Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per oggi una rubrica all'insegna del mecha con Rahxephon, Gurren Lagann e Mobile Fighter G Gundam.
Per saperne di più continuate a leggere.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per oggi una rubrica all'insegna del mecha con Rahxephon, Gurren Lagann e Mobile Fighter G Gundam.
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RahXephon
9.0/10
Recensione di Metaldevilgear
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<i>Se anche fosse, come potrebbe uno come me? Come posso cambiare una realtà confinata in uno spazio così ristretto?</i>
Con questi versi si apre 'Hemisphere', la sigla d'apertura di <i>RahXephon</i> serie d'animazione del 2002 realizzata dallo studio Bones. Le note di Yoko Kanno accompagnano il cantato cristallino di Maaya Sakamoto, che per l'occasione doppierà anche una delle protagoniste (Reika Mishima).
Il testo di questa canzone si rivela perfettamente in sincronia con quella che è la condizione iniziale di Ayato Kamina, diciassettenne di Tokyo nel cuore degli eventi della serie. La posizione del ragazzo richiama apertamente alla memoria ciò che una moltitudine di serie fantascientifiche passate avevano proposto, e a quanto pare non soltanto quella. Nelle situazioni stesse di alcuni episodi - soprattutto quelli iniziali - è a ragione individuabile una serie di corrispondenze con titoli come <i>Evangelion</i>, <i>Raideen</i> o <i>Megazone 23</i>, e tanti altri. Parlare di 'plagio' sarebbe tuttavia insensato e irrispettoso: <i>RahXephon</i> resta ad oggi un'opera sottovalutata e misconosciuta, per via di recriminazioni che non avrebbero motivo d'esistere.
Spacciare l'ispirazione per imitazione è un'abitudine abbastanza frequente, ma non rendere minima giustizia a un progetto di tale portata sarebbe un'ingiustificata scorrettezza.
Qualsiasi elemento della mastodontica trama che ci è proposta è innestato con ragioni e fini ben precisi in un meccanismo che, a prescindere da influenze esterne di forma esclusivamente iconica, non appartiene ad altri che a <i>RahXephon</i>: un'opera che splende quindi di luce propria, capace di adombrare ogni superficiale affinità con altri titoli.
Chiunque pensi alla serie in questione come nient'altro che l'ennesima accozzaglia di intrallazzi politico-fantascientifici conditi con mecha e con digressioni su discipline di ogni sorta, si renda conto di trovarsi completamente fuori strada.
<i>RahXephon</i> è ben più di una perfetta sintesi di richiami alla sfera musicale, al Surrealismo, alla letteratura vittoriana e pseudoscientifica, alla mitologia mesoamericana e nipponica, inseriti in un dettagliato e complesso intreccio narrativo plurimillenario. E' ben più di un raffinato esempio di come palesare le potenzialità di una sceneggiatura intricata e intrigante, di un regista (Izubuchi) ispiratissimo e di una produzione tecnica di indubbia qualità. <i>RahXephon</i> è fondamentalmente una meravigliosa storia d'amore, così come una dimostrazione fantastica dell'impossibilità di porvi barriere, che siano esse temporali, razziali, spaziali. Il sentimento capace non soltanto di cambiare il mondo, ma di 'riaccordarlo' in un'armonia ideale per tutti gli esseri viventi, non può essere altro che quello d'amore. Il tema amoroso costituisce a tutti gli effetti il 'vero' fulcro delle vicende di <i>RahXephon</i> - a differenza del tema 'musicale', nient'altro che figurativo, denotante, d'abbellimento - ed è spesso confrontabile nei differenti generi di relazione attribuiti ai vari personaggi. Questi ultimi meritano un'attenzione particolare, non solo per via dell'esemplare caratterizzazione introspettiva - qui mi sento di menzionare <i>Evangelion</i> - ma anche in proposito a un'adeguata comprensione delle vicende: guai a trascurare l'importanza dei dialoghi, anche i più effimeri - su tutte, le frasi-rompicapo di Quon - poiché ricchi di suggerimenti e parole-chiave da 'scovare' al fine di ricomporre il filo narrativo.
A dire la verità, è impresa vana quella di immedesimarsi lucidamente nelle circostanze narrate, quantomeno di tracciare una genealogia dei personaggi, se non dal nono episodio in poi.
Per tal ragione risulta molto più agevole un altro tipo d’immedesimazione, ovvero quella in Ayato Kamina, che è all'oscuro di tutto per gran parte della sua avventura. La vita dell'adolescente verrà d'improvviso scompigliata da una serie di fatti relativamente inspiegabili: tutto inizierà con l'attacco di aerei da caccia sconosciuti ai danni della capitale. La controffensiva non si farà attendere, e sarà attuata per mano dei Dolem, giganteschi mecha d'argilla in grado di scagliare potenti 'attacchi sonori' con il proprio canto. Con la città in assetto da guerra, Kamina tenterà la fuga in cerca di riparo, ma nel frattempo s'imbatterà in tre incontri inattesi, dai quali scaturiranno le sue prime grandi perplessità, riguardanti il mondo e le persone che lo circondano, e poi, la sua stessa esistenza...
Innegabilmente, chiunque abbia intenzione di guardare <i>RahXephon</i>, dovrà fare i conti in primo luogo con la complessità della trama, fondata più che altro sui retroscena, quindi difficile da apprezzare completamente se non a una seconda visione o con l'aiuto di una documentazione appropriata. Nondimeno, una volta colte tutte le sfumature di quest'anime, non si faticherà a esserne rapiti e infine a considerarlo un'opera d'arte nella sua interezza.
Riassumendone i pro, vi sono: animazioni di prim'ordine con ottimo impiego di CG; character e mecha design eleganti ed ispirati; colorazione particolare e allusiva; regia matura; colonna sonora toccante e avvolgente; personaggi memorabili; trama di ampio respiro; epilogo; splendido messaggio di fondo.
Per quanto riguarda i contro: poche agevolazioni all'immediata comprensione; troppe influenze di cui farsi carico.
Con questi versi si apre 'Hemisphere', la sigla d'apertura di <i>RahXephon</i> serie d'animazione del 2002 realizzata dallo studio Bones. Le note di Yoko Kanno accompagnano il cantato cristallino di Maaya Sakamoto, che per l'occasione doppierà anche una delle protagoniste (Reika Mishima).
Il testo di questa canzone si rivela perfettamente in sincronia con quella che è la condizione iniziale di Ayato Kamina, diciassettenne di Tokyo nel cuore degli eventi della serie. La posizione del ragazzo richiama apertamente alla memoria ciò che una moltitudine di serie fantascientifiche passate avevano proposto, e a quanto pare non soltanto quella. Nelle situazioni stesse di alcuni episodi - soprattutto quelli iniziali - è a ragione individuabile una serie di corrispondenze con titoli come <i>Evangelion</i>, <i>Raideen</i> o <i>Megazone 23</i>, e tanti altri. Parlare di 'plagio' sarebbe tuttavia insensato e irrispettoso: <i>RahXephon</i> resta ad oggi un'opera sottovalutata e misconosciuta, per via di recriminazioni che non avrebbero motivo d'esistere.
Spacciare l'ispirazione per imitazione è un'abitudine abbastanza frequente, ma non rendere minima giustizia a un progetto di tale portata sarebbe un'ingiustificata scorrettezza.
