono accentuate quando non sarebbe servito, cioè nelle parti comiche.
È nel sonoro che la serie regala qualche soddisfazione, l’opening (“Clover” - Maaya Sakamoto) è molto musicale e orecchiabile, ma forse fin troppo pop e moderna, la ending (“Hare Moyou” - Kiyono Yasuno) invece già ricalca un po’ di più l’ambientazione, grazie soprattutto ai bellissimi acuti di Kiyono Yasuno. Complessivamente mi sono piaciute come sigle, inoltre sono apprezzabili anche dal punto di vista visivo, la ending soprattutto da una visione molto “calzante” della scalata, o meglio, scalinata che la nostra protagonista, Arte, deve salire per raggiungere il suo sogno. L’OST per il resto accompagna bene le immagini sullo schermo ma non brilla più di tanto. Bene invece i doppiaggi, gli accostamenti con i personaggi mi sono piaciuti, ho apprezzato molto Mikako Komatsu su Arte, così come M.A.O su Caterina.

Sono del parere che i problemi dell’anime siano riconducibili principalmente alle scelte opportunistiche della produzione. Hanno riadattato in modo approssimativo una serie appassionante, forse con il solo intento di occupare uno slot televisivo, non preoccupandosi più di tanto del risultato finale.
Difatti man mano che gli episodi avanzavano, ho purtroppo riscontrato una rappresentazione pigra, apatica, ma soprattutto distante da quelle che erano le qualità e volontà del prodotto originale.

Tirando le somme, Arte per me non va oltre la sufficienza. Nonostante una sceneggiatura svogliata, che si concentra sulla comicità più che sull’empatia e un comparto tecnico discreto, nel complesso l’anime risulta comunque piacevole durante la visione.
Lo consiglierei ? Se siete lettori vi direi di evitare l’anime perché non rappresenta bene le vicende raccontate nel manga, quindi vi consiglierei di recuperare l’opera originale edita da noi dalla Planet Manga.
Nel caso non foste lettori ma solo spettatori, potreste darle un’occasione, ma purtroppo vi perderete molte delle potenzialità offerte dalla serie. L’unica nota positiva, se cosi vogliam dire, è che l’anime ha una sua conclusione, nonostante l’opera originale, il manga, sia ancora in corso e molto più avanti nelle vicende.


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ALUCARD80

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
Mecenati, signorotti, affreschi in divenire, quotidianità nobiliare e tanta fantasia per incorniciare una storia che potrebbe non apparire storicamente pertinente, ma che possiede un discreto potenziale non del tutto espresso: Arte. Di nome, e a sprazzi, di fatto.
È questa la storia di una bella ragazza di nobile famiglia, ambientata nel quattordicesimo secolo in quel di Firenze, culla delle arti e centro nevralgico dell’epocale rivoluzione architettonica, artistica e letteraria conosciuta come Rinascimento; è ivi doveroso sottolineare che in questa serie animata, tal eccezionale periodo appare malleabile, fragile e diluito, adattato ad una rivisitazione cinquecentesca attraverso un filtro nipponico tendenzialmente stereotipato atto a plasmare vicende, personaggi e situazioni più o meno classiche con cui gli autori riusciranno ad esprimersi al meglio, ma che appiattiranno inevitabilmente l’affascinante profondità di un momento storico inestimabile e cruciale.
Sì, perché anche se Arte presagisce uno scenario incentrato sulle belle arti e tutto ciò che ne consegue, svela lesto le carte in tavola, dirigendo l’attenzione su un problema amaro e delicato tanto a quei tempi quanto ai giorni nostri, ovvero la discriminazione sessista nei confronti delle donne. Considerate responsabili del focolare e dalla discreta influenza all’interno delle mura domestiche, cinquecento anni fa, a livello sociale le donne non erano viste di buon occhio, considerate spesso incapaci, ritenute per nulla competenti nella maggior parte delle attività urbane; la radicata concezione che i lavori più importanti e complicati dovevano essere d’appannaggio maschile è stata, come tutti sappiamo, una convinzione trascinatasi fino ai giorni nostri, disagio che si può rispecchiare in numerose realtà sia lavorative che interpersonali della nostra contemporaneità.
Sebbene questo approccio inaspettato possa disorientare lo spettatore, personalmente l’ho apprezzato molto. Può lasciare basiti, ma incuriosire e interessare al tempo stesso. Con un incipit che intavola questi elementi, ne evinciamo una lettura del Rinascimento completamente differente che permette ai personaggi principali di calarsi nell’iter urbano di una Firenze distante dalle realtà di Raffaello, Brunelleschi o Da Vinci, plasmata ad poter instaurare una storia con un ritmo moderno e più “classico”, ma che in ogni caso possiede vibrazioni, riferimenti, camei (molto apprezzati) e palesi rimandi calzanti al suddetto periodo storico.

Ben più fedeli, nonostante la qualità altalenante e spesso approssimativa, sono le rappresentazioni degli scenari e dei luoghi dapprima fiorentini, poi veneziani. Firenze appare coerente e relativamente realistica, immersa nella sua aria post medievale perennemente in fermento, mentre stridono non poco gli “usi e costumi” prettamente giapponesi dei protagonisti, anacronistici tanto da creare un’atmosfera surreale eppur divertente: ma va bene così, poiché Arte non cerca certo di ergersi a prodotto didattico storico-culturale, ma come seinen in “costume” con venature a metà fra shojo e shonen (spesso vaghe e poco incisive, quasi confusionarie, potremmo dire), ad ogni modo incarnandosi in un prodotto abbastanza maturo, incentrato sull’emancipazione femminile per cui la protagonista - Arte, per l’appunto - (omonomia della propria passione o riferimento ad un personaggio realmente esistito? Ne parleremo più avanti), lotta, stringe i denti e combatte; far valere i propri diritti di donna in una società radicalmente patriarcale risulta dannatamente duro: niente di più attuale.

Sebbene possa apparire un ossimoro, Arte fallisce proprio dove invece ci si sarebbe aspettato grande qualità, ovvero il lato… artistico. Come se non bastasse, i temi e le premesse dell’anime alzano sicuramente le aspettative, e questo finisce per risultare ulteriormente sconfortante.
Con occhio attento, si possono quindi notare riferimenti e immagini (piuttosto vaghi e poco definiti) di numerosissimi quadri e affreschi realmente esistenti; scorci accennati di strade reali, che potreste percorrere davvero, se vi recaste a Firenze. Le case dei nobili e dei mecenati presentano facciate spesso ben realizzate: gli interni sono verosimili e l’arredamento artistico-architettonico è spesso pertinente, ma il vero problema d’insieme è l’approssimazione dei dettagli e la poca definizione e cura con cui vengono proposte prospettive e campi d’insieme. In un prodotto dove l’arte dovrebbe essere un punto saldo – a prescindere che si tratti dell’argomento principale o meno, - assistere a questa superficialità, complici animazioni che nella media risultano appena sufficienti ed una qualità generale semplicistica e raramente ricercata, suscita un inevitabile (ma altalenante) senso di delusione.