Qualsiasi elemento della mastodontica trama che ci è proposta è innestato con ragioni e fini ben precisi in un meccanismo che, a prescindere da influenze esterne di forma esclusivamente iconica, non appartiene ad altri che a <i>RahXephon</i>: un'opera che splende quindi di luce propria, capace di adombrare ogni superficiale affinità con altri titoli.
Chiunque pensi alla serie in questione come nient'altro che l'ennesima accozzaglia di intrallazzi politico-fantascientifici conditi con mecha e con digressioni su discipline di ogni sorta, si renda conto di trovarsi completamente fuori strada.
<i>RahXephon</i> è ben più di una perfetta sintesi di richiami alla sfera musicale, al Surrealismo, alla letteratura vittoriana e pseudoscientifica, alla mitologia mesoamericana e nipponica, inseriti in un dettagliato e complesso intreccio narrativo plurimillenario. E' ben più di un raffinato esempio di come palesare le potenzialità di una sceneggiatura intricata e intrigante, di un regista (Izubuchi) ispiratissimo e di una produzione tecnica di indubbia qualità. <i>RahXephon</i> è fondamentalmente una meravigliosa storia d'amore, così come una dimostrazione fantastica dell'impossibilità di porvi barriere, che siano esse temporali, razziali, spaziali. Il sentimento capace non soltanto di cambiare il mondo, ma di 'riaccordarlo' in un'armonia ideale per tutti gli esseri viventi, non può essere altro che quello d'amore. Il tema amoroso costituisce a tutti gli effetti il 'vero' fulcro delle vicende di <i>RahXephon</i> - a differenza del tema 'musicale', nient'altro che figurativo, denotante, d'abbellimento - ed è spesso confrontabile nei differenti generi di relazione attribuiti ai vari personaggi. Questi ultimi meritano un'attenzione particolare, non solo per via dell'esemplare caratterizzazione introspettiva - qui mi sento di menzionare <i>Evangelion</i> - ma anche in proposito a un'adeguata comprensione delle vicende: guai a trascurare l'importanza dei dialoghi, anche i più effimeri - su tutte, le frasi-rompicapo di Quon - poiché ricchi di suggerimenti e parole-chiave da 'scovare' al fine di ricomporre il filo narrativo.
A dire la verità, è impresa vana quella di immedesimarsi lucidamente nelle circostanze narrate, quantomeno di tracciare una genealogia dei personaggi, se non dal nono episodio in poi.
Per tal ragione risulta molto più agevole un altro tipo d’immedesimazione, ovvero quella in Ayato Kamina, che è all'oscuro di tutto per gran parte della sua avventura. La vita dell'adolescente verrà d'improvviso scompigliata da una serie di fatti relativamente inspiegabili: tutto inizierà con l'attacco di aerei da caccia sconosciuti ai danni della capitale. La controffensiva non si farà attendere, e sarà attuata per mano dei Dolem, giganteschi mecha d'argilla in grado di scagliare potenti 'attacchi sonori' con il proprio canto. Con la città in assetto da guerra, Kamina tenterà la fuga in cerca di riparo, ma nel frattempo s'imbatterà in tre incontri inattesi, dai quali scaturiranno le sue prime grandi perplessità, riguardanti il mondo e le persone che lo circondano, e poi, la sua stessa esistenza...
Innegabilmente, chiunque abbia intenzione di guardare <i>RahXephon</i>, dovrà fare i conti in primo luogo con la complessità della trama, fondata più che altro sui retroscena, quindi difficile da apprezzare completamente se non a una seconda visione o con l'aiuto di una documentazione appropriata. Nondimeno, una volta colte tutte le sfumature di quest'anime, non si faticherà a esserne rapiti e infine a considerarlo un'opera d'arte nella sua interezza.
Riassumendone i pro, vi sono: animazioni di prim'ordine con ottimo impiego di CG; character e mecha design eleganti ed ispirati; colorazione particolare e allusiva; regia matura; colonna sonora toccante e avvolgente; personaggi memorabili; trama di ampio respiro; epilogo; splendido messaggio di fondo.
Per quanto riguarda i contro: poche agevolazioni all'immediata comprensione; troppe influenze di cui farsi carico.
Spettacolarizzazione e "fracassonate" a più non posso: ecco in poche parole gli attributi di Gurren Lagann. Entrambe le caratteristiche, in effetti, danno la giusta linfa al titolo, ma la contropartita negativa si fa sentire non poco, evidenziando delle tare non trascurabili nella struttura narrativa.
La Gainax si cimenta nell'esplorazione della parodia di un genere che ha fatto la storia, il mecha, sondandone le potenzialità visive, e stroncandone allo stesso tempo, con una bella dose di kitsch, gli elementi che avevano reso i prodotti dei miti. È indiscutibile che la vena dissacratoria sia ciò che dà carattere alla prima parte della serie, che, nonostante il crescente numero di comparse - che in seguito diventerà eccessivo -, mostra un'ilarità e una leggerezza che scompariranno in seguito, lasciando spazio alla retorica tronfia e vanagloriosa degli eroi della brigata Dai Gurren.
Le manie di protagonismo di Kamina, al limite dell'esagerazione caricaturale, avevano dato una fisionomia particolare all'anime. Ma questa caratteristica si andrà perdendo con la volontà del titolo di mettere tra parentesi il parossismo fine a se stesso per trattare finalmente "una storia per come si deve".
Vero è che la fisionomia caratteriale degli scagnozzi di Lord Genom è quanto di più ridicolo si possa concepire sulla polverizzazione di qualsivoglia briciolo di orgoglio. Lord Genom stesso, a più riprese, sarà l'emblema della dissacrazione del <i>topos</i> del nemico affascinante e misterioso, vittima di una parabola involutiva davvero imbarazzante.
Purtroppo i buchi di sceneggiatura del secondo blocco di episodi non si possono tacere: ci si alterna tra uno schizofrenico Rossiu che si atteggia a uomo di stato e i vaneggiamenti sulla vera essenza di Nia.
Il difetto peggiore sta nelle spiegazioni di certi fenomeni che - tanto per restare in tema - non stanno né in cielo né in terra. Meglio stendere un velo pietoso su cosa ci si inventa per potere rendere plausibile l'esistenza del mare nello spazio. Il problema di queste argomentazioni fisiche non sta tanto nella loro completa inaccettabilità, ma nel fatto che esse vengano proposte con quella saccenteria da scienziati puntualmente smentita da apocalissi inconcepibili - si pensi alla Luna trainata dall'astronave (!).
Tirando le somme non è problematico ammettere che Gurren Lagann abbia perso di vista il suo iniziale obiettivo: quello di trattare con brio temi che potevano anche essere impegnativi. Se si fosse mantenuta tale tendenza forse il risultato sarebbe stato migliore. A conti fatti invece lo spettatore si ritrova con una serie composta da due metà quasi irriconoscibili tra loro. Vi è una prima metà molto frizzante, ilare e piacevolmente fracassona, seppure con delle pecche relative al lato tecnico, ma concentrate su pochi episodi. A essa si contrappone una seconda metà completamente dominata da una sceneggiatura puerile, incastonata su una notevole armatura di effetti speciali di grande respiro e da suggestive quanto improbabili ambientazioni.