Ma veniamo all’impostazione della trama: il primo arco narrativo racconta le vicende di Arte a Firenze, ed esse vengono accompagnate da una colonna sonora decisamente riuscita, arrangiata per immergere lo spettatore in atmosfere fra il medievale ed il rinascimentale, sfruttando note di liuti, flauti, strumenti a corda di vario tipo, motivi e melodie ispirati a quel magnifico periodo di fioritura eclettica; si odono cornamuse e schiamazzi in piazza, grida e i brusii di gente al mercato, chiari tentativi di rievocare il tempo che fu e che oggi potreste rivivere parallelamente attraverso fiere, sagre e feste organizzate in alcune delle zone turistiche più note della Toscana, allocate proprio fra Siena e Firenze. Anche i personaggi secondari risultano spesso piacevoli, e fra di essi ne spicca uno di cui va fatta obbligatoria menzione: Ubertino, ricco nobile amico d’infanzia del maestro di Arte, personaggio apparentemente stereotipato dell’epoca ma di grande impatto ai fini della storia, burbero ma di buon cuore, testardo e gentile, caparbio e scaltro: un classico che non delude, neanche qui.
Come anticipato, la seconda metà della vicenda si svolge in un’altra terra famosa per il proprio atipico splendore e la propria storia leggendaria: Venezia. Fulcro nodale di scambi commerciali via terra e soprattutto via mare, la Serenissima si rivelerà meta fondamentale per la protagonista, che dopo un lungo, duro, aspro ma appagante apprendistato sotto l’ala del maestro Leo (a cui si affezionerà in modo indissolubile per vari ed evidenti motivi), sarà ospite di un’altra nobile casata, sia per vestire i panni di tutrice ad una ragazzina di nome Caterina, sia per completare una serie di ritratti commissionati da uno dei mecenati della laguna.
Questa, a livello di trama, è probabilmente la parte migliore dell’anime, e nonostante non si tocchino mai vette altissime, la vicenda che vede Arte alle prese con Caterina regala emozioni inaspettate e attimi toccanti.
Anche in quel di Venezia, le vicende storiche e l’approccio alla rappresentazione urbana sono simili al primo arco narrativo; “la città sull’acqua” patria del grande Marco Polo viene impiegata come vago sfondo (poco approfondito) per la crescita interiore di Arte sia come artista, sia come persona. La tridimensionalità dei fondali veneziani risulta approssimativa seppur gradevole; si passa da schermate dozzinali, poco curate, dove la CG risulta apprezzabile giusto per la rappresentazione dell’acqua a scene e sequenze interne fra arredo e studio delle profondità, dove la qualità migliora decisamente: in questi frangenti la rappresentazione di tante altre celebri opere non delude, anzi, rinvigorisce il senso artistico a cui la trama risulta sempre legata in modo parallelo, ma mai centrale (nell’episodio 11 possiamo ammirare, per esempio, la celebre Annunciazione di Domenico Veneziano).
A Venezia, Arte compie un determinante passo in avanti nella sua formazione psicologica, artistico-culturale e di essere umano, dimostrando ancor di più che una donna può permettersi d’intraprendere qualsiasi cosa ella desideri, se guidata da passione, forza d’animo e decisione, infrangendo ogni genere di stupido tabù dettato dalla radicata, cancerogena mentalità patriarcale a cui molti di noi sono tutt'oggi anestetizzati.
Il perno focale di Arte è proprio questo: il prepotente maschilismo, imperante e assuefacente. Si ha la netta impressione che per accentuare questa percezione di ruoli, le nobildonne più importanti vengano volutamente rappresentate bellissime, quasi non per scelta ma per obblighi di società, ceto sociale e abitudini radicate, ed in quanto tali, considerate al pari di meravigliosi “oggetti” da ammirare. Decine di secoli di maschilismo ci hanno purtroppo abituato a visioni simili, anestetizzato all’idea che se una donna è “bella”, allora può permettersi di aprire determinate porte mentre è meglio che ne eviti altre, e (tristemente) viceversa. Da qui si apre un terribile pozzo nero di etica spesso distorta e che l’anime sfiora appena, ma ne lascia intuire l’inquietante profondità: si sottolineano giustamente gli sforzi e le tremende sofferenze che una donna avrebbe dovuto subire per poter anche solo conquistare la libertà di una scelta sociale. Così possiamo asserire che, in questi dodici episodi, le vicende narrate dai punti di vista delle donne di ogni età e ceto sociale riescono a trasmettere tutte le difficoltà del riuscire a raggiungere libertà, desideri e obbiettivi (per fare un esempio, contraddire il marito in pubblico poteva rappresentare un’impresa coraggiosa, o ancor peggio, avere il coraggio di andare contro la volontà della famiglia, non mettendo al primo posto il “desiderio” di divenire una moglie modello).

In definitiva, Arte non sorprende né esalta, ma nemmeno delude. Sembrerebbe una trasposizione decisamente inferiore al manga da cui è tratto (i tagli a livello di trama si avvertono palesi), ma in ogni caso più che sufficiente. La parte finale sembra possa preparare una qualche sorpresa, ma si rivela più che altro un epilogo dolce, leggermente riflessivo e per nulla trascendentale. Esistono quindi tutti gli spunti per una seconda stagione, se essa si farà mai.
Le sigle di apertura e chiusura sono in linea col prodotto, tranquille, orecchiabili e motivanti, a sprazzi coinvolgenti, ma di sicuro non rimarranno famose come le hit dell’anno.

Al di là delle critiche e dei complimenti che gli appassionati possano rivolgere ad Arte, è giusto sottolineare come questo prodotto sia stato molto apprezzato dal governo italiano e dall'ambasciata italiana in Giappone, tanto da far giungere sentiti complimenti agli autori. Non è certo un mistero che, per una variegata quantità di motivi, la maggior parte dei giapponesi sia letteralmente innamorata dell’Italia, ed uno di questi è sicuramente l’arte.
Ancor più curioso è ciò che si racconta riguardo la protagonista: la domanda che spesso ci si pone, è se Arte sia esistita o meno, o se gli autori si siano ispirati ad una figura realmente esistita.
A quanto parrebbe, gli autori non hanno mai dichiarato espressamente di essersi ispirati ad artisti realmente esistiti, tuttavia, l’unico personaggio storico che avrebbe delle nette similitudini con Arte è senza dubbio Artemisia Gentileschi, donna coraggiosa e testarda, di scuola Caravaggesca, vissuta però a cavallo fra il 1500 e il 1600, quasi cento anni dopo la nostra protagonista.
Se si esplorano le vicissitudini di Artemisia, si scopre che numerosi punti d’incontro potrebbero saltare fuori eccome, a partire dal nome.
Nonostante vistose e lampanti similitudini, la storia di Artemisia risulta ben più dolorosa e differente: è tutt'oggi considerata una delle più grandi pittrici rinascimentali. Fu l’orgoglio del padre, ma decisamente aspri e sofferti furono i rapporti col suo mastro, Agostino Sassi, virtuoso della prospettiva trompe-l’oeil, un tipo manesco e prepotente, che violentò Artemisia approfittando di lei in uno dei pomeriggi di lezione. La ragazza ne uscì sconvolta e profondamente traumatizzata, ma, data la sua grande forza d’animo, ebbe il coraggio di far saltare fuori la verità e addirittura a partecipare al processo nel quale Agostino venne infine punito. La donna non si fermò, e arrabbiata, ferita ma desiderosa di tornare a fare ciò che amava, fu spinta da ancor più determinazione e convinzione. Si dedicò quindi a ritrarre donne forti, guerriere impavide, capaci di ribellarsi al destino (maschilista), violento e di una realtà che magari avrebbe voluto detestare, ma che inaspettatamente la rese forte oltre ogni dire.
Artemisia Gentileschi lavorò davvero a Firenze, si recò davvero a Venezia e non si fermò alla laguna: il suo mestiere la portò a Napoli, a Roma e infine in Inghilterra, frequentando tutti i centri artistici più famosi dell’epoca, affascinando numerose persone sia per la sua bravura che per il suo carattere. Morì nel 1563 e ancora oggi è ricordata come una delle persone più tenaci, più forti e di carattere mai vissute in quel periodo.
È una storia dura, difficile da digerire, ma che ci permette anche solo lontanamente di comprendere la misura sia dell’eccezionale forza d’animo di Artemisia, sia delle difficoltà a cui una donna avrebbe dovuto far fronte se avesse cercato di sfuggire al destino prefissato da famiglia e società.