Certo, le citazioni alle produzioni animate del genere mecha sono impressionanti per numero - lode a coloro che le hanno concepite e alla loro cultura otaku -, per non parlare dei riferimenti palesemente parodistici a "Capitan Harlock" e alla stessa Arcadia, costante filo rosso di tutta la serie, spudorate nella loro continua ridondanza.
In conclusione "Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann" si potrebbe ben ritenere uno spettacolare inno al cattivo gusto. La sufficienza premia gli intenti, ma punisce quell'aspirazione a fare la differenza che, invece, fa deragliare "Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann" dai binari pur tuttavia originali dell'esagerazione parodistica.
La Gainax si cimenta nell'esplorazione della parodia di un genere che ha fatto la storia, il mecha, sondandone le potenzialità visive, e stroncandone allo stesso tempo, con una bella dose di kitsch, gli elementi che avevano reso i prodotti dei miti. È indiscutibile che la vena dissacratoria sia ciò che dà carattere alla prima parte della serie, che, nonostante il crescente numero di comparse - che in seguito diventerà eccessivo -, mostra un'ilarità e una leggerezza che scompariranno in seguito, lasciando spazio alla retorica tronfia e vanagloriosa degli eroi della brigata Dai Gurren.
Le manie di protagonismo di Kamina, al limite dell'esagerazione caricaturale, avevano dato una fisionomia particolare all'anime. Ma questa caratteristica si andrà perdendo con la volontà del titolo di mettere tra parentesi il parossismo fine a se stesso per trattare finalmente "una storia per come si deve".
Vero è che la fisionomia caratteriale degli scagnozzi di Lord Genom è quanto di più ridicolo si possa concepire sulla polverizzazione di qualsivoglia briciolo di orgoglio. Lord Genom stesso, a più riprese, sarà l'emblema della dissacrazione del <i>topos</i> del nemico affascinante e misterioso, vittima di una parabola involutiva davvero imbarazzante.
Purtroppo i buchi di sceneggiatura del secondo blocco di episodi non si possono tacere: ci si alterna tra uno schizofrenico Rossiu che si atteggia a uomo di stato e i vaneggiamenti sulla vera essenza di Nia.
Il difetto peggiore sta nelle spiegazioni di certi fenomeni che - tanto per restare in tema - non stanno né in cielo né in terra. Meglio stendere un velo pietoso su cosa ci si inventa per potere rendere plausibile l'esistenza del mare nello spazio. Il problema di queste argomentazioni fisiche non sta tanto nella loro completa inaccettabilità, ma nel fatto che esse vengano proposte con quella saccenteria da scienziati puntualmente smentita da apocalissi inconcepibili - si pensi alla Luna trainata dall'astronave (!).
Tirando le somme non è problematico ammettere che Gurren Lagann abbia perso di vista il suo iniziale obiettivo: quello di trattare con brio temi che potevano anche essere impegnativi. Se si fosse mantenuta tale tendenza forse il risultato sarebbe stato migliore. A conti fatti invece lo spettatore si ritrova con una serie composta da due metà quasi irriconoscibili tra loro. Vi è una prima metà molto frizzante, ilare e piacevolmente fracassona, seppure con delle pecche relative al lato tecnico, ma concentrate su pochi episodi. A essa si contrappone una seconda metà completamente dominata da una sceneggiatura puerile, incastonata su una notevole armatura di effetti speciali di grande respiro e da suggestive quanto improbabili ambientazioni.
Certo, le citazioni alle produzioni animate del genere mecha sono impressionanti per numero - lode a coloro che le hanno concepite e alla loro cultura otaku -, per non parlare dei riferimenti palesemente parodistici a "Capitan Harlock" e alla stessa Arcadia, costante filo rosso di tutta la serie, spudorate nella loro continua ridondanza.
In conclusione "Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann" si potrebbe ben ritenere uno spettacolare inno al cattivo gusto. La sufficienza premia gli intenti, ma punisce quell'aspirazione a fare la differenza che, invece, fa deragliare "Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann" dai binari pur tuttavia originali dell'esagerazione parodistica.
Mobile Fighter G Gundam
8.0/10
Anno 60 del Future Century: come ogni quattro anni, è ora che si svolga il Gundam Fight, il torneo di arti marziali fra Gundam che designerà quale colonia spaziale ha il diritto di governare su tutte le altre fino alla prossima manifestazione. Prima che l'evento abbia inizio, Domon Kasshu, rappresentante di Neo Japan e pilota dello Shining Gundam, insieme al suo meccanico di fiducia, la bella Rain, viaggia da un luogo all'altro della Terra affrontando tutti Gundam Fighter in via preliminare, chiedendo a ciascuno di loro se hanno visto da qualche parte suo fratello Kyoji, verso cui nutre un odio smisurato...
Non è difficile immaginare le difficoltà incontrate da Sunrise e Bandai nell'impostare una nuova incarnazione televisiva di Gundam dopo Victory, serie televisiva tanto autoriale nella direzione quanto debolissima narrativamente, sfiancante nella sua svogliata riproposizione di tutti gli stereotipi della saga. Il creatore del franchise, Yoshiyuki Tomino, a metà anni '90 prova per lui solo odio, costretto a dirigere seguiti su seguiti, per clausole contrattuali, che fosse per lui non sarebbero mai esistiti, e non ha remore a farlo notare ribadendo all'infinito sempre le stesse cose, guerre d'indipendenza spazionoidi, Newtype, colonie che si abbattono sulla Terra, cloni di Amuro Ray, Char Aznable e Haman Karn... Giunge finalmente il tempo di svecchiare dal logorìo la saga prima di un periodo di eccessiva stagnazione. Con molto coraggio, lo studio mette la parola Fine alle serie tv ambientate nell'Era Spaziale inaugurando il periodo degli Alternate Universe, gli universi alternativi in cui ambientare storie autonome, meno tradizionaliste e aperte a target maggiori o addirittura diversi da quelli storici. Il primo titolo della nuova "gestione" si concretizza nel 1994, in contemporanea col 35esimo anniversario della nascita del marchio, in G Gundam: primo Gundam televisivo non diretto da Tomino, primo Gundam totalmente e orgogliosamente Super Robot, e primo Gundam a spaccare a metà il pubblico, amato per la freschezza e originalità (tanto da assurgere a una delle serie più popolari del decennio), odiato visceralmente dai fan ortodossi per le sue "eresie".
Dalla sinossi è ben chiara l'influenza principale di Yasuhiro Imagawa nel creare G Gundam: lo Street Fighter II videoludico, da cui riprende l'idea dell'eroe giapponese, esperto di arti marziali, che viaggia da un Paese all'altro per affrontare i più forti lottatori, plasmati sui più noti stereotipi internazionali (l'italiano mafioso, il francese tombeur de femmes, il russo "orso" etc). Dal capolavoro CAPCOM l'idea generale, dal Dragon Ball di Akira Toriyama il torneo di arti marziali: dall'unione dei due G Gundam unisce il meglio, presentandosi come un titolo sicuramente spiazzante nella saga, "eretico" per davvero nel rinnegare come mai prima d'ora lo spirito Real Robot che l'ha sempre contraddistinta, ma indubbiamente riuscito in tutte le sue componenti e ambizioni, ignominiosamente sepolto dalle tonnellate di fango spalategli contro dagli appassionati "talebani" del franchise, incapaci di farsi una ragione di una storia priva di guerre e Newtype.
Grande appassionato di cinema e del genere wuxia, già ben dimostrati nella fantasmagorica serie OVA di Giant Robot che lo ha reso famoso in quegli anni, Imagawa ripete il bis in G Gundam sbizzarrendosi in combattimenti estremamente creativi: uomo contro uomo, macchina contro macchina, addirittura uomo contro macchina... Dando libero sfogo alla fantasia, il regista inventa stili di combattimento e arti marziali tanto assurde quanto geniali: raffiche di pugni infuocati, fasci di seta serpentiformi, salti lunghi km, acrobazie impossibili e calci in grado di spaccare montagne sono punti di forza di una serie che non si vuole minimamente prendere sul serio, estremamente compiaciuta nel suo parodiare Gundam nell'ottica di una storia action grondante stile e ingegno, un inno alla sboronia, allo sfogo dell'aggressività e al cameratismo virile che lega i lottatori (indimenticabile il potentissimo Master Asia, maestro di Domon, destinato a diventare uno dei personaggi gundamici più popolari di sempre). Nonostante un'indubbia ripetitività delle situazioni, date da moltissimi episodi autoconclusivi che dicono sempre le stesse cose (mini-avventura di Domon in un Paese del mondo che culmina nel combattimento col Gundam Fighter, e la sua amicizia con un gruppo di combattenti destinato a riaffrontare più e più volte secondo schema prefissato), la serie gronda un carisma pressoché assoluto che fa digerire tutto, colmo di elementi di esaltazione.
La storia portante, semplicistica e indubbiamente ridicola, si compone di svariate sottotrame importanti capaci di diversificare l'azione, compresa quella principale (il fratello di Kyoji, il Devil Gundam etc) destinata, a un certo punto, addirittura a rimpiazzarla nell'ottica di qualcosa di più grande. La serie si fa poi portavoce di un nugolo di idee e sviluppi capaci di compiacere ogni target: oltre alle mazzate non mancano sensibili storie d'amore, melodramma da romanzo d'appendice o lottatori dai look assurdi o che celano la propria identità dietro una maschera, come da tipica tradizione gundamica... E che dire poi delle unità robotiche? Ognuno dei numerosi Gundam presenta tratti distintivi del proprio Paese, sono quindi di regola Gundam-tori da Neo Spain, Gundam-sirene da Neo Denmark o Gundam-mulino a vento di Neo Holland! Questa fantasiosa varietà, tanto causa di mal di stomaco per i puristi dell'Era Spaziale, è anche il punto forte della produzione, capaci sia di esprimere i fenomeni da baraccone sopra citati, ma anche Gundam tra i più spettacolari, potenti e irresistibili (il Master Gundam che cavalca un mecha-cavallo!). Liberi dai rigidi paletti in materia di verosimiglianza, i mecha designer Sunrise si divertono un mondo a sperimentare, col risultato di un piccolo e ben diversificato esercito di ben 48 unità gundamiche, pronte a fare la felicità di chi adora il caratteristico look del più famoso e incazzato robot bianco. Varietà, fantasia, divertimento: queste le parole chiave che determinano il "percorrere nuove strade" ordinato dai vertici Sunrise, e non si può negare che non manchino in una serie fracassona come G Gundam. E come se già non bastasse tutto questo, si può citare come il carisma di esprima anche in irresistibili motivetti musicali durante gli scontri, da una grande prova vocale da parte dei seiyuu, dall'idea che i Gundam replichino le mosse di arti marziali dei piloti (sullo stile di General Daimos) posti dentro un atrio al loro interno, o da spettacolari rituali ripetuti a ogni episodio (quando Domon entra in "sincronia" col suo Shining Gundam, o l'uso di certe mosse spettacolari per chiudere ogni match). Attraenti gli spigolosi disegni di Hiroshi Osaka (che più Nineties di così si muore), nonostante palesemente modaioli e fighettosi rispetto ai classici stili sobri delle serie televisive gundamiche.
G Gundam sembra fare proprio di tutto per rivendicare la sua indipendenza dalla serie madre e in questo risiede la sua bontà, rivelandosi un divertente, fracassone e ignorante "shounen" che, oltre agli stereotipi, comprimari fatti con lo stampino e leggerezze a non finire, sa rivelarsi appassionante e autoriale. L'eroe Domon è tamarro quanto basta per attirare subito simpatia, e le sue avventure, per quanto scontate, sanno ben intrattenere grazie alla cura negli elementi di contorno. È merito anche della buona sceneggiatura del veterano Fuyunori Gobu, che, seppur eccessivamente infarcita di riempitivi, costruisce con notevole cura, episodio dopo episodio, una grande curiosità verso i misteri della storia. Nodi che vengono puntualmente al pettine nell'ultimo arco narrativo della serie, un susseguirsi di puntate di ottimo livello che, nelle fasi finali, confluiscono in diversi climax magistrali. Un ispirato Imagawa dirige con la sua classe registica di alto livello, sopperendo ai vistosi limiti di un budget insolitamente medio-basso e arrivando a regalare, nel finale, diverse sequenze di forte impatto emotivo.
Indubbiamente una buona decina (ma anche ventina) di riempitivi si potevano evitare senza ripercussioni sulla storia e questo è un dato di fatto, ma nel complesso G Gundam va bene così com'è: la sua natura spiccatamente "ignorante" palesa subito le ambizioni del prodotto, che va inteso unicamente come divertissement di classe, nato con l'unico scopo dichiarato, e riuscito, di commemorare il marchio. Nel suo genere è un'opera riuscita, spesso avvincente e talvolta favolosa, che rimane alla memoria per le sue musiche, il protagonista e i piccoli, grandi momenti registici di cui vive. L'idea di un torneo Tenkaichi tra robot, poi, sicuramente originale, farà una certa scuola, ispirando due remake nell'arco di vent'anni, entrambi high budget: Apo Mekhanes Theos Gigantic Formula (2007, Brain's Base) e specialmente, in tempi recentissimi (2013), Gundam Build Fighters sempre di Sunrise, paradossalmente amatissimo dagli stessi fan che hanno osteggiato G Gundam.
Tirando le somme, G è un buonissimo AU che merita la visione, sia dai fan storici che dalle nuove leve, esattamente come quelle del 1994 a cui era originariamente rivolto. Il primo tentativo di rilanciare la saga riesce bene, peccato che molti dei successivi tentativi culmineranno in colossali e, ahimè, indimenticabili fallimenti.
Voto 7,5 approssimato per eccesso a 8.
Non è difficile immaginare le difficoltà incontrate da Sunrise e Bandai nell'impostare una nuova incarnazione televisiva di Gundam dopo Victory, serie televisiva tanto autoriale nella direzione quanto debolissima narrativamente, sfiancante nella sua svogliata riproposizione di tutti gli stereotipi della saga. Il creatore del franchise, Yoshiyuki Tomino, a metà anni '90 prova per lui solo odio, costretto a dirigere seguiti su seguiti, per clausole contrattuali, che fosse per lui non sarebbero mai esistiti, e non ha remore a farlo notare ribadendo all'infinito sempre le stesse cose, guerre d'indipendenza spazionoidi, Newtype, colonie che si abbattono sulla Terra, cloni di Amuro Ray, Char Aznable e Haman Karn... Giunge finalmente il tempo di svecchiare dal logorìo la saga prima di un periodo di eccessiva stagnazione. Con molto coraggio, lo studio mette la parola Fine alle serie tv ambientate nell'Era Spaziale inaugurando il periodo degli Alternate Universe, gli universi alternativi in cui ambientare storie autonome, meno tradizionaliste e aperte a target maggiori o addirittura diversi da quelli storici. Il primo titolo della nuova "gestione" si concretizza nel 1994, in contemporanea col 35esimo anniversario della nascita del marchio, in G Gundam: primo Gundam televisivo non diretto da Tomino, primo Gundam totalmente e orgogliosamente Super Robot, e primo Gundam a spaccare a metà il pubblico, amato per la freschezza e originalità (tanto da assurgere a una delle serie più popolari del decennio), odiato visceralmente dai fan ortodossi per le sue "eresie".