“Arte” non sarà un capolavoro, ma, come dinanzi esposto, si fa apprezzare per vari e validi motivi. Dategli un’opportunità, ma non aspettatevi nient’altro se non un piacevole intrattenimento.


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Rukia K.

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
"Arte" è una serie di dodici episodi trasmessa in Italia nel canale youtube di Yamato Video e già conosciuta nel nostro paese grazie all’omonimo manga, attualmente in corso, pubblicato da Planet Manga.

A differenza di ciò che si potrebbe pensare, la serie non si concentra esclusivamente sull’arte, ma tende a basarsi soprattutto sul maschilismo presente in Italia molti anni addietro, più precisamente durante il rinascimento. In quell’epoca, infatti, le donne avevano una valore quasi nullo, rappresentando spesso addirittura un peso per le famiglie dal momento che venivano considerate incapaci di svolgere qualsiasi lavoro e in caso di matrimonio necessitavano di una dote. Arte, la protagonista di questo anime, a differenza di molte altre ragazze della sua età ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia nobile il cui padre ha sempre apprezzato e stimolato la sua passione per la pittura, tuttavia, in seguito alla morte dell’uomo, la ragazza si è vista togliere tutto ciò che le dava un briciolo di felicità. Dovendo necessariamente dipendere da un uomo, la madre ha tentato in tutti i modi di convincere Arte a cercare un marito, ma non volendo accettare un destino già scritto, la ragazza ha deciso di fuggire di casa alla ricerca di una bottega che la ammettesse come apprendista pittrice. Una volta arrivata in paese, però, Arte si renderà subito conto che la realtà è molto diversa da ciò che aveva sempre sognato, finendo con l’essere rifiutata in malo modo da ogni artista per il solo fatto di essere una donna. Da questo momento, avrà inizio la ripidissima carriera artistica della protagonista, la quale tenterà di realizzare il suo sogno nonostante le persone attorno a lei continuino rifiutarla e a metterle i bastoni tra le ruote, arrivando addirittura ad indossare degli abiti maschili con tanto di calzamaglia nel tentativo di accedere a luoghi di studio vietati alle donne.

La protagonista è molto probabilmente ispirata in minima parte ad Artemisia Gentileschi, una pittrice italiana vissuta realmente nella prima metà del ‘600 che a causa della sua determinazione e passione per la pittura ha subito ogni genere di umiliazione e tortura. L’anime ovviamente ha preso una strada diversa, ma ha mantenuto il carattere determinato della pittrice. Qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte ad alcune imprese praticamente impossibili compiute da Arte, come quella di essere riuscita a riparare una baracca meglio di un carpentiere con un’esperienza di vent’anni, ma in realtà si tratta di cose che non influiscono sulla godibilità della serie. Il vero problema di quest’opera, infatti, è la ripetitività di alcuni episodi autoconclusivi in cui vengono continuamente sottoposte agli occhi dello spettatore le stesse dinamiche facendo ruotare tutto attorno alla frase “anche se sono una donna ce la farò ugualmente”. Fortunatamente, nella seconda parte della serie questo difetto viene messo un po’ in secondo piano in favore di un maggiore approfondimento sulle usanze delle famiglie nobili, il tutto grazie all’introduzione di nuovi personaggi decisamente più interessanti.
Per quanto riguarda la pittura in sé, non mi ritengo una grande esperta, quindi, non ritengo di poter dare un giudizio affidabile, ma la serie non manca di descrivere molte interessanti pratiche dell’epoca.

Per quanto riguarda l’aspetto visivo, il livello delle animazioni non è molto alto, ma considerando il periodo in cui è andata in onda la serie non ho mai nutrito grandi aspettative a riguardo. Considerando quante serie sono state interrotte e rimandate a data da destinarsi a causa dell’epidemia causata dal Coronavirus, in realtà è abbastanza sorprendente il fatto che Arte sia andato in onda senza alcuna interruzione.

In sostanza si tratta di una serie carina, ma che talvolta mette a dura prova la pazienza dello spettatore a causa della ripetitività di determinate azioni. Non avendo letto il manga, posso solo augurarmi che negli archi successivi non vengano commessi gli stessi errori riscontrati nella prima parte.


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Vale.

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
Arte... vabbeh, inutile iniziare con un gioco di parole; per una serie che porta questo titolo, essi si sprecano. Sarebbe troppo semplice.
Cosa poter dire quindi di questo anime? Ah si, è abbastanza facile. Non mi è piaciuto.
Ed ora questa recensione servirà per chiarire la mia opinione, forse più a me che a voi altri.
Arte inizia con un classico, anche se velato, incipit da anime giapponese (a partire dalla sigla di testa), e procede su questo filone in modo abbastanza fedele; sembra in tutto e per tutto di vedere personaggi che stanno in un classico club di liceo. Solo che questo anime pretende di essere ambientato nel rinascimento italiano....

Io già me la immagino la scena:
C: "Ok assistenti, abbiamo bisogno di anime per il 2020. Sappiamo benissimo che è l'anno delle olimpiadi qua a Tokyo. Tutti si butteranno su anime sportivi, ma noi no. Noi dobbiamo essere l'alternativa. Avanti, sputate fuori qualche ambientazione originale."
A1: "Capo, ho un'idea, e se prendessimo..."
C: "No! Niente maghette con le calze, intesi?"
A2: "Io capo se permette avrei una cosa interessante da esporre. Ieri sera ho visto un documentario su Leonardo Da vinci, sa il pittore italiano? E' molto interessante. Mi sono informato, e c'è questo manga che sta tirando bene, si chiama Arte, potremmo lavorarci su..."
C: "Ottimo, lo avevo iniziato anche io, davvero non male. La protagonista è una donna, giusto? Potremmo calcare la mano sulla parità dei sessi.. Sì, sì tanta roba. Approvato."
A1: E che gli facciamo fare a questa tipa? Il manga deve ancora finire."
C: "Ma che ne so! Le solite cose no?"
A2: "Mettiamoci dentro un po' di dettagli che ricordino quel periodo storico, un po' di quadri, magari, o monumenti."
C: "Sì, ma non esagerate; che non diventi un documentario. Per il resto c'è questa che impara a disegnare, alla fine è una storia come un'altra su, trattatela come facciamo di solito ok?. Ma hey, mi raccomando, niente episodio in piscina stavolta."
A1: "Ok capo, come al solito lei sa sempre cosa fare."
A2: "Ma veramente..."