Dalla sinossi è ben chiara l'influenza principale di Yasuhiro Imagawa nel creare G Gundam: lo Street Fighter II videoludico, da cui riprende l'idea dell'eroe giapponese, esperto di arti marziali, che viaggia da un Paese all'altro per affrontare i più forti lottatori, plasmati sui più noti stereotipi internazionali (l'italiano mafioso, il francese tombeur de femmes, il russo "orso" etc). Dal capolavoro CAPCOM l'idea generale, dal Dragon Ball di Akira Toriyama il torneo di arti marziali: dall'unione dei due G Gundam unisce il meglio, presentandosi come un titolo sicuramente spiazzante nella saga, "eretico" per davvero nel rinnegare come mai prima d'ora lo spirito Real Robot che l'ha sempre contraddistinta, ma indubbiamente riuscito in tutte le sue componenti e ambizioni, ignominiosamente sepolto dalle tonnellate di fango spalategli contro dagli appassionati "talebani" del franchise, incapaci di farsi una ragione di una storia priva di guerre e Newtype.
Grande appassionato di cinema e del genere wuxia, già ben dimostrati nella fantasmagorica serie OVA di Giant Robot che lo ha reso famoso in quegli anni, Imagawa ripete il bis in G Gundam sbizzarrendosi in combattimenti estremamente creativi: uomo contro uomo, macchina contro macchina, addirittura uomo contro macchina... Dando libero sfogo alla fantasia, il regista inventa stili di combattimento e arti marziali tanto assurde quanto geniali: raffiche di pugni infuocati, fasci di seta serpentiformi, salti lunghi km, acrobazie impossibili e calci in grado di spaccare montagne sono punti di forza di una serie che non si vuole minimamente prendere sul serio, estremamente compiaciuta nel suo parodiare Gundam nell'ottica di una storia action grondante stile e ingegno, un inno alla sboronia, allo sfogo dell'aggressività e al cameratismo virile che lega i lottatori (indimenticabile il potentissimo Master Asia, maestro di Domon, destinato a diventare uno dei personaggi gundamici più popolari di sempre). Nonostante un'indubbia ripetitività delle situazioni, date da moltissimi episodi autoconclusivi che dicono sempre le stesse cose (mini-avventura di Domon in un Paese del mondo che culmina nel combattimento col Gundam Fighter, e la sua amicizia con un gruppo di combattenti destinato a riaffrontare più e più volte secondo schema prefissato), la serie gronda un carisma pressoché assoluto che fa digerire tutto, colmo di elementi di esaltazione.
La storia portante, semplicistica e indubbiamente ridicola, si compone di svariate sottotrame importanti capaci di diversificare l'azione, compresa quella principale (il fratello di Kyoji, il Devil Gundam etc) destinata, a un certo punto, addirittura a rimpiazzarla nell'ottica di qualcosa di più grande. La serie si fa poi portavoce di un nugolo di idee e sviluppi capaci di compiacere ogni target: oltre alle mazzate non mancano sensibili storie d'amore, melodramma da romanzo d'appendice o lottatori dai look assurdi o che celano la propria identità dietro una maschera, come da tipica tradizione gundamica... E che dire poi delle unità robotiche? Ognuno dei numerosi Gundam presenta tratti distintivi del proprio Paese, sono quindi di regola Gundam-tori da Neo Spain, Gundam-sirene da Neo Denmark o Gundam-mulino a vento di Neo Holland! Questa fantasiosa varietà, tanto causa di mal di stomaco per i puristi dell'Era Spaziale, è anche il punto forte della produzione, capaci sia di esprimere i fenomeni da baraccone sopra citati, ma anche Gundam tra i più spettacolari, potenti e irresistibili (il Master Gundam che cavalca un mecha-cavallo!). Liberi dai rigidi paletti in materia di verosimiglianza, i mecha designer Sunrise si divertono un mondo a sperimentare, col risultato di un piccolo e ben diversificato esercito di ben 48 unità gundamiche, pronte a fare la felicità di chi adora il caratteristico look del più famoso e incazzato robot bianco. Varietà, fantasia, divertimento: queste le parole chiave che determinano il "percorrere nuove strade" ordinato dai vertici Sunrise, e non si può negare che non manchino in una serie fracassona come G Gundam. E come se già non bastasse tutto questo, si può citare come il carisma di esprima anche in irresistibili motivetti musicali durante gli scontri, da una grande prova vocale da parte dei seiyuu, dall'idea che i Gundam replichino le mosse di arti marziali dei piloti (sullo stile di General Daimos) posti dentro un atrio al loro interno, o da spettacolari rituali ripetuti a ogni episodio (quando Domon entra in "sincronia" col suo Shining Gundam, o l'uso di certe mosse spettacolari per chiudere ogni match). Attraenti gli spigolosi disegni di Hiroshi Osaka (che più Nineties di così si muore), nonostante palesemente modaioli e fighettosi rispetto ai classici stili sobri delle serie televisive gundamiche.
G Gundam sembra fare proprio di tutto per rivendicare la sua indipendenza dalla serie madre e in questo risiede la sua bontà, rivelandosi un divertente, fracassone e ignorante "shounen" che, oltre agli stereotipi, comprimari fatti con lo stampino e leggerezze a non finire, sa rivelarsi appassionante e autoriale. L'eroe Domon è tamarro quanto basta per attirare subito simpatia, e le sue avventure, per quanto scontate, sanno ben intrattenere grazie alla cura negli elementi di contorno. È merito anche della buona sceneggiatura del veterano Fuyunori Gobu, che, seppur eccessivamente infarcita di riempitivi, costruisce con notevole cura, episodio dopo episodio, una grande curiosità verso i misteri della storia. Nodi che vengono puntualmente al pettine nell'ultimo arco narrativo della serie, un susseguirsi di puntate di ottimo livello che, nelle fasi finali, confluiscono in diversi climax magistrali. Un ispirato Imagawa dirige con la sua classe registica di alto livello, sopperendo ai vistosi limiti di un budget insolitamente medio-basso e arrivando a regalare, nel finale, diverse sequenze di forte impatto emotivo.