È cosi che mi diverte pensare la genesi di questo anime.
Una serie che racconta l'andirivieni della protagonista in modo un po' maldestro. Mettendo in gioco tante tematiche, questo sÌ, senza però mai affidare a nessuna un peso tale da dare un perno alla storia.
Mi viene in mente una immagine metaforica; tanti sassolini lanciati nel lago, ma nessuno che faccia davvero rumore. E quindi che succede? Il lago resta poco più che piatto, senza una particolare attrazione che richiami l'attenzione. In questo modo l'anime finisce per essere una serie di eventi che succedono, cosÌ, senza che ci si ponga davvero delle domande.
E dire che c'erano tutti i presupposti per porsi dei quesiti. Sul mondo dell'arte, su quanto questa sia arte in senso stretto, o semplice merce. Oppure sul mondo del lavoro applicato ad un qualcosa di artistico. Ed invece l'anime mette i punti interrogativi ma senza anteporre nulla prima. Risultando più o meno cosÌ: "....?"

Attenzione: questa parte contiene spoiler

Più che apparire leggera e spensierata, la serie mi è sembrata proprio spoglia, e anche con un filo di irregolarità nel essere raccontata. Prendo ad esempio la cotta che la protagonista si prende per il suo maestro, più che superata, dimenticata due episodio dopo.

fine parte contenente spoiler

A livello visivo la serie è piacevole, pulita, limpida, brillante. Forse troppo per il periodo storico in cui è ambientata. Facendo risultare il tutto quasi poco credibile o idealizzato.
Gli unici lati positivi che ho trovato nella visione degli episodi, sono la ferma coerenza della protagonista, il suo conseguire nella direzione che si è proposta ad inizio serie. E la forza di volontà nell'essere diversi, come la protagonista che per prima non si discrimina, ma vuole dimostrare con caparbietà la sua tenacia ed il sacrificio per la mansione che ha scelto.
Tutti modi e qualità lodevoli, ma anche proposte in modo ostinatamente giapponese, appunto.

Tutto sommato quindi? Ve la consiglio?
No, non ve la consiglio. O meglio, fate voi. Sappiate che la serie, a mio dire, non ha chissà quali qualità. Se cercate qualcosa di interessante o di diverso dal solito, non cercatelo qui.


 7
Miriam22

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
Tratto dal corrispettivo manga seinen, questa serie anime di 12 episodi racconta la storia di una nobile giovinetta, Arte(misia?), nata nella nostra Firenze rinascimentale, con la passione per la pittura, e per la quale ella si batterà con tutte le proprie forze, a discapito del suo sesso, rango e famiglia.

Nonostante il titolo e le buone premesse dell'ambientazione storica possano ingannare, "Arte" non ha come fulcro portante usi e costumi di quell'epoca. Anzi, se fosse stato questo il vero scopo degli autori, ossia quello di descrivere un periodo storico ben preciso e collocato, avrebbero fallito solo per il fatto di aver mescolato (e sostituito), un po' troppo spesso, gesti cerimoniali, cliché e stereotitipi tipici del Sol Levante, con quelli di una Toscana del Vasari. Ma questo aspetto deve solo far sorridere lo spettatore, e non indignarlo. Da questo punto di vista, verso quest'anime, ci si deve porre con occhio non troppo critico al riguardo, proprio perché, a parer mio, l'intento di questa trasposizione è quello di raccontare l'evoluzione di una donna e del suo coraggio, omaggiando nel contempo il nostro Bel Paese.
Firenze e Venezia, le due città scelte per farci un bell'inchino (citate anche Siena e l'isola di Murano). Peccato che il passaggio narrativo tra una città e l'altra, non sia stato troppo lineare, ma soprattutto non è stato ben equilibrato nei rispettivi archi. Credo che se la serie avesse avuto una durata più estesa, il contesto storico ne avrebbe giovato. Ma, come ho già osservato io stessa, penso non fosse questo lo scopo principale.

"Arte", quindi, è un inno all'emancipazione della donna, ma non solo. In "Arte" si celebra il coraggio di realizzare i propri sogni, di seguire a tutti i costi le proprie passioni. Anche nella piccola Caterina, personaggio incontrato a Venezia dalla nostra protagonista (in un arco narrativo di qualche puntata dedicato alla Serenissima città), scopriremo il medesimo messaggio: le proprie inclinazioni vanno rispettate e perseguite. Ma non aggiungo altro, poiché il personaggio di questa nobile veneziana è ricco di sorprese che non voglio svelare.

Oltre a Caterina, Arte sarà circondata da molti altri personaggi, alcuni più caratterizzati, altri un po' meno, ma tutti, a loro modo, interessanti. Per esempio, personalmente, Yuri, lo zio della piccola nobildonna veneziana, avrebbe meritato più spazio, poiché le basi gettati a descrivere il suo personaggio, erano abbastanza stuzzicanti da volerne sapere di più al riguardo. Di curioso vorrei sottolineare che di "Yuri" veneziani non ce ne sono stati tanti (a parte il presidente del calcio del Venezia e un noto regatante locale). In Giappone, di "Yuri", ne è ben noto il significato... Fate vobis.
La stessa cosa vale per Ubertino, uomo d'affari scaltro e cinico, dalla battuta pronta e sagace, al quale, se gli si fosse dato maggior spazio, non sarebbe stato poi così male.
Al maestro d'arte di Arte (scusate il gioco di parole ma non ho resistito), gli si darà maggior spazio di sicuro, anche se, personalmente, considerato il suo ruolo, era preferibile una presenza più costante. Leo, questo cupo maestro di bottega, vedrà nella ragazza se stesso da giovane, ricordandogli di quanto si era battuto egli stesso per difendere la propria passione, e che tutto ebbe inizio proprio per l'esclusivo piacere di dipingere. Egli avrà una parte incisiva nella vita professionale della nostra protagonista, ma non solo, fungerà anche da suo prezioso mentore. Il carattere chiuso ed enigmatico di questo personaggio, farà intuire fin da subito allo spettatore, un trascorso travagliato e meritevole di essere approfondito. Approfondita andava anche la relazione che si stava costruendo poco a poco con la ragazza, "interrotta", per così dire, per volgere lo sguardo verso altri personaggi e situazioni. La sensazione di un qualcosa lasciato in sospeso, sarà palpabile. Speriamo in una degna evoluzione, se ci sarà, in una prossima stagione.

E la nostra Arte come ci appare? La ragazza è bella e altrettanto buffa, brillante, volonterosa, esplosiva, maldestra, caparbia e ottimista. E ferma nei suoi solidi e sani principi. Merito, come si potrà capire, di mamma e papà, genitori in contrapposizione nell'educare la figlia, ma uniti nel grande amore per lei e per il bene suo.
La sua figura è realmente ispirata ad Artemisia Gentileschi? Questo non è certo, e al riguardo ci sono opinioni contrastanti, e nessuna dichiarazione ufficiale. Tuttavia non si può negare che tra le due donne non ci siano delle forti similitudini, prima fra tutte la loro forza di carattere e intraprendenza, e la loro lotta continua contro una società che non le agevolava.

Per quanto riguarda il comparto grafico, secondo il mio punto di vista, l'ho trovato abbastanza buono, così come ho trovato abbastanza curata l'ambientazione storica e l'attenzione sui costumi, soprattutto quelli femminili. Su Firenze, avendo visto la città solo da turista, anche se più volte, non mi posso sbilanciare in un giudizio obiettivo sulla cura dei dettagli, ma su Venezia, essendo una città che conosco decisamente bene, posso dire che, quest'ultimi (anche se negli episodi veneziani ci sono meno esterni rispetto Firenze) son stati discretamente curati. Per esempio, e varie prospettive proposte di piazza S. Marco, le ho trovate attendibili, e anche gli scorci su canali e calli hanno avuto una discreta resa. Presumo che lo stesso lavoro sia stato fatto anche per il capoluogo toscano.

Il comparto sonoro, non l'ho trovato particolarmente coinvolgente. Opening ed ending sono gradevoli, ma niente di indimenticabile. Sarebbe stato più interessante qualche deciso richiamo di ballate antiche dell'epoca. E infatti, è curioso che durante la visione di quest'anime, più è più volte mi sovveniva la canzone "Donna ti voglio cantare" del nostro menestrello Branduardi, una rielaborazione di una ballata medievale francese. Testo e musica "calzerebbero" a pennello. Sentire per credere.

Concludendo, questa è una serie senza pretese che si lascia guardare bene, ma avrebbe reso di più se ci fosse stata più attenzione nella linea narrativa e dato più spazio a tutti i personaggi, troppo occultati, direi, dalla figura "invadente" di Arte.
Confido, quindi, in una seconda stagione che rimedi a queste lacune e che ci mostri la crescita professionale e personale della giovane pittrice, lasciando, però, il giusto spazio anche a tutti gli altri attori.


 8
Mirokusama

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Non nego che avessi delle discrete aspettative quando si diffuse la notizia che “Arte”, manga di Kei Ōkubo, sarebbe stato adattato in un anime nel (poi) disgraziatissimo anno 2020; avevo sentito parlare a grandi linee di quest’opera ed essendo a conoscenza della sua ambientazione italiana, in un periodo affascinante come il Rinascimento poi, nutrivo una discreta curiosità sui contenuti di questo titolo per cui ho colto la palla al balzo quando l’anime è arrivato rapidamente anche nel nostro Paese, con la speranza di trovare una serie che calzasse i miei gusti. A visione conclusa posso dire che queste aspettative sono state soddisfatte a metà: “Arte” è una serie sì discreta e anche buona in alcuni frangenti ma non è riuscita a piacermi come pensavo potesse, per motivi che a questo punto andrò a spiegare con ordine.

Chiaramente è giusto anche contestualizzare un attimo la storia; siamo a Firenze nel XVI secolo, città culla del Rinascimento, il periodo storico post-medievale che si caratterizzò per un’eccezionale fioritura artistica e letteraria derivante anche da uno sviluppo del pensiero più libero e imperniato su una nuova consapevolezza dell’uomo e delle sue possibilità. Arte è una giovane quindicenne, unica figlia di una nobile ma decaduta famiglia fiorentina, e per certi versi è figlia del periodo che sta vivendo: grazie all’appoggio del padre infatti ha sempre potuto seguire la sua passione artistica per il disegno e la pittura nonostante le convenzioni sociali dell’epoca imponessero alle donne ben altri ruoli e ‘aspirazioni’. L’improvvisa morte del padre, però, priva Arte di quel sostegno necessario per vivere senza problemi la sua passione tant’è vero che la madre le impone immediatamente di abbandonare i suoi sogni e di trovare il prima possibile un gentiluomo da sposare. Arte però non ha nessuna voglia né interesse di metter su famiglia e fare la calza per cui abbandona la casa natia e lo stile di vita raffinato che conduceva per seguire la sua vocazione artistica e provare a farsi ingaggiare come apprendista da un maestro di bottega che possa aiutarla a migliorare come pittrice e a farle realizzare il suo sogno nonostante il suo essere donna rappresenti, in teoria, un ostacolo insormontabile.

Ecco, questa che sulla carta sembra una trama interessante e articolata si risolve, in pratica, tutta nel primo episodio evidenziando quello che, secondo me, è uno dei difetti principali che presenta questa serie: la troppa leggerezza con cui risolve le situazioni. Arte riuscirà a seguire il suo sogno chiaramente, non spoilero nulla perché basta davvero guardare il solo primo episodio per saperlo, ma lo fa in una maniera talmente semplice che, non posso negarlo, mi ha lasciato perplesso: è vero che inizialmente viene respinta dalle varie botteghe in quanto donna ma, alla fine, le basta mettere in mostra semplicemente la sua abilità e la sua forza di volontà affinché le venga concessa un’occasione, concetto comprensibilissimo oggi ma difficile da rendere così ‘banale’ nel 1500; per non parlare della totale sparizione di madre e famiglia, teoricamente contrari a questa decisione inusitata ma nei fatti completamente invisibili. Questa superficialità purtroppo non si riscontra solo nell’incipit che muove la storia ma anche in altri elementi come la presentazione e la caratterizzazione di alcuni personaggi o la faciloneria con cui sono trattati lavori che, sia dal punto di vista fisico che quello artistico, sono in realtà estremamente impegnativi. La sensazione che traspare quindi, anche perché probabilmente in fase di adattamento dal manga sono stati adottati tagli e semplificazioni, è che “Arte” debba considerarsi una serie essenziale e narrativamente ingenua nella sua struttura, il che non significa che non possa piacere e finanche appassionare lo spettatore in alcuni momenti, ma rappresenta a mio modo di vedere anche un’occasione persa perché lo spunto iniziale su cui lavorare era e resta molto interessante. Quel che di sicuro non voleva essere, però, è un trattato storico sul periodo in cui è ambientata per cui non mi sento di condividere le critiche che in alcuni casi gli sono state mosse riguardo ad esempio il comportamento dei personaggi che è sembrato molto più calzante all’ambito giapponese che italiano/occidentale, il manga nasce per andare incontro a una certa fetta di pubblico e, non pretendendo di essere appunto una riproduzione fedele dell’epoca, è comprensibile che si sia preso qualche libertà di scrittura.