Indubbiamente una buona decina (ma anche ventina) di riempitivi si potevano evitare senza ripercussioni sulla storia e questo è un dato di fatto, ma nel complesso G Gundam va bene così com'è: la sua natura spiccatamente "ignorante" palesa subito le ambizioni del prodotto, che va inteso unicamente come divertissement di classe, nato con l'unico scopo dichiarato, e riuscito, di commemorare il marchio. Nel suo genere è un'opera riuscita, spesso avvincente e talvolta favolosa, che rimane alla memoria per le sue musiche, il protagonista e i piccoli, grandi momenti registici di cui vive. L'idea di un torneo Tenkaichi tra robot, poi, sicuramente originale, farà una certa scuola, ispirando due remake nell'arco di vent'anni, entrambi high budget: Apo Mekhanes Theos Gigantic Formula (2007, Brain's Base) e specialmente, in tempi recentissimi (2013), Gundam Build Fighters sempre di Sunrise, paradossalmente amatissimo dagli stessi fan che hanno osteggiato G Gundam.
Tirando le somme, G è un buonissimo AU che merita la visione, sia dai fan storici che dalle nuove leve, esattamente come quelle del 1994 a cui era originariamente rivolto. Il primo tentativo di rilanciare la saga riesce bene, peccato che molti dei successivi tentativi culmineranno in colossali e, ahimè, indimenticabili fallimenti.
Voto 7,5 approssimato per eccesso a 8.
G-Gundam, che conosco poco, pare esser tale solo di nome.
Quello che voglio dire è che l'impianto di fondo è il medesimo. Poi, sono d'accordo, il modo in cui viene mosso è differente a seconda che a gestirlo siano Tsurumaki o Imaishi. Il primo spinge sul titanismo e sulla potenza; il secondo stressa un gusto più chiassoso e caciarone. Sono due sfumature differenti, concordo, ma la materia è la medesima e gli intenti non sono tanto dissimili. Soprattutto, mi ripeto, se andiamo a guardare anche la follia linguistica di FLCL.
Riguardo al nonsense, mi riferisco agli inni gasanti e a certe spiegazioni, come dire, cazzare. Vedi "Credi alla parte di te stesso che crede in se stessa" o le teorie di quanto-meccanica a 'illuminare' situazioni che di fisico non hanno nulla. Per nonsense intendo quello. Poi le seconde sono anche parte di quel corredo di fanservice tipico della Gainax, ma l'avevo già evidenziato prima.
Figurati, ne sono cosciente, ma questo "tecnicismo dell'assurdo" in Evangelion non mi ha dato fastidio perché calato in tutt'altro contesto, neanche lontanamente paragonabile a quello di Gurren Lagann. Ecco, magari nell'universo di GL stanno meglio soltanto le tette e il culetto di Yoko XD
la Dai Gurren e' praticamente la Yamato con braccia e gambe! Il trionfo dell'irriverenza piu' assoluta
Verissimo, solo che quando scrissi la recensione non avevo visto ancora Yamato. E' stato sconvolgente vedere l'originale, pensavo che da un momento all'altro gli spuntassero le gambe e le braccia
@Surymae
Ah ah ah! ù_ù Come non hai riconosciuto la postura e la camminata di Simon da grande visto di spalle nel primo fotogramma della serie? Per non parlare dello stesso vessillo.
Ecco, magari nell'universo di GL stanno meglio soltanto le tette e il culetto di Yoko XD
Quelli starebbero bene ovunque XD XD
Dici che dalle sua parole traspare il fatto che la parte parodistica e poco realistica è quella che ha apprezzato di più... ma quando parla della parte "seria" della storia, questo non lo dà ad intendere.
Non inalberarti troppo se si evidenzia l'ovvio, ovvero che GL scommette tutto il piatto sull'aggancio emotivo e qualora il feeling non scatta la visione perplime
L'aggancio emotivo è quasi indispensabile per cogliere tutti quei messaggi di cui l'anime è intriso, ma questi però sono oggettivamente presenti, cioè lo scopo e il bello dell'anime non è solo il "gasarsi".
Ok, il trascinamento emotivo e l'immedesimazione nei personaggi
può non avvenire, ma questo è un problema proprio.
Quasi tutte le serie richiedono immedesimazione per poter essere apprezzate e coglierne i messaggi (vedi anche Evangelion, che rappresenta un chiarissimo esempio), siamo noi che dobbiamo sforzarci per cercar di capire cosa pensa un personaggio in un dato momento, e non lasciarci "scivolare" l'anime addosso, in maniera passiva.
Altrimenti anche il più grande capolavoro viene giudicato un nulla di che (e infatti molti denigrano Evangelion proprio per questo motivo).
Ma le assonanze tra Diebuster e GL sul piano scenografico, e scenotecnico, e sull'impostazione estetica non sono campate per aria e non possono essere negate
Sicuramente no, anzi, secondo me le radici di Gurren Lagann non risiedono in Diebuster ma in Gunbuster... diciamo che Gunbuster è Charmander, Diebuster Charmeleon e Gurren Charizard, in quanto a evoluzione (ora mi piacchiate XD)
tecnicismi e termini scientifici
Classico fanservice Gainax
Ma non solo una serie si degna di spiegare scientificamente certi fenomeni assurdi, con termini noti praticamente solo a un laureato in fisica nucleare, per qual motivo bisogna chiamarlo "fanservice"? Fanservice è qualcosa di inutile per la trama e fine a se stesso, e i tecnicismi vari non sono affatto fanservice... sono delle semplici spiegazioni di quanto sta accadendo.
Ovviamente poi, se invece non viene data alcuna spiegazione, l'anime in questione viene accusato di irrealismo e poca credibilità.
Bel comportamento.
Vedi "Credi alla parte di te stesso che crede in se stessa" (...) Per nonsense intendo quello
Cioè vorresti dire che quelle frasi di Kamina sono nonsense? O.o
@Catulla: Con tutto il rispetto per te, Franzelion, ma sei stato tu a non capire proprio niente della mia recensione. Se avessi letto con più attenzione ti saresti reso conto che proprio perché mi aspettavo un anime parodistico ho apprezzato la prima parte. Mi sa che stamattina hai bevuto tu. Hai capito cosa intendo quando scrivo che GL ha perso di vista nel corso degli episodi il suo obiettivo iniziale? Vuoi negare una differenza tra la prima e la seconda metà, a prescindere da quale delle due ognuno di noi apprezza?
Avevo capito cosa intendevi, ma forse non mi sono spiegato bene con le parole. (io non bevo comunque XD)
Comunque ora già ti sei spiegata meglio e ho più chiara l'idea che ti sei fatta di Gurren.
Allora, e con questo muovo una critica anche @Limbes: ma dove sta scritto che l'intento principale di Gurren Lagann è quello parodistico? Quello è casomai uno scopo secondario, e fin troppo chiaro che il messaggio principale che vuole dare la serie è un altro, e lo si capisce fin dal settimo episodio che l'anime ha intenti "seri", non certo dalla seconda parte (quindi non c'è mancanza di coerenza).
Voi però avete continuato a pensare alla serie come a un anime a sfondo parodistico, quindi vi siete inevitabilmente persi molte delle sfumature che fanno parte di quel messaggio, la maggiorparte per di più inserite ad arte, come solo un genio del calibro di Imaishi sarebbe riuscito.
Il discorso è tutto qui, avete visto l'anime con un occhio sbagliato e l'avete giudicato di conseguenza, avete cercato dell'anidride carbonica in una bottiglia di vino o dell'alcool in una bottiglia di coca-cola se preferite.
Il messaggio principale di Gurren Lagann è semplice ma potentissimo e chiarissimo, e proprio per questo ti accusavo di non averne capito il senso: perchè nella recensione non ne parli affatto, se non tramite piccoli accenni.
Ho dato 6 unicamente per questo, sennò, all'involuzione della seconda metà - così retorica e stantia, a mio avviso - l'avrei affondato senza pietà.
"Involuzione"? Ecco perchè dico che non hai compreso il messaggio... perchè altrimenti ti saresti accorta che la seconda parte è la logica e perfetta prosecuzione della prima.
Franzelion, niente film. Non l'ha scelta Limbes questa recensione
Non deve necessariamente averla scelta lui... so che a scegliere le recensioni sono diversi utenti dello staff, ma la palese impressione che ho sempre avuto è che Limbes rappresenti il "presidente del consiglio" e gli altri "i senatori"
Cioè una "legge" (recensione) per essere approvata deve passare sotto il sommo giudizio di Limbes XD
Ripeto che io ho apprezzato il parossismo esagerato, le fracassonate, il sensazionalismo. Ma non ce la faccio ad apprezzare la retorica vacua della seconda parte. Essa impregna GL fino a fargli perdere freschezza. Forse non volevo la storia di formazione old style da GL, forse volevo solo la fracassonata tamarrona e ne sono rimasta delusa.
Comunque, ho messo sei, non certo un votaccio. Direi che a mio avviso ci sono ben altre opere da premiare, pur avendo apprezzato questa solo per certi aspetti.
Special Guest: Lord Genome
Dovevi prendere a esempio Squirtle o Bulbasaur
Dire che è una parodia del genere mecha è assurdo, gurren lagann porta il mecha da una cosa metallica, quasi inanimata, ad un arma che con l aiuto dell uomo acquisisce uno spirito..e questo è sottolienato anche da alcune espressioni prodotte dal robot stesso, che in alcuni momenti sembra quasi ridere..l eccentricità stessa del mecha è data dagli occhiali assurdi che indossa ed il fatto che li usi come boomerang è un altro messaggio alla sua istintività molto più vicina all essere umano!
La narrazione prima ilarica e poco impegnativa che in seguito diventa più pesante è ovviamente fatta apposta per sottolineare i due momenti di crescita di Simon..nella prima parte è un ragazzino e segue suo fratello
che è una persona impulsiva, che non ascolta nessuno..la parte più ribelle di una persona, nella seconda parte del cartone Simon capisce che non puo rimanere un ragazzino, ma deve diventare più forte, contare sulle sue forze e proteggere tutto quello in cui crede..
L ambientazione fantascientifica, ma soprattutto il background della storia, consente poi un evoluzione ( anche scientifica ) del mondo per come è fatto..questo consente, senza andare fuori dalle regole del cartone, di potere arrivare alle galassie verso la fine della serie..è quello che voleva kamina, è un mondo dove con la forza di spirito si possono raggiungere tutte le mete..a partire dalla fusione di due mecha all arrivare sulla luna!
Per quanto riguarda temi e sceneggiatura infine..SPOILER..la morte della persona su cui si tiene tutto il mondo di un bambino, che si ritrova da solo senza sapere come reagire..il sacrificarsi di molti personaggi come Kittan o i fratelli Jogan e Barinbo..l abbandono di bambini appena nati da parte della città sotterranea natale di Rossiu..i contrasti etici e politici di una società appena nata..l amare e sposare una persona (Nia) con la consapevolezza che non vivrà per molto altro tempo...be mi sembrano temi abbastanza pesanti e affrontati con la giusta enfasi, senza che la sceneggiatura faccia pecche o lasci qualcosa al caso...
Ah e per ultimo, i richiami ad Harlock ci sono e probabilmente sono anche dovuti, dato che in Gurren Lagann ci si avvicina ad un mondo che è di proprietà di Matsumoto (animatamente parlando), ma cè di più..ci sono richiami a DieBuster e la scena del bacio tra Kamina e Yoko ricorda molto quello tra Kaneda e Kay di Akira..ispirazione?omaggi?di sicuro non plagi..di sicuro sfruttate al meglio per un opera tra le migliori degli ultimi anni!
Credo proprio che lo prenderò in considerazione
Cioè una "legge" (recensione) per essere approvata deve passare sotto il sommo giudizio di Limbes XD
Per tua conoscenza, Franz, tecnicamente sono i senatori ad avere il potere legislativo, non il presidente del consiglio.
Comunque direi che Limbes non ha alcun potere di vita e di morte, ed anzi, se proprio ti interessa saperlo, tra tutti probabilmente sono io quello più rigido in fase di selezione.
Dici che dalle sua parole traspare il fatto che la parte parodistica e poco realistica è quella che ha apprezzato di più... ma quando parla della parte "seria" della storia, questo non lo dà ad intendere.
Se parla della parte seria, non può parlare di quella ilare, logica vuole che non si possano esplicitare due argomenti opposti con un'unica proposizione. Prima parli di una cosa, poi di un'altra.
L'aggancio emotivo è quasi indispensabile per cogliere tutti quei messaggi di cui l'anime è intriso [...].
Per cogliere un messaggio bisogna decifrare il codice con cui è stato composto. E' un processo razionale, non emotivo. Anche tu lo dici: [...] siamo noi che dobbiamo sforzarci per cercar di capire cosa pensa un personaggio in un dato momento. Appunto, si fa funzionare il cervello, non le emozioni, che invece si subiscono passivamente. Per definizione, la visione attiva è quella in cui si tiene collegata la mente, la passiva quella in cui si disconnette il pensiero e ci si abbandona al coinvolgimento.
Fanservice è qualcosa di inutile per la trama e fine a se stesso [...]
Appunto. E tu affermi che Gurren Lagann a volte si spende a spiegare scientificamente certi fenomeni assurdi [...]. In fondo ti sei risposto da solo.
Cioè vorresti dire che quelle frasi di Kamina sono nonsense?
Anche Simon spesso rimane perplesso da quelle affermazioni. "Fratello, ma che diavolo stai dicendo?" [sic].
Il messaggio principale di Gurren Lagann è semplice ma potentissimo e chiarissimo, e proprio per questo ti accusavo di non averne capito il senso: perchè nella recensione non ne parli affatto, se non tramite piccoli accenni.
Magari il messaggio è stato capito ma non lo si è ritenuto tanto clamoroso da spenderci molte righe. E' un'eventualità da non scartare. La trovo comprensibile, nemmeno io mi impiegherei troppo a commentare l'ennesima storia di formazione del ragazzetto insicuro che combatte per trovare la fiducia in se stesso.
Non deve necessariamente averla scelta lui... so che a scegliere le recensioni sono diversi utenti dello staff, ma la palese impressione che ho sempre avuto è che Limbes rappresenti il "presidente del consiglio" e gli altri "i senatori"
Cioè una "legge" (recensione) per essere approvata deve passare sotto il sommo giudizio di Limbes
Sì, concordo con Onizuka XD
A ogni modo, ciascun moderatore è indipendente, non ci sono conflitti d'interesse o influenze dall'alto, dal basso o di lato. E inoltre, a scanso di equivoci, durante la selezione si mettono da parte i gusti personali.
Di' la verità, di robot classici ne hai visti pochi, vero?
No sai com'è, c'è gente qui che è cresciuta a pane e Nagai...
E Daitarn 3 c'ha una faccia da trollface da manuale.
EDIT
La penso come Limbes (sì lo so, è strano, soprattutto da fan sfegatato di GL)
Penso di capire quello che vuoi dire, per esempio Mazinger Z è un esempio di (detto brutalmente) pezzo di metallo che assume sulla carta una personalità diversa in base al pilota ("Dio o Demone").