Libertà che, presumibilmente, si è preso in fase di adattamento anche lo studio Seven Arcs che ha curato la realizzazione di questa serie animata; non posso dirlo con certezza perché, come accennavo all’inizio, non ho letto l’opera originale, ma la velocità con cui vengono risolte alcune situazioni, compreso un finale che è sembrato creato ad hoc per la serie essendo il manga ancora in corso, e il modo abbastanza sciatto in cui vengono introdotti alcuni personaggi, vedi Darcia, mi portano a sviluppare questo sospetto con pochi dubbi ad ostacolarlo. Dal punto di vista squisitamente artistico, ambito che in fondo riveste un’importanza ancora maggiore in questo caso data la storia dell’anime, “Arte” è una serie che fornisce nuovamente sensazioni contrastanti; ho apprezzato ad esempio il character design di Chieko Miyagawa, sicuramente meno originale rispetto al manga ma tutto sommato piacevole da vedere, come anche l’accuratezza usata per realizzare i quadri dipinti dai personaggi, le riproduzioni di opere d’arte realmente esistenti e dettagli come i costumi che, specialmente quelli femminili, parevano estremamente curati e risaltavano molto sullo schermo. Non mi hanno entusiasmato allo stesso modo invece i fondali che, considerando l’ambientazione suggestiva, mi sono sembrati abbastanza piatti e monotematici, incapaci di rendere la bellezza di Firenze (se non in sporadiche vedute del Duomo o di Ponte Vecchio) e ancora meno per certi versi di Venezia, altra grande città dove è in parte ambientata la storia, che era riconoscibile giusto dall’acqua e dalle gondole che, ovviamente, non potevano mancare. Colori sempre molto chiari, a volte pure troppo, e animazioni semplici ma funzionali alla storia arricchiscono questo ‘quadro’, mai termine fu più appropriato immagino, che anche in questo caso ti lascia soddisfatto quel giusto da non bocciare la visione ma mai con quel quid in più che ti porterebbe a esaltarla. Un discorso analogo è riproponibile con la colonna sonora di Gorō Itō che fa il suo lavoro senza infamia e senza lode, mentre un apprezzamento più lusinghiero lo si può riservare al doppiaggio giapponese dove, senza fare exploit che la serie non permette chiaro, ogni voce impiegata, dalla solare e volenterosa Arte (Mikako Komatsu) al burbero ma sincero Leo (Katsuyuki Konshi), passando per l’affascinante Veronica (Sayaka Ōhara) o la timida e risoluta Caterina (M.A.O.), calza senza problemi al personaggio a cui è abbinata. Discrete ma un po’ ‘pigre’ nella loro realizzazione (caratteristica avvicinabile a diversi elementi di quest’anime a ben vedere…) le due sigle, l’opening “Clover” che gode della calda voce di Maaya Sakamoto in una canzone vivace e gradevole ma un po’ banalotta a livello musicale con un video che è una semplice carrellata dei personaggi principali oltre la protagonista, e l’ending, “Hare Moyō” di Kiyono Yasuno, che si mantiene su toni più delicati con una riuscita variante metaforica a livello visuale che vede Arte percorrere una lunga scalinata apparentemente senza fine a rappresentare i suoi sforzi nel provare costantemente a migliorare sé stessa e le sue abilità.

Arrivati in chiusura devo dire che mi risulta difficile consigliare “Arte” a cuor leggero, soprattutto a un pubblico abituato alla visione di serie e film storici, siano essi animati o meno, che potrebbe riscontrare in questo pochi motivi di interesse tutto sommato, mentre al contrario rappresenta una comoda e sicura via d’ingresso a chi vuole esplorare nuovi orizzonti data la sua semplicità ma anche la lunghezza relativamente breve, dodici canonici episodi accessibili tra l’altro a chiunque visto che sono disponibili gratuitamente sul canale youtube della Yamato Animation che l’ha proposto in simulcast col Giappone durante la stagione primaverile 2020; certamente è motivo di interesse per noi italiani, che abbiamo metaforicamente sempre a cuore il caro campanile nonostante quello reale rompa le scatole ogni mattina, vedere come hanno ricreato l’ambientazione italiana dell’epoca considerando anche che questo anime ha ricevuto il supporto ufficiale dell’ambasciata italiana in Giappone. Piccola nota di colore da questo punto di vista, ho apprezzato il tentativo di Yamato di riproporre qualche termine del vernacolo fiorentino nei sottotitoli della versione da loro trasmessa, una scelta che non calzava perfettamente forse con una traduzione letterale ma che si adattava benissimo al contesto in questione, cosa che in alcune e, grazie a Dio, sporadiche produzioni a volte viene purtroppo dimenticata.


 2
bob71

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
A spasso nel Rinascimento con uno dei personaggi femminili più solari e positivi degli ultimi tempi

Sin dalla sua uscita in volume Arte sembrò una scommessa, un titolo così impegnativo e altisonante unito a un'ambientazione storica fortemente connotata presagivano un seguito di pochi intemerati lettori. Invece, vuoi per il passaparola sul web (complice anche la comunità di AnimeClick che l'ha amato da subito), vuoi per il suo reale valore come fumetto, Arte ha conquistato nel tempo i cuori di sempre più appassionati fino a raggiungere il fatidico traguardo della prima ristampa. La notizia dell'approdo alla serie anime, prodotta dalla Seven Arcs, è stata una felice conferma dell'interesse per questo titolo ed è stata salutata con calore dai fan italiani. Ora la che prima serie è terminata, lanciata in contemporanea col Giappone sul canale Youtube di Yamato Video, facciamo un bilancio analizzandola insieme.

Rinascimento Pop

L'anime ci catapulta a Firenze, la culla del Rinascimento, agli inizi del XVI secolo, con la prima scena che ci presenta subito la protagonista, di nome Arte, giovane rampolla di una nobile casata decaduta con l’innata passione per la pittura, osteggiata però dai familiari che vorrebbero per lei un buon partito da sposare o, in alternativa, il convento. In uno slancio di orgoglio, la fanciulla decide di lasciare la casa natia per vivere autonomamente, ma le sue aspirazioni di emanciparsi e diventare artista vengono messe duramente alla prova dalle consuetudini e dalle convenzioni della società dell’epoca. Arte riceve infatti una lunga serie di rifiuti dalle botteghe artigiane più rinomate della città solo perché donna, fino a quando non viene notata da Leo, un maestro solitario e senza apprendisti, che vede nella sorte della ragazza il sé stesso da giovane. Leo deciderà quindi di prendere Arte come sua assistente, accogliendola in casa sua e iniziandola al duro apprendistato della bottega d’arte.

Il primo approccio è stato sospettoso, come sempre quando si parla di trasposizioni che devono superare l'esame dell'occhio critico e la pedanteria del lettore di manga. Ma i timori sono evaporati già sulle note della solare sigla di apertura e con le prime sequenze animate che ci restituiscono i nostri amati personaggi intatti (o quasi) nella loro affascinante ambientazione storica. Da subito si rivivono quindi le stesse emozioni e le stesse avventure cartacee ma stavolta in una veste più sontuosa, grazie al calore delle voci dei doppiatori e ai colori brillanti della fotografia, che esaltano al massimo i costumi e i fondali scenografici, con la meraviglia dei tetti di Firenze dominati dalla cupola brunelleschiana. Il setting storico non pesa sul racconto che ingrana con la stessa leggerezza e disinvoltura del manga, conservando il giusto equilibrio tra toni da commedia e racconto di formazione.

La riproduzione della Firenze del XVI secolo (e di Venezia) è piuttosto accurata, anche se siamo lontani dalla ricerca storiografica di altre opere ambientate nello stesso periodo, si nota però una certa attenzione nel disegno dei costumi, delle texture, delle architetture, degli oggetti di scena. L’ambientazione in generale risulta plausibile e non presenta svarioni o anacronismi particolarmente stridenti. Più che sull'attendibilità filologica Arte punta su un approccio leggero (ma non superficiale) all'argomento artistico, indirizzandosi a un pubblico più ampio rispetto ai soli appassionati. Pone l’accento sui rapporti tra classi sociali e sulla vita quotidiana dell'epoca, illustrando con un minimo di approssimazione l'apprendistato delle maestranze artigianali e le dinamiche del mercato dell'arte, non senza qualche licenza: come nell'episodio che ci dà una vaga idea su come dovevano funzionare le grandi commissioni pubbliche, con i grandi maestri all'opera fianco a fianco; oppure quando si descrivono sommariamente le tecniche di pittura ad affresco; o ancora quando, di tanto in tanto, i veri capolavori del Quattrocento fanno capolino alle pareti, diventando quasi un giocoso esercizio didattico.

Un personaggio ben scritto

Il vero punto di forza dell'anime è il personaggio principale e la sua parabola di crescita personale e professionale. Al di là del contesto storico, Arte è una figura che cattura subito la simpatia dello spettatore e rappresenta uno dei personaggi femminili più solari e positivi visti negli ultimi tempi. Difficile trovare esempi con le sue stesse caratteristiche in fatto di forza di volontà, onestà, coraggio, abnegazione, perseveranza e tutta una gamma di belle qualità che si possono rintracciare in una giovane donna, esaltate dalla sua natura gentile e indipendente.

Il suo nome allude (o si ispira) in maniera più o meno evidente al personaggio realmente esistito di Artemisia Gentileschi. In effetti non abbiamo dichiarazioni ufficiali da parte dell’autrice, inoltre Artemisia sarebbe vissuta circa un secolo dopo, ma è innegabile che i punti di contatto tra il personaggio di fantasia e la pittrice di scuola caravaggesca siano molteplici: a cominciare dal nome, fin troppo facile ricondurre Arte a un diminutivo di Artemisia; l’imprinting artistico di entrambe è stato dato dal padre come primo maestro; hanno perso i genitori in tenera età (Artemisia la madre, Arte il padre); hanno viaggiato durante la loro carriera con una tappa in comune (Venezia); esteticamente il vestito verde di Arte richiama quello del famoso autoritratto di Artemisia. Insomma, sembrerebbe solo un vezzo ma il paragone fra Arte e Artemisia non è del tutto infondato e ci fornisce un'interessante chiave di lettura in senso femminista: le vicende di entrambe infatti si svolgono in una società dove la donna riveste un ruolo di sottomissione, e solo grazie alla loro indole fiera e risoluta riescono a fronteggiare svariati ostacoli e a far emergere il loro talento.

Una delle scene più significative dei primi episodi ne sottolinea in modo emblematico il carattere, quando Arte sta trasportando un grosso carico di legname su di un carretto trascinato a fatica, a un certo punto incontra Angelo che vuole aiutarla. In quel momento un flash ci mostra i pensieri della protagonista e tutto ciò che ha dovuto subire negli ultimi tempi (i continui rifiuti alle sue richiesta di diventare apprendista e finalmente l’ingresso nella bottega di Leo). Arte rifiuta gentilmente la proposta decidendo di farcela con le proprie forze e persuadendo Angelo (e noi spettatori) della sua determinazione. Ma il fatto che Arte riesca a fare tutto ciò che un uomo può fare non sempre significa che debba vedere questi ultimi come antagonisti o che non possa fare degli errori in un campo dominato dai maschi: la vediamo fallire, cadere, ma anche accettare con umiltà i consigli (non solo da parte del maestro), rialzarsi e riprovare con rinnovata tenacia. Inoltre non disdegna la galanteria degli uomini né si rifiuta di vestirsi elegantemente o di comportarsi con maniere aggraziate. L’autrice infonde al suo personaggio un carattere di ferro (e un pizzico di sfrontatezza) senza mai sacrificare il suo lato più femminile.

Per quasi tutta la serie Arte deve lottare: per migliorare la sua tecnica, per guadagnare l’accettazione della corporazione dei pittori, per reprimere i suoi sentimenti verso il maestro, per conquistare la fiducia di Catarina, per il tormento di una crisi che la porta vicino alla depressione. Le tensioni sono cruciali per la crescita/caratterizzazione del personaggio, probabilmente senza di esse risulterebbe piatto e incolore: una viziosa nobildonna che cerca di attirare l’attenzione comportandosi da eccentrica artista. Invece, anche dopo essere stata accettata dal suo maestro, Arte continua ad avere dei dubbi sulle sue capacità di pittrice, fino a considerarsi un fardello per lui. Ma non si arrende, non smette mai di crederci e di lavorare sodo, con quell'incrollabile forza d’animo che aggiunge fascino al personaggio. Angelo e gli altri apprendisti rimangono esterrefatti dalle sue capacità e dal suo impegno. Vedere Arte respinta dagli altri maestri, trascinata nel fango, costretta a trasportare pesanti carichi etc., spinge gli spettatori a tifare per lei, e quando finalmente diventa la più talentuosa artista di Firenze, capace di sostituire il suo stesso maestro e guadagnare la stima e il rispetto delle altre botteghe, sentiamo che è un risultato che si è guadagnata pienamente.

Una principessa imperfetta

In una storia di emancipazione femminile c’è sempre il rischio che il personaggio principale possa trasformarsi in una specie di super eroina, un essere perfetto, infallibile, nobile, ideale in tutti i sensi e che non ha bisogno dell’aiuto degli uomini. Invece Arte ne ha bisogno eccome e di tutto l’aiuto possibile, non si potrebbe certo dire che le sue conquiste siano dovute solo a sé stessa. Arte ha molto talento ma anche molto da imparare, sa bene che nessuno le deve niente ed è per questo che apprezza sinceramente ogni piccolo aiuto che riesce ad ottenere dal suo prossimo. Si perde il conto a elencare le volte in cui lei pronuncia la parola “Grazie!” durante tutta la serie: al suo maestro, ai suoi clienti, ai colleghi apprendisti, alla piccola Catarina, persino al fornaio! La strada in salita è dura ma non significa che non si possa ricevere un po’ di aiuto da parte degli altri.

Arte non è una spumeggiante ragazza stereotipata, ha slancio e ambizione ma anche numerosi punti deboli: è una maniaca del lavoro, il che la porta a trascurare sé stessa e la sua salute, spesso ficca il naso negli affari altrui, non riesce a dominare le proprie emozioni e a volte esplode di rabbia. In effetti ogni personaggio (maschio o femmina che sia) ha la sua buona dose di problemi e i suoi piccoli grandi drammi nell'arco della serie, tuttavia i comprimari non sono altrettanto sfaccettati, dividendosi genericamente tra personaggi gentili e personaggi ostili. In pochi riescono a emergere (Leo, Veronica, Catarina), il resto del cast è un po’ oscurato dalla protagonista, comunque sottodimensionato rispetto al manga originale che da questo punto di vista risulta più coerente.

In uno dei capitoli più riusciti (quello della crisi) Arte incontra un maestro della scuola veneta che le dimostra quanto in fondo la sua vicenda non sia stata poi così avversa dal destino: dopotutto proviene da una famiglia benestante e anche da artista la sua educazione la aiuta ad ottenere il consenso (e le commissioni), qualsiasi altro artista di estrazione più umile non avrebbe mai raggiunto i suoi stessi traguardi professionali. Arte quindi non è l’unica a lottare per affermarsi nel mondo, tutti lottano nella vita, donne e uomini, e il suo essere donna non è sempre un ostacolo. Arte ha ancora tanto da imparare, e molti difetti da correggere, ma questo ce la fa sentire molto vicina a noi.

Narrativamente parlando la serie potrebbe rivelarsi a tratti eccessivamente semplice e lineare, con i capitoli che alla lunga si susseguono in modo poco originale e molto prevedibile, concentrandosi sui fatti ordinari (ma non banali) della vita quotidiana, al cui confronto la vera vita di Artemisia Gentileschi appare di gran lunga più drammatica e degna di un romanzo di appendice. Il ritmo dell’azione di Arte è così piatto e generico che si intuisce subito dove andrà a parare l’episodio molto prima dei titoli di coda (soprattutto se si è già letto il manga). Non essendo improntato all’azione non c’è molto lavoro per gli animatori, ma un po’ di vivacità ci viene data dalle gag comiche in super deformed che spezzano la monotonia dei dialoghi. La colonna sonora, che riprende motivi e strumenti musicali medievaleggianti, è discreta, mai invadente e si limita a fare da tappezzeria alle immagini. La serie si può dividere in periodo fiorentino (formazione) e periodo veneziano (maturità), con la puntata finale che ritorna a Firenze e lascia aperta l’ipotesi ad un’eventuale seconda serie.