Penso che quello che intendesse dire è che il Gurren Lagann sembra quasi tendere a mettersi in posa da solo, mentre solitamente il robot viene messo in posa dal pilota.
Poi beh il buon Shin Getter ha degli occhi che sembrano funzionare per conto suo...
Personalmente comunque direi che Gurren Lagann può piacere o meno, ma solo per lo stile con cui è stato realizzato meriti un 8.
i loro tratti sono arrotondati in modo da essere piu riproducibili, questo induce ad avere come target un pubblico molto più adolescenziale rispetto a gurren lagann..
i robot di nagai hanno si una loro naturalezza ed elasticità, ma per semplicità narrativa, mentre in lagann enfatizzano tutta l energia del pilota e le varie trasformazioni effettuate dalla trivella ( ogni volta sempre piu grande e sempre piu numerose) ne sono la prova..al contrario mazinga sparava i propri pungi o usava il petto per il breast fire, tutte cose innaturali e che donano sicuramente una caratterizzazione inumana e incredibile rispetto alle funzioni possibili di un robot, ma del tutto diverse dalla natura del GL..
possiamo parlare di influenze, di tratti somiglianti..ma di parodia non mi pare proprio..
Bambini di oggi, ma sempre bambini...
I tratti "tubolari" erano più facili da stampare come giocattoli. Jeeg è nato perchè andavano di moda le calamite, Getter perchè si voleva creare un "super offerta prendi 1 e ne hai 3", è così che nascevano le serie robotiche, una volta, design funzionale alla vendita dei giocattoli (risparmiando sui costi di produzione).
Ma penso che tu lo sappia già
Direi che a mio avviso ci sono ben altre opere da premiare
Ma anche no, considerando il tempo assurdo per la realizzazione (ben 5 anni contro i soliti 2, e infatti si vede) se c'è qualcuno negli ultimi anni che merita di essere premiato ed elogiato questo è proprio Gurren Lagann.
@Horus: Per tua conoscenza, Franz, tecnicamente sono i senatori ad avere il potere legislativo, non il presidente del consiglio.
Pardon, volevo dire il presidente della "repubblica" >.>
Comunque direi che Limbes non ha alcun potere di vita e di morte, ed anzi, se proprio ti interessa saperlo, tra tutti probabilmente sono io quello più rigido in fase di selezione.
Capisco. Eppure non riesco a togliermi quest'impressione dalla testa XD
@Limbes: Se parla della parte seria, non può parlare di quella ilare, logica vuole che non si possano esplicitare due argomenti opposti con un'unica proposizione
Ma parte "seria" relativamente a Gurren Lagann, appunto l'avevo messo tra virgolette. Su questo punto comunque ha risposto chiaramente anche onizuka90 più sopra, non so se hai letto.
Cioè vorresti dire che quelle frasi di Kamina sono nonsense?
Anche Simon spesso rimane perplesso da quelle affermazioni. "Fratello, ma che diavolo stai dicendo?"
Ecco perchè dicevo che in mancanza di coinvolgimento emotivo molti messaggi non si colgono...
Per cogliere un messaggio è necessaria la razionalità, ma a volte per arrivare a questa razionalità è necessario un trasporto emotivo.
Come quando si cura un malato mentale: non basta analizzare i suoi comportamenti, bisogna calarsi nel suo modo di pensare per capire certe cose (ma con questo non voglio dire che Simon e Kamina siano degli handicappati! )
Magari il messaggio è stato capito ma non lo si è ritenuto tanto clamoroso da spenderci molte righe. E' un'eventualità da non scartare. La trovo comprensibile, nemmeno io mi impiegherei troppo a commentare l'ennesima storia di formazione del ragazzetto insicuro che combatte per trovare la fiducia in se stesso.
Ma se l'anime tratta proprio questo, di cos'altro vuoi parlare? Proprio per questo dicevo che Catulla si è dilungata a parlare di argomenti meno importanti di quello principale, proprio perchè (come lei stessa afferma) gli ha dato più importanza, o comunque credeva che fosse quello l'aspetto principale da valutare.
EDIT: Allora guardati i commenti audio inseriti nei DVD, scopri che anche GL è per bambini.
Sì, come Evangelion è per gli otaku.
Chi sono io per contraddire il produttore della Gainax?
Se dicono a Marina Inoue che è pensato per bambini, io ci credo. Se poi i bambini giapponesi sono educati meglio dei nostri, li invidio, ma non pretendo di capire una società basandomi sul mio filtro mentale (non posso criticare chi soffre di sindrome di Ebancelion e fare lo stesso errore), perciò prendo per buone le dichiarazioni ufficiali, anche se non le comprendo in pieno.
Evangelion non è per otaku, secondo le dichiarazioni ufficiali, ma vabbè, è la serie più fraintesa dal fandom estero che sia mai esistita, non mi sorprende che la visione che ne hanno molti sia stata totalmente traviata da chi l'ha sparata grossa anni fa.
E il "presidente della repubblica" qui dentro è Tacchan, sia come idee che come comportamento (e meno male, aggiungerei)
Io sono una persona dotata di cervello che non prende per oro colato quello che gli viene detto dagli altri ma che ragiona con la sua testa, poi non so tu.
Evangelion non è per otaku, secondo le dichiarazioni ufficiali
Come no, "Evangelion (o il suo messaggio, non ricordo) è rivolto agli otaku", l'ha detto lo stesso Anno O.o
E tu hai letto la frase singola o le interviste intere?
Che ci guadagna la Gainax a dire che GL è pensato per bambini? Perchè non dovrei credergli? Come non vedo perchè non dovrei credere se dicono che Eva è uno shonen con una trama andata in vacca ben prima del primo episodio per diversi motivi dovuti a dei fatti di cronaca, non farebbero una miglior figura a dire tutt'altro?
Sul nosense, io lo intendo con azioni fuori da ogni logica razionale. Gurren Lagann ha una sua logica: fisicamente inverosimile, ma parla, in modo prettamente simbolico, di superare i propri limiti e di credere fermamente nei compagni. Ha una sua coerenza di fondo. Azz spero di essermi spiegato.
Ho capito cosa intendi, God, grazie per i chiarimenti.
Pollice SU! Io gli do un nove abbondante.
Complimenti ai recensori.
Oppure se intendi quelle "2" che credo io, ti ho risposto che già onizuka aveva spiegato certi fenomeni (devo copiaincollartelo o te lo vai a rivedere?)
Comunque Gurren Lagann è una di quelle poche opere della cui qualità intrinseca sono sicuro al 100%, perchè ho sempre avuto in mente la risposta pronta, e finora non è stato detto nulla che abbia fatto nemmeno vacillare le mie convinzioni, cosa che invece ammetto sia accaduta ogni tanto con Dragon ball o Code geass.
Quindi come dici tu (ma per altri motivi) è inutile continuare, oppure possiamo farlo per semplice curiosità verso il pensiero dell'altro, ma sappi che, soprattutto dopo aver capito le premesse di queste accuse, non cambierò minimamente idea.
In tutte le forme di fede, l'importante è la convinzione. Poi, se sia cieca e sorda o meno, quello è un altro conto. Che devo dirti, tienitela stretta e buon pro ti faccia XD
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