L'anime Arte non è indirizzato solo agli amanti delle serie in costume o agli appassionati di storia dell’arte anzi, probabilmente questi ultimi rimarranno un po’ delusi dalla superficialità con cui viene trattata la materia. D'altro canto, per chi fosse completamente digiuno o avesse solo un vago interesse per l’arte antica, potrebbe essere una visione stimolante e un’ottima occasione per un primo basilare approccio. Oltre il topic artistico Arte rimane un ottimo josei/slice of life, tutto incentrato sul tema della crescita individuale e sullo spirito di sacrificio che donano all'anime uno sfondo educativo e motivazionale, solo che al posto di un liceo giapponese siamo nella bottega di un maestro d’arte nell'Italia del ’500. Arte ruba la scena con il suo esempio brillante di protagonista femminile forte e la sua realistica lotta per l’affermazione, ed è soprattutto in questo che risiede il fascino di una serie formativa e propositiva che prova a suo modo (a volte un po’ ingenuo ma teneramente sincero) a seminare nel cuore degli spettatori il germe dell’amore per l’arte.


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maxcristal1990

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
Arte è una ragazza di origini nobili che sogna di diventare una pittrice. Nonostante la contrarietà della madre decide di percorrere la strada di apprendistato in un'epoca in cui una donna non aveva la possibilità di intraprendere una carriera di questo tipo. Con il suo carattere brillante Arte riesce, pian piano, a farsi accettare dalla comunità.

Firenze è una delle città artistiche più belle in Italia. Troviamo in un questa serie una rappresentazione di questa città poco definita e mal descritta. Per mal descritta intendo rappresentazioni di calcio fiorentino e altri piccoli dettagli rappresentati in maniera poco realistica, evitabili se non si sa davvero cosa sono queste cose. Ho invece apprezzato molto come viene illustrato la differenza tra uomini e donne a quell'epoca e, nonostante tutto, la scorrevolezza della storia non è poi così male. Alcune volte perde la traiettoria dall'argomento principale illustrando tutt'altro tra cui amore, cucina, autopsie. Capisco che la realizzazione doveva intrattenere, ma ci sono episodi interi fuori dall'argomentazione centrale. Una piccola illustrazione di Venezia viene mostrata in tre episodi circa, ma anche lì propone episodi non del tutto coerenti con la storia.

Animazioni di medio livello, musiche veramente poche e dialoghi facili da seguire. Finale carino, forse la parte migliore della storia, a mio giudizio.
Nel complesso poco più della sufficienza.


 1
kirk

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Lo studio Seven Arcs non mi diceva niente, mentre il regista Takayuki Hamana ha una bella carriera alle spalle incominciata con “Il principe del tennis” serie che vorrei recuperare… ma cosa dire di questa “Arte”?
Ultimamente ho visto e letto molte storie storiche e questa era da vedere assolutamente in quanto ambientata nell’Italia rinascimentale… ma non sono riuscito ad individuare nessun personaggio storico che conosco e non si parla di politica o guerra come se l’Italia fosse un oasi di pace.

Qualcuno mi diceva che la protagonista fosse in realtà Artemisia Gentileschi, che ahimè è una pittrice non rinascimentale in quanto vissuta nel ‘600, non certamente nobile e la cui storia è conosciuta più che altro per lo stupro da lei subito da un collega pittore… quindi impossibile fosse lei… un altro mi spergiurava che Leo fosse in realtà Leonardo da Vinci… ma quest’ultimo aveva dei ragazzi a bottega, i quali non sono mai diventati famosi perché scelti in base alla bellezza…Quindi personaggi storici non si riescono a trovare: ma la storia?

La storia dal punto di vista della ricerca di fonti è abbastanza inverosimile ma… è comunque piacevole, in fondo se uno vuole leggere delle storie vere ci sono i libri, mentre se uno vuole vedere una bella storia ci sono gli anime i quali si sa si prendono delle libertà nel loro tentativo di fare “audience”. Non ho storto il naso per “Cesare - il creatore che ha distrutto” e non lo farò neanche con Arte soprattutto in quanto quest’ultimo anime non ha le pretese del manga della Fuyumi Soryo.
Per quanto riguarda il comparto tecnico devo dire che le animazioni sono scorrevoli probabilmente potevano essere migliori.
Per quanto ma l’opera riguarda è portatrice di un messaggio alle ragazze (ma anche ai ragazzi) con olio di gomito ed impegno si può riuscire a fare qualunque cosa… quindi non arrendersi mai alle prime difficoltà!


 3
Swordman

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
“Impara l’arte e mettila da parte!” Diceva un qualche saggio.
“Impara l’arte e vattene su Marte!” Diceva il forse ancora più saggio bue Alvaro di Fantazoo.

Arte che impara l’arte è invece il motore della storia di questo artistico anime in cui la Arte (con la A maiuscola) è la giovane protagonista, ragazza di buona famiglia nella Firenze del pieno rinascimento. Costei è appassionata di pittura al punto di volerlo fare per professione, cosa abbastanza difficile per le donne in quel tempo in cui il loro più ricorrente destino era quello di finire in sposa a un qualche partito, o in monastero o magari sul rogo se c’era un inquisitore a passare di lì mentre gli girava un po’ male.
Ad ogni modo, Arte si darà a tutti i costi all’arte e, partendo come apprendista nella bottega del burbero Mastro Leo, inizierà a barcamenarsi nella professione richiamando a sé tutta una variegata serie di personaggi.

Diciamo subito che l’anime è molto positivo, rilassato e tranquillo. Chi si aspetta una dura lotta della giovane Arte per diventare artista in una società non così lontana da quella medievale, rimarrà probabilmente deluso. Con la buona volontà e molto olio di gomito, Arte riuscirà sempre a superare le sfide che le si presentano, attirando magari sempre a se qualche aiutante ben disposto verso di lei e senza nessun vero antagonista che le giochi un brutto tiro. Ecco, in particolare si sente proprio la mancanza di un prelato inquisitore a osteggiarla come si potrebbe pensare che accadrebbe in quei tempi.
Tale facilità che contraddistingue lo svolgersi della storia di Arte è probabilmente il suo principale limite che la fa viaggiare già da subito sui binari del convenzionale. Non fosse per il fatto dell’ambientazione rinascimentale nonché Italiana (per noi del pubblico di questo paese), l’anime perderebbe anche ulteriori motivi di interesse.
Pur tuttavia, la serie non è certo da buttare via: Arte è sicuramente simpatica e viene naturale fare il tifo per lei, e al suo intorno ci sono personaggi anche interessanti, su tutti la cortigiana Veronica (che al giorno d’oggi sarebbe una escort da vari testoni “a botta”) e la pargoletta Caterina, anche se quest’ultima non appare molto credibile come bambina vista la maturità intellettuale che dimostra.
In più l’aspetto grafico è gradevole sia come stile che come colori sebbene le ambientazioni siano rese in modo discreto ma non brillante. Siamo lontani, tanto per dire, dal vedere una bella rappresentazione di Venezia come fatto nella saga di Aria the Animation.

Senza aspettarsi troppo, resta comunque un buon intrattenimento